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Classe L4 – Design del Prodotto e della Moda, elaborato per il Corso in Sociologia

Introduzione

Il termine folla deriva dal latino "fullulare" ovvero "pressare la lana", e indica una moltitudine di persone addensata in un luogo. Il suo significato richiama quello del termine massa, tanto che le due parole sono spesso usate come sinonimi: massa ha origine dalla parola greca che sta per "impastare" e indica una grande quantità di materia unita in un insieme più o meno compatto. Entrambi i termini rimandano quindi a qualcosa di uniforme ma indefinito, amorfo e ancora da plasmare.

Gustave Le Bon, nella sua opera "La psicologia delle folle" (1895) distingue tra "folla occasionale" e "folla psicologica": la prima si presenta come un agglomerato causale di individui, che condividono lo stesso luogo ma non hanno altre caratteristiche in comune; la seconda, al contrario, è costituita da persone vicine sia

fisicamente sia spiritualmente, poiché condividono obiettivi, pensieri, emozioni, ideali e credenze. La "folla psicologica" è quindi caratterizzata da una sorta di anima collettiva, che motiva e muove l'interogruppo. Le Bon però, ha una visione tutt'altro che poetica della folla: la considera una forza distruttrice, indisciplinata e irrazionale, pervasa da deliri di onnipotenza e invincibilità che la rendono portatrice di decadenza. Immersi nella folla, gli individui si sentono deresponsabilizzati, tendono a perdere la percezione di sé e il proprio autocontrollo: regrediscono allo stato barbaro e agiscono secondo istinti primitivi, emozioni semplici ed esagerate. Secondo il sociologo, questi meccanismi portano le folle a essere estremamente impulsive, violente e feroci ma altrettanto facili da manipolare. Si lasciano impressionare dalle parole di leader carismatici e dalle immagini suggestive di pubblicità e propagande. Sonoindotte a compiere azioni che i singoli individui, isolati dagli altri, non commetterebbero mai. Un'altra visione negativa della folla è quella degli scapigliati e dei decadentisti. Negli anni '60 e '70 del XIX secolo, questi intellettuali sono fortemente motivati a distinguersi dalla massa: non si riconoscono nella società che considerano omologante, mediocre e incapace di apprezzare una qualsiasi forma d'arte. Raggiungono il loro obiettivo in maniere differenti, come il rifiuto di ogni convenzione sociale, l'ostentazione di eleganza e raffinatezza tipica dei dandies, la supremazia della bellezza su tutti gli altri valori tipica dell'estetismo, l'individualismo esasperato e l'esaltazione di sé. La saggezza della folla, è invece una teoria sociologica secondo cui una moltitudine di individui è dotata di un enorme potenziale: un gruppo di persone inesperte è comunque in grado di fornire una.rispostaadeguata e valida a una domanda, più di quanto non siano capaci di farlo degli specialisti. Questo pensiero,già diffuso nei primi anni del XX secolo, è stato recentemente ripreso da James Surowiecki, scrittorestatunitense e giornalista del New Yorker. Nel testo “La saggezza delle folle” (2005), Surowiecki indica iquattro criteri necessari affinché la teoria funzioni: decentralizzazione, diversità di opinione, indipendenzae aggregazione. Questo significa che la folla, per potersi ritenere saggia, deve essere libera da leader che lapilotano dall’alto; ogni persona deve avere una propria opinione, indipendente e non influenzata da quellealtrui; le singoli opinioni devono poter essere aggregate e riassunte in un unico pensiero finale, tramitediscussioni e confronti costruttivi. Grazie a queste caratteristiche, la folla saggia genera intelligenza,innovazione e progresso. Un esempio applicativo di questa teoria è Wikipedia.l'enciclopedia online il cui contenuto è generato dagli stessi utenti. È scritta principalmente da individui comuni e il risultato finale è ottenuto sommando tutti i loro contributi. Il fenomeno della folla è quindi da tempo oggetto di numerosi studi da parte di sociologi, psicologi e intellettuali, ma non passa inosservato agli occhi di scrittori, poeti e artisti: nei paragrafi successivi verranno confrontati alcuni quadri, che esprimono le contrastanti riflessioni di pittori di diverse correnti artistiche. Nelle loro opere, è possibile riscontrare le opinioni e teorie appena citate. Folle e rivoluzione Nell'arte dei tempi antichi, le grandi masse di uomini vivevano all'ombra di poche figure mitologiche, religiose e politiche, come divinità, eroi valorosi, santi, membri del clero, sovrani, nobili e mecenati. Anche le opere destinate alla collettività ruotavano intorno a singoli personaggi, le cui imprese avevano cambiato il corso della storia.

Corso della storia ed erano le uniche degne di essere tramandate. L'affresco Scuola di Atene di Raffaello(fig.1) ad esempio, seppur raffiguri ben cinquantotto persone, non è un omaggio al popolo riunito: rappresenta i più illustri filosofi e matematici dell'antichità mentre dialogano tra loro in merito alla ricerca della verità. L'opera non ha alcun legame nemmeno con la teoria della saggezza della folla, perché i protagonisti sono pensatori eruditi, non principianti inesperti.

Fig.1. Scuola di Atene, particolare, Raffaello Sanzio, 1511, affresco, 500x770 cm, Musei Vaticani, Città del Vaticano

Tra il VIII e il IX secolo, nuove idee rivoluzionarie si diffusero dalla Francia e dall'America, e il popolo iniziò ad emergere dalle tele degli artisti come soggetto protagonista. La Libertà che guida il popolo è considerata la prima grande opera figurativa che celebra la passione politica di una collettività:

Delacroix rappresenta tutte le classi sociali che combattono insieme contro la tirannia della monarchia assoluta. In testa, la personificazione della Francia guida la folla verso la vittoria.

La Libertà che guida il popolo, Eugène Delacroix, 1830 La Libertà che guida il popolo, Eugène Delacroix, 1830, olio su tela, 260x325 cm, Museo del Louvre, Parigi

Il quarto stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1901 Il quarto stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1901, olio su tela, 293x545 cm, Museo del Novecento, Milano

Il quarto stato (fig.3) ha come protagonista un gruppo di braccianti in marcia per rivendicare i propri diritti civili. Nonostante il talento esecutivo del pittore, Giuseppe Pellizza da Volpedo, il quadro non trovò successo tra le mura di una sala espositiva accademica. Fu invece accolto con entusiasmo dai socialisti, che si identificarono nella "massa di popolo, di lavoratori della terra, intelligenti, forti, robusti, uniti s'avanzano come fiumana travolgente ogni ostacolo che si frappone" tanto da divulgarne innumerevoli riproduzioni.

tramite la stampa.Il passo dei parigini di Delacroix è furente, impetuoso, pronto alla battaglia; il corteo del Pellizza avanzalento e sicuro, perché consapevole dell'inevitabile vittoria che lo attende. Entrambe le opere sono ancora oggi simboli della lotta all'oppressione, della folla coraggiosa e inarrestabile che affronta le ingiustizie per rendere il mondo un posto migliore. Folle e metropoli Spesso il tema della folla è stato studiato in relazione alla metropoli, città di grandi dimensioni con più di un milione di abitanti. Tra il XIX e il XX secolo, con la seconda rivoluzione industriale, la popolazione delle maggiori capitali europee crebbe significativamente: Parigi raggiunse il milione di abitanti nel 1846 per raddoppiare nel giro di vent'anni; tra il 1851 e il 1891, gli abitanti di Londra passarono da due a cinque milioni. L'aumento demografico, correlato allo sviluppo urbano, industriale, scientifico e tecnologico.

Fuvissuto e interpretato in modi molto differenti dagli artisti. Gli impressionisti parigini consideravano la metropoli un luogo affascinante, cangiante, dinamico, ricco di opportunità e stimoli.

Nell'opera Bal au Moulin de la Galette (fig.4), Renoir racconta un momento di vita popolare a Parigi, raffigurando un ballo domenicale sulla terrazza alberata dell'omonimo locale. Con brevi e rapide pennellate, l'artista frammenta la luce in piccole chiazze di colore, simulando raggi di sole che attraversano il fogliame, rendendo l'atmosfera vivace e vibrante. Questa tipica tecnica impressionista esprime a pieno lo stato d'animo dei personaggi: la spensieratezza, la gioia dello stare in compagnia, l'ebbrezza dell'immergersi in una folla rigeneratrice, capace di infondere vitalità ed energia.

Secondo Charles Baudelaire tuttavia, la folla è una risorsa solamente per coloro che stanno bene con se stessi, che provano sincero interesse e

curiosità verso il prossimo: 4<< Non a tutti è dato concedersi un bagno di moltitudine: godere della folla è un'arte. [...] Chi non sa popolare la sua solitudine, non saprà essere solo in una folla indaffarata. [...] Chi va in giro a piedi, solitario, meditativo, ricava una singolare ebbrezza da questa comunione universale. Colui che sposa facilmente la folla conosce gioie febbrili di cui saranno eternamente privi l'egoista, inchiodato come un forziere, e il pigro, inviluppato come un mollusco. >> Spleen di Parigi, Charles Baudelaire, 1855
Bal au Moulin de la Galette, Pierre Auguste Renoir, 1876
Fig.4. Bal au Moulin de la Galette, Pierre Auguste Renoir, 1876, olio su tela, 131x175 cm, Museo d'Orsay, Parigi
Mentre la maggioranza dei borghesi si crogiolava nei piaceri offerti dalla Belle Époque, artisti come James Ensor osservavano da lontano, sprezzanti, fieri di essere emarginati. Ensor, come gli scapigliati e i decadentisti, trovava asfissianti le convenzioni di una

società dai valori vuoti, fondata sulle apparenze, ed evidenzia questo pensiero in tutti i suoi dipinti.

Fig.5. Entrata di Cristo a Bruxelles, James Ensor, 1889, olio su tela, 253x431 cm, Getty Museum, Los Angeles

Come annunciato dal titolo, Entrata di Cristo a Bruxelles (fig.5) raffigura un ipotetico ingresso trionfale di Gesù nella capitale del Belgio. In suo onore, viene organizzata un'immensa parata, talmente sgargiante e carnevalesca da apparire ridicola.

I cittadini accorrono in massa all'evento, oscurando completamente l'umile nazareno. Indossano tutti maschere grottesche, dai lineamenti mostruosi, simbolo di una società ipocrita pronta ad accogliere il figlio di Dio solo per tradirlo subito dopo, esattamente come accadde duemila anni prima. Gesù è l'unico a volto scoperto e presenta gli stessi tratti somatici dell'autore del quadro. La maschera è un elemento ricorrente nelle opere di Ensor ed esprime perfettamente

la sua percezione della società: un ammasso di individui totalmente privi di senso critico, falsi, superficiali, rumorosi e volgari. Per Edvard Munch, vivere in città, in mezzo alla gente, è un'esperienza angosciante. Nel dipinto Se
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
8 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Poppycat di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi sociali e comunicativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Universitas Mercatorum di Roma o del prof Curtis Giovanni.