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V
supposto che la velocità di circolazione della moneta sia costante: quanto più alto è
il livello dei prezzi, tanto più basso è il livello dei saldi monetari reali e, perciò, tanto
Y.
più bassa la quantità domandata di beni e servizi In altre parole la curva di
domanda aggregata ha pendenza
negativa, come mostrato nella figura 9.1.
Un modo per comprendere questa relazione inversa tra livello dei prezzi e prodotto
V
aggregato è notare il collegamento tra moneta e transazioni: se ipotizziamo che sia
costante, l’offerta di moneta determina il valore monetario di tutte le transazioni:
MV PY
=
Se il livello dei prezzi aumenta, ogni transazione richiede una maggiore quantità di
moneta. V
Affinché l’identità sopra riportata valga con costante, la quantità di transazioni
Y
(quindi la quantità domandata di beni e servizi ) deve diminuire.
4. Descrivete gli effetti di un aumento dell’offerta di moneta nel breve e nel
lungo periodo.
Se la banca centrale aumenta l’offerta di moneta, la curva di domanda aggregata si
sposta verso destra, come mostrato nella figura 9.2. Nel breve periodo i prezzi sono
vischiosi, per cui l’economia si muove lungo la curva di offerta aggregata di breve
periodo dal punto A al punto B. Il prodotto aggregato aumenta al di sopra del suo
livello naturale e l’economia sperimenta una fase di espansione. Ma l’aumento
Ý
della domanda provoca un aumento dei
prezzi e dei salari. Questo graduale aumento dei prezzi fa muovere l’economia lungo
DA2,
la nuova curva di domanda aggregata fino al punto C. Nel nuovo punto di
equilibrio il prodotto aggregato è nuovamente al suo livello naturale, ma i prezzi sono
più elevati di quanto fossero nell’equilibrio iniziale (punto A).
5. Perché per la banca centrale è più facile affrontare gli shock della
domanda che gli shock dell’offerta?
Per una banca centrale è più facile affrontare gli shock della domanda che gli shock
dell’offerta, perché ha la possibilità di ridurre e perfino eliminare l’effetto degli shock
della domanda sul prodotto aggregato attraverso il controllo dell’offerta di moneta. Nel
caso di shock dell’offerta, la banca centrale non ha alcuno strumento a disposizione
per aggiustare la domanda aggregata e conservare sia il pieno impiego sia un livello
dei prezzi stabile.
Per spiegare questo stato di cose, prendiamo in considerazione le opzioni di politica
economica a disposizione della banca centrale in entrambi i frangenti. Supponiamo
che uno shock della domanda (per esempio, l’introduzione degli sportelli bancari
automatici, che provoca una diminuzione della domanda di moneta) faccia spostare la
curva di domanda aggregata verso destra, come mostrato nella figura 9.3.
Y2,
Nel breve periodo il prodotto aggregato aumenta a ma nel lungo periodo ritorna al
P2.
livello naturale, sia pure con un livello dei prezzi più elevato La banca centrale può
contrastare questo aumento della velocità di circolazione della moneta contraendo
l’offerta stare questo aumento della velocità di circolazione della moneta contraendo
l’offerta di
moneta e riportando così la curva di domanda aggregata alla sua posizione iniziale
DA1.
Nella misura in cui la banca centrale riesce a controllare l’offerta di moneta, è in grado
di ridurre o eliminare l’effetto di uno shock della domanda sul prodotto aggregato.
Consideriamo ora il caso di uno shock negativo dell’offerta (per esempio, la distruzione
di un raccolto o un aumento dell’aggressività dei sindacati). Come mostrato nella
figura 9.4, la curva di offerta aggregata di breve periodo si sposta verso l’alto e
l’economia si muove dal punto A al punto B.
Il prodotto aggregato scende al di sotto del livello naturale e i prezzi aumentano. La
banca centrale ha due possibili vie di intervento. La prima è mantenere costante la
domanda aggregata: in tal caso il prodotto aggregato diminuisce al di sotto del tasso
naturale, i prezzi diminuiscono e si ripristina il pieno impiego, ma al costo di una grave
recessione.
La seconda possibilità è stimolare la domanda aggregata aumentando l’offerta di
moneta, riportando l’economia al livello naturale del prodotto aggregato, come
mostrato nella figura 9.5, ma al costo di un livello dei prezzi permanentemente più
alto, come nel punto C della figura.
Dunque, nel caso di uno shock negativo dell’offerta, per la banca centrale non c’è
modo di intervenire sulla domanda aggregata e mantenere contemporaneamente il
pieno impiego e un livello stabile dei prezzi.
PROBLEMI E APPLICAZIONI PRATICHE
1. Supponete che, a seguito di un nuovo provvedimento legislativo, le
banche comincino a pagare gli interessi sui conti correnti [in alcuni paesi è
proibito, N.d.T.]. Ricordate che lo stock di moneta è la somma del circolante
e dei depositi a vista, compresi i conti correnti; perciò questo provvedimento
incentiva la detenzione di moneta.
a. In che modo questo cambiamento influenza la domanda di moneta?
b. Cosa accade alla velocità di circolazione della moneta? c. Se la banca
centrale mantiene costante l’offerta di moneta, cosa accade alla produzione
aggregata e ai prezzi nel breve e nel lungo periodo?
d. La banca centrale dovrebbe mantenere costante l’offerta di moneta in
risposta alla riforma legislativa? Perché?
a) Se i depositi bancari sono fruttiferi, detenere moneta è più favorevole.
Conseguentemente la domanda di moneta aumenta.
b) L’aumento della domanda di moneta equivale a una diminuzione della velocità di
circolazione
della moneta. Ricordiamo che l’equazione quantitativa è:
M/P kY
=
k 1/V.
dove = Affinché questa equazione sia valida, un aumento dei saldi monetari
k
reali, dato un certo livello di prodotto, provoca un aumento di e quindi una
V.
diminuzione della velocità Poiché l’interesse corrisposto sui depositi bancari
incentiva gli agenti a detenere moneta, la moneta circola meno frequentemente.
c) Se la banca centrale tiene l’offerta di moneta costante, la diminuzione della velocità
di circolazione sposta verso il basso la curva di domanda aggregata (figura 9.6). Nel
breve periodo, quando i prezzi sono vischiosi, l’economia si sposta dall’equilibrio
iniziale, punto A, all’equilibrio di breve periodo, punto B. La diminuzione della
domanda aggregata riduce il prodotto al di sotto del livello naturale. Col passare del
tempo la contrazione della domanda aggregata provoca una riduzione dei prezzi e dei
salari. Al diminuire dei prezzi, il prodotto ricomincia a crescere gradualmente fino a
raggiungere nuovamente il livello naturale (punto C).
d) La diminuzione della velocità di circolazione della moneta determina uno
spostamento verso il basso della curva di domanda aggregata. La banca centrale
potrebbe aumentare l’offerta di moneta per controbilanciare questa riduzione e
riportare l’economia al punto di equilibrio originario A nella figura 9.7. Se la banca
centrale può rilevare accuratamente le variazioni della velocità di circolazione della
moneta, può anche ridurre, o eliminare, l’effetto di questo tipo di shock della domanda
sul prodotto aggregato. In particolare, se una modifica dei regolamenti bancari
provoca un cambiamento prevedibile della domanda di moneta, la banca centrale
dovrebbe fare in modo che l’offerta di moneta si adegui a tale cambiamento, in modo
da impedire che quest’ultimo abbia un impatto negativo sull’economia.
2. Ipotizzate che la banca centrale riduca l’offerta di moneta del 5%.
a. Cosa accade alla curva di domanda aggregata?
b. Cosa accade al livello della produzione aggregata e al livello dei prezzi nel
breve e nel lungo periodo?
c. Cosa accade al tasso di interesse reale nel breve e nel lungo periodo?
(Suggerimento. Per stabilire cosa accade al variare della produzione
aggregata utilizzate il modello del tasso di interesse reale del capitolo 3.)
a) Se la banca centrale riduce l’offerta di moneta, la curva di domanda aggregata
subisce uno spostamento verso il basso (figura 9.8). Questo risultato deriva
MV PY,
dall’equazione quantitativa = la quale ci mostra che un aumento della moneta
M PY
provoca una riduzione proporzionale nel prodotto nominale (nell’ipotesi che la
V P,
velocità sia costante). Perciò, per ogni livello dei prezzi il livello del prodotto
Y
aggregato è inferiore Y, P
al livello di equilibrio e, analogamente, per ogni livello di è inferiore al livello di
equilibrio.
b) Ricordiamo dal capitolo 4 che l’equazione quantitativa può essere espressa in
termini di
variazioni percentuali: V ∆%V
Ipotizzando che la velocità sia costante, = 0. Dunque: P
Sappiamo che nel breve periodo il livello dei prezzi è fisso, per cui ∆% = 0. Dunque:
Possiamo così concludere che nel breve periodo una riduzione del 5% dell’offerta di
moneta provoca una riduzione del 5% del prodotto aggregato, come mostrato nella
figura 9.9.
Sappiamo che nel lungo periodo i prezzi sono flessibili e che l’economia torna al livello
Y
naturale di prodotto aggregato. Questo significa che nel lungo periodo ∆% di = 0,
dunque:
Questa equazione ci dice che nel lungo periodo una contrazione dell’offerta di moneta
del 5% porta a una riduzione del 5% del livello dei prezzi, come nella figura 9.9.
S Y C G. Y
c) L’identità contabile del reddito nazionale ci dice che = – – Perciò, se
S
diminuisce, anche diminuisce. La figura 9.10 mostra come questo provochi un
Y
aumento del tasso di interesse reale. Quando torna al livello di equilibrio iniziale, il
tasso di interesse reale fa altrettanto.
3. Analizziamo come gli obiettivi della banca centrale influenzino la sua
capacità di reagire agli shock economici. Immaginiamo che la banca centrale
A sia interessata esclusivamente alla stabilità dei prezzi, mentre la banca
centrale B è interessata unicamente a mantenere la produzione aggregata e
l’occupazione al loro livello naturale. Spiegate come reagirebbe ciascuna
delle due banche centrali a fronte di: a. Una diminuzione esogena della
velocità di circolazione della moneta. b. Un aumento esogeno del prezzo del
petrolio.
a) Una diminuzione esogena della velocità di circolazione della moneta provoca uno
spostamento verso sinistra della curva di domanda aggregata, come mostra la figura
9.11.
Nel breve periodo i prezzi sono fissi, quindi il prodotto aggregato diminuisce. Se
l’obiettivo dell