Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 32
13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 1 13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
13.Rivisitazione economia aperta modello di mundell fleming Pag. 31
1 su 32
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

MUNDELLFLEMING E IL

REGIME DEI TASSI DI

CAMBIO CONCETTI FONDAMENTALI

Modello di Mundell-Fleming: Il modello che svilupperemo qui, detto modello di

Mundell-Fleming, è stato definito «il principale strumento per lo studio degli effetti

della politica fiscale e della politica monetaria in un’economia aperta».

Il modello di Mundell-Fleming è strettamente imparentato con il modello IS-LM.

Entrambi sottolineano l’interazione tra il mercato dei beni e il mercato della moneta;

entrambi ipotizzano che i prezzi siano fissi; ed entrambi hanno l’obiettivo di stabilire

cosa provochi le fluttuazioni di breve periodo del reddito aggregato (ovvero gli

spostamenti della curva di domanda aggregata). La differenza fondamentale è che il

modello IS-LM ipotizza che l’economia sia chiusa, mentre il modello di Mundell-Fleming

ipotizza che sia aperta.

Il modello di Mundell-Fleming si fonda su un’importante ipotesi estrema: quella che

l’economia oggetto di analisi sia una piccola economia aperta con perfetta mobilità dei

capitali. Questo significa che l’economia può indebitarsi o essere creditrice in qualsiasi

misura nei mercati finanziari mondiali e che, di conseguenza, il tasso di interesse

prevalente in questa economia è il tasso di interesse mondiale. Ecco come lo stesso

Robert Mundell ha motivato l’adozione di tale ipotesi nell’articolo con il quale ha

presentato al mondo il suo modello nel 1963:

Al fine di presentare le conclusioni a cui sono giunto nel modo più semplice possibile e

per evidenziare chiaramente le relative implicazioni per la politica economica, ipotizzo

un grado di mobilità dei capitali estremo, come si verifica quando un paese non è in

grado di stabilire e mantenere un tasso di interesse diverso da quello prevalente

all’estero. Si tratta di un’ipotesi in una certa misura eccessiva, ma ha il vantaggio di

incarnare lo stereotipo verso il quale sembrano tendere le relazioni finanziarie

internazionali. Allo stesso tempo, si potrebbe affermare che non si tratti di un’ipotesi

troppo distante dalla realtà di quei centri finanziari – come Zurigo, Amsterdam o

Bruxelles – le cui autorità riconoscono già il progressivo indebolimento della propria

capacità di dominare le condizioni del mercato monetario e di isolarle dall’influenza

esterna. Inoltre, tale ipotesi potrebbe essere molto rilevante per paesi come il Canada,

i cui mercati finanziari sono in forte misura dominati dal più grande mercato

finanziario di New York.

Il mercato dei beni e la curva IS*: Il modello di Mundell-Fleming descrive il mercato dei

beni e dei servizi come fa il modello IS-LM, aggiungendo però un nuovo termine per

includere le esportazioni nette. In particolare, il mercato dei beni è rappresentato dalla

seguente equazione:

Y = C(Y – T) + I(r) + G + NX(e)

Secondo questa equazione, il reddito aggregato Y è la somma del consumo C,

dell’investimento I, della spesa pubblica G e delle esportazioni nette NX. Il consumo è

correlato positivamente al reddito disponibile Y - T ; l’investimento è negativamente

correlato con il tasso di interesse, che sappiamo essere uguale al tasso di interesse

mondiale; le esportazioni nette sono correlate positivamente con il tasso di cambio e.

Come già in precedenza, definiamo il tasso di cambio e come la quantità di moneta

estera necessaria per acquistare un’unità monetaria nazionale: per esempio, il tasso di

cambio potrebbe essere 100 yen per euro. Se e è il tasso di cambio nominale, il tasso

di cambio reale ε è uguale a eP/P*, dove P è il livello dei prezzi interno e P* è il livello

dei prezzi esteri. Tuttavia, il modello di Mundell-Fleming ipotizza che il livello dei prezzi,

tanto all’interno quanto all’estero, sia fisso, cosicché il tasso di cambio reale è

proporzionale al tasso di cambio nominale. Questo significa che, quando il tasso di

cambio nominale si apprezza (per esempio, passa da 100 a 120 yen per euro), i beni

esteri diventano più convenienti rispetto ai beni nazionali e, di conseguenza, le

esportazioni diminuiscono e le importazioni aumentano. La condizione di equilibrio nel

mercato dei beni contiene

due variabili finanziarie che influenzano la spesa per l’acquisto di beni e servizi (il

tasso di interesse e il tasso di cambio). La situazione può essere semplificata

ricorrendo all’ipotesi di perfetta mobilità internazionale dei capitali, che fa sì che r =

r*. Otteniamo così:

Y = C(Y – T) + I(r*) + G + NX(e) IS*

Chiamiamo questa equazione curva IS*, dove l’asterisco serve a rammentarci che si

tratta di una curva IS tracciata per un livello costante r* del tasso di interesse.

Possiamo rappresentare questa equazione in un grafico nel quale misuriamo il reddito

sull’asse delle ascisse e il tasso di cambio sull’asse delle ordinate, come nella parte (c)

della figura 13.1.

La curva IS* ha pendenza negativa perché all’aumentare del tasso di cambio le

esportazioni nette diminuiscono, provocando una contrazione del reddito aggregato.

Per spiegare il meccanismo che regola questo processo, le altre parti della figura 13.1

permettono di derivare la curva IS* combinando tra loro la curva delle esportazioni

nette e la croce keynesiana. Nella parte (a) un apprezzamento del tasso di cambio da

e a e fa diminuire le esportazioni nette da NX(e ) a NX(e ); nella parte (b) la

1 2 1 2

diminuzione delle esportazioni nette provoca uno spostamento verso il basso della

curva di spesa programmata, facendo diminuire il reddito di equilibrio da Y1 a Y2. La

e

curva IS* riassume la relazione che intercorre tra tasso di cambio e reddito Y.

Il mercato della moneta e la curva LM*: Il modello di Mundell-Fleming rappresenta il

mercato della moneta con un’equazione che si ispira a quella utilizzata dal modello IS-

LM: M/P = L(r, Y)

Secondo questa equazione, l’offerta di saldi monetari reali, M/P, è uguale alla

domanda di saldi monetari reali, L(r, Y). La domanda di saldi monetari reali è in

relazione inversa con il tasso di interesse e in relazione diretta con il reddito Y. L’offerta

di moneta M è una variabile esogena, controllata dalla banca centrale; e dato che il

modello di Mundell Fleming è stato sviluppato per analizzare le fluttuazioni di breve

periodo, si ipotizza che anche il livello dei prezzi P sia determinato esogenamente.

Ancora una volta, aggiungiamo l’ipotesi che il tasso di interesse interno sia uguale al

tasso di interesse mondiale, così che r = r*:

M/P = L(r*, Y) LM*

Questa equazione, che chiameremo equazione LM*, può essere rappresentata

graficamente con una retta verticale, come nella parte (b) della figura 13.2. La curva

LM* è verticale perché il tasso di cambio non compare nell’equazione LM*. Dato il

tasso di interesse mondiale r*, l’equazione LM* determina il reddito aggregato,

indipendentemente dal tasso di cambio. La figura 13.2 illustra come si deriva la curva

LM* dal tasso di interesse mondiale e dalla curva LM, che mette in relazione il tasso di

interesse e il reddito.

Tassi di cambio fluttuanti: In tale regime, il tasso di cambio è determinato dalle

forze di mercato e può oscillare liberamente al variare delle condizioni economiche. In

questo caso il tasso di cambio si aggiusta in modo da garantire simultaneamente

l’equilibrio nel mercato dei beni e nel mercato della moneta. Quando un evento fa

cambiare tale equilibrio, il tasso di cambio può variare facendo spostare l’economia

verso un nuovo equilibrio.

Consideriamo adesso i tre provvedimenti di politica economica che possono

influenzare l’equilibrio: la politica fiscale, la politica monetaria e la politica

commerciale.

La politica fiscale: Supponiamo che il governo decida di stimolare la spesa interna

aumentando la spesa pubblica o riducendo le imposte. Aumentando il livello della

spesa programmata, una politica fiscale espansionistica spinge verso destra la curva

IS*, come illustrato nella figura 13.4. Di conseguenza, il tasso di cambio si apprezza,

mentre il reddito rimane inalterato.

Osservate che l’effetto della politica fiscale in una piccola economia aperta è molto

diverso da quello in una economia chiusa. Nel modello IS-LM di un’economia chiusa,

un’espansione fiscale provoca un aumento del reddito, mentre in una piccola

economia aperta con tassi di cambio fluttuanti un’espansione fiscale lo lascia

inalterato. Graficamente, questa differenza scaturisce dal fatto che l’equazione LM* è

rappresentata da una retta verticale, mentre in un’economia chiusa l’equazione LM è

rappresentata da una retta con pendenza positiva. Ma questa considerazione non

contribuisce a spiegare quali siano le forze economiche che determinano i due diversi

risultati. Per capirlo dobbiamo riflettere su cosa accade al flusso internazionale di

capitale e su quali siano le implicazioni di questo flusso di capitale per l’economia del

paese in esame.

Nel caso in esame, le variabili fondamentali sono il tasso di interesse e il tasso di

cambio. Se in un’economia chiusa il reddito aumenta, aumenta anche il tasso di

interesse perché l’aumento del reddito accresce la domanda di moneta. In una piccola

economia aperta questo non è possibile, perché, appena il tasso di interesse comincia

a salire sopra il livello prevalente nei mercati internazionali, r*, dall’estero affluiscono

capitali alla ricerca di migliori opportunità di rendimento. L’afflusso di capitali

dall’estero, oltre a riportare istantaneamente il tasso di interesse al livello r*, ha anche

un altro effetto: gli investitori stranieri hanno la necessità di convertire la propria

valuta in quella della piccola economia che stiamo esaminando, quindi l’afflusso di

capitali accresce la domanda di valuta interna nel mercato dei cambi, facendone

aumentare il valore. L’apprezzamento della valuta interna della piccola economia

rende i beni di produzione interna relativamente più costosi di quelli di produzione

estera, provocando una contrazione delle esportazioni nette. La diminuzione delle

esportazioni nette compensa esattamente gli effetti della politica fiscale espansiva.

Perché la flessione delle esportazioni nette è così marcata da rendere la politica fiscale

del tutto incapace di influenzare il reddito? Per rispondere a questa domanda,

consideriamo l’equazione che descrive il mercato della moneta: M/P = L(r, Y)

Tanto nell’economia chiusa quanto in quella aperta, la quantità offerta di saldi

monetari reali M/P è fissa: la banca centrale determina M, e il livello dei prezzi P,

stante l’ipotesi di prezzi vischiosi, è fisso. La quan

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
32 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alek87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Moro Alessio.