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Errore fondamentale di attribuzione ............................................................................................................................................. 3
Modello empatia-altruismo di batson ........................................................................................................................................... 4
A cosa si correlano le motivazioni per cui la persona utilizza il social network? ........................................................................... 5
Teoria del campo di lewin ............................................................................................................................................................. 6
Il concetto del sé nella prospettiva della social cognition ............................................................................................................. 7
La cognizione del sé secondo neisser ............................................................................................................................................ 8
Sé ecologico .............................................................................................................................................................................. 8
Sé interpersonale ...................................................................................................................................................................... 8
Sé esteso ................................................................................................................................................................................... 8
Sé privato .................................................................................................................................................................................. 8
Il concetto di emozioni e le principali teorie di riferimento ........................................................................................................ 10
Principali teorie sulle emozioni ............................................................................................................................................... 10
Origine delle emozioni secondo la teoria di james-lange: la teoria periferica ......................................................................... 10
La teoria centrale di cannon-bard ........................................................................................................................................... 11
Teoria di schachter-singer ....................................................................................................................................................... 11
Esperimento della prigione di stanford ....................................................................................................................................... 12
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Esperimento di Sherif sull'effetto autocinetico
Dalla regolazione reciproca dei comportamenti che si attua entro un gruppo si ha la formazione di una norma che l’individuo
sente come propria. In questo caso la conformità è il risultato di un processo autonomo interno al gruppo. Lo studio basilare
questo riguardo è l’esperimento detto dell’effetto autocinetico di Muzafer Sherif.
Nell’esperimento dell’effetto autocinetico di Muzafer Sherif, interessato a sapere quante persone avrebbero cambiato le loro
opinioni per allinearle al parere di un gruppo, i partecipanti sono stati collocati in una stanza buia e ha chiesto di fissare un
piccolo punto di luce a 15 piedi di distanza.
Essi sono stati poi richiesti di stimare quanto si spostasse. Non c'era in realtà alcun movimento, ma l'esperimento si basava su
un inganno visivo noto come effetto autocinetico. Il primo giorno, ogni persona percepiva diverse quantità di movimento, ma
dal secondo al quarto giorno, una medesima stima veniva concordata su cui i partecipanti concordavano.
Sherif propose questo quale simulazione di come norme sociali si sviluppino nella società, fornendo un tessuto comune di
riferimento per le persone.
→ Successivi esperimenti si basavano su situazioni più realistiche.
In un compito d'identificazione per testimonianza oculare, ai partecipanti veniva mostrato un sospetto, e poi, in una sequenza,
ma collettivamente, altre immagini raffiguranti sospetti. Veniva lasciato un secondo per riconoscere il primo sospetto: un
compito difficile. A un gruppo è stato detto che il loro contributo sarebbe stato molto importante e sarebbe stato utilizzato
dagli operatori legali. Per l'altro gruppo era semplicemente un processo. Essere più motivati a trovare la risposta giusta
aumentava la tendenza a conformarsi. Coloro che volevano essere più precisi si conformavano nel 51% del tempo rispetto al
35% di quelli dell'altro gruppo 2
Errore fondamentale di attribuzione
Per errore fondamentale di attribuzione intendiamo la propensione da parte dei soggetti percipienti a sottovalutare
l’importanza della situazione e a sopravvalutare il ruolo della persona, quindi a sottostimare le influenze sociali quando
spiegano il comportamento degli altri.
Comunemente capita di formulare delle valutazioni generali su comportamenti e gesti osservati in assenza di dati oggettivi. In
questo modo, possono essere elaborati dei modelli generali di funzionamento, stereotipi o pregiudizi, che aiutano a spiegare
la realtà. Il più delle volte, nell’effettuare questo processo, si compiono degli errori di ragionamento, ovvero generalizzazione
di un comportamento non oggettivamente riscontrabile, che inducono a conclusioni non veritiere. Questo processo è
chiamato errore fondamentale di attribuzione.
Come spesso capita, il nostro cervello cerca scorciatoie che permettano di valutare rapidamente le situazioni senza doverci
dedicare troppe risorse cognitive. Queste scorciatoie euristiche ci permettono di semplificare concetti complessi sostituendoli
con informazioni già in nostro possesso.
L’errore fondamentale di attribuzione può essere visto come un’euristica perché ci permette di dare giudizi su un
comportamento, anche senza avere le informazioni che ci servirebbero per spiegarlo.
Chiaramente, le circostanze esterne giocano sempre un ruolo attivo nell’influenzare le azioni e i comportamenti
comunemente utilizzati. L’attribuzione della causa di un fenomeno dipende sempre dal punto di vista che si assume
nell’osservare quel determinato fenomeno.
L’errore fondamentale di attribuzione, rappresenta la tendenza sistematica ad attribuire la causa di un comportamento, di un
altro individuo, tendenzialmente alla sua personalità o al modo di essere (attribuzione disposizionale), sottostimando
l’influenza che l’ambiente o il contesto potrebbe avere nel determinare tale comportamento (attribuzione situazionale),
consiste nel far corrispondere in maniera sistematica le cause di un comportamento umano alle caratteristiche
personologiche del singolo individuo piuttosto che alle condizioni esterne.
Per questo, se osserviamo una persona agire in un determinato modo siamo portati a pensare che quel gesto attuato sia
frutto del suo temperamento o carattere, dei suoi pregi o dei suoi difetti.
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Modello empatia-altruismo di Batson
Batson è l’autore che ha proposto il modello empatia-altruismo. Secondo tale modello, le persone possono mettere in atto
comportamenti altruistici al solo scopo di alleviare le sofferenze altrui. Batson sostiene che assistere alla sofferenza di un
individuo può suscitare nel soggetto due diverse risposte emotive:
▪ il dispiacere egoistico genera un desiderio interessato a ridurre lo stress personale;
▪ l’empatia suscita un desiderio altruistico di ridurre il disagio del prossimo.
La teoria di Daniel Batson su empatia e altruismo favorisce i cosiddetti comportamenti prosociali. È un sentimento di doppio
vincolo e di grande valore che promuove il meglio dell’essere umano, poiché dopo molti atti spontanei e autentici non si
aspettano guadagno o ricompensa oltre a quello di vedere come migliora il mondo che li circonda.
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A cosa si correlano le motivazioni per cui la persona utilizza il social network?
Le nuove dipendenze, o dipendenze senza sostanza, si riferiscono a una vasta gamma di comportamenti anomali: tra esse
possiamo annoverare il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da TV, da internet, lo shopping compulsivo, le dipendenze
dal sesso e dalle relazioni affettive, le dipendenze dal lavoro e alcune devianze del comportamento come l’eccesso di
allenamento sportivo (sindrome da sovrallenamento).
Il disturbo da abuso della rete telematica, l’Internet Addiction Disorder (IAD), ha riscosso una certa attenzione da parte della
comunità scientifica. Circa il 40% della popolazione mondiale possiede oggi una connessione internet. Dal 1999 ad oggi gli
utenti sono aumentati di almeno 10 volte. Molti psicologi, nel corso delle loro ricerche, hanno evidenziato come le persone
che passano molto tempo online, possono manifestare problemi nel loro matrimonio, in famiglia, a scuola e al lavoro.
La dipendenza da internet comprende aspetti differenti a seconda del tipo di attività svolta in rete: sesso virtuale, relazioni
virtuali, gioco online (d’azzardo e non), ed è diffusa non solo tra le nuove generazioni, ma in grande misura anche tra adulti
ed anziani. Il rischio è quello di affrontare tutte le relazioni interpersonali in modo surreale e che il suo sovra-utilizzo per la
gestione delle relazioni e delle proprie emozioni, si tramuti in una vera e propria dipendenza.
Nella relazione tra tecnologia e processi sociali, il tema dell’identità sociale punta il faro della sua conoscenza sui gruppi e le
collettività. Il bisogno di appartenenza al gruppo fa sì che l’adolescente scelga di iscriversi ai social network, chat, forum,
gruppi di discussione perché il non farlo determinerebbe una sua esclusione dalle conversazioni tra pari. Inoltre, le
motivazioni che spingono la persona ad utilizzare il social network possono essere correlate:
▪ al bisogno di gratificazione del sé;
▪ al bisogno di contatto con l’altro in base al locus of control interno ed esterno.
Nei social media, la potenza del mezzo è costituita dalla semplificazione dei legami creati che, però, quasi mai, diventano
stabili e duraturi se non si trasformano in legami reali, e si parla di legami deboli. Le relazioni che si creano tra le persone nei
social network sono nella maggior parte relazioni deboli perché sono di breve durata, contestuali ad una occasione, casuali. Si
tratta di attività che non giustificano la creazione di un rapporto duraturo.
In quest’ottica, il concetto di confine simbolico sta a significare che oggi si individuano parecchie micro-appartenenze
delimitate da confini simbolici, ovvero strumenti attraverso i quali individui e gruppi arrivano a definizioni condivise di realtà,
unendosi e separandosi, sentendosi vicini e lontani. 5
Teoria del campo di Lewin
Questa teoria afferma che:
affinché sia possibile modificare un comportamento,