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Lo Shock Osmotico è un metodo non meccanico per la lisi cellulare applicabile preferibilmente a
cellule prive di parete cellulare. Le cellule vengono aggiunte a una soluzione ipertonica di
saccarosio (20% p/v). Il saccarosio, attraverso opportuni trasportatori, viene importato all’interno
della cellula in modo che il citoplasma raggiunga una condizione di ipertonicità che porterà
inevitabilmente a un richiamo di acqua all’interno della cellula, gonfiandola. Dal punto di vista
pratico si inserisce la cellula nella soluzione ipertonica di saccarosio per favorire l’assorbimento.
Successivamente le cellule vengono trasferite in una soluzione ipotonica (riferita alla pressione
osmotica plasmatica) e, in questo caso, la condizione ipertonica del citoplasma richiamerà acqua
dall’esterno verso l’interno della cellula. Si ha il rigonfiamento della cellula che porta alla sua morte
per rottura della membrana. Questo metodo ci consente di lisare solamente la membrana plasmatica
e non gli organelli cellulari. È un modo per rompere in maniera selettiva la membrana lasciando
integri gli organelli sub-cellulari come il nucleo e i mitocondri.
25. Precipitazione frazionata delle proteine: effetto della forza ionica.
Uno dei metodi utilizzati per la precipitazione frazionata delle proteine è quello di sfruttare la
differente solubilità delle proteine in funzione della Forza Ionica, la quale è definita come:
Fi= Σ ½ Ci * Zi^2. I fenomeni che si verificano possono essere di Salting In o di Salting Out.
Solitamente la dipendenza della solubilità della proteina in funzione della Forza Ionica ha un
andamento di tipo parabolico per un certo valore di pH, questo indica che per bassi o elevati valori
di Forza Ionica la proteina è poco solubile mentre per livelli intermedi si ha il massimo della
solubilità.
-A bassa Forza Ionica (sotto i 50 mM) il macroione proteico presenta un guscio di solvatazione
un’interazione molto forte di tipo carica-caria
poco spesso, si ha tra la carica della proteina e la
carica dello ione posizionato sul guscio di solvatazione e quindi gli effetti di schermatura dei gusci
di solvatazione sono di piccola entità. Di conseguenza il campo elettrico generato dalla proteina
sarà elevato e quindi sarà favorita l’interazione tra le proteine presenti nell’estratto grezzo, o tra
zone differenti della stessa proteina, che andranno a formare degli aggregati che precipiteranno nel
momento in cui non vengono adeguatamente solvatati.
-A elevata Forza Ionica (almeno 300 mM) sono presenti elevate concentrazioni di ioni positivi e
negativi che necessitano di essere solvatati, quindi si verifica una perdita di molecole di acqua che
solvatare le proteine, si avrà quindi una diminuzione dell’attività
non saranno più disponibili a
dell’acqua ovvero della sua concentrazione efficace. A questo punto il sistema cerca di stabilizzarsi
minimizzando il rapporto tra la superficie e il volume, questo comporta l’aggregazione della
proteina che di conseguenza precipita.
-A concentrazioni intermedie abbiamo un effetto di schermatura delle cariche che tengono le
proteine separate e allo stesso tempo, la concentrazione salina non è così elevata da andare a
sequestrare le molecole di acqua.
26. Precipitazione frazionata delle proteine: effetto del pH.
La precipitazione frazionata è uno dei metodi più utilizzati per concentrare l’estratto grezzo e quindi
contribuire alla sua purificazione. In particolare, questo processo sfrutta la differente solubilità delle
proteine contenute nell’estratto basandosi su differenti parametri, che sono la variazione di pH,
della temperatura, della forza ionica e l’aggiunta di cosolventi organici. Nel caso particolare del pH,
si opera la precipitazione al pI: il punto isoelettrico corrisponde al pH al quale si ha un equilibrio tra
cariche positive e negative, con carica netta pari a 0. Abbiamo quindi tre situazioni. Nel caso in cui
pH>pI, la superficie della proteina avrà densità di carica prevalentemente negativa, che comporta
repulsione tra le diverse proteine; allo stesso modo, se pH<pI, si avrà repulsione elettrostatica delle
proteine in quanto queste presenteranno densità di carica prevalentemente positiva. Nel caso in cui
pH=pI, la carica netta della proteina è nulla e quindi saranno favoriti gli effetti di attrazione e
conseguente aggregazione delle varie proteine, effetti che stabilizzano il sistema, ma allo stesso
tempo comportano la formazione di aggregati di dimensioni tali da non essere più solubili
nell’estratto, con conseguente precipitazione del materiale, che verrà separato per centrifugazione o
decantazione. Possiamo quindi operare andando a precipitare la proteina di interesse oppure
favorendo la coprecipitazione di proteine di scarto, mantenendo la proteina di interesse in soluzione.
Il pH ha un ruolo importante anche nella precipitazione in funzione della forza ionica, ossia
nell’effetto di Salting In (aumento della solubilità della proteina, generalmente a valori intermedi di
forza ionica) e Salting Out (diminuzione della solubilità della proteina per valori molto bassi o
elevati di forza ionica): come abbiamo già detto, al variare del pH varia lo stato di carica della
proteina e quindi varia anche l’effetto dei sali sulla solubilità della stessa rispetto alla solubilità dei
contaminanti.
27. Materiali usati nel processo di filtrazione.
La filtrazione ci permette di separare il surnatante e il precipitato che si trova sospeso in esso.
Il sistema di filtrazione normalmente utilizzati si basano sul sottovuoto, in cui viene posto un
imbuto di vetro, con un filtro intercambiabile, su una beuta collegata ad una pompa a vuoto. La
sospensione viene colata dall’altro e il precipitato viene trattenuto dal filtro. Il filtro è un dischetto
sottile, il cui materiale viene scelto in base alla soluzione da filtrare. Se la soluzione è acquosa si
usano filtri di Acetato di Cellulosa, polimero derivato dalla cellulosa che presenta degli idrossili
acetilati, in modo da diminuire il potere adsorbente nei confronti delle proteine. La fibra che si
forma è stabilizzato da ponti idrogeno intermolecolari, com’era anche per la cellulosa non
modificata. Per soluzione organiche si usano filtri di PTFE (politetrafluoroetilene), polimero lineare
altamente fluorurato, la cui fibra è stabilizzata da interazioni di tipo idrofobico. Si usano anche filtri
di PVDF (polivinilidene difluoruro), commercialmente venduto come Durapore. Entrambe le
tipologie di filtri sono disponibili con diversa porosità, tra 0.1 μm e 1.2 μm, da scegliere in base alla
.
differente granulometria del sedimento che si vuole filtrare
28. Frazionamento degli organelli subcellulari mediante centrifugazione differenziale.
La centrifugazione differenziale è un metodo preparativo per la separazione delle diverse fasi dei
sistemi che sfrutta la diversa velocità di sedimentazione dei diversi componenti per dividerli in
sedimento e surnatante. La velocità di sedimentazione varia in base a numerose caratteristiche, in
particolare in base al rapporto m/r (massa su raggio idrodinamico) percui maggiore è questo
p
rapporto più veloce sarà la sedimentazione. Uno utilizzo di questa tecnica è il frazionamento degli
organelli subcellulari: si parte da un tessuto sminuzzato e omogeneizzato, si centrifuga l’estratto
grezzo a 600 g per 10 min ottenendo la sedimentazione dei nuclei che hanno coefficiente di
sedimentazione più elevato, poi raccolgo e centrifugo il surnatante a 3000g per 10 min facendo
sedimentare mitocondri, ribosomi e perossisomi che possiedono un coefficiente di sedimentazione
intermedio, centrifugando il nuovo surnatante a 16000 g per 10 min ottengo il deposito di lisosomi,
successivamente a 10000 g per 30 min separo i microsomi e nel surnatante finale ottengo proteine,
lipidi, sali ed eventuali acidi nucleici.
29. Tecniche di dialisi all’equilibrio
La dialisi è una tecnica che consente di separare una o più molecole ( nel nostro caso proteine)
disciolte in una soluzione sulla base delle loro dimensioni. La procedura prevede l’utilizzo di una
membrana semipermeabile che permette il passaggio selettivo di molecole. Il movimento delle
molecole si realizza a partire da una differenza di concentrazione (gradiente) di ciascuna di esse tra i
soluti presenti nei due compartimenti, quello all’interno del tubo e quello all’esterno. La diffusione
cessa una volta giunti all’equilibrio.
Ovviamente maggiore è il volume del tampone di dialisi (all’esterno) rispetto al volume della
soluzione che troviamo nel sacchetto da dialisi, maggiore sarà la diluzione delle proteine passando
dall’interno verso l’esterno e quindi maggiore sarà il numero di proteine che riusciamo ad estrarre
dall’estratto grezzo. Solitamente per evitare elevati volumi di tampone, si sostituisce il tampone da
un gradiente di concentrazione tra l’interno e
dialisi dopo qualche ora in modo tale da ristabilire
l’esterno.
Il processo di dialisi è un fenomeno di diffusione semplice e quindi abbastanza lento e dinamico, va
eseguito per tutta la notte in cella fredda o in un armadio refrigerato a 4°C in modo tale da
minimizzare le cinetiche enzimatiche e ridurre la proliferazione di muffe o batteri.
La dialisi è una procedura sfruttata per la desalificazione o per andare a separare proteine che
possiedono PM diversi tra loro andando così ad arricchire l’estratto grezzo.
30. Tecniche di ultracentrifugazione per la stima del peso molecolare di macromolecole
biologica. Equazione fondamentale.
Le tecniche di ultracentrifugazione hanno un impiego sia preparativo, in quanto consentono la
separazione del surnatante e del precipitato che si forma in seguito a precipitazione frazionata, sia
analitico: la centrifugazione infatti permette di stimare il peso molecolare di una proteina, DNA o di
contenuto nell’estratto da analizzare e purificare,
un complesso proteina-proteina oltre che operare
una separazione differenziale basata sui diversi pesi molecolari dei soluti. Il sistema di
centrifugazione consiste nella semplice rotazione di una particella attorno ad un asse di rotazione; le
forze in gioco in questo moto sono la forza centrifuga e la forza centripeta. La forza centrifuga è
Fc= m*[(ρp-ρs)/ρp]*ω²*r, con accelerazione centrifuga G= ω²*r, velocità angolare ω=
data da
2π*n/60 e r il raggio del rotore, m massa della particella, ρp densità della particella e ρs densità
della soluzione. Il rapporto (ρp-ρs)/ρp è un fattore di conversione (solitamente minore di 1),
direttamente proporzionale alla forza centrifuga stessa, che mi permette di calcolar