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finanziarie ed economiche, riducendo il rischio contagio dal settore
finanziario a quello dell’economia reale. Esso mira a rafforzare la solidità
di fronte a dinamiche procicliche attraverso la creazione di buffer di
capitali. A livello di comunicazione, l’intervento più incisivo è dello di
Basilea 2, per poter integrare i requisiti patrimoniali minimi del primo
pilastro e il processo di controllo prudenziale del secondo, sono stati
introdotti specifici requisiti di trasparenza informativa
Le nuove regole, finalizzate all’implementazione della sensibilità al
rischio e della capacità di misurarlo con precisione, porteranno
inevitabilmente a privilegiare le aziende finanziariamente sane, dotate di
sistemi di controllo e valutazione adeguati, in grado di prevedere i propri
fabbisogni di liquidità e quindi di governare il grado di indebitamento,
imponendo una maggiore capitalizzazione delle imprese, una
struttura finanziaria più equilibrata, una migliore trasparenza e
affidabilità dell’informativa obbligatoria e una crescita
dimensionale.
Le nuove regole, pertanto, porteranno inevitabilmente a privilegiare le
aziende finanziariamente sane, dotate di sistemi di controllo e valutazione
adeguati, in grado di prevedere i propri fabbisogni di liquidità e
conseguentemente di governare il grado di indebitamento.
Effetti sulle banche
Le nuove regole introdotte con Basilea 2 comporteranno, per gli istituti
bancari, un aumento dei costi «da vigilanza», ma anche vantaggi e
opportunità:
• le banche con un portafoglio prestiti di elevata qualità potranno
beneficiare di una riduzione dei requisiti patrimoniali di vigilanza. Al
crescere del livello di sofisticazione della metodologia impiegata dovrebbe
diminuire, a parità di qualità del portafoglio prestiti, la relativa copertura
patrimoniale;
• i nuovi princìpi invoglieranno le banche ad acquisire maggiore
consapevolezza della portata dei rischi realmente incorsi e a sviluppare
una vera e propria cultura del «risk management».
Determinazione del «rating»
Il procedimento che conduce alla determinazione del merito creditizio
(«rating») si fonda su tre moduli e precisamente:
• il modulo di valutazione statistica, che processa gli indicatori desunti
dal bilancio attraverso l’utilizzo di algoritmi statistici complessi;
• il modulo di valutazione andamentale, che elabora i fattori di
ponderazione per l’apprezzamento della dinamica del rapporto creditizio;
• il modulo di valutazione qualitativa, che incorpora i giudizi soggettivi
sulla struttura organizzativa dell’impresa affidata, dell’assetto
proprietario, delle prospettive del settore di appartenenza e della
congiuntura, del posizionamento competitivo, ecc.
L’area del capitale netto: riserve occulte, palesi e potenziali. Il
candidato evidenzi gli effetti delle politiche di annacquamento del
capitale
Le riserve palesi sono chiaramente indicate nel bilancio tra le voci del
patrimonio netto della società. Sono palesi le riserve che trovano esplicita
evidenziazione tra le poste del capitale netto nel bilancio d'esercizio,
mentre sono occulte le riserve che non trovano esplicita rappresentazione
tra le parti ideali del patrimonio netto.Le riserve potenziali nascono
dall’applicazione del principio di prudenza e nella misura in cui viene
valutato in modo asimmetrico i costi ed i ricavi presunti. Lo spazio che
separa il capitale netto dal valore del capitale economico corrisponde alle
potenzialità inespresse. Potenzialità cioè che il valore prudentemente
assegnato al capitale di bilancio non esprime, ma che si presumono
realizzabili attraverso la futura attività di impresa. Le riserve occulte
nascono dall’errata applicazione dei principi contabili e da una mancata
applicazione di ragionevolezza. Le politiche di annacquamento del capitale
possono portare a sovrastimare il risultato di esercizio, ingannare i
stakeholder e portare a distribuzione di utili che non potendo far
riferimento al risultato d’esercizio funzionale causano un depauperamento
patrimoniale.
Concetto di autofinanziamento e relazioni con aree capitale netto.
L’azienda persegue reddito mediante l’avvicendamento degli investimenti
di denaro in fattori produtti specifici. Il risultato positivo se trattenuto
all’interno dell’azienda genera Autofinanziamento. Attraverso
l’autofinanziamento l’azienda alimenta la propria attività senza il sussidio
di terze economie. L’autofinanziamento costituisce, quindi, un fattore
molto importante per la crescita aziendale, il suo ammontare risulta
interessante ai fini di una approfondita analisi della struttura patrimoniale
e finanziaria dell’impresa. Abbiamo due tipi di autofinanziamento.
L’autofinanziamento proprio include gli utili maturati e non distribuiti,
quello improprio invece si forma mediante accantonamenti e
ammortamenti posti a carico dell’esercizio, mediante l’imputamento a
conto economico di costi non monetari. L’autofinanziamento proprio
consiste essenzialmente nella destinazione di parte dell’utile di esercizio
ad appositi fondi, denominati riserve, necessari a garantire l’impresa da
eventuali risultati negativi (perdite), oltre a favorire il rafforzamento
patrimoniale e strutturale e a creare una più solida configurazione
finanziaria.
Tranne l’accantonamento al “trattamento di fine rapporto” che appare al
punto “C” in avere dello Stato patrimoniale, l’ammortamento e altri
accantonamenti non appaiono esplicitamente nello Stato patrimoniale del
bilancio
Tasso di sviluppo azienda
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