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1. LE VARIE TAPPE DELLA CONTEMPLAZIONE

La contemplazione infusa non è la stessa per tutti: Dio, che si diletta di variare i suoi doni e

di adattarli ai temperamenti e alle diverse indoli, non vincola la sua opera a rigidi schemi,

infatti, leggendo gli scritti dei mistici, vi si trovano svariate forme di contemplazione.

Prenderò in considerazione le tappe principali percorse dai mistici nella contemplazione, i

vari gradi d’unione mistica, basandomi su ciò che affermano santa Teresa di Gesù e san

Giovanni della Croce, i due gradi dottori dell’unione mistica. Nel suo capolavoro il

‘Castello interiore’ santa Teresa descrive l’anima come un castello molto bello, che

contiene molte stanze che chiama mansioni, Dio steso dimora nel centro di questo castello;

il viaggio mistico teresiano consiste nel procedere attraverso sette mansioni, per incontrare

11

il Re nella stanza centrale.

I vari gradi si distinguono per un dominio sempre maggiore di Dio sull’anima:

1° grado. Quando s’impossessa della sommità o dell’apice dell’anima, lasciando le facoltà

inferiori e i sensi liberi di darsi alla naturale loro attività, si ha quindi ‘l’orazione di quiete’;

2° grado. Quando afferra tutte le interne facoltà, lasciando alla loro attività solo i sensi

esterni, si ha ‘l’unione piena’;

3° grado. Quando s’impossessa nello stesso tempo delle facoltà interne e dei sensi esterni,

si ha ‘l’unione estatica o fidanzamento spirituale’;

4° grado. Quando poi estende il suo dominio su tutte le facoltà interne ed esterne, non più

12

di passaggio ma in modo stabile e permanente, si ha il‘matrimonio spirituale’;

Questi sono i quattro gradi distinti da santa Teresa di Gesù, san Giovanni della Croce vi

aggiunge le due notti o prove passive, la prima non è che una specie di quiete arida e

11 H E S , I mistici e la mistica, in Antologia della mistica cristiana, a cura di Luigi Borriello,

ARVEY GANS J

LEV, Città del Vaticano, 1995, p. 489.

12 L’immagine del matrimonio permette a santa Teresa di cogliere tre tappe consecutive in questa conoscenza

ed unione: 1) conoscersi mediante la grazia dell’unione nelle ‘quinte mansioni’; 2) innamorarsi e concludere

il fidanzamento spirituale, in un vortice di grazie straordinarie nelle ‘seste mansioni’; 3) unirsi finalmente,

per non separarsi più, nella grazia del matrimonio spirituale nelle ‘settime mansioni’. 7

penosa, la seconda comprende tutto il complesso delle prove che precedono il matrimonio

spirituale e che avvengono nell’unione piena e nell’unione estatica.

2. ORAZIONE DI QUIETE

Questa orazione si presenta inizialmente con una forma di quiete arida, per passare poi alla

quiete soave.

QUIETE ARIDA.

a. Abbiamo affermato che per la contemplazione si richiede gran

purezza di cuore, poiché anche le anime progredite vanno soggette a molte imperfezioni,

per purificarle e prepararle a più alto grado di contemplazione, Dio manda loro varie prove,

che si dicono passive perché è Dio stesso che le causa e l’anima non può far altro che

accettarle pazientemente. Queste prove sono descritte in modo chiaro da san Giovanni

della Croce nella ‘Notte oscura’; le chiame ‘notte’, perché l’azione divina, legando fino ad

un certo punto le facoltà sensibili per assoggettarle alla mente e impedendole di ragionare,

mette l’anima in una specie di notte. Il santo distingue due notti, la prima è destinata

specialmente a staccar l’anima da tutto il sensibile e la chiama ‘notte dei sensi’; la seconda

distacca dalle consolazioni spirituali e da ogni amor proprio. Riguardo alla ‘notte dei

sensi’, così si esprime san Giovanni della Croce: ‹‹Dio pone l’anima in questa notte

sensitiva a fine di purgare il senso della parte inferiore, accomodarlo, assoggettarlo e unirlo

con lo spirito, lo ottenebra facendolo cessare dai discorsi, come pure in seguito, a fine di

13

purificare lo spirito onde unirlo con Dio, lo pone, come poi si dirà, nella notte spirituale››.

Per far capire meglio questo stato il santo ricorre al paragone con ciò che avviene, quando

si appicca il fuoco ad un pezzo di legno: ‹‹La prima cosa che fa il fuoco materiale, quando

viene appiccato al legno, è quella di incominciare a seccarlo cacciandone fuori l’umidità e

facendone gemere l’umore in esso contenuto. Lo fa poi diventare oscuro, nero e brutto,

facendogli emanare anche cattivo odore e, mentre a poco a poco lo dissecca, ne mette alla

luce e toglie tutti gli accidenti brutti e oscuri, contrari al fuoco. Infine, investendolo dal di

fuori con la fiamma e comunicandogli calore, lo trasforma in sé rendendolo bello come il

fuoco stesso. Giunto a questo punto il legno […] è caldo e riscalda, è luminoso e illumina

13 G C , Notte oscura, in I , Opere, versione del padre Ferdinando di Santa Maria,

IOVANNI DELLA ROCE DEM

2

Roma, 1967 , pp. 383-384. 8

14

[…]››. Qualcosa di simile avviene, quando l’anima, piena ancora d’imperfezioni è gettata

nel fuoco divino della contemplazione, il quale prima di trasformarla, la purifica da ogni

vizio; la rende nera ai propri occhi, tanto che le pare d’essere peggiore di prima, in quanto

ignorava le sue miserie, ora invece la contemplazione divina gliele fa vedere chiaramente

15

tanto che, le sembra che la sua indegnità debba causare l’orrore di Dio. Anche padre Pio

ha fatto esperienza di questa ‘notte oscura’ ecco come la descrive: ‹‹La mia anima è posta

dal Signore a marcire nel dolore. Il mio stato è amaro, è terribile, è estremamente

spaventoso. Tutto è oscurità intorno a me e dentro di me: oscurità nell’intelletto, afflizione

nella volontà, angustiato sono nella memoria; […] L’è una grazia questo stato per me,

oppure segnerà desso un eterno abbandono, un ritiro per sempre di Dio da me, a causa dei

continui disgusti che a lui (?) cagionai con la mia vita? […] Oh terribile oscurità! Oh

tremenda incertezza! Io non ne posso quasi più: la mano di Dio si è aggravata sopra di me;

il morire sarebbe un sollievo per me. In questo stato quello che in modo speciale mi

strugge è il vedere che non sono degno di Dio e non lo sarò mai più, perché veggo con ogni

chiarezza, con ogni evidenza la mia bruttura; conosco pure nel più chiaro modo, che sono

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affatto indegno di Dio, e di qualsiasi creatura››. Questa fase della contemplazione

produce nell’anima una grand’aridità, non solo nelle facoltà sensibili, che restano prive di

consolazioni, ma anche nelle facoltà superiori che non possono più meditare in modo

discorsivo come prima, per questo l’orazione riesce loro penosissima. Lo stesso avviene

per la pratica delle virtù, ora costano e spaventano.

Si associano a quest’aridità, un doloroso e persistente bisogno di più intima unione con Dio

e terribili tentazioni:

1) contro la fede, l’anima non sentendo nulla, le pare di non credere in nulla. Padre Pio ce

la descrive così: ‹‹Ci sono poi certi momenti che vengo assalito da violente tentazioni

contro la fede. La volontà sono certo che non ci si posa, ma la fantasia è sì accesa e

presenta sì chiari colori la tentazione, che nella mente si aggira, che presenta il peccato

come una cosa non solo indifferente, ma dilettevole. Di qui nascono tutti quei pensieri di

14 G C , Notte oscura, cit., p. 429.

IOVANNI DELLA ROCE

15 Ivi, pp. 429-430.

16 P P , Epistolario I. Corrispondenza con i Direttori spirituali (1910-1922), a cura di

IO DA IETRELCINA

Melchiorre da Pobladura, Alessandro da Ripabottoni, San Giovanni Rotondo, Ed. Padre Pio da Pietrelcina,

2

2004 , pp. 612-613. 9

sconforto, di diffidenza, di disperazione e persino, non inorridite padre, per carità, pensieri

di bestemmie. Io mi spavento di fronte a tanta lotta, tremo e mi violento sempre e sono

17

certo che, per grazia di Dio, non ci cado››;

2) contro la speranza, l’anima priva di consolazioni, si crede abbandonata e si scoraggia.

Dice padre Pio: ‹‹La tortura che supera ogni intendimento è questa: vedersi ridotto, astretto

in disperazione di ogni speranza, e pur speranza non perdere. . . ahimè (?), mio Dio, che è

18

questo ben duro più di tutte le morti insieme!››;

3) contro la castità; dice san Giovanni della Croce: ‹‹Infatti ad alcuni si presenta l’angelo

di Satana, cioè lo spirito di fornicazione, per percuotere i loro sensi con abominevoli e forti

tentazioni e per tribolarne lo spirito con brutti pensieri e con rappresentazioni di una grande

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evidenza nella fantasia, le quali spesso procurano loro pene maggiori della morte››;

4) contro la pazienza, si è inclinati a mormorare di sé e degli altri;

5) contro la pace dell’anima, assediati da mille scrupoli e perplessità: ‹‹Altre volte dà loro

un abominevole spirito che Isaia chiama spiritus vertiginis, non per farle cadere, ma per

metterle alla prova. Questo spirito oscura loro il senso in maniera tale da riempirle di

scrupoli e di dubbi a loro parere così intricati che esse non possono mai rimanere contente

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di niente […]››.

Questa fase di purificazione apporta diversi vantaggi all’anima, li elenca in modo

esauriente san Giovanni della Croce: 1) ‹‹Questo è il primo e principale vantaggio causato

da questa notte arida ed oscura della contemplazione: la conoscenza di sé e delle proprie

miserie. Infatti, oltre al fatto che tutte le grazie fatte da Dio all’anima le vengono

ordinariamente concesse accompagnate da questa conoscenza, tali aridità e vuoto delle

potenze circa l’abbondanza da lei sentita in passato e le difficoltà che incontra nelle cose

buone, aiutano l’anima a conoscere la propria miseria e bassezza, che non poteva vedere al

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tempo della prosperità››. 2) La conoscenza di Dio diviene più pura e più vera, l’amore più

libero dal diletto sensibile. L’anima non cerca più le consolazioni e vuole unicamente

piacere Lui. ‹‹Queste aridità dunque fanno che l’anima cammini con purezza nell’amore di

17 P P , Epistolario I. Corrispondenza con i Direttori spirituali (1910-1922), cit., p. 910.

IO DA IETRELCINA

18 Ivi, p. 1049.

19 G C , Notte oscura, in I , Opere, vers

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Publisher
A.A. 2013-2014
18 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nisqua di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della ricerca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Istituto superiore di Scienze Religiose - Issr o del prof Iafelice Marianna.