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La Magistratura

La Magistratura è costituita da giudici e magistrati e ha il compito di amministrare la giustizia, detiene cioè il potere giudiziario. L'organo di governo è il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) il cui presidente è il Presidente della Repubblica. Il potere giudiziario è un potere autonomo e indipendente dagli altri poteri, come scritto nell'art. 104 della Costituzione.

Chi difende la Costituzione?

A difendere la Costituzione c'è la Corte costituzionale. La difende da possibili abusi da parte di forze politiche e di governo. Deve garantire che le leggi dello stato siano legittime. La Corte costituzionale si è insediata ed è diventata operativa nel 1956. È composta da 15 giudici nominati per 1/3 dal Presidente della Repubblica, per 1/3 dal Parlamento e per 1/3 dalle Supreme Magistrature.

Perché i PRINCIPI SUPREMI sono posti all'inizio della Costituzione e non in margine?

I principi nella Costituzione fanno parte della carta costituzionale. I costituenti non volevano che i temi e i valori che si affrontano in questi articoli fossero confinati ad essere delle linee guida. È una cosa importante perché i principi, cosiddetti supremi, diventano la spina dorsale del nostro ordinamento, quelli che danno le caratteristiche fondamentali e immodificabili dello stato. La nostra è l'unica Costituzione con questa caratteristica. I perni e i valori che definiscono lo stato italiano sono i primi 12 articoli della Costituzione.

13. Cosa dice il primo articolo? A chi appartiene la sovranità? Come viene considerato il lavoro? "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità popolare appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Con questo articolo si sancisce il risultato del referendum del 1946, cioè che l'Italia è una repubblica.

Il termine Repubblica si riferisce ad un interoordinamento, con tutti i soggetti che la compongono, e il termine democratica indica una forma di governo che si ispira al concetto democratico. Nella seconda parte dell'articolo si dice "La sovranità va esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione" e significa secondo le regole della democrazia. "Forme e limiti" non sono restrizioni ma è un rimando diretto a come si vive in società. Lo stato repubblicano è fondato sul consenso popolare: i cittadini sono i detentori del potere politico. La sovranità spetta al popolo che esercita il proprio potere attraverso i rappresentanti che elegge. Per questo l'Italia è una democrazia indiretta, rappresentativa, delegata: il popolo sceglie le persone che devono decidere. Accanto al principio democratico, c'è il lavoro, l'unico diritto che si chiama fondamentale.L'organizzazione politica, sociale ed economica ha come fondamento il lavoro, come forza propulsiva di una società che vuole essere libera. Il lavoro rappresenta un elemento di novità anche rispetto alla Carta del lavoro del regime fascista, che tutelava il lavoro solo nell'aspetto funzionale alla potenza della nazione. Nel definire questa parte dell'articolo la costituente ha voluto sottolineare che il lavoro è al primo posto come valore da tutelare. 14. Perché l'art. 1 va letto insieme all'art. 4, cosa dice quest'ultimo? L'articolo 1 va letto insieme all'articolo 4, dove si parla di lavoro in forma più precisa. L'articolo 4 recita: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione checoncorra al progresso materiale o spirituale della società". Qui si parla di diritto al lavoro, che deriva dal fondamento (art. 1). Il lavoro quindi è un diritto per tutti i cittadini che devono poter scegliere il proprio e lo stato deve garantirlo, impegnandosi a creare le condizioni affinché ciò sia possibile. Il lavoro è la fonte privilegiata di sostentamento della persona ed è lo strumento irrinunciabile per la sua affermazione sociale. Vicino ad un diritto però c'è un dovere. Il lavoro è considerato un dovere che ciascun cittadino è tenuto a rispettare, per contribuire al progresso economico e sociale dello stato e della collettività, il patto sociale. Il lavoro è un dovere di solidarietà, è un dovere nei confronti della società, è l'espressione primaria della partecipazione del singolo al vincolo sociale. 15. Cosa dice l'art. 2 della Costituzione? Quali

"diritti inviolabili" vengono riconosciuti? Qual è il rapporto individuo e Stato, il rapporto fra diritto di libertà/dovere di solidarietà (due facce della stessa medaglia)? L'articolo 2 recita: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". Nel verbo "riconoscere" c'è il fulcro dell'impostazione. La Costituzione non impone perché lo stato riconosce qualcosa che c'è già: l'individuo con i propri diritti, che non vengono concessi da autorità ma appartengono alla persona. L'uomo ha uno spazio di libertà inviolabile perché naturale. I diritti inviolabili (irrinunciabili, imprescindibili, inalienabili) sono di natura umana e preesistono a

qualsiasi ordinamento e legge. Con l'art. 2 lo stato dichiara di riconoscere questi diritti inviolabili attribuendone forza primaria e si impegna a difenderli. A legare l'individuo alla società ci sono le formazioni sociali, all'interno delle quali svolge la sua formazione e sviluppa la sua personalità. In questo stato si fanno tre cose: si riconoscono i diritti dell'uomo, si garantiscono quei diritti e si chiede in cambio un dovere di solidarietà. La solidarietà è il legame che unisce i cittadini in una costruzione di una società nuova. Libertà vuol dire responsabilità e quindi i diritti di libertà non si possono separare dai doveri di solidarietà.

16. Spiega l'art. 3, ovvero la differenza tra uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale e perché esso è legato all'art. 1 secondo Pietro Calamandrei?

L'articolo 3 recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità

sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

In questo articolo si parla di eguaglianza, che passa da essere formale nella prima parte e sostanziale nella seconda. L'eguaglianza fra i cittadini è la regola fondamentale di ogni stato di diritto. Ogni persona è soggetta al diritto allo stesso modo, senza discriminazioni. Al centro della Costituzione si ribadisce che c'è l'uomo in quanto tale e si considera il cittadino come uomo sociale. Questo riconoscimento formale diventa sostanziale, dove

Si stabilisce che lo stato si adopera per assicurare quella posizione di parità di diritti. Il legislatore deve impegnarsi ad eliminare ciò che ostacola questa parità, cioè quelle condizioni che possono portare a discriminazioni. Il costituente Calamandrei in un discorso del 1955 afferma che "il compito dello stato è rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Soltanto dopo si potrà dire che la formula contenuta nell'art 1 corrisponderà alla realtà. Finché non ci sarà la possibilità per ogni uomo di lavorare, di studiare, di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere, la nostra repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro e non si potrà chiamare neanche democratica. Infine, finché lo stato non avrà assicurato un'eguaglianza di fatto, la democrazia sarà monca, non realizzata".

17. Cosa viene sancito nell'art.

5?L'art. 5 recita: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento". Lo stato riconosce e promuove non l'individuo ma, ad un soggetto politico diverso, le autonomie locali. Questo articolo rappresenta una risposta alle tendenze centriste dello stato fascista. Viene sancito il pluralismo territoriale, ovvero il riconoscimento di centri di potere autonomi, più vicini al cittadino. Il decentramento e l'autonomia sono complementari tra loro: lo sviluppo delle autonomie territoriali garantisce anche un importante decentramento di funzioni. Lo Stato comunque è l'ente pubblico sovrano per eccellenza. Le provincie e i comuni facevano già parte della grande tradizione storica italiana, le regioni sono un soggetto nuovo.

Ma i confini di quelle regioni ricalcavano i confini delle legioni romane. Questo è un articolo importante perché accanto al principio di unità e indivisibilità della Repubblica si afferma il principio di decentramento del potere, di riconoscimento e di promozione delle autonomie locali. 18. Cosa tutela la Repubblica nell'art. 6 e perché si contrappone alla precedente politica del fascismo? L'articolo 6 recita: "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche". È un articolo con il quale lo stato si impegna con un obiettivo enorme. Le minoranze linguistiche ci sono sempre state, soprattutto lungo i confini (es. i tedeschi in Alto Adige). Una minoranza è una comunità, numericamente ridotta e storicamente presente, che parla una lingua diversa da quella ufficiale. Il regime fascista aveva adottato una politica repressiva nei confronti delle minoranze linguistiche, fino a far cambiare nomi e cognomi di.

Origine straniera. La tutela delle minoranze linguistiche pone le basi di uno stato democratico in tutto e per tutto: si attua davvero l'eguaglianza di lingua. Ma si faceva un passo in più, cioè il riconoscimento di un'autonomia culturale, con norme precise che andavano a tutelare le minoranze territoriali. Così

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Publisher
A.A. 2019-2020
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher angelatn di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Bellabarba Marco.