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QUAL È L’IDEA CHE BRAUDRILLARD RIPRENDE DA VEBLEN SULL’IDEA

DEL CONSUMO COME FORMA DI SUPREMAZIA ALL’INTERNO DI UN

ORDINE SOCIALE?

Braudrillard recupera la posizione espressa da Veblen dove gli individui sono in

competizione tra loro per imporre uno stile di vita e di benessere. L’idea di

Veblen , ridotta però ai singoli individui, viene qui recuperata nella

manifestazione di prestigio e nella necessità dello spreco vistoso che, insieme

al consumo derivato, permette una definizione non utilitaristica del consumo.

Il superfluo nell’opera di Veblen diventa la maggior definizione di una legge

fondamentale che regola le forme di consumo. Lo spreco, il superfluo,

l’attenzione per ciò che è inutile, spostano l’attenzione della logica utilitaristica,

dalla funzione delle cose, allo scambio come strumento mediante il quale

costruire legami sociali e mettere in atto manifestazioni di tipo agonistico.

DA CHE COSA É CARATTERIZZATO LO SCAMBIO SIMBOLICO?

Lo scambio simbolico non ha valore d’uso, ne valore economico. Gli scambi

mettono in luce i valori di lusso che sono iscritti negli oggetti, che assicurano la

riproduzione sociale della classe agiata. Al contrario l’oggetto simbolico

esprime trasparenza delle relazioni sociali, adesso invece opacizzata della

merce. Lo scambio simbolico ha un importanza fondamentale nella definizione

e comprensione del consumo, poiché in esso si realizza quella negoziazione

semiotica del codice e dell’opposizione strutturale che permette la confusione

delle occorrenze oppositive: la morte e la vita non sono più necessariamente in

opposizione, ne poste una sull’asse del bene e l’altra sull’asse del male, viste

come valore positivo l’una e negativo l’altra.

DEFINISCI IL CONCETTO DI “ANTROPOLOGIA DEL CONSUMO”

Una prima definizione di antropologia del consumo ci viene offerta da Mary

Douglas. Insieme all’economista Baron Isherwood scrivono il saggio “ il mondo

delle cose” (1985), che vede nel consumo la ricerca della soddisfazione dei

bisogni e dei desideri che è tipica dell’approccio economico, sia da quella del

consumo come pratica irrazionale, volta alla disperazione, dove i soggetti sono

annebbiati da un sistema massmediale il cui unico scopo è renderli

consumatori passivi e costanti.

QUAL É L’IDEA DI GUSTO OFFERTACI DA DOUGLAS?

La visione di Douglas è distante da quella di Veblen che riduceva il consumo

alla sola forma di competizione per la manifestazione dei privilegi di classe.

Non è la classe sociale quella che si legge qui, quanto l’intero sistema culturale

al quale le persone aderiscono: invece di supporre che i beni siano necessari

essenzialmente per la sussistenza e per l’esibizione competitiva, ipotizziamo

che siano necessari per rendere visibili e stabili le categorie della cultura. I beni

materiali, come avviene nell’interpretazioni classiche dell’antropologia, sono

per prime cose dotati di significati sociali e per questo motivo sono utilizzati

come strumenti di comunicazione. Gli oggetti, sono mediatori tra persone,

stabiliscono relazioni sociali, le definiscono.

QUALE VALORE PUO’ ASSUMERE UN BENE?

Le relazioni che si instaurano attraverso gli oggetti ci fanno comprendere come

i beni siano necessari per comunicare e per questo motivo devono essere

ostentati. Si consuma dunque per comprendere il modo in cui si vive, per stare

al passo con i tempi, per comunicare, che diventano anche l’insegna del rango

di chi li possiede e questo porta alla differenziazione dei beni e delle serie di

beni: gli altri. Quando la società è stratificata, i lussi dell’uomo comune possono

diventare le necessità quotidiane delle classi superiori.

Esistono quindi beni il cui valore è puramente simbolico e la cui esistenza è

legata soltanto alle possibilità di dare informazioni su chi li possiede ed essere

utilizzati come strumenti per la costruzione di legami sociali. (Per esempio il

kula).

QUALI E QUANTI SONO I TIPI DI GUSTO INTRODOTTI DA BORDIEU?

Bordieu introduce 3 tipi di gusto: quelli legittimi, quelli medi e quelli popolari.

Il gusto legittimo: è il gusto naturalizzato dalle classi dominanti, di chi possiede

alto capitale culturale e proviene da una classe dominante di lunga durata,

comprende quel complesso di oggetti, merci d’arte che rientrano nel campo del

gusto che il potere dominante ritiene essere l’elemento più distintivo del gusto.

In questo modo funziona la moda, impostazione di uno stile culturale al quale

tutti tendono a conformarsi.

I gusti medi: sono invece il risultato dell’apprezzamento per ciò che è noto e

raggiungibile da un capitale scolastico medio alto, e si manifesta di solito nelle

opere minori degli artisti maggiori e in quelle maggiori degli artisti minori.

I gusti popolari: tipico dei ceti sociali più bassi, che si caratterizza per un

godimento estetico legato alla funzione a scapito della forma.

ESPONI LA TEORIA DEL CONSUMO DI PIERRE BORDIEU

Tra i teorici del consumo Pierre Bordieu è certamente uno dei più complessi.

Per Bordieu il consumo si manifesta principalmente attraverso

l’esteriorizzazione dei gusti che rappresentano la posta in gioco di un sistema

di competizione tra individui, facendo un salto in avanti rispetto a Veblan, per il

quale erano le classi sociali a competere. La sua idea è che il gusto è stato

naturalizzato all’interno della società e quindi tradotto in maniera irriflessiva in

qualcosa di dato, immutabile, si tratta invece di un elemento costruito

culturalmente e utilizzato dagli individui e dalle classi sociali per affermare la

propria identità in maniera differenziale e oppositiva.

IN CHE MODO IL CONSUMO DI MASSA HA INFLUENZATO E INFLUENZA

LA QUOTIDIANITA’ DELL’UOMO?

Daniel Miller, studioso che più di tutti ha contribuito a una definizione

dell’antropologia del consumo, considera il consumo oggetto di studio

sull’antropologia contemporanea.

La cultura materiale e consumo di massa, sono l’analisi di come gli oggetti

materiali, attraverso il loro utilizzo, permettono la costruzione delle identità e

dei legami sociali nel mondo contemporaneo.

Miller riprende da Hegel il concetto di oggettivazione per spiegare che

l’alienazione sia un momento necessario nel rapporto tra le persone e le cose.

Mentre noi cerchiamo gli oggetti essi danno forma alla nostra identità,

rendendo visibili le nostre adesioni o opposizioni ai valori culturali, instaurando

con noi un rapporto dialettico. Per Miller il consumo è un sistema molto più

complicato: i beni non sono soltanto il risultato di necessità primarie o imposte,

sono anche la manifestazione del desiderio di costruire legami sociali e di

prendersi cura delle persone che si amano.

IN CHE MODO LA TEORIA ESTETICA FONDA ANCHE UNA TEORIA DEL

CONSUMO?

L’estetica popolare cerca di affermare una continuità tra l’arte e la vita,

cercando costantemente una relazione pratica con ciò che osserva, a differenza

dell’estetica borghese che rappresenta invece un rottura tra la vita quotidiana

e l’arte, fondandosi sul distacco e negando la partecipazione. É così che mentre

le classi popolari rifiutano la fotografia “inutile”, le classi alte cercano di

applicare un estetica pura anche agli oggetti ordinari. Non soltanto l’arte,

campo dove meglio di altri si esprime la distinzione e si rende evidente la

distanza tra le classi alte e quelle basse, anche negli altri campi della vita

quotidiana, come ad esempio l’alimentazione la disposizione estetica diventa

cruciale.

IN CHE COSA CONSISTE LA VISIONE DELLO SHOPPING DI MILLER?

Il maggior contributo che Miller ha portato agli studi sul consumo è

rappresentato da “teoria dello shopping” (1998), dove analizza i consumi

quotidiani di un gruppo di famiglie che abitano in una via di Londra nord,

definendolo un lavoro sulla natura rituale del consumo, inserendo i temi

dell’antropologia classica in una cornice contemporanea apparentemente

distante.

Il testo è diviso in tre parti principali: una etnografica, una teorica e una

conclusiva. Nella prima parte individua 3 concetti fondamentali dello shopping:

la gratificazione, il risparmio e il discorso sullo shopping. Il suo scopo è quello di

definire lo shopping una pratica rituale. Lo shopping per Miller equivale alla

spesa quotidiana, assume in questa cornice un significato divergente della

vulgata che lo relega alla sfera del superfluo, dell’individualismo e della ricerca

di un piacere immediato. Lo shopping è la costruzione dell’altro come soggetto

che si aspetta qualcosa. Ciò che lo shopping si propone non è tanto l’acquisto

di cose che le persone desiderano, ma di cercare di tessere relazioni con

soggetti che chiedono quelle cose.

QUAL É IL NESSO TRA INDIVIDUALITA’ E SHOPPING?

La ricostruzione dello shopping me restituisce un’immagine molto diversa da

come lo si intende nel senso comune, l’idea dello shopping per dare forma alle

identità individuali può funzionare per i giovani, ma è del tutto insufficiente

quando ci si rivolge alle famiglie dove il consumo non è più indirizzato verso se

stessi, ma verso il piacere per qualcun altro. Se partiamo da una visione dello

shopping di questo tipo, è più facile comprendere i 3 aspetti che costituiscono

la teoria generale: la gratificazione, il risparmio, il discorso sullo shopping.

La gratificazione è quel momento in cui dopo aver soddisfatto le esigenze, ci si

concede un extra, un surplus che sembra contraddire la parsimonia e la

moderazione.

Il risparmio è un fine e non un mezzo.

Il discorso dello shopping, dove lo shopping non è mai inteso come un’attività

quotidiana, questo rende lo shopping come un’attività gratificante, ma al

contempo negativa che produce dispendio.

CHE TIPO DI RAPPORTO PUO’ INTERCORRERE TRA LE COSE E LE

PERSONE?

Nel rapporto tra le cose e le persone, le prime svolgono un ruolo totalmente

importante da definire le seconde. Questa visione sposta ancora una volta il

ruolo del consumatore verso una dia logicità dove le cose sono costitutive

dall’identità dell’individuo. Ancora oltre, le cose diventano attori sociali al pari

degli uomini che, tramite l’oggettivazione, li soggettivano in nuove relazioni.

IN CHE MODO APPADURAI SVILUPPA IL CONCETTO DI MERCE?

Appadurai aveva teorizzato la vita sociale delle cose come base di un feticismo

metodologico per analizzare le forme le consumo contemporaneo, basandosi su

Marx. Le merci vengono definite com

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
24 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ale398 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Mastroianni Maria Rosaria.