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Da Grotowski a Motus, rapporto spettatore attore, Storia dei generi teatrali Pag. 1
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LE OPERE E GLI SPAZI

Per il regista polacco il testo è semplicemente un pretesto, un bisturi che permette di andare oltre, di

scoprire gli aspetti celati in se stessi. L’attore diventa un musicista, il testo una partitura ricomposta

con suoni, gesti e variazioni proprie dell’attore. Il teatro è per Grotowski un incontro tra attori e

spettatori, che si traduce in un incontro tra uomini che cercano e si aprono con fiducia ad altri

uomini.

Nella storia esotica Sakuntala gli spettatori, posti di fronte agli attori, si tramutano in monache o

cortigiane e vengono fatti ‘partecipare’ tramite l’utilizzo di luci che si alternano nell’illuminazione

di scena e platea.

In Dziady, Grotowski tenta per la prima volta di integrare in uno

spazio unico attori e spettatori, abolendo il palcoscenico

convenzionale. Gli spettatori sono seduti su sedie disposte “a

caso”nella sala teatrale.

Kordian fa degli spettatori i pazienti dell’ospedale psichiatrico,

facendoli sedere fra i letti e sui letti della corsia, insieme agli

a t t o r i .

I n Akropolis diviene molto forte la contrapposizione vita-morte. Gli attori, infatti, raffigurano i

morti del campo di concentramento di Auschwitz risorti dal fumo dei forni crematori. Gli spettatori

invece sono i vivi, esclusi dal circolo degli iniziati all’esperienza ultima ed estrema. Grotowski

riesce a creare un distacco tra il mondo dei vivi e quello dei morti, in modo che proprio questi ultimi

sembrino delle presenze allucinatorie, generate da un incubo dei vivi.

Nel Doctor Faustus gli spettatori siedono come commensali all’ultima cena di Faust, disponendosi

lungo due tavolate ai lati della stanza, come se fossero i monaci nel refettorio di un monastero

medievale. All’inizio della performance con lo scopo di coinvolgere il pubblico, Faust ringrazia

ogni spettatore come se fosse un vero e proprio ospite. La presenza degli attori veri si manifesta

quando, due tra i commensali chiedono al protagonista di raccontare il proprio passato. In questo

modo gli spettatori da assumono anche il ruolo di confessori.

In Studium o Hamlecie:

“La sala intera è la corte e gli spettatori i cortigiani tra cui

intessono intrighi e cospirano i personaggi principali del

dramma.”

La performance avviene in una stanza vuota e gli spettatori, seduti lungo le pareti bianche,

rappresentano la folla che incalza, opprime e uccide Amleto.

Il Principe Costante rappresenta il punto di svolta della produzione di Grotowski: gli attori e gli

spettatori tornano ad essere separati. La sistemazione del palcoscenico e del pubblico sta a metà fra

l’arena e la sala operatoria: per questo si può avere l’impressione di assistere, osservando l’azione

che si svolge in basso, a qualche sport crudele in un’antica arena romana, oppure ad un’operazione

chirurgica. Gli spettatori vengono quindi relegati in alto lungo i tre lati di una sorta di balconata che

si affaccia sulla arena-sala operatoria in basso. La usuale separazione tra attori e spettatori è esaltata

e sfruttata in modo geniale: gli attori, nella parte dei torturatori, risultano molto vicini ma

ineluttabilmente separati dagli osservatori; lo spettattore riscopre così la propria funzione

fondamentale:

“La vocazione dello spettatore è essere osservatore, ma soprattutto essere

testimone. Testimone non è colui che mette il proprio naso ovunque, che si sforza di

essere il più vicino possibile o anche di intervenire nell’attività degli altri. Il

testimone si tiene un po’ in disparte, non vuole intromettersi, desidera essere

cosciente, guardare ciò che avviene dall’inizio alla fine e conservarlo nella

memoria. […] Respicio, questo verbo latino che indica il rispetto per le cose, ecco

la funzione del testimone reale; non intromettersi con il proprio misero ruolo, con

l’importuna dimostrazione “anch’io”, ma essere testimone, ossia non dimenticare,

non dimenticare a nessun costo.”

Come ciò che succedeva alle origine del teatro, lo spettatore torna dunque ad essere il testimone di

un evento in cui l’attore compie un vero e proprio atto sacrificale. La dimensione del hic et nunc e

quindi dell’effimerità dello spettacolo teatrale si fa sempre più radicata negli spettacoli di

Grotowski.

Dettagli
A.A. 2008-2009
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.canella di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei generi teatrali popolari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Cuppone Roberto.