Fondamenti di Psicologia Generale – Autoverifica
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Negli anni Settanta del XX secolo nasce la neuropsicologia cognitiva;
•
essa studia il comportamento dei pazienti con disturbi psicologici allo scopo di
capire meglio il funzionamento dei processi mentali normali
Il principale strumento di indagine della neuropsicologia cognitiva è la
dissociazione
Si ha dissociazione quando un paziente mostra un danno selettivo a una
•
particolare componente del sistema cognitivo
L’esistenza di una dissociazione è interpretata come dimostrazione
•
dell’esistenza di un modulo (cioè un sistema specifico che risponde solo a
stimoli di una particolare classe)
La neuroimmagine funzionale
La neuroimmagine funzionale studia in vivo le funzioni neurali nel cervello
umano
La neuroimmagine funzionale si basa su tecniche di scansione
•
computerizzata e visualizzazione dell’attività cerebrale (PET e fMRI)
Queste tecniche permettono di stabilire quali parti del cervello si
•
attivano maggiormente durante l’esecuzione di un determinato compito
La simulazione
I modelli simulativi sono modelli delle funzioni della mente umana espliciti
dal punto di vista computazionale (cioè possono essere tradotti in un
programma per computer che riproduca fedelmente il comportamento umano)
I modelli simulativi sono un laboratorio sperimentale virtuale nel quale
•
osservare i fenomeni (simulati) e manipolare le variabili per osservarne gli
effetti Un’importante classe di modelli simulativi è costituita dalle reti neurali
•
artificiali (sistemi di elaborazione dell’informazione ispirati al funzionamento
del cervello) 5
CAPITOLO 3 - PROCESSI PERCETTIVI DI BASE
L’informazione ottica
La luce è una condizione necessaria ma non sufficiente per la visione
• La variabile cruciale per la visione è l’informazione ottica
• informazione ottica = insieme delle disomogeneità presenti nella
distribuzione della luce
Codificazione e organizzazione
Occorre distinguere tra
osservatore ideale: in grado di utilizzare tutta l’informazione disponibile
osservatore reale: in grado di utilizzarne soltanto una parte
Questa distinzione può essere illustrata con l’esempio della connessione
la proprietà geometrica della connessione non è sempre rilevabile ma è
percepita soltanto in determinate condizioni (cfr. fig. 3.1)
Struttura dello spazio visivo
La percezione dipende da sistemi di riferimento (o ancoramento)
In particolare, lo spazio percepito è strutturato intorno all’asse verticale e
all’asse orizzontale
Ne segue un effetto di asimmetria della ricerca visiva (cfr. fig. 3.2)
• 6
è facile individuare un elemento obliquo in mezzo a tanti segmenti
diritti a parità di scarto nell’orientamento, trovare un segmento diritto in
mezzo a tanti segmenti obliqui richiede un maggiore sforzo attentivo
La verticale dello spazio percepito non possiede soltanto una direzione ma
anche una polarità: la polarità diritto-capovolto
Anche la polarità diritto-capovolto può produrre un effetto di
•
asimmetria della ricerca visiva
Trovare un elemento capovolto (per es., la sagoma di un cane) in mezzo
a tanti elementi diritti è più facile che non viceversa (cfr. fig. 3.6)
Problema dell’indeterminazione ottica
Catena psicofisica: Oggetto – immagine - percetto
Indeterminazione ottica = data un’immagine non è possibile ricostruire in
modo certo lo stato di cose che la ha determinata
In che modo il sistema visivo fa fronte al problema dell’indeterminazione
ottica?
Vi sono principi organizzativi che permettono di costruire una
rappresentazione del mondo (abbastanza spesso) simile al vero
L’emergere di oggetti strutturati
Articolazione figura-sfondo
È il più semplice caso di stratificazione di un’immagine
• 7
La figura ha forma, lo sfondo è amorfo e indifferenziato
• Il contorno appartiene alla figura e non allo sfondo (funzione unilaterale
•
dei contorni)
Leggi dell’articolazione figura-sfondo
Inclusione: Tende a diventare figura la regione inclusa
• Area minore: Tendono a essere viste come figure le regioni di area
•
minore
Larghezza costante (parallelismo dei bordi): Codificare una forma
•
regolare è meno costoso che codificare una forma irregolare
Queste leggi possono essere interpretate come espressione del principio di
minimo per il quale il sistema visivo tende a minimizzare il costo di
rappresentazione degli oggetti
Completamento amodale di superfici
Quando delle superfici (dette occludenti) nascondono parzialmente altre
superfici queste tendono a unificarsi completandosi dietro agli occludenti
Il processo di unificazione è riconducibile alla tendenza percettiva a
•
considerare i bordi come dotati di una sola funzione (cfr. fig. 3.10)
Unificazione percettiva
Gli elementi e le parti dell’immagine tendono a raggrupparsi in funzione delle
leggi di unificazione percettiva enunciate nell’ambito della psicologia della
Gestalt, per es.
Prossimità: Vengono unificati gli elementi più vicini
• 8
Articolazione senza resti: Prevale l’organizzazione che riduce al
•
minimo le parti senza ruolo figurale
Buona continuazione: Prevalgono le organizzazioni che minimizzano i
•
cambiamento di direzione
Anche queste leggi possono essere interpretate come espressione del principio
di minimo
Teorie della percezione
Nella storia della psicologia della percezione sono emersi due approcci teorici
fondamentali alla soluzione del problema dell’indeterminazione ottica, la
psicologia della Gestalt e le teorie empiriste (Helmholtz)
psicologia della Gestalt
• Il principio di minimo è espressione della tendenza alla semplicità
La tendenza alla semplicità è inerente al funzionamento del sistema
visivo teorie empiriste (Helmholtz)
• La percezione è basata su giudizi inconsci che valutano la probabilità
che nel mondo esterno esistano determinati oggetti
L’approccio ecologico alla percezione (Gibson) risolve alla radice il
problema dell’indeterminazione ottica negandone l’esistenza stessa
In condizioni normali il sistema visivo ha a disposizione una grande
•
abbondanza di informazioni tale da rendere praticamente insignificante
l’indeterminazione ottica 9
CAPITOLO 6 – ATTENZIONE E COSCIENZA
Natura e funzione dell’attenzione
Che cos’è l’attenzione?
• L’attenzione è l’insieme dei processi di selezione messi in atto nei
confronti degli stimoli che giungono attraverso gli organi di senso
A che serve l’attenzione?
• Il sistema cognitivo possiede una quantità di risorse di elaborazione
limitata
L’attenzione permette di concentrare le proprie risorse mentali su
alcune informazioni piuttosto che su altre
Lo spostamento dell’attenzione
L’attenzione può essere diretta verso un punto preciso per facilitare
•
l’analisi dell’informazione in quel punto
L’attenzione può essere descritta metaforicamente come un fascio di
•
luce che si muove nell’ambiente
Lo spostamento dell’attenzione può essere studiato attraverso il
•
paradigma del suggerimento spaziale di Posner 10
Il paradigma del suggerimento spaziale (cfr. fig. 6.1)
Il compito del soggetto è rilevare il più velocemente possibile la
•
comparsa di uno stimolo target
In alcune prove il target è preceduto da un suggerimento circa la sua
•
posizione
Il risultato è che i soggetti spostano preventivamente l’attenzione nella
•
posizione indicata dal suggerimento
I meccanismi di analisi del sistema attentivo
In che modo vengono selezionate le caratteristiche rilevanti per
•
individuare il target?
I meccanismi di selezione all’opera nel sistema attentivo possono essere
studiati attraverso il paradigma della ricerca visiva di Treisman
Il paradigma della ricerca visiva (cfr. fig. 6.2)
Sullo schermo di un computer vengono presentati un certo numero di
•
elementi. Il soggetto deve individuare il target specificato all’inizio della
prova Per es., si osserva che l’individuazione del target è più difficile
all’aumentare del numero di distrattori (gli elementi che non sono il target)
Orientamento volontario e automatico dell’attenzione
L’attenzione può essere orientata in modo volontario ma anche
•
automatico
Un orientamento è automatico quando
• è indipendente dal carico cognitivo (ha luogo anche se il soggetto sta
svolgendo un’altra attività mentale)
è resistente alla soppressione (una volta iniziato non può essere
interrotto) 11
non dipende dalle aspettative (è indipendente dal compito)
Attenzione basata sugli oggetti
Un’alternativa all’idea dell’attenzione come qualcosa che si sposta ed è
•
distribuita nello spazio
L’attenzione opera selezionando gli oggetti a prescindere dalla loro
•
posizione spaziale
Il campo visivo è segmentato preliminarmente in unità percettive su cui
•
l’attenzione opera successivamente
Deficit attentivi indotti sperimentalmente
Attentional blink
Incapacità di discriminare correttamente un evento quando la nostra
•
attenzione è temporaneamente concentrata su qualcos’altro
Indica il raggiungimento dei limiti della selezione attentiva
•
Change blindness
Incapacità di notare consapevolmente cambiamenti rilevanti nella scena
•
quando questi hanno luogo insieme ad altri eventi visivi di disturbo
Si ha quando l’attenzione non è focalizzata appropriatamente
•
Deficit attentivi indotti da lesioni cerebrali
Negligenza spaziale unilaterale (neglect)
Patologia neurologica comunemente associata a una lesione del lobo
•
parietale destro
Consiste nella mancanza di consapevolezza degli stimoli presenti nella
•
parte sinistra del campo visivo
Non va intesa come un deficit sensoriale ma come l’incapacità di
•
orientare l’attenzione verso metà del campo visivo 12
Attenzione e coscienza
L’elaborazione non cosciente
Uno stimolo cui non si presta attenzione può essere comunque elaborato
•
dal sistema visivo
Questi processi possono essere studiati attraverso tecniche indirette
• Per es., nella tecnica del mascheramento visivo uno stimolo target viene
seguito da un altro stimolo che lo nasconde rendendone difficile
l’identificazione
L’elaborazione non consapevole è stata dimostrata anche in pazienti
•
neglect
Relazione tra attenzione e coscienza
La coscienza è stata descritta come un “processore centrale” che opera
•
serialmente sulle informazioni in ingresso
Essa può contenere una quantità di informazioni limitata
• L’attenzione può essere vista come un canale privilegiato per l’accesso
•
alla coscienza
Ciò è confermato dal fatto che nella maggior parte dei casi siamo
•
coscienti solo di ciò cui prestiamo attenzione (vedi il fenomeno della change
blindness)
Si badi però che non sempre i contenuti della coscienza passano per la
•
coscienza (vedi il fenomeno dell’ascolto dicotico) 13
CAPITOLO 7 - SISTEMI DI MEMORIA
Natura multicomponenziale della memoria
Ciò che chiamiamo “ricordo” è il risultato di un insieme di sistemi di memoria
differenti ma in interazione tra loro
Un sistema è un insieme di elementi collegati a formare una totalità
strutturale e funzionale
Argomenti a favore della visione multicomponenziale della memoria:
Sovraccaricare un sistema lascia intatti gli altri sistemi
• Lesioni cerebrali possono danneggiare un sistema ma non gli altri
• Certe variabili sperimentali hanno effetto sul funzionamento di un
•
sistema ma non degli altri
Il ricordo
Nel ricordo si possono distinguere tre aspetti
acquisire l’informazione (codifica)
• 14
mantenerla nella memoria (ritenzione)
• “ripescarla” cioè riportarla allo stato attivo (recupero)
•
La codifica e la ritenzione
La codifica si riferisce al modo in cui la nuova informazione viene inserita in
un contesto di informazioni precedenti
I codici usati possono essere di vario tipo: per es., visivo o semantico
• Secondo la “teoria dei livelli di elaborazione” più è profondo il livello
•
di elaborazione nella codifica più è probabile che la traccia di memoria sia
duratura
Da questo punto di vista, se si codifica l’informazione sulla base del
significato si ottiene una migliore ritenzione
Il recupero
Secondo Tulving ciò che una persona ricorda non dipende soltanto dalle
proprietà della traccia di memoria in quanto tale
Le tracce di memoria sono solo disposizioni o potenzialità
• Affinché il recupero avvenga deve essere presente un suggerimento
•
(cue) appropriato che attivi la traccia
La compatibilità tra la traccia quale è stata codificata e le caratteristiche
•
dell’informazione presente al recupero determina il ricordo (principio di
specificità di codifica)
La durata dei ricordi 15
Un esperimento di Sperling (basato sulla tecnica del resoconto parziale) ha
dimostrato l’esistenza di un magazzino di memoria sensoriale a brevissimo
termine
Tecnica del resoconto parziale
• Vengono presentati visivamente, per 50 millisecondi, 3 gruppi di 4
lettere ciascuno
Un segnale sonoro di diversa altezza segue la presentazione visiva e
indica quale gruppo deve essere nominato
Ciò permette di stimare il numero totale di lettere disponibili nel
registro sensoriale
La memoria a breve termine (MBT) è una memoria di lavoro che mantiene
ed elabora le informazioni durante l’esecuzione di compiti cognitivi
Tale memoria ha capacità limitata e può mantenere l’informazione solo
•
per un breve periodo di tempo
Memoria visuo-spaziale a breve termine (la cui traccia dura circa 2
secondi)
Memoria uditivo-verbale a breve termine (la cui traccia dura da 2 a 20
secondi)
La memoria a lungo termine spiega i fenomeni di ricordo permanente
Memoria a lungo termine visiva
• Studi sul riconoscimento visivo mostrano livelli di riconoscimento
molto alti anche parecchio tempo dopo la presentazione degli stimoli
Parte del riconoscimento di una scena è frutto di processi di
ricostruzione e riorganizzazione (E. Loftus)
Memoria a lungo termine uditivo-verbale
• Riguarda la dimensione semantica del linguaggio ma anche
caratteristiche sensoriali come voci e toni
Il riconoscimento arriva a livelli molto alti (95% per le voci e 90% per i
suoni)
Memoria episodica e memoria semantica 16
Nella MLT si può distinguere tra la memoria episodica e la memoria
semantica
Memoria episodica
Si riferisce a specifici eventi ed esperienze di vita
Contiene informazioni spazio-temporali che specificano dove e quando
si è verificato l’evento
E’ organizzata cronologicamente
Memoria semantica
Si riferisce a conoscenze astratte e generali
Trascende le condizioni temporali e spaziali in cui la traccia si è formata
E’ organizzata in modo tassonomico e associativo
Memoria dichiarativa e memoria procedurale
Distinzione tra “sapere cosa” e “sapere come” (G. Ryle)
La memoria procedurale (“sapere come”) si riferisce alle informazioni
•
di cui facciamo uso nelll’attuare un compito
E’ un tipo di conoscenza tacita (non consapevole)
Non riguarda solo le abilità motorie
La memoria dichiarativa si riferisce alla conoscenza esplicita di fatti,
•
come la definizione di una parola o le circostanze in cui abbiamo conosciuto
una persona
E’ un tipo di conoscenza direttamente accessibile alla coscienza
La distinzione tra memoria procedurale e dichiarativa è confermata da dati su
pazienti neurologici
Vi sono lesioni cerebrali che danneggiano selettivamente la memoria
dichiarativa: i pazienti non sono in grado di apprendere nuove conoscenze ma
sono in grado di apprendere nuove procedure
Memoria esplicita e memoria implicita
Questa distinzione è basata sulla distinzione tra test di memoria espliciti e
impliciti 17
Nei test espliciti le istruzioni fanno specifico riferimento al recupero
•
cosciente dell’informazione
Nei test impliciti la memoria è uno strumento per lo svolgimento di un
•
compito non direttamente connesso con il recupero cosciente
dell’informazione
Il paradigma di identificazione percettiva è un classico paradigma di
memoria implicita
I soggetti devono identificare delle parole presentate per un tempo
molto breve
Alcune parole sono state già mostrate in precedenza altre sono nuove
I soggetti identificano più facilmente le parole nuove
Memoria retrospettiva e memoria prospettica
Possiamo recuperare dalla memoria fatti o episodi del passato (memoria
retrospettiva)
oppure possiamo ricordare piani, intenzioni e azioni che svolgeremo in futuro
(memoria prospettica)
Nel processo che porta al ricordo di un’intenzione si possono distinguere
almeno 5 aspetti:
Formazione e codifica di un’intenzione e dell’azione associata
1. Intervallo di ritenzione: intervallo tra la codifica dell’intenzione e
2. l’inizio dell’intervallo potenziale di prestazione
Intervallo di prestazione:periodo di tempo in cui l’intenzione deve
3. essere recuperata
Inizio ed esecuzione dell’azione
4. Valutazione del risultato
5.
La memoria autobiografica
La memoria autobiografica è riferita al ricordo di informazioni legate al sé
Il sistema dei ricordi autobiografici comprende tre livelli organizzati
gerarchicamente
estesi periodi della vita
• eventi generali (giorni o settimane)
• eventi specifici (ore)
• 18
I ricordi autobiografici hanno carattere ricostruttivo
In molti casi la rievocazione di un evento comporta l’integrazione di
dettagli estratti da episodi simili (memoria riepisodica)
CAPITOLO 8 – MEMORIA SEMANTICA E CATEGORIZZAZIONE
Memoria semantica e memoria episodica
Memoria episodica
Rappresentazione di specifici riferimenti spazio-temporali e personali
•
Memoria semantica
Rappresentazione di informazioni astratte e generali, linguistico-
•
simboliche ma anche non linguistiche (concetti)
La distinzione tra memoria episodica e memoria semantica si riflette
linguisticamente nella distinzione tra ricordare e sapere
Memoria semantica
Quel che sappiamo dei concetti costituisce la base di conoscenze che ci
permette di agire in modo funzionale nel mondo
Le conoscenze rappresentate nella mente intorno ai concetti includono
• informazioni sulla funzione degli oggetti
informazioni percettive legate alle diverse modalità
informazioni sulle relazioni tra oggetti
Il formato in cui sono rappresentate le conoscenze sui concetti deve essere
sufficientemente 19
astratto (slegato dalla specifica modalità di elaborazione)
L’uso delle conoscenze sui concetti è
• veloce (un giudizio semplice, per es. decidere che un gatto ha la
coda, richiede meno di 500 msec)
automatico (non possiamo non codificare il significato di una
parola familiare)
Modelli della memoria semantica
Riguardo al formato della rappresentazione distinguiamo tre gruppi di
modelli
1 Modelli a rappresentazione astratta
Le informazioni sono mantenute in memoria semantica in un formato
•
amodale (slegato dalle informazioni sensoriali-motorie)
2. Modelli per esemplari
Il sistema concettuale è costituito dalle tracce di memoria degli
•
esemplari che sono stati codificati nel tempo
3. Modelli connessionisti
Vi sono insiemi di attributi di base, condivisi da un numero variabile di
•
concetti, che si attivano in configurazioni appropriate in riferimento al
concetto rilevante
La categorizzazione
Attraverso il processo di categorizzazione gli elementi vengono classificati in
insiemi o classi
Funzioni della categorizzazione
Permette il recupero inferenziale di informazioni e caratteristiche non
•
esplicitate
Permette di rilevare analogie e differenze fra oggetti a diversi livelli di
•
astrazione 20
Semplifica l’analisi dell’input ambientale ai fini del riconoscimento
• Permette di produrre risposte comportamentali riferite a una classe di
•
oggetti cognitivamente equivalenti
La struttura gerarchica delle categorie
Le categorie si strutturano su base gerarchica in funzione dell’inclusione di
classe (organizzazione verticale)
Le proprietà sono rappresentate solo una volta, al livello più alto
•
possibile della gerarchia (principio di economia cognitiva)
I diversi livelli hanno diversa salienza cognitiva
• Il livello di base è quello in cui vengono rappresentati gli attributi più
distintivi
Quali sono i meccanismi alla base dei legami tra i concetti e
•
dell’interconnessione tra i diversi livelli?
Secondo il principio della diffusione dell’attivazione quando un
nodo concettuale viene attivato l’attivazione si propaga agli altri nodi in
funzione del tempo e della vicinanza
Questo meccanismo permette di spiegare il fenomeno del priming
La struttura interna delle categorie
Struttura sfuocata delle categorie
Concezione tradizionale: ciascuna categoria è definita in maniera
•
univoca da un insieme di caratteristiche
Un oggetto è un quadrato se e solo se possiede le proprietà “figura
geometrica piana con 4 lati e 4 angoli uguali”
Le categorie semantiche sono caratterizzate da un’appartenenza
•
graduata 21
L’appartenenza a una categoria è basata sul possedere in grado diverso
alcune delle caratteristiche possedute da altri membri della categoria
Prototipi
Il prototipo corrisponde a un membro (anche ideale) della categoria che
•
possiede il valore “medio” sulla maggior parte delle caratteristiche dei membri
della categoria
Il prototipo è il miglior esemplare della categoria: funge da punto di
•
riferimento per gli altri esemplari
La funzione di identificazione
L’insieme delle procedure che permettono di attribuire su base
•
probabilistica un certo elemento a una certa categoria costituisce la funzione
di identificazione
Quanto più la funzione di identificazione rileva attributi condivisi tanto
maggiore è la facilità e la velocità con cui un elemento è attribuito a una
categoria
Quanto meno condivisi sono gli attributi più difficile e lento sarà il
processo di categorizzazione
Disturbi neuropsicologici
Vi sono lesioni cerebrali che producono disturbi neuropsicologici specifici per
categorie (o per classi di categorie)
Doppia dissociazione: alcuni pazienti hanno difficoltà con la categoria
•
A ma non con la categoria B, per altri pazienti vale l’inverso
Per es., alcuni pazienti con lesioni cerebrali forniscono definizioni
adeguate per termini con referenti concreti ma non per termini astratti; altri
pazienti presentano l’andamento opposto 22
CAPITOLO 10 - APPRENDIMENTO
Le teorie comportamentiste dell’apprendimento
Un assunto di tutte le teorie comportamentiste è che si possa studiare solo ciò
che è osservabile
Di conseguenza l’indagine comportamentista dell’apprendimento è centrata su
questa domanda
Quali variabili osservabili e misurabili producono cambiamenti duraturi
•
nel comportamento osservabile e misurabile di un individuo?
Il condizionamento classico
Nel condizionamento classico l’apprendimento associativo è governato da due
condizioni
Contiguità temporale tra lo stimolo e la risposta
• L’associazione tra lo stimolo e la risposta deve essere ripetuta un
•
numero sufficiente di volte 23
L’esperimento di Pavlov
Pavlov misurò la produzione salivare in risposta a vari tipi di stimolazione
gustativa
Per es., mettendo del cibo nella bocca di un cane si produce un
immediato aumento della salivazione
Pavlov notò che i cani cominciavano a salivare già alla semplice vista degli
eventi che di solito precedono il cibo
Stimolo neutro (SN) = stimolo sonoro o luminoso
Stimolo incondizionato (SI) = cibo
Risposta incondizionata (RI) = salivazione
Stimolo condizionato (SC) = stimolo sonoro o luminoso
Risposta condizionata (RC) = salivazione
Il paradigma del condizionamento classico
Prima del condizionamento
SN nessuna risposta
SI RI in modo spontaneo (riflesso innato)
Durante il condizionamento
SN seguito da SI RI
Dopo il condizionamento
SC RC
Secondo Pavlov il condizionamento è dovuto allo stabilirsi di una
associazione tra lo stimolo (inizialmente neutro) e la risposta di salivazione
(inizialmente non condizionata)
Attraverso questa procedura di associazione lo stimolo neutro diventa
•
uno stimolo condizionato in grado di produrre la salivazione come risposta
condizionata
Leggi del condizionamento classico 24
Estinzione
Si continua a presentare lo stimolo condizionato ma non lo stimolo
•
incondizionato: la risposta condizionata perde di intensità fino a sparire
Recupero spontaneo
Dopo l’estinzione la risposta incondizionata tende a riapparire anche se
•
non viene presentato alcuno stimolo condizionato
Generalizzazione
Dopo il condizionamento, il comportamento condizionato viene
•
prodotto in risposta a stimoli simili allo SC
Il cane che ha imparato a salivare all’accensione di una luce gialla
•
saliverà anche se la luce è bianca
Discriminazione
Tramite la procedura di condizionamento l’animale può apprendere a
•
non rispondere a stimoli simili allo SC pur continuando a rispondere allo SC
stesso Una luce rossa è presentata e seguita dallo SI; si stabilisce un
•
condizionamento
Una luce blu è presentata ma non seguita dallo SI; si osserva una
•
graduale estinzione della risposta di salivazione alla luce blu ma non alla luce
rossa
Il condizionamento operante
Differenza tra condizionamento classico e operante
nel condizionamento classico la risposta condizionata è simile alla
•
risposta evocata da uno stimolo incondizionato
nel condizionamento operante si possono apprendere anche
•
comportamenti che non sono collegati a stimoli incondizionati riconosciuti
comportamento operante = il comportamento agisce sull’ambiente per
produrre un determinato effetto
Thorndike propose una legge che è alla base del condizionamento operante 25
Legge dell’effetto
lo stabilirsi di legami associativi tra stimolo e risposta dipende dagli
•
effetti che seguono la risposta
La gabbia di Thorndike
Un gatto affamato chiuso in una gabbia compie dei movimenti alla cieca
•
e fornisce sia risposte errate sia giuste (= premere una leva che consente di
uscire dalla gabbia)
L’associazione tra stimolo (leva) e risposta (agire sulla leva) si
•
stabilisce solo se la risposta ha un effetto sull’animale
Skinner fu il principale teorico del condizionamento operante
La Skinner box
Un animale viene messo in una scatola in cui è presente una leva
• L’atto di premere la leva (dapprima casualmente) diventa più frequente
•
se premendola l’animale ottiene una ricompensa (cibo)
Se l’agire sulla leva non porta alla erogazione di cibo il comportamento
•
del premere la leva non è più frequente di altri comportamenti
E’ possibile istituire una discriminazione fornendo il cibo se la leva
•
viene abbassata dall’animale quando per es. una luce è accesa (stimolo
discriminativo)
Il principio chiave per spiegare questo fenomeno è il rinforzo
Rinforzo = conseguenza positiva che produce un aumento del comportamento
I rinforzi possono essere positivi o negativi
• Un rinforzo positivo è un evento che viene aggiunto a una situazione
• Un rinforzo negativo è un evento che viene eliminato da una situazione
• In entrambi i casi la probabilità che un certo stimolo provochi una data
•
risposta viene aumentata
Bisogna evitare di confondere il rinforzo negativo con la punizione
• un rinforzo negativo è un evento il cui mancato verificarsi aumenta la
probabilità che uno stimolo provochi una risposta; una punizione è un evento
il cui verificarsi diminuisce la probabilità che uno stimolo provochi una
risposta
Piani di rinforzo 26
Un rinforzo continuo (= il cibo viene erogato ogni volta che l’animale
•
preme la leva) produce un apprendimento molto rapido ma anche una rapida
estinzione
Rinforzo parziale
• Intervallo fisso (il rinforzo si presenta a intervalli costanti nel tempo)
Intervallo variabile (il rinforzo si presenta a intervalli variabili nel
tempo)
Rapporto fisso (il rinforzo si presenta dopo un numero stabilito di
risposte)
Rapporto variabile (il numero di risposte fornite tra un rinforzo e l’altro
varia) I vari piani di rinforzo hanno differenti effetti sull’apprendimento
•
L’apprendimento verbale
Secondo Skinner il linguaggio è un insieme complesso di risposte operanti
create in un bambino da genitori, insegnanti ecc.
Esempio
In che modo il bambino impara a dire “gatto” quando ne vede uno?
Il gatto è lo stimolo discriminativo che controlla l’emissione della
•
parola “gatto”
Se il bambino dice “gatto” questo comportamento viene rinforzato dai
•
genitori
L’interazione tra stimoli discriminativi e rinforzi permette al bambino
•
di imparare a denominare gli oggetti
Questa concezione è stata criticata con vari argomenti da Chomsky
Non permette di spiegare gli ipercorrettismi (forme errate che seguono
•
una regola corretta, per es. “dicete” invece di “dite”)
Non permette di spiegare la possibilità delle lingue di generare un
•
numero infinito di frasi
Come spiegare il processo di apprendimento
Teorie meccanicistiche 27
Vi è una connessione diretta e automatica simile a un riflesso tra
•
stimolo e risposta; non vi sono rappresentazioni interne
Teorie cognitiviste
Vi è la mediazione di rappresentazioni mentali (per es. aspettative)
•
L’apprendimento per segnali
Tolman fu uno dei primi a sostenere che l’apprendimento consiste nella
modifica di processi di conoscenza non osservabili
Il ratto che trova la strada per il cibo in un labirinto non apprende
•
semplicemente una sequenza di risposte, ma una serie di segnali che
definiscono sequenze temporali
il segnale è definibile come l’aspettativa che uno stimolo sarà seguito
•
da un altro in una particolare situazione
Interpretazione cognitiva dei processi di condizionamento
Nell’uomo si può avere una risposta condizionata senza accoppiare SI e SN
A questo scopo basta informare la persona dell’associazione
•
Analogamente il condizionamento non si manifesta se istruzioni verbali
mascherano la relazione tra SN e SI
Associando un suono a un soffio d’aria una persona può essere
•
condizionata a sbattere le palpebre quando sente un suono
Se però alla persona si dice che il soffio non ha alcun collegamento con
•
il suono non si ha condizionamento
Questi fenomeni si possono spiegare assumendo che la variabile critica sia la
creazione di una rappresentazione mentale
Rescorla ha dimostrato sperimentalmente che nel condizionamento classico
l’individuo deve necessariamente acquisire informazione perché ci sia
apprendimento 28
Un gruppo di animali cui viene somministrata una scossa elettrica per
•
20 volte, ogni volta preceduta da un suono, acquisisce una risposta di paura
Un secondo gruppo di animali cui viene somministrata una scossa per
•
40 volte, 20 volte preceduta dal suono e 20 no, non acquisisce la risposta di
paura La teoria del condizionamento classico predice lo stesso livello di
•
apprendimento: SN precede SI lo stesso numero di volte
Gli animali invece apprendono la risposta solo quando lo stimolo funge
•
da segnale, cioè permette di predire la scossa
CAPITOLO 12 - LINGUE E LINGUAGGIO
Qual è la differenza tra le lingue e il linguaggio?
Il linguaggio è la facoltà mentale che permette agli esseri umani di usare una
o più lingue per comunicare
Una lingua è un prodotto sociale e storico
Le lingue nascono e mutano nel tempo (e possono anche morire)
•
La struttura delle lingue
Quali sono le caratteristiche che tutte le lingue hanno in comune?
Secondo Saussure ogni lingua è un sistema di suoni dotati di significato
Quali sono i “pezzi” di cui è costituito un sistema linguistico? 29
Ogni lingua possiede un sistema fonologico, cioè un insieme di suoni o
•
fonemi (per es. /a/ o /p/)
Stringhe di fonemi formano i morfemi, cioè le unità linguistiche più
•
piccole dotate di significato (per es. tavol-)
Composizioni di morfemi formano le parole (per es. tavol- più il
•
suffisso -o), che costituiscono il lessico di una lingua
Non c’è relazione intrinseca tra suono e significato delle parole
(arbitrarietà delle lingue)
Le parole si combinano in sintagmi (per es. il tavolo rosso), che sono le
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parti di cui sono composte le frasi (il tavolo rosso è rotto)
Il modo in cui le parole si combinano in frasi è determinato dalle regole
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della sintassi
Quali sono le caratteristiche della sintassi?
• carattere gerarchico delle strutture sintattiche delle frasi
Ricorsività, cioè possibilità di includere una frase nell’altra, iterando, in
teoria, tale procedimento all’infinito
in pratica la memoria a breve termine pone dei limiti
Due assunzioni sulla conoscenza linguistica
La conoscenza delle regole di una lingua è implicita (le persone di
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norma non sono in grado di descrivere o rendere esplicite le regole
linguistiche che usano)
Il linguaggio è una facoltà autonoma nel sistema mentale umano, che si
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sviluppa e può essere danneggiata indipendentemente da altre facoltà
Queste due concezioni sono sostenute da Chomsky (che le riferisce in
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particolare alla competenza sintattica)
La seconda assunzione diverge da altre importanti posizioni come
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quella di Piaget
secondo Piaget il linguaggio si sviluppa assieme alla più generale
capacità simbolica e di astrazione del bambino 30
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dei processi cognitivi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Suor Orsola Benincasa - Unisob o del prof Coluccia Emanuele.
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