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Le Corbusier afferma: << il suolo è un muro orizzontale >>.
Partendo da questa frase, apparentemente intuitiva e scontata, Le Corbusier permette di individuare
svariati temi riguardanti le opere architettoniche che ci circondano, in modo particolare quelle del
movimento moderno di cui Le Corbusier è il più influente rappresentante.
Analizzando il concetto di suolo potremmo dire che rappresenta, anzitutto, uno strato di superficie
che identifica un luogo e che per un architetto è la condizione essenziale affinchè un oggetto
architettonico possa essere costruito. A tal proposito Carlos Martì Arìs diceva: << In determinate
condizioni l’idea mette radici nel luogo e domina su di esso, e questo deposito lentamente filtrato
crea una sorta di topografia artificiale che arriva a confondersi con il luogo, in modo che ogni
tentativo di dialogo che l’architettura istaura con il sito finisce per confermare la ricorrenza
dell’idea >>. Molto vicino è il pensiero di Franco Purini che afferma: << Qualsiasi edificio aspira a
una forma perfetta come risultato naturale della sua identità tipologica e della articolazione spaziale
che ne deriva. Tuttavia accade spesso che questa forma perfetta non possa essere raggiunta a causa
delle particolarità dell’area su cui essa deve sorgere >>. Dunque la morfologia del luogo, il suo
trattamento e la sua gestione, sono aspetti che vanno di pari passo con la progettazione
architettonica.
Il muro in architettura sintetizza lo spazio fisico, la forma e la dimensione. Il muro può essere inteso
come elemento di separazione o mediazione dello spazio interno e di quello interno ed esterno,
oppure come architettura di recinzione per la definizione di un confine. Non è altro che un
organismo in cui le parti che lo compongono e che ne delimitano lo spazio costruito (parete,
pavimento, soffitto), interagiscono simultaneamente. Mies van der Rohe sosteneva che:
comincia quando si mettono con cura due mattoni uno sull’altro
<<L’architettura >>. Questa frase
identifica l’architettura con la costruzione del muro, l’organismo che delimita lo spazio, inteso nella
sua caratteristica verticalità.
Se adesso, come diceva Le Corbusier, consideriamo il suolo come capovolgimento orizzontale
della tradizionale accezione del muro, si possono analizzare i cambiamenti che dal passato al
mondo moderno hanno rivoluzionato concezioni architettoniche alquanto radicate. Basti pensare ai
cinque punti fondamentali del pensiero di Le Corbusier: pilotis, pianta libera, facciata libera,
finestra a nastro e tetto giardino. Soltanto alcuni di questi punti potrebbero darci un quadro chiaro
del tema di queste pagine. I pilotis sostituiscono i setti in muratura che penetravano fin dentro il
terreno, per fungere da fondazione, creando sostegni esili in calcestruzzo armato su cui appoggiare i
solai dello stesso materiale; questi piloni puntiformi elevano la costruzione separandola dal terreno
e dall’umidità, ricavando una area utilizzabile a giardino o garage. Il plan libre (pianta libera) è
possibile grazie alla creazione di uno scheletro in calcestruzzo armato che elimina le murature
portanti e permette all’architetto di costruire l’abitazione in libertà e con pareti disposte a
L’ultimo
piacimento. punto attinente alla trattazione è il tetto giardino che permette di avere il
verde sopra l’edificio con la sistemazione del terreno tra i giunti delle lastre di copertura con
ai piani inferiori dell’edificio, dovuto in particolar modo alla
funzione di coibente rispetto
rivoluzione apportata dal calcestruzzo armato. La sintesi di questi punti, così come dei restanti, è
espressa nella villa Savoye, manifesto architettonico dello stile purista corbuseriano, che realizza a
Poissy in Francia. La costruzione non è più radicata al suolo ma si innalza per mezzo dei pilotis,
creando uno spazio sottostante dato dall’arco di curvatura di una automobile che penetra nella
maglia e si introduce nello spazio destinato a garage. La terrazza o tetto-giardino viene descritta
dall’architetto con queste parole: << Il vero giardino della casa non sarà nel suolo, ma al di sopra di
esso a tre metri e cinquanta: questo sarà il giardino sospeso dove il suolo è secco e salubre, dal
quale si vedrà tutto il paesaggio, assai meglio che non dal basso >>. Il suolo diventa, quindi, muro
orizzontale, formato dal solaio sottostante dell’edificio e in particolare dal solaio di copertura,
diventando un macchina per fare in modo che gli occhi vedano il paesaggio. Se consideriamo,
inoltre, il trattamento apportato al suolo con riferimento al tetto giardino di Le Corbusier, vale la
pena citare queste parole di Franco Purini: << L’edificio trova la sua premessa nello scavo,
crudelmente la terra violandone il segreto … Lo scavo è dunque un
operazione violenta che ferisce
atto sacro che si pone come un evento distruttivo da risarcire, si pensi al tetto giardino di Le
Corbusier, ricostruzione e innalzamento al cielo di ciò che in terra si fa scomparire, come se lo
scavo stesso fosse l’impronta visibile di ciò che sta per nascere da esso >>.
Altra opera significativa riguardo al tema trattato può essere il Convento di Santa Maria della
Tourette, realizzato da Le Corbusier nel comune di Eveux nei pressi di Lione. Nel convento nasce
un “gioco di volumi sotto la luce” ad alto impatto emotivo, facente parte della corrente del
brutalismo, caratterizzata da volumi plastici ma brutali per la presenza del cemento a vista. Anche
Corbusier ha applicato le teorie dei cinque punti dell’architettura,
in questo edificio Le con la scelta
di appoggiare la massa del convento su pilastri di varia altezza per la pendenza del terreno. La
costruzione si sviluppa in modo decisamente lineare, tenendo sempre come punto fermo del
progetto il tetto-giardino che, come nella villa Savoye, permette al suolo di elevarsi ad un livello
superiore per dare ampia vista del paesaggio circostante.
Un esempio tutto italiano e tra i più significativi del tema suolo - muro orizzontale è il Lingotto di
Torino, ex stabilimento della Fiat e attualmente sede del loro centro direzione, costruito su iniziativa
di Giovanni Agnelli dall’architetto Giacomo Mattè Trucco. Un gigante di cemento armato costituito
da un enorme gruppo di edifici che si estende per oltre un migliaio di metri, che è stato per molti
anni il simbolo dell’aspirazione alla modernità della casa automobilista torinese. Il fabbricato
principale a cinque piani, è sormontato da un tetto in cui è stata realizzata una pista in cemento
armato con pavimentazione in asfalto destinata al collaudo dei veicoli, costituita da due rettilinei di
circa quattrocento metri ciascuno e da due curve sopraelevate. In questo grandissimo complesso non
si parla più di tetto giardino, come del caso di Le Corbusier, ma al posto del verde o di un semplice
terrazzo calpestabile, una intera pista viene innalzata dal suolo in cui comunemente è realizzata, per
dar posto ad una sorta di terrazza gigante protesa verso le Alpi. Il Lingotto, considerato come un
vero e proprio monumento della civiltà in movimento è l’ulteriore testimonianza di come il suolo
possa essere inteso come un muro orizzontale e, in questo caso, come un enorme solaio orizzontale
in calcestruzzo armato a quota diversa rispetto al restante suolo sottostante.
Il progetto della villa che Eduardo Sauto de Moura, realizza a Moledo in Portogallo, evoca
prontamente una riflessione riguardo al concetto di suolo. La genesi di questa casa unifamiliare
coincide con la modellazione a terrazze, sostenute da muri di contenimento in pietra, del suolo
presente e di precedente destinazione agricola. Dal punto di vista costruttivo le due pareti laterali
cieche, composte da blocchi di granito irregolari posati a secco e ancorati a pareti di calcestruzzo
armato, vengono incorporate all’interno della collina sulla quale si appoggia come un unico
“oggetto” architettonico la copertura piana in cemento. Questa copertura poggiata alle due estremità
della collina costituisce un elemento, per certi versi, a se stante rispetto all’intero edificio, e
rocciose
può intendersi come continuazione orizzontale delle due estremità della collina; una ampio muro
che costituisce il suolo superiore della collina, al pari dei terrazzamenti orizzontali e squadrati del
terreno sottostante.
E’ lecito, a questo punto, approfondire ulteriormente il discorso parlando di due opere
importantissime di un architetto tedesco appartenente al movimento moderno, Mies van der Rohe.
costruito dal maestro in occasione dell’esposizione universale
Una di queste opere è il Padiglione
del 1929 tenutasi a Barcellona, costituito da una struttura che poggia interamente sopra un
basamento. Come trasfigurazione dello stilobate di un tempio greco, o del podio di un edificio di
culto romano, può essere letto il basamento-terrazza in travertino, il cui carattere di sospensione
rispetto al suolo dell’Esposizione è ottenuto grazie ad otto gradini che conducono il visitatore al
piano pavimentale, continuo ed omogeneo, realizzato sempre in travertino, attraverso grandi lastre
quadrate posate con disegno convenzionale a giunti ortogonali. La seconda di queste opere è casa
Farnsworth a Chicago, nella quale le caratteristiche essenziali sono immediatamente evidenti.
L'uso di pareti vetrate apre l'interno verso l'ambiente circostante, limitando l'opacità alle sole
partizioni orizzontali, due lastre, che racchiudono l'ambiente abitabile. La casa si trova a circa 1,5
metri da terra, sopraelevata mediante 8 pilastri (con il profilo ad H), in acciaio bianco, collegati alla