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In questo videoclip i colori, la categoria più importante, senza la quale non potremmo

distinguere spazi e linee, come già detto, sono preminentemente i cosiddetti non-colori, il

bianco e il nero. Essi creano uniformità cromatica e simboleggiano il passato dai contorni

sfuocati, ma anche il presente, perfettamente a fuoco, dove Alice interviene cantando le liriche

della canzone. Il bianco in genere veicola il significato di purezza e semplicità (l’infanzia),

mentre il nero l’eleganza e il mistero, che sono caratteristiche riconducibili al video.

L’introduzione dei colori nelle “cartoline”, molto intensi e luminosi, simboleggia, in netto

contrasto con l’acromia del passato, il presente, anch’esso non a fuoco, forse perché troppo

frenetico e lontano dai canoni della natura, e per questo motivo, probabilmente non ben

vissuto.

Le due categorie del piano dell’espressione, sfuocato/a fuoco, contrapposte alle due

categorie del contenuto (passato/presente), creano ciò che in semiotica è definito semi-

simbolismo (a differenza del simbolismo che contrappone elementi singoli dei due piani)

(Pozzato, 2013, 107).

Per ciò che concerne le forme, abbiamo una predominanza di linee e forme verticali (gli

alberi, le siepi, la bambina, Alice, le persone e le cose ritratte nelle “cartoline”), che veicolano il

significato di dinamicità, e di linee e forme arrotondate (i visi, le curve dei corpi, il soffione, le

ruote della bicicletta) che rappresentano armonia, sensualità e femminilità, tutti elementi

presenti nel filmato. 16

Lo spazio, infine, si distingue in rappresentato, il parco dove la bambina gioca e lo studio dove

Alice canta, e rappresentante, quello dove sono stati inseriti gli elementi: in questo caso,

l’inquadratura (Polidoro, 2008, 105). Entrambe le

figure umane sono idealmente incorniciate

nell’ambiente circostante (c.d. inglobato/inglobante,

Pozzato, 2013, 105). Il peso delle figure è

distribuito prevalentemente a destra e al centro

delle inquadrature di tutto il videoclip. In base alle

regole pittoriche, che dividono lo spazio in sei rettangoli di uguali dimensioni, tutto ciò che

rientra nella casella centrale, assume importanza principale ed equilibrio: gli oggetti o le figure

poste sulla destra sono invece percepite come più pesanti, mentre quelle a sinistra hanno

caratteristiche di lievità e minor tensione.

Secondo la teoria della direzione di lettura delle immagini (Polidoro, 2008, 94), quanto sopra

descritto troverebbe spiegazione nella lateralizzazione cerebrale: le funzioni pertinenti il

linguaggio verbale risiedono nell’emisfero sinistro, mentre le funzioni visive, tra cui il

riconoscimento dei volti, è una delle funzioni deputate all’emisfero destro. Da qui la tendenza

alla visione delle immagini da sinistra-destra. Altresì, l’ipotesi culturale, che teorizza che tale

tendenza sia conseguenza della direzione della lettura e della scrittura delle culture

occidentali, la cui influenza sulle culture orientali e medio-orientali, -il cui senso di lettura e

scrittura è opposto-, ha evidentemente fatto sì che a, a livello statistico, questo senso di lettura

delle immagini sia quello prevalente nel mondo (ivi, 97).

Particolare attenzione va ai diversi interventi di Alice in mezzo busto, primo e

primissimo piano (figg. 11 e 12, pag. 18), che occupano gran parte dell’inquadratura, con

predominanza di lato sinistro e centro, oppure l’intera inquadratura, perfettamente centrata. In

molte di queste inquadrature l’Artista guarda fissa in camera, instaurando il rapporto Io-tu con

lo spettatore, chiamandolo in causa, tipico del débrayage enunciazionale (Polidoro, 2008, 63),

già descritto in precedenza, e considerato una marca dell’enunciazione. Come in un dipinto, la

figura ritratta attira l’astante a sé, guarda lo spettatore e si lascia guardare (ivi, 65).

17

(Fig. 11)

(Fig. 12)

18

(Fig. 13)

(Fig. 14)

19

In altre inquadrature (figg. 13 e 14, pag. 19), soprattutto in quelle iniziali al minuto 0:20, e in

parte di quelle alla fine del video, momento della rivelazione della storia, lo sguardo invece è

spesso rivolto altrove, ossia verso il basso; Alice vuole essere guardata e non vuole non

guardare (indice di “un soggetto che non si imbarazza, cioè che non cerca attivamente di

essere guardato”) (ibidem).

Da considerare, inoltre, oltre agli intensi primi piani appena descritti, anche il ritmo delle

immagini e delle categorie plastiche in esse contenute (si pensi alle “cartoline” o alla corsa

incessante della bambina) cresca in concomitanza con il ritmo della musica, creando pathos

nello spettatore.

Tutti questi elementi sono tenuti assieme da un collante, denominato isotopia, che è

una sorta di fil rouge che dona concretezza alle diversi porzioni del testo. Nel video possiamo

riconoscere come isotopie: gli elementi della natura, la serie di sguardi intensi di Alice, il

cromatismo delle immagini (il passato ritratto in bianco e nero ed il presento figurato a colori),

la ripetizione dei versi “da bambina” e “non ero mai sola”.

Il percorso generativo del senso

E’ il procedimento attraverso il quale i diversi livelli del contenuto del testo vengono analizzati

per portare alla luce “significati profondi e astratti” potenzialmente “veicolati anche da altre

storie. Pensiamo, per esempio alla storia leggendaria di San Giorgio che combatte e trafigge il

drago: in essa possiamo riconoscere il conflitto tra Bene e Male (Polidoro, 2008, 45).

Il percorso generativo del senso è composto da due strati sovrapposti: il più profondo è

quello delle strutture semio-narrative, che si dividono a loro volta in profonde e superficiali:

quello meno profondo è lo strato delle strutture discorsive.

20

Le strutture semio-narrative profonde: il piano del contenuto

E’ il piano profondo dell’immagine, quello non superficiale. Algirdas Greimas, semiotico

francese di origini lituane del ‘900, teorizzava che “la struttura soggiacente ai testi è un sistema

semantico organizzato per livelli di profondità, con un meccanismo di generatività che

permette agli elementi più profondi e più semplici di dar vita ad elementi più superficiali e più

complessi secondo regole di conversione” (Traini, 2006, 125). Ponendo in contrasto tra loro

una serie di elementi, il quadrato semiotico, ideato da Gremais, ci svela la struttura basilare

della significazione semantica. Nell’analisi della narrazione “i significati profondi di un testo non

valgono tanto di per sé, ma perché inseriti in una rete di rapporti con altri significati correlati

(Polidoro, 2008, 49). Nel caso del video Non ero mai sola, possiamo figurare almeno due

quadrati semiotici:

compagnia solitudine infanzia età adulta

non-solitudine non-compagnia non-età adulta non-infanzia

Il quadrato rappresenta sì un modello semantico, perché “fa emergere il senso all’interno di un

micro-universo di significato”, ma è anche un modello sintattico, perché consente di svelare “le

relazioni interne ai semi oppositivi di una categoria” (nella fattispecie: compagnia-solitudine,

non-compagnia - non-solitudine e fanciullezza-età adulta, non-fanciullezza – non-età adulta)

“sono condizione necessaria perché si sviluppi la narratività” (Bianchi/Ragonese, 2013, 28).

Alice contrappone quindi periodi diversi della sua vita, descrivendo come nel periodo

iniziale dell’infanzia non conoscesse la solitudine, malgrado la scarsità di contatti umani:

viceversa in età adulta, la vita sociale moderna, pur essendo attorniata da persone, le ha fatto

scoprire di essere sola. 21

Le strutture semio-narrative superficiali: lo schema narrativo canonico

Attraverso le regole di conversione citate precedentemente, approdiamo ad un livello più

concreto, più somigliante alla narrazione come la intendiamo comunemente. Malgrado ciò va

sottolineato che siamo ancora ad un livello che è fondamentalmente astratto: vengono

introdotte “semplici funzioni narrative (Soggetto=chi compie l’azione; Destinante=chi dà

l’incarico al Soggetto)” e non “necessariamente essi corrispondono a un personaggio, che

nella terminologia semiotica si chiama attore”, sicché per distinguerli dagli attori come noi li

intendiamo, prendono il nome di attanti (Polidoro, 2008, 51). Oltre ai due citati

precedentemente, il modello attanziale prevede anche l’Oggetto di valore, la posta in gioco

della narrazione, il Destinatario, colui che riceve l’incarico, l’Aiutante, un elemento o un

individuo che facilita il compito del Soggetto, e l’Opponente, un elemento o un individuo che

ostacola il compito del Soggetto. (Polidoro, ibidem). Queste funzioni narrative entrano in gioco

con lo schema narrativo canonico che prevede quattro fasi di sviluppo della storia. La prima

fase è la Manipolazione (l’accezione di questo termine in semiotica ha valore neutro e non

negativo come nel linguaggio comune), attraverso la quale il Destinante convince il

Destinatario/Soggetto a intraprendere il Programma Narrativo (PN), ovvero, l’azione progettata

dal Soggetto (Pozzato, 2013, 29). La seconda fase è la Competenza, che vede il Soggetto

acquisire le competenze necessarie a portare a compimento il PN. La terza fase è la

Performanza, l’azione che se di successo, vedrà il Soggetto acquisire l’Oggetto di valore. La

quarta ed ultima fase è la Sanzione, con il Destinante che giudica l’operato compiuto (ivi, 32).

Applicando quando sopra al video in esame, potremmo dire che il Destinante sia Alice,

desiderosa di narrare la propria storia, che convince tramite la Manipolazione lo spettatore,

vale a dire il Destinatario/Soggetto, ad apprendere come durante la propria l’infanzia, pur

essendo sola non soffrisse di solitudine, situazione che più avanti, invece, subirà una

variazione (PN). La fase della Competenza si esplica tramite la volontà di far riaffiorare il

passato, raccogliendo i ricordi e strutturandoli in un racconto, nelle liriche, per far riaffiorare

momenti dell’infanzia, narrati per dimostrare la non-solitudine di quell’epoca, che è l’Oggetto di

valore. Durante la Performanza, Alice mette in atto le competenze acquisite cantando la sua

storia, ponendo in sequenza i vari spazi, passato, studio e città, spiegandoci come i suoi giochi

22

nel parco la svagassero e le permettessero di non sentirsi sola, fino a costruire il messaggio

definitivo. La bambina del passato riveste il ruolo dell’Aiutante nell’espletare parte della

Competenza, mentre l’O

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
30 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dadotto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Semiotica dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Montanari Federico.