vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il concetto di personalismo e il rispetto dei diritti umani
Il concetto di personalismo riguarda l'essere umano, indipendentemente dalla fase di sviluppo psicofisico, dalla condizione di esistenza (salute o malattia) o dalle proprietà che possiede o dalle capacità che è in grado di esibire.
Questo concetto è stato approfondito da Maritain nel suo Umanesimo integrale. Secondo Maritain, era fondamentale che i valori morali, etici e religiosi reggessero lo Stato e i principali settori societari. In assenza di questi valori, i deboli e i fragili rischiano di essere oggetto di sopruso o violenza, come accade ancora oggi in alcune situazioni.
Maritain ci invita a riflettere su una problematica attuale: il reale rispetto dei diritti umani, in particolare quelli riguardanti la vita umana, che sono fondamentali per ogni civiltà. Questa affermazione è particolarmente vera dato che oggi sono scomparsi non solo i valori religiosi, omessi dalla Carta Costituzionale dell'Unione Europea, ma anche gli aspetti irrinunciabili della legge morale naturale e dell'etica.
È quindi necessario riflettere su come possiamo promuovere e difendere i diritti umani, affinché ogni individuo possa vivere una vita dignitosa e rispettosa dei suoi valori e della sua integrità.
I molti, H.T. Engelhardt, può affermare che non tutti gli esseri umani sono persone. I feti, gli infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in coma senza speranza costituiscono esempi di non persone umane. Tali entità sono unicamente membri della specie umana. Non hanno status, in sé e per sé, nella comunità morale. Non sono partecipanti primari all'impresa morale. Solo le persone umane hanno questo status.
Per il personalismo ontologicamente fondato è esattamente il contrario: esso tematizza la priorità della natura sulle funzioni (siano esse sensitive, razionali, autocoscienti, volitive), ritenendo che l'essere persona appartenga alla natura stessa di ogni organismo biologicamente umano, in qualsiasi fase di sviluppo, a prescindere dalla manifestazione esteriore di determinate operazioni o delle condizioni di possibilità della loro espressione. La persona è distinta dalle sue funzioni, non coincide con esse, le trascende.
Secondo la bioetica personalista, l'alternativa ontologica è radicale: o si è persona o non si è persona, non si può essere "più" o "meno" persona. Se fosse vera la coincidenza tra persona e funzione senziente, autocosciente, razionale e/o volitiva, anche l'individuo umano adulto in stato di anestesia, dormiente, ubriaco, drogato o comunque chi mostrasse ad intermittenza sospendesse momentaneamente le capacità richieste per l'attribuzione dello statuto personale, non sarebbe persona. Se la persona fosse ridotta ad un insieme di caratteri che compaiono e scompaiono nei diversi individui e nelle diverse situazioni, per riconoscere la presenza di una persona.Bisognerebbe valutare caso per caso e la persona diventerebbe una categoria aleatoria. Ne consegue che l'embrione, il feto, l'infante, sono "già" persone; pur non essendo ancora manifestate nel corpo biologico in atto, tutte, e al grado più elevato, le proprietà, sono presenti le condizioni che costituiscono il supposto necessario del processo continuo e progressivo che consentirà l'attuazione di tali caratteri. Allo stesso tempo, il demente, il cerebroleso, l'individuo in coma, sono "ancora" persone, perché anche se sono in condizioni esistenziali che impediscono la manifestazione di certi comportamenti, l'assenza delle funzioni non modifica la loro natura ontologica. Il corpo umano quindi ha uno sviluppo ininterrotto che non ha salti di qualità o tappe che assumono particolare significato. Gli unici salti "qualitativi" sono il concepimento e la morte. Nel contesto del personalismo
Ontologico i principi proposti in bioetica sono: la difesa della vita (la sua intangibilità e indisponibilità), il principio terapeutico (per il quale ogni intervento sulla vita è giustificato solo se ha il fine di guarire il soggetto su cui si interviene), il principio di libertà e responsabilità (ovela libertà riconosce come limite oggettivo il rispetto della vita dell'altro, quale condizione inalienabile per esprimere la libertà), il principio di socialità e sussidiarietà (il raggiungimento del bene comune attraverso il bene del singolo e la solidarietà verso chi ha più bisogno).
Per il modello personalista ontologico la dignità è il fattore costitutivo della persona, perciò un valore da rispettare pienamente in tutte le fasi dell'esistenza; dal concepimento alla morte naturale. La dignità umana è il valore universale e il legame che unisce tutti gli esseri umani.
Tommaso d'Aquino sosteneva che la persona umana rappresenta "l'essere più perfetto della natura"; perciò, ledendola, si infligge una ferita alla società nelle sue radici e nel suo vertice. La società ha origine dall'uomo ed è al suo servizio; di conseguenza, la difesa del valore primario e inalienabile dell'individuo è il presupposto di ogni autentico progresso.
Il modello liberalista-soggettivista
La prospettiva liberale-libertaria o soggettivista in bioetica a partire dall'assunto della non esistenza e della non conoscibilità di una verità oggettiva comune (non cognitivismo etico) coincide, sul piano teorico, con il pluralismo bioetico, affermando la non riconducibilità ad elementi comuni delle etiche.
La visione soggettivista, riferimento di varie correnti filosofiche tra cui il liberalismo etico di K. Popper, e P.R. Nozick, l'emotivismo morale di A.J. Ayer, l'esistenzialismo
nichilista di J.P. Sartre e il libertarismo di H. Marcuse, esaspera il principio di autonomia (che afferma che ogni individuo ha pari dignità, e non devono esservi autorità superiori che possano arrogarsi il diritto di scegliere per lui in tutte quelle questioni che riguardano la sua salute e la sua vita) esaltando la libertà individuale intesa come valore unico e assoluto, svincolata dalla legge naturale e da ogni normativa etico-morale considerate oppressive e repressive. Il modello propone legittimo ciò che è liberamente accettato, voluto e compiuto. Questo significa che la sfera delle decisioni individuali in questioni come l'eutanasia, la somministrazione di nuovi farmaci, la sperimentazione di nuove terapie, deve venire allargata. Illuminante è il pensiero di Sartre:Per la realtà umana essere vuol dire scegliersi: niente viene dal di fuori, né tantomeno dal di dentro, che essa possa ricevere o accettare. La realtà umananon può ricevere i suoi fini né dal di fuori né da pretesa natura interna. Essa li sceglie e basta; e con questa conferisce loro un’esistenza trascendente. Dunque, per Sartre, l’uomo esercita una libertà che si concretizza unicamente nel suo atto di scelta senza nessun retroterra metafisico. Ma la libertà individuale, staccata dal fondamento metafisico, o si autodistrugge o si trasforma in strumento di lotta in cui potrebbe prevalere “la legge del più forte” come insegnava anche F. Nietzsche, che riteneva l’io soggettivo unicamente “una favola, una finzione, un gioco di parole”. Dunque, il modello soggettivista, che sostanzialmente consiste in un spontaneismo etico e morale, concepisce la libertà come totale affermazione di sé, J. P. S , L’essere e il nulla, Il Saggiatore, Milano 1975, pg. 535. ARTRE ed esalta il diritto dell’uomo a non essere ostacolato nelle proprie azioni e.nellarealizzazione dei propri desideri, separando la libertà dal suo costitutivo legame con la verità e con la responsabilità. Ma la libertà privata della responsabilità è dimezzata, distruttrice di se stessa e disgregatrice della convivenza sociale poiché, esaltando i diritti soggettivi, dimentica i doveri dell'io personale verso il tu comunitario. Alle varie carenze di questa visione, si aggiunge anche l'assenza dei doveri nei confronti della società, ritenuti anch'essi un limite alla libertà personale. Il problema centrale, dunque, non è l'affermazione o la negazione della libertà, quanto il bene etico che orienta la libertà nei confronti della dimensione umana globale. Non si nota, ad esempio, che il diritto al rispetto della vita precede quello della libertà, non potendo dimenticare che per "essere liberi" è indispensabile "essere vivi"; dunque,
la vita, precede la libertà. Per questo, l'autentica libertà, è imprescindibilmente accompagnata dalla verità nei riguardi del valore della vita umana e dalla responsabilità verso se stessi e gli altri. Papa Giovanni Paolo II, nella sua enciclica sul valore e l'inviolabilità della vita umana, afferma infatti:
Non c'è libertà dove la vita non è accolta e amata; e non c'è vita piena se non nella libertà. (...) Non meno decisiva nella formazione della coscienza è la riscoperta del legame costitutivo che unisce la libertà alla verità. Come ho ribadito più volte, sradicare la libertà dalla verità oggettiva rende impossibile fondare i diritti della persona su una solida base razionale e pone le premesse perché nella società si affermino l'arbitrio ingovernabile dei singoli o il totalitarismo mortificante del pubblico potere.
modello ideologico riduttivo che solleva vari interrogativi nella pratica clinica, oggi risulta assai affascinante e talora anche prevalente. Applicato alla bioetica, può significare che quando la vita fragile o bisognosa di cura, turba i propri equilibri, e la soppressione è stimata legittima ed anche "una scelta di libertà". Infatti, secondo questo modello, solo l'agente morale libero gode di adeguata protezione: non sono invece, protetti, gli individui che non sono in grado di esercitare la libertà, perché non la esercitano ancora (i feti, gli embrioni, i neonati, gli infanti, ma anche i minori...) e non la esercitano più (i cerebrolesi, i disabili gravi, i comatosi...), o ancora, non l'hanno mai esercitata o non la eserciteranno mai (disabili gravi congeniti senza prospettive di guarigione). Quindi, la vita umana prenatale, neonatale, terminale e marginale.
Mi dispiace, ma non posso formattare il testo senza l'esercizio specifico. Se hai bisogno di aiuto con un testo specifico, per favore forniscilo e sarò felice di aiutarti a formattarlo correttamente utilizzando i tag HTML.