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D
800 Domanda programmata
680
500 500 800 1000 Y
Esercizio n. 2
I moltiplicatori fiscali
Consideriamo un’economia descritta dalle
seguenti relazioni:
• C = 100 + 0,8Yd consumi
• Yd = Y – T + TR reddito disponibile
• T = TA = 20 tassazione autonoma
• TR = 50 trasferimenti
• G = 40 spesa pubblica
• I = 10 investimenti
Le imprese decidono l’ammontare di
produzione in base alla domanda attesa
(Da = Y)
a) Calcolare il reddito di equilibrio
b) Calcolare gli effetti di un aumento dei
trasferimenti pari a
c) Calcolare gli effetti di un aumento della
spesa pubblica pari a
d) Calcolare gli effetti dell’introduzione di
tassazione proporzionale sul reddito in base a
una aliquota t=0,2
Soluzione al quesito a: calcolare il
reddito di equilibrio
• A) Determiniamo innanzitutto la funzione della
domanda programmata Dp= C+G+I
• Dp= 100 + 0,8 Yd + 40 + 10 ricordiamo che
Yd=Y-T-TR
• Dp = 100 + 0,8 (Y-20+50) +40 + 10= 174 + 0,8Y
A questo punto, considerando la condizione di
equilibrio Da = Dp = Y
(la produzione decisa in base alla domanda
attesa
deve essere uguale alla domanda effettivamente
espressa dal mercato)
ricaviamo il valore di equilibrio del reddito:
Y = D = 174 + 0,8Y; Y-0,8Y=174;
p
Y(1-0,8)=174
Y = 174/0,2 = 870
Soluzione B: Calcolare gli effetti di un aumento dei
trasferimenti pari a
Per rispondere a questo punto è necessario ricordare che è
la domanda il “motore” del sistema economico Keynesiano.
Un aumento dei trasferimenti aumenta il reddito disponibile
delle famiglie.
Ne segue che non tutto
Si “trasforma” in domanda, ma solo una frazione pari alla
propensione marginale al consumo. Solo l’80% (c=0,8)
dell’aumento di reddito disponibile dovuto all’aumento dei
trasferimenti sarà pertanto in grado di stimolare un processo
moltiplicativo della produzione.
• La variazione di reddito è uguale alla variazione
della domanda per il moltiplicatore; in questo
caso la variazione di domanda è uguale a
• Mentre il moltiplicatore, dato da 1/(1-c) è 1/(1-
0,8)=5. Avremo quindi:
Soluzione al quesito c
• Un aumento di spesa costituisce interamente una
variazione di domanda (G è una componente
della domanda aggregata). La variazione
conseguente di reddito sarà pertanto uguale alla
variazione della domanda per il moltiplicatore,
ricordiamo che il moltiplicatore è pari a 1/(1-c) e
nel nostro esempio diviene 1/(1-0,8) = 5 :
Soluzione al quesito d
• L’introduzione di tassazione proporzionale
sul reddito riduce la domanda aggregata,
colpendo il reddito disponibile e quindi la
spesa per consumi. La propensione
marginale al consumo indica la quantità
domandata di beni di consumo per
variazione unitaria di reddito disponibile.
• Se la tassazione è indipendente dal reddito
(tassazione autonoma) un aumento del reddito di
1 euro aumenta la spesa per consumi di 0,8
centesimi, e quindi il valore del moltiplicatore
resta invariato a 1/(1-c)=5.
• In presenza di tassazione proporzionale sul
reddito, tuttavia, un incremento unitario di Y
stimola i consumi solamente per quella parte che
resta dopo che sono state prelevate le tasse in
base ad un’aliquota t, cioè per un ammontare
pari a (1-t) (l’incremento unitario di reddito meno t
unità di reddito prelevate dal fisco). Una unità
aggiuntiva di reddito si traduce quindi in (1-t)
unità aggiuntive di reddito disponibile; di
conseguenza, le spese per consumi aumentano
di frazione c di (1-t).
• La funzione di consumo, in presenza di
tassazione proporzionale si scrive quindi:
C = 100 + c(1-t)Y = 100 + 0,64Y
c(1-t) può pertanto essere interpretata come
la propensione marginale al consumo
“netta” dall’effetto dovuto alla tassazione
proporzionale.
In assenza di tassazione proporzionale avevamo
che l’80% di un incremento di reddito si
traduceva in spesa per consumi, mentre ora solo
il 64% di un incremento di reddito diventa spesa
per consumi. Poiché la propensione marginale al
consumo “netta” è diminuita, il valore del
moltiplicatore risulterà minore:
Il livello di spesa autonoma non si modifica: il
nuovo
reddito di equilibrio in presenza di tassazione
proporzionale sarà quindi: