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CAMICIA
quest’ultimo inchiodato nell’anima forato da canali;
4. Lo stampo è cotto in forno così da consolidarlo; la cera si scioglie
fuoriuscendo dai canali e lascia uno spazio fra l’anima e la camicia;
5. Attraverso i canali il bronzo fuso viene colato nello spazio vuoto
lasciato dalla cera;
6. Quando il bronzo è solido, si rimuovono camicia e anima e poi si
rifiniscono le superfici della statua.
Procedimento del METODO INDIRETTO, fusione a cera persa con camicia smontabile
(per produrre in serie):
1. Si plasma un modello in argilla, completo di ogni dettaglio;
2. Si ricava un’impronta a tasselli con l’argilla o il gesso applicati per
singoli tratti separati;
3. L’interno dei tasselli è rivestito da uno strato di cera;
4. Dentro ai tasselli ricomposti ed incerati si versa della terra refrattaria,
sostenuta da bastoni o spranghe, a creare l'Anima;
5. Smontati i tasselli, sul modello in cera si predispongono cilindri in cera
per l’uscita della cera sciolta, ma anche per lo sfiato dei gas e l’ingresso del bronzo
fuso;
6. Si copre il tutto con materiale refrattario (camicia o calco di fusione);
7. Si procede alla colata e alla pulitura come nel metodo diretto.
Questo metodo è però spesso utilizzato per parti di statue, non una statua intera,
quindi la saldatura fra le parti avveniva “a vaschette” col fine di non avere un profilo
netto di saldatura.
Osservando il Tempio di Zeus a Olimpia, 460 a.C., notiamo che nonostante
l’innovazione del bronzo lo Stile SEVERO continua ad utilizzare la Pietra nelle
decorazioni architettoniche, per una questione di resistenza agli eventi atmosferici.
Le decorazioni frontali sono legate al Santuario e a chi fu dedicato, il frontone
occidentale/ovest è caratterizzato da Apollo che guida i Lapiti alla vittoria nella
battaglia contro i centauri (quest’ultimi furono invitati a nozze dal re dei
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Lapiti Piritoo, con Ippodamia, essendo bestie bevono e si ubriacano, e tentarono di
rapire le donne Lapiti, ciò scatenò la nascita di una dura battaglia contro i centauri), che
rappresenta la razionalità umana/greca che sconfigge la bestialità felina e barbarica,
è quindi l’ordine a vincere sul caos. Il valore simbolico è sicuramente importante, ma vi
sono anche netti miglioramenti per quanto riguarda il naturalismo.
Interessanti le metope del Tempio di Zeus a Olimpia che nonostante l’eccezionale
semplificazione delle forme rendono con forza il dinamismo e l’equilibrio compositivo,
quest’ultime rappresentano le fatiche di Eracle, pochi personaggi coinvolti attraverso
composizioni semplici di grande semplicità che emergono dal fondo in alto rilievo e
ottengono una grande efficacia comunicativa.
Un esempio di tale bellezza è la metopa dove Eracle uccide il toro
cretese, il quale mito si trova sul libro, Eracle e il toro di Creta, 460
a.C., dove Eracle occupa la diagonale in primo piano, è
rappresentato nel momento prima di girarsi di scatto per colpire il
toro con una clava; il toro è più massiccio e occupa la diagonale
opposta in secondo piano, il muso di quest'ultimo sporge in
maniera repentina e sembra avvolgere l’eroe minacciandolo, ciò
esalta il valore della fatica.
Con pochi elementi si raggiunge il massimo della rappresentazione, semplice ma
di grande effetto e di linguaggio potentemente efficace, avviene questa
semplificazione studiando il punto di vista delle metope, ovvero dal basso verso
l’alto, al fine di rendere una visione più chiara ed evidente.
SCULTURI:
1. MIRONE fu lo scultore più famoso della STILE SEVERO, il DISCOBOLO, 455a.C, fu la
statua più amata dai romani, anche perché dal punto di vista estetico è una
scultura di equilibrio assoluto, l’artista fissa l’immagine dell’atleta che sta
bilanciando il corpo appena prima di sfogare tutta la sua forza nel lancio del
disco.
Lo schema rappresenta le linee dinamiche di una scultura permeata da
tensione e dinamismo vivo ben visibile nella tensione dei muscoli, delle vene
e dei tendini, ma è un effetto creato “a tavolino” partendo da un'immagine
che all’occhio umano trasmette dinamismo perché è fluida, ma che in realtà
è di concezione strettamente geometrica, difatti la figura si articola su 4
triangoli adiacenti.
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MIRONE fu il primo che attraverso espedienti di carattere geometrico suggerisce il
Dinamismo, e anche il primo che accostò più figure facendole dialogare, formando i
GRUPPI.
Un esempio di gruppo è quello di Atena e Marsia, 450 a.C. i quali interagiscono
attraverso il doppio flauto, difatti entrambe le figure guardano
verso il basso, verso l’elemento che le accumuna, ovvero il
Doppio Flauto, Marsia si ritira spaventato e incuriosito dal
doppio flauto che lo colpisce, la sua espressione possiede tutto il
presagio che il flauto porta con sé: egli difatti diviene un bravissimo
suonatore, tant’è che sfiderà Apollo, ma non può sconfiggere il dio della
musica, di conseguenza Apollo lo punisce e lo scortica vivo, il peccato della
superbia compiuto da Marisa è l’unico sul quale gli dei intervengono,
Marsia credette di essere pari agli dei.
Mirone dunque insegna attraverso le immagini, nonostante
l’evidentemente committenza politica, di comunicare attraverso l’arte un messaggio
esplicito per l’osservatore.
Caratteri stilistici salienti di MIRONE:
Interesse per movimento e ritmo;
• Apparente naturalezza;
• Sottile equilibrio fra realtà ed astrazione;
• Tensione emotiva assente dai volti;
•
Concezione della figura:
In movimento “bloccato”;
• Bidimensionale
• Disegnativa;
• Unico punto di vista.
•
Mirone è si il maestro dello Stile Severo, colui che riesce a costruire immagini
apparentemente credibili e naturali, ma in realtà utilizza procedimenti di tipo
geometrico attraverso un’astrazione concettuale simile a quella dei greci, con il
passaggio dall’età arcaica a quella classica, nasce lo Stile CLASSICO, il linguaggio della
scultura si rinnova, ma senza alcuna rottura con la tradizione.
Il rinnovamento avviene grazie a 2 scultori che già alla loro epoca vennero riconosciuti
socialmente come maestri/artisti, ciò non era scontato nel mondo antico perché l’arte
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veniva considerata per il suo aspetto materiale, ovvero artigianato, difatti la parola
“arte” deriva dal greco tékne, la materia che al giorno d’oggi chiamiamo “tecnica”, è
un concetto che si è evoluto nel tempo.
2. I 2 scultori padri fondatori dello Stile CLASSICO sono POLICLETO e FIDIA,
considerati da sempre artisti, qualcosa in più degli artigiani.
Grazie alla testimonianza delle fonti siamo a conoscenza dell’eccezionale capacità di
POLICLETO nel costruire figure umane, mente FIDIA è il maestro delle figure divine, i
2 hanno difatti stili diversi nel fare scultura.
POLICLETO scrive una riflessione teorica, in un opera letteraria di estetica intitolata
Canone, dove giustifica le scelte compiute riguardo le forme delle sue sculture.
Policleto non è l’ideatore di questo genere di attenzione riguardo le misure del corpo
umano di cui parla nel Canone, perché nel V a.C. c’è un filone dedicato a ciò da quale
provengono i Rilievi antropometrici, ovvero elementi di parametro utilizzati nelle
scuole di scultura, ma potrebbero essere utilizzati anche per la Polis (le misure in rapporto
al corpo umano, quando l’uomo veniva considerato misura di tutte le cose, ed ancora oggi vengono
utilizzate unità di misura espresse attraverso termini legati al corpo umano, come il piede, il passo, il
.
digito ed il cubito)
La bellezza e la perfezione delle sculture classiche consiste nell’unione tra ciò che è
naturale nel suo sembiante e ciò che è razionale nella struttura dell’immagine.
Per lo stile classico, stile che caratterizza la seconda metà V a.C., la caratteristica
fondamentale è l’equilibrio fra naturale e razionale.
ETA’ CLASSICA: POLICLETO
2. La concretizzazione delle teorie che POLICLETO scrisse nel Canone è
rappresentata dal DORIFORO, 440 a.C. circa, letteralmente il nome significa
“Portatore di lancia”, la scultura in bronzo considerata il capolavoro assoluto
di Policleto, è già di successo in epoca antica, fu difatti “copiata” spesso dai
romani, come il Discobolo. Quella del Discobolo è un’immagine atletica di un
soldato in marcia che porta una lancia appoggiata alla spalla e imbraccia uno
scudo.
In apparenza la consideriamo naturalistica, ed aderente alla realtà, e secondo
alcuni rappresenta Achille, veniva considerata il modello del cittadino ideale.
Se osserviamo il DORIFORO più nel dettaglio, misurando i rapporti
proporzionali, ci accorgiamo di diversi fattori:
- La figura è condizionata dal rapporto aureo;
- Riguardo le proporzioni in realtà non è vicina alla realtà naturale, ma la
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scultura è divisa in 8 moduli, dove il busto è formato da 3/8 e le gambe da 4/8, il
corpo umano non ha queste proporzioni, ma questa astrazione è mascherata dal fatto
che crea equilibrio;
- La Ponderazione, distribuzione dei pesi del corpo, la quale avviene tramite un
complicatissimo sistema di distribuzione delle forze del corpo umano prende il nome
di CHIASMO, nome che deriva dalla forma che assume la scultura in quella postura
simile alla lettera chi, ovvero la “X”.
Vi è la volontà di rappresentare il Dinamismo, ma è presente un problema
simile a quello del Kouros, difatti la scultura fa gravare il peso sulla gamba
destra posta in avanti rispetto alla sinistra, la quale è flessa e scartata
all’indietro e già sollevata.
Questa posizione fa si che il corpo umano non possa mantenere orizzontale
l’osso del bacino, che si sbilancia in diagonale, ad esso anche lo
sbilanciamento al contrario delle spalle, collegate al braccio sinistro ripiegato
per tenere la lancia; il braccio destro non fa sforzi ed è quindi rilassato.
Anche se vi è un’impressione statica di equilibrio essa deriva dagli svariati
movimenti parziali in tutta la figura, anche la testa è difatti leggermente
piegata verso destra con lo sguardo rivolto in basso.
Gli svariati rapporti proporzionali del Doriforo diedero un risultato così efficace che
fu riprodotto anche fino a 800 anni dopo la creazione di questa scultura, come ad
esempio molte figure di imperatori romani che si fanno rappre