Francisco Franco e l'inizio della guerra civile spagnola
Il 29 settembre, fu ufficialmente dichiarato Generalísimo. Prima della guerra civile, Franco tenne una posizione politica molto defilata. Era un professionista dell'esercito e la sua figura si identificava con idee conservatrici ma moderate. Come gli altri militari di guarnigione in Marocco, detestava il mondo dei politici professionisti che considerava la causa dei mali della Spagna. Già allora la sua mentalità era antiliberale, benché non fosse un estremista.
La guerra civile spagnola: una prova generale della seconda guerra mondiale
La guerra civile spagnola scoppiò a causa dell'insurrezione guidata dai militari di ideologia fascista che, sotto la guida del generale Francisco Franco, si opponevano al Fronte popolare, che aveva vinto le elezioni nella giovane Repubblica iberica. La guerra civile spagnola è considerata la "prova generale della seconda guerra mondiale", avendo visto, in primo luogo, la contrapposizione tra gli schieramenti che qualche anno dopo si sarebbero affrontati nel conflitto globale, ovvero le forze fasciste, sostenute economicamente e militarmente dall'Italia mussoliniana e dal Terzo Reich, e le forze repubblicane, appoggiate innanzitutto dall'Unione Sovietica.
Innovazioni tattiche e strategiche
In secondo luogo, la guerra di Spagna è prova generale anche perché rappresenta, per gli schieramenti contrapposti, l'occasione per testare nuove armi e strategie, tra le quali il bombardamento terroristico diretto a colpire strutture civili, e quindi la popolazione, e la guerriglia, le cui tecniche verranno riprese dai movimenti europei di Resistenza al nazifascismo. La guerra civile spagnola non è frutto unicamente del clima politico europeo degli anni Trenta del XX secolo, ma ha radici profonde nella storia del '900.
La resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale
Per ciò che riguarda l'Italia, in quale periodo del secondo conflitto mondiale si può oggettivamente parlare di Resistenza? In Italia, il fenomeno assunse un'importanza particolare non solo per il significato morale e politico della ribellione al fascismo ma anche perché le formazioni partigiane che si organizzarono al centro-nord finirono con il rappresentare un vero e proprio fronte di guerra nel confronto tra gli Alleati che risalivano la penisola e i tedeschi, ormai declassati da alleati ad occupanti, che cercavano di non perdere terreno.
La guerra parallela dell'Italia fascista
L'Italia fu letteralmente trascinata nel conflitto attraverso la chiusura di ogni spazio diplomatico, le minacce e i ricatti, e infine invogliata anche dall'inganno inglese. A febbraio 1940, dopo che la diplomazia britannica aveva forzato l'Italia per vendere agli inglesi armi e munizioni, volendo di fatto dopo il rifiuto del governo italiano, l'ambasciatore inglese "informava" che la flotta inglese avrebbe bloccato e confiscato le nostre navi mercantili carbonifere già oggetto di fermo e ispezioni arbitrarie. La decisione di Mussolini di portare l'Italia in guerra nel giugno del 1940, era strettamente legata a una politica inglese che egli stesso definiva di autentico "ricatto".
Motivazioni e teatri di guerra
Una volta entrata in guerra, l'Italia attuò una guerra definita parallela perché era a fianco della Germania. Mussolini, il 10 giugno 1940, dichiarò l'entrata in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna. Il piano di guerra di Mussolini prevedeva una posizione di attesa su tutti i fronti tranne quello del Mediterraneo. Lo schiacciamento del fronte degli Alleati offriva a Mussolini la prospettiva di una guerra in via di rapida conclusione, ipotesi confermata dall'isolamento inglese e dall'intenzione hitleriana di sferrare un attacco risolutivo.
Le alleanze durante la seconda guerra mondiale
La legge degli Affitti e Prestiti e la sottoscrizione della Carta Atlantica avevano sancito, durante la Seconda Guerra Mondiale, la cooperazione totale (economica e politico-militare) fra USA e GB in chiave anti-nazista.
Accordi e cooperazione internazionale
Con l'elaborazione della Carta Atlantica, concordata tra Roosevelt e Churchill il 14 agosto 1941, veniva espresso l'impegno a perseguire la lotta contro il nazismo e si affermava la volontà di sviluppare una collaborazione internazionale per promuovere lo sviluppo economico e sociale di tutti i popoli, in un contesto di pace giusta e confini sicuri. A questo proposito tutte le nazioni del mondo avrebbero dovuto rinunciare all'uso della forza in un contesto di disarmo collettivo in vista della creazione di un sistema generale di sicurezza collettiva.
Conseguenze politiche dopo la seconda guerra mondiale
Le conseguenze della seconda guerra mondiale in termini di bilancio delle perdite umane furono ancora più disastrose rispetto alla guerra del '18. La guerra, oltre a provocare immani distruzioni (soprattutto nei paesi europei), ebbe profonde ripercussioni anche sul sistema internazionale. Uno degli effetti più importanti dei negoziati di pace fu infatti quello di stabilire il ruolo egemone degli USA nel nuovo ordine politico ed economico in campo internazionale, davanti alle rovine dell'Europa.
Ripercussioni territoriali ed economiche
Dal punto di vista politico, si ebbe la volontà di espansione della Germania in Europa dopo la sconfitta della prima guerra mondiale; volontà di espansione del Giappone nel Pacifico (in rivalità con USA e Cina); velleità espansionistiche dell'Italia in Africa (in rivalità con la Gran Bretagna) e rivendicazione di Corsica, Nizza e Savoia (in rivalità con la Francia); isolamento dell'URSS da parte della Francia e dell'Inghilterra e conseguente patto di non aggressione con la Germania a tutela da possibili invasioni.
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