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Il leone da tastiera

Ero appena tornata a casa, chiusi silenziosamente la porta di camera mia e mi appoggiai alla parete. Sentii mia madre in cucina che frugava tra le pentole, l'odore di cavolo bollito aleggiava per tutto il corridoio e la televisione mandava in onda televendite di attrezzatura sportiva. Stavo contorcendo il viso e cercando di ingoiare il nodo che avevo avuto lì fermo in gola per tutta la mattina, quando mia madre spalancò la

porta.“È pronto a tavola”, si limitò a dire, ancora vestita da jogging.

Lasciai cadere a terra con un tonfo lo zaino che avevo su una spalla, abbandonai un istante la testa sulle mani e mi feci coraggio. Entrai in soggiorno e vidi sul tavolo un piatto pieno di verdure bollite e di insalata scondita, Elena era già seduta al suo posto e stuzzicava qualche zucchina, guardandomi con aria di sufficienza. Mi sedetti e presi un pezzo di pane, ma mia madre mi fermò subito.

“Non pensi che sia il caso di non mangiare carboidrati, Nicole? Ne abbiamo già parlato e se ci riesce tua sorella, puoi sforzarti anche tu”, mi disse con fare sentenzioso.

Fissai languida Elena, il suo viso scavato, le ossa del torace che le vibravano ad ogni respiro, i suoi polsi così sottili e fragili, sembravano rami carichi di frutta e pronti a spezzarsi. Mi alzai di scatto e la sedia emise quel fischio che ricorda le unghie passate sulla lavagna.

“Non ho fame,

"Vado a studiare in camera mia", dissi con tono irritato. Tornando in camera, feci sbattere la porta così forte che il muro tremò e un pezzo di intonaco cadde dallo stipite, diedi un calcio allo zaino ancora a terra e scaraventai tutti i vestiti giù dal letto, misi la faccia nel cuscino e urlai. Con quel urlo silenzioso sputai fuori tutto e finalmente i miei occhi scoppiarono, le mani mi tremavano, il mio respiro era affannoso e le labbra serrate, pronte a spalancarsi e a reagire a tutta la cattiveria che avevo subito. Presi il mio portatile e aprii Ask.fm, nel frattempo ripensai a quella mattina, ad ogni giorno in quel maledetto liceo e tutto sembrava scorrere a rallentatore.

"Perché non fai educazione fisica? Ne avresti bisogno", ripeteva Mara tutti i mercoledì tirandosi sugli shorts, che piacevano a tutti i ragazzi, mentre ridacchiava con le amiche.

"Secondo te, uno come me può uscire con una come te?", mi rispose Luca.

seduto sui banchi insieme agli altri dell'ultimo anno, dopo che trovai il coraggio di dichiararmi.
"Certo che quella felpa è proprio orribile, non che di solito tu ti vesta meglio", mi urlò Veronica incorridendo, mentre arrotolava una ciocca della sua bella chioma nera intorno al dito.
Il mondo intorno a me non solo aveva rallentato, sembrava anche cadermi addosso. E come un vetro che dopo tante botte si infrange, allo stesso modo qualcosa dentro al mio petto iniziò a martellare fino a scoppiare in mille pezzi. Vidi tutto nero, il mio respiro si fece rapido, le mie pupille erano completamente dilatate, il mio sguardo fisso sullo schermo, le mie dita inarrestabili sulla tastiera.
Informa anonima, scrissi i peggiori insulti a chiunque mi avesse ferito in passato: mi scagliai contro identi storti di Veronica e proseguii con insinuazioni su quanto Mara fosse una ragazza facile, per quanto riguarda Luca, mi limitai ad affermare che fosse "un mezzo uomo".

Mi sentivo svuotata espensi il computer. Avevo vinto io questa volta. Il mio volto si illuminò, la mia fronte si distese e gli angoli delle mie labbra si sollevarono appena. Mia madre entrò senza bussare e lasciò un’arancia sul mio comodino.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
2 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ginevra-f di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di scrittura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Rattaro Sara.