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MUNDELLFLEMING E IL
REGIME DEI TASSI DI
CAMBIO CONCETTI FONDAMENTALI
Modello di Mundell-Fleming: Il modello che svilupperemo qui, detto modello di
Mundell-Fleming, è stato definito «il principale strumento per lo studio degli effetti
della politica fiscale e della politica monetaria in un’economia aperta».
Il modello di Mundell-Fleming è strettamente imparentato con il modello IS-LM.
Entrambi sottolineano l’interazione tra il mercato dei beni e il mercato della moneta;
entrambi ipotizzano che i prezzi siano fissi; ed entrambi hanno l’obiettivo di stabilire
cosa provochi le fluttuazioni di breve periodo del reddito aggregato (ovvero gli
spostamenti della curva di domanda aggregata). La differenza fondamentale è che il
modello IS-LM ipotizza che l’economia sia chiusa, mentre il modello di Mundell-Fleming
ipotizza che sia aperta.
Il modello di Mundell-Fleming si fonda su un’importante ipotesi estrema: quella che
l’economia oggetto di analisi sia una piccola economia aperta con perfetta mobilità dei
capitali. Questo significa che l’economia può indebitarsi o essere creditrice in qualsiasi
misura nei mercati finanziari mondiali e che, di conseguenza, il tasso di interesse
prevalente in questa economia è il tasso di interesse mondiale. Ecco come lo stesso
Robert Mundell ha motivato l’adozione di tale ipotesi nell’articolo con il quale ha
presentato al mondo il suo modello nel 1963:
Al fine di presentare le conclusioni a cui sono giunto nel modo più semplice possibile e
per evidenziare chiaramente le relative implicazioni per la politica economica, ipotizzo
un grado di mobilità dei capitali estremo, come si verifica quando un paese non è in
grado di stabilire e mantenere un tasso di interesse diverso da quello prevalente
all’estero. Si tratta di un’ipotesi in una certa misura eccessiva, ma ha il vantaggio di
incarnare lo stereotipo verso il quale sembrano tendere le relazioni finanziarie
internazionali. Allo stesso tempo, si potrebbe affermare che non si tratti di un’ipotesi
troppo distante dalla realtà di quei centri finanziari – come Zurigo, Amsterdam o
Bruxelles – le cui autorità riconoscono già il progressivo indebolimento della propria
capacità di dominare le condizioni del mercato monetario e di isolarle dall’influenza
esterna. Inoltre, tale ipotesi potrebbe essere molto rilevante per paesi come il Canada,
i cui mercati finanziari sono in forte misura dominati dal più grande mercato
finanziario di New York.
Il mercato dei beni e la curva IS*: Il modello di Mundell-Fleming descrive il mercato dei
beni e dei servizi come fa il modello IS-LM, aggiungendo però un nuovo termine per
includere le esportazioni nette. In particolare, il mercato dei beni è rappresentato dalla
seguente equazione:
Y = C(Y – T) + I(r) + G + NX(e)
Secondo questa equazione, il reddito aggregato Y è la somma del consumo C,
dell’investimento I, della spesa pubblica G e delle esportazioni nette NX. Il consumo è
correlato positivamente al reddito disponibile Y - T ; l’investimento è negativamente
correlato con il tasso di interesse, che sappiamo essere uguale al tasso di interesse
mondiale; le esportazioni nette sono correlate positivamente con il tasso di cambio e.
Come già in precedenza, definiamo il tasso di cambio e come la quantità di moneta
estera necessaria per acquistare un’unità monetaria nazionale: per esempio, il tasso di
cambio potrebbe essere 100 yen per euro. Se e è il tasso di cambio nominale, il tasso
di cambio reale ε è uguale a eP/P*, dove P è il livello dei prezzi interno e P* è il livello
dei prezzi esteri. Tuttavia, il modello di Mundell-Fleming ipotizza che il livello dei prezzi,
tanto all’interno quanto all’estero, sia fisso, cosicché il tasso di cambio reale è
proporzionale al tasso di cambio nominale. Questo significa che, quando il tasso di
cambio nominale si apprezza (per esempio, passa da 100 a 120 yen per euro), i beni
esteri diventano più convenienti rispetto ai beni nazionali e, di conseguenza, le
esportazioni diminuiscono e le importazioni aumentano. La condizione di equilibrio nel
mercato dei beni contiene
due variabili finanziarie che influenzano la spesa per l’acquisto di beni e servizi (il
tasso di interesse e il tasso di cambio). La situazione può essere semplificata
ricorrendo all’ipotesi di perfetta mobilità internazionale dei capitali, che fa sì che r =
r*. Otteniamo così:
Y = C(Y – T) + I(r*) + G + NX(e) IS*
Chiamiamo questa equazione curva IS*, dove l’asterisco serve a rammentarci che si
tratta di una curva IS tracciata per un livello costante r* del tasso di interesse.
Possiamo rappresentare questa equazione in un grafico nel quale misuriamo il reddito
sull’asse delle ascisse e il tasso di cambio sull’asse delle ordinate, come nella parte (c)
della figura 13.1.
La curva IS* ha pendenza negativa perché all’aumentare del tasso di cambio le
esportazioni nette diminuiscono, provocando una contrazione del reddito aggregato.
Per spiegare il meccanismo che regola questo processo, le altre parti della figura 13.1
permettono di derivare la curva IS* combinando tra loro la curva delle esportazioni
nette e la croce keynesiana. Nella parte (a) un apprezzamento del tasso di cambio da
e a e fa diminuire le esportazioni nette da NX(e ) a NX(e ); nella parte (b) la
1 2 1 2
diminuzione delle esportazioni nette provoca uno spostamento verso il basso della
curva di spesa programmata, facendo diminuire il reddito di equilibrio da Y1 a Y2. La
e
curva IS* riassume la relazione che intercorre tra tasso di cambio e reddito Y.
Il mercato della moneta e la curva LM*: Il modello di Mundell-Fleming rappresenta il
mercato della moneta con un’equazione che si ispira a quella utilizzata dal modello IS-
LM: M/P = L(r, Y)
Secondo questa equazione, l’offerta di saldi monetari reali, M/P, è uguale alla
domanda di saldi monetari reali, L(r, Y). La domanda di saldi monetari reali è in
relazione inversa con il tasso di interesse e in relazione diretta con il reddito Y. L’offerta
di moneta M è una variabile esogena, controllata dalla banca centrale; e dato che il
modello di Mundell Fleming è stato sviluppato per analizzare le fluttuazioni di breve
periodo, si ipotizza che anche il livello dei prezzi P sia determinato esogenamente.
Ancora una volta, aggiungiamo l’ipotesi che il tasso di interesse interno sia uguale al
tasso di interesse mondiale, così che r = r*:
M/P = L(r*, Y) LM*
Questa equazione, che chiameremo equazione LM*, può essere rappresentata
graficamente con una retta verticale, come nella parte (b) della figura 13.2. La curva
LM* è verticale perché il tasso di cambio non compare nell’equazione LM*. Dato il
tasso di interesse mondiale r*, l’equazione LM* determina il reddito aggregato,
indipendentemente dal tasso di cambio. La figura 13.2 illustra come si deriva la curva
LM* dal tasso di interesse mondiale e dalla curva LM, che mette in relazione il tasso di
interesse e il reddito.
Tassi di cambio fluttuanti: In tale regime, il tasso di cambio è determinato dalle
forze di mercato e può oscillare liberamente al variare delle condizioni economiche. In
questo caso il tasso di cambio si aggiusta in modo da garantire simultaneamente
l’equilibrio nel mercato dei beni e nel mercato della moneta. Quando un evento fa
cambiare tale equilibrio, il tasso di cambio può variare facendo spostare l’economia
verso un nuovo equilibrio.
Consideriamo adesso i tre provvedimenti di politica economica che possono
influenzare l’equilibrio: la politica fiscale, la politica monetaria e la politica
commerciale.
La politica fiscale: Supponiamo che il governo decida di stimolare la spesa interna
aumentando la spesa pubblica o riducendo le imposte. Aumentando il livello della
spesa programmata, una politica fiscale espansionistica spinge verso destra la curva
IS*, come illustrato nella figura 13.4. Di conseguenza, il tasso di cambio si apprezza,
mentre il reddito rimane inalterato.
Osservate che l’effetto della politica fiscale in una piccola economia aperta è molto
diverso da quello in una economia chiusa. Nel modello IS-LM di un’economia chiusa,
un’espansione fiscale provoca un aumento del reddito, mentre in una piccola
economia aperta con tassi di cambio fluttuanti un’espansione fiscale lo lascia
inalterato. Graficamente, questa differenza scaturisce dal fatto che l’equazione LM* è
rappresentata da una retta verticale, mentre in un’economia chiusa l’equazione LM è
rappresentata da una retta con pendenza positiva. Ma questa considerazione non
contribuisce a spiegare quali siano le forze economiche che determinano i due diversi
risultati. Per capirlo dobbiamo riflettere su cosa accade al flusso internazionale di
capitale e su quali siano le implicazioni di questo flusso di capitale per l’economia del
paese in esame.
Nel caso in esame, le variabili fondamentali sono il tasso di interesse e il tasso di
cambio. Se in un’economia chiusa il reddito aumenta, aumenta anche il tasso di
interesse perché l’aumento del reddito accresce la domanda di moneta. In una piccola
economia aperta questo non è possibile, perché, appena il tasso di interesse comincia
a salire sopra il livello prevalente nei mercati internazionali, r*, dall’estero affluiscono
capitali alla ricerca di migliori opportunità di rendimento. L’afflusso di capitali
dall’estero, oltre a riportare istantaneamente il tasso di interesse al livello r*, ha anche
un altro effetto: gli investitori stranieri hanno la necessità di convertire la propria
valuta in quella della piccola economia che stiamo esaminando, quindi l’afflusso di
capitali accresce la domanda di valuta interna nel mercato dei cambi, facendone
aumentare il valore. L’apprezzamento della valuta interna della piccola economia
rende i beni di produzione interna relativamente più costosi di quelli di produzione
estera, provocando una contrazione delle esportazioni nette. La diminuzione delle
esportazioni nette compensa esattamente gli effetti della politica fiscale espansiva.
Perché la flessione delle esportazioni nette è così marcata da rendere la politica fiscale
del tutto incapace di influenzare il reddito? Per rispondere a questa domanda,
consideriamo l’equazione che descrive il mercato della moneta: M/P = L(r, Y)
Tanto nell’economia chiusa quanto in quella aperta, la quantità offerta di saldi
monetari reali M/P è fissa: la banca centrale determina M, e il livello dei prezzi P,
stante l’ipotesi di prezzi vischiosi, è fisso. La quan