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concentrate di più nella stagione invernale e nel mesi freddi, mentre nel bioma temperato

le precipitazioni sono abbondanti durante tutto l'anno. In tutti e due i biomi possiamo

osservare una marcata stagionalità ciclica, che però è più preponderante nel bioma

mediterraneo dove possiamo trovare estati più aride. In quest'ultimo, in base alla

lontananza dal mare, si possono trovare ecosistemi mediterranei come la foresta

mediterranea decidua, caratterizzata da una vegetazione prevalentemente formata da

latifoglie decidue. Lo stesso tipo di vegetazione lo ritroviamo anche nella foresta temperata

decidua, che in Italia è composta prevalentemente da varie specie di querce. In ultima

comparazione, prendendo in considerazione le foreste mediterranee sempreverdi e quelle

temperate pluviali sempreverdi, nel primo bioma osserviamo come vegetazione

predominante la foresta di lecci, mentre nel secondo bioma le foreste di faggi, ambedue

sempreverdi composte da piante a portamento arboreo.

4 Quali indici di diversità conosci? Per calcolare la diversità in differenti comunità e poterla

confrontare c'è bisogno di indici che misurino allo stesso tempo la ricchezza di specie (S) e

l'omogeneità o equipartizione delle stesse. Si usano generalmente 3 indici fondamentali: il

primo è quello di shannon-weiner la cui formula è h= -E pi ln pi dove pi=ni/ntot. Grazie a

questa formula i cui valori vanno da 0 a inf, possiamo capire se ci troviamo difronte a

comunità con numerose specie e quanto sono bilanciate in quanto a frequenza. Il secondo

indice + usato è quello di Simpson la cui formula è Lambda=E pi^2 e con valori che vanno da

0 a 1. questa formula ci fornisce informazioni sull'abbondanza e la concentrazione delle

diverse specie in un campione dando maggiore spessore alle specie rare. L' ultimo indice

ovvero quello di equipartizione con formula J=H/Hmax, non tiene conto invece del numero

di specie ma a prescindere dal numero delle stesse, ci indica quanto una comunità si

avvicina al caso della perfetta equipartizione indicata con il calore massimo 1. a queso

valere tutte le specie sono ugualmente abbondanti, mentre nell'altro caso limite al valore 0,

si ha nella comunità una o poche specie.

5 Comunità biologica definizione esempi struttura. Una comunità biologica è un

raggruppamento di popolazione di specie, che coesistono ed interagiscono tra di loro nello

spazio e nel tempo. la comunità biologica di un' ecosistema, può essere suddivisa in

categorie chiamate livelli trofici, dove il primo livello è quello dei produttori primari,

organismi vegetali fotoautotrofi. Successivamente, troviamo lungo le catene trofiche, i

consumatori primari (erbivori) e dopo di essi un numero variabile di altri livelli trofici

superiori asseconda dell'ecosistema considerato. A chiudere il cerchio, troviamo gli

organismi decompositori, batteri e funghi che scompongono la materia organica rendendo

nuovamente disponibili nutrienti ed elementi. Oltre alla classificazione delle specie secondo

livelli trofici, possiamo studiare le comunità biologiche osservandone la struttura e la

dinamica. Prendendo per esempio una comunità vegetale arbustiva, tramite un'analisi

strutturale sia orizzontale che verticale, possiamo renderci conto della stratificazione

verticale della vegetazione e della sua distribuzione orizzontale lungo gradienti come quelli

idrici o climatici.

6 Specie aliene definizione tipi ed esempi. Le specie aliene o più comunemente definite

alloctone, sono quelle specie che per opera dell'uomo e di un' evento naturale (vento,

mareggiate, emersione corridoi terrestri) , si trovano ad abitare e colonizzare un territorio

diverso dal suo areale storico detto anche areali primario, dove la specie vive e si è evoluta.

Uno dei casi più famosi è quello dello scoiattolo grigio americano, introdotto in pochi

individui nei boschi fuori Torino e che oggi conta migliaia di esemplari che minacciano l'

autoctono scoiattolo rosso. È proprio questo, uno dei casi in cui la specie alloctnona prende

il sopravvento su quella originaria, grazie fondamentalmente all'assenza di predatori e

parassiti che possano frenare la crescita di queste popolazioni.

7 Ciclo azoto e fosforo. il ciclo dell'azoto è di tipo gassoso, infatti il pool di riserva è

nell'atmosfera che è composta per il 78% da questo elemento in forma molecolare ovvero,

come N2 gassoso. la molecola di N2 grazie ai fulmini che rompono i forti legami covalenti,

forma ossidi di azoto che raggiungono il suolo grazie alle precipitazioni. La maggiore

quantità di azoto comunque, viene fissato da particolari organismi chiamati azotofissatori i

quali, partendo da azoto molecolare producono ammoniaca Nh3. Successivamente

l'ammoniaca liberata nel suolo può andare incontro a a trasformazioni microbiche come la

nitrificazione producendo nitriti e nitrati di azoto., utili alle piante per la produzione di acidi

nucleici e proteine. L'azoto dalle piante successivamente passa tra i vari organismi lungo le

catene trofiche e attraverso alle urine o alla morte di questi, tramite gli decompositori,

viene restituito al suolo. I processi che restituiscono invece l'azoto all'atmosfera, sono quelli

della denitrificazione ad opera di batteri denitrificanti, che riducono i nitrati ad azoto

molecolare chiudendo il ciclo. Il ciclo del fosforo è di tipo prettamente sedimentario e non

ha nessuna fase gassosa. Il pool di riserva è quindi nella litosfera ed il fosforo proviene dai

lenti processi di erosione delle rocce e dei minerali inoltre, questo ciclo non comprende ne

trasformazioni microbiche ne cambiamenti dello stato di ossidazione. La forma

preponderante nel suolo è il fosfato PO4^-3, il quale viene assorbito dalle piante e

incorporato negli acidi nucleici, nell' atp e nei fosfolipidi. Il ciclo del fosforo è un ciclo di tipo

locale, molto influenzato dal ph del suolo il quale se troppo acido o basico, tende a far

formare composti insolubili del fosforo limitandone la motilità. Il fosforo è considerato uno

degli elementi limitanti più importanti per la crescita degli organismi e la sua introduzione

massiccia tramite fertilizzanti, ha prodotto in natura effetti come l'eutrofizzazione delle

acque interne, portando forti cambiamenti nelle comunità biotiche.

8 definizione PP, cos’è + esempi. Per PP si indica la quantità di materia organica prodotta

per fotosintesi, ovvero la quantità totale di energia assimilata nei tessuti vegetali per unità

di tempo e superficie. Si distingue in PPL e PPN ovvero ciò che rimane del ricavato

energetico in seguito all' utilizzo di una parte di energia per le esigenze metaboliche

dell'organismo. La PP è generalmente misurata come incremento della biomassa (materia

organica secca) in un determinato periodo di tempo, o attraverso la misurazione della

co2assorbita. I fattori che influenzano maggiormente il tasso di produttività primaria, sono

la temperatura e la disponibilità idrica considerando la PP su scala globale, su scala locale

invece la disponibilità di nutrienti gioca un ruolo maggiore. Per quanto riguarda la PP su

scala globale , gli oceani anche se non hanno un'altissima PP, compensano con la grande

superficie raggiungendo il 46% della PPN globale. Parlando invece dei biomi con la più alta

PPN, la foresta pluviale è al primo posto anche non avendo una grandissima estenzione.

9 definizione specie minacciata, liste rosse , direttiva habitat. Si definisce specie a rischio,

una specie animale o vegetale che, a causa dell'esiguità della popolazione ed in virtù di

sopravvenuti mutamenti nel suo habitat naturale è a rischio estinzione. Questo tipo di

estinzione però non è da attribuirsi a cause naturali, ma per effetto della pressione

dell'uomo sull'ecosistema. Le liste rosse Iucn rappresentano il più ampio e completo

inventario dello stato di conservazione globale delle specie animali e vegetali. Queste liste

utilizzano criteri che si basano su fattori biologici relazionati al rischio di estinzione, come la

dimensione della popolazione, il suo tasso di diminuizione, la sua distribuzione e la

frammentazione nel territorio. Molte sono le informazioni contenute in questa lista come

quante specie minacciate esistono in un determinato paese, cosa minaccia una specie o

quante estinzioni conosciute si sono presentate, il tutto per valutare il rischio di estinzione

di ogni specie animale e vegetale. La direttiva habitat ha lo scopo di promuovere il

mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali nel

territorio europeo. Nella direttiva habitat vengono definiti importanti concetti come i SIC,

ovvero i siti di interesse comunitario che ogni membro della UE deve proporre per redigere

un' elenco di siti dove si trovano importanti habitat e specie animali e vegetali.

Successivamente questi sic andranno a far parte di zone speciali di conservazione zcs con l'

obbiettivo di creare una rete di zone di protezione specile zsc denominata natura 2000 con

l'obbiettivo di conservare la biodiversità.

10 disturbo/antropogenico. Il ruolo del disturbo è quello di creare mosaici di stadi

successionali, i quali forniscono condizioni eterogenee per l'insediamento delle specie. il

disturbo fa regredire agli stadi più giovani delle successioni gli ecosistemi, ma questo

fenomeno paradossalmente fa aumentare la biodiversità. Questo aumento di biodiversità

avviene, secondo Connel, soltanto in aree sottoposte però a livelli intermedi di disturbo,

poiché se questo è troppo elevato, la biodiversità diminuisce e se è troppo esiguo, le specie

degli stadi successionali climax andranno a sostituire completamente quelle degli stadi

successionali iniziali, diminuendo la biodiversità. Ci sono diversi tipi di disturbo come quelli

naturali, che comprendono gli incendi, le alluvioni, le tempeste ed anche il semplice pascolo

degli animali erbivori. I fattori di disturbo antropogenici invece comprendono l'agricoltura, il

disboscamenti, lo sfruttamento del sottosuolo, lo sviluppo e questi producono cambiamenti

molto profondi e avvolte permanenti.

11 bioma a piacere. Definizione. Con il termine bioma si indicano un'insieme di ecosistemi

classificati sulla base di caratteristiche comuni su scala globale. La foresta tropicale pluviale

è compresa tra i 2 tropici ed è il bioma con la più alta biodiversità. Il clima è caldo e

piovoso, la stagionalità è scarsa, temperature medie annue sono comprese tra i 25-30 gradi

e le precipitazioni tra i 1700-4500mm. Il suolo è lateritico rossastro, molto poco fertile data

l' intensa lisciviazione dei nutri

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A.A. 2015-2016
6 pagine
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SSD Scienze biologiche BIO/07 Ecologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher BioD di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ecologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Acosta Alicia.