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(CDA):
Chiral Derivatizing Agent
Alcoli e ammine si prestano bene ad essere analizzati perché sono facili da trasformare
in esteri e ammidi. Occorre rispettare due condizioni fondamentali affinché la miscela
tra i due diastereoisomeri mantenga il rapporto enantiomerico del substrato:
Reazione completa: la reazione con l’agente derivatizzante può portare a diversi
o stati di transizione per i rispettivi enantiomeri, siccome sono in relazione
diastereomerica. Diverse energie di attivazione comportano differenti velocità di
reazione, quindi occorre porsi nelle condizioni in cui reagiscano entrambi gli
enantiomeri in modo da mantenere il rapporto diastereomerico. In questi casi
bisogna evitare una risoluzione cinetica
Reagente derivatizzante enantiomericamente puro: questo perché se non è
o puro ottengo diastereoisomeri in coppia enantiomerica.
Solitamente come agenti derivatizzanti per analizzare alcoli e ammine si utilizzano
cloruri acilici di acidi carbossilici o fosforici. Molti agenti derivatizzanti chirali
presentano anelli aromatici, per avere idrogeni con chemial shift diversi. L’acido
mandelico è stato sostituito completamente dal reagente di Mosher (MTPA), che è
praticamente identico all’acido O-metil-mandelico ad eccezione della sostituzione
dell’H benzoico con un gruppo -CF3. Un eventuale ambiente basico di reazione può
causare la deprotonazione dell’idrogeno benzoico dell’acido di mandelico, causando
una racemizzazione. Per cui l’MTPA ha i seguenti vantaggi:
Non racemizza
Solubilità solventi organici
nei aumentata dalla presenza di fluori
spettri 19F-NMR,
Possibilità di acquisire in cui non si ha sovrapposizione dei
picchi
Un altro agente derivatizzante è il CFPA, che essendo meno ingombrato viene
utilizzato nella derivatizzazione di substrati ingombrati. Presenta le stesse
caratteristiche dell’MTPA, in più reagisce più velocemente con substrati ingombrati.
È possibile anche utilizzare isocianati per le ammine, ma non per gli alcoli perché
meno reattivi. In questo caso si ha l’isocianato equivalente dell’acido di Mosher
(MTPA). Quando ottengo il prodotto posso avvalermi di tecniche separative, in tal caso
è necessario recuperare al meglio le due frazione diastereomeriche in modo da non
alterarne il rapporto diastereomerico. Per poter riconoscere lo stesso protone, e quindi
avere una buona anisocronia spettrale (Δδ) nei due diastereoisomeri devono
chimici abbastanza
verificarsi intorni diversi. Queste differenze di segnali sono dovute
ad una combinazione di interazioni di non legame, steriche, elettroniche ed anisotropie
magnetiche (anelli aromatico).
La presenza di un anello aromatico crea un diverso schermaggio e deschermaggio,
molto importante nell’attribuzione dei chemical shift. Queste interazioni si fanno più
significative in solventi poco polari come DCM (non in DMSO), e sono responsabili di
conformazioni distinte nei due diastereoisomeri. Di conseguenza alcuni nuclei
presenteranno notevoli Δδ per i due diastereoisomeri. Per fare l’assegnazione dei
picchi è necessario riconoscere i segnali dei singoli diastereoisomeri, sono possibili due
approcci:
Reazione senza induzione asimmetrica (formazione racemato) e
derivatizzazione: ottenimento di distereoisomeri in rapporto (1:1). Nel caso di
composti molto poco concentrati si ha il dubbio di non distinguere un
diastereoisomero da eventuali impurezze
Assenza racemato del campione derivatizzazione con entrambi gli
enantiomei del CDA: entrambi gli enantiomeri portano alla formazione di
diastereoisomeri in coppie enantiomeriche, per cui si avranno sempre due
segnali distinti per CDA. Questo permette un doppio check per definire con
chiarezza i picchi di interesse
Acidi carbossilici chirali possono essere analizzati utilizzando come CDA ammine chirali
o alcoli chirali (enantiomericamente puri). I chetoni possono essere convertiti in chetali
diastereomerici con dioli chirali, si usano dioli perché la formazione dell’acetale è
ovviamente favorita rispetto a due alcoli.
Chiral Solvating Agents:
La solvatazione di un soluto chirale con un agente solvatante chirale da origine ad
aggregati diastereomerici, i cui segnali NMR sono solitamente diversi. Questi metodi
non richiedono diastereoisomeri stabili, ma addotti diastereomerici in equilibrio tra
forma associata e dissociata. L’agente solvatante chirale (CSA) può essere il solvente
(alcol) o un altro soluto in grado di interagire con il soluto in esame. È necessario
prevedere come si manifestano le diversità di chemical shift. Molecola aggiunte per
ottenere questi addotti diastereomerici sono TFPE o chinino. Affinché si creino
aggregati diastereomerici è necessario qualcosa che interagisca in più punti con
l’analita, sono quindi necessari legami a idrogeno ed interazioni tra gli anelli. Maggiori
siti di interazione aumentano la probabilità di ottenere diastereoisomeri con diversi
chemical shift.
La diversità rispetto ad i CDS è la parziale formazione di diastereoisomeri, con
conseguente equilibrio di formazione e distruzione dell’addotto. La formazione e la
dissociazione di questi solvati è veloce sulla scala dei tempi NMR. I chemical shift che
si osservano sono la media ponderale tra l’addotto (δ ) e l’enantiomero
AS
corrispondente (δ ). Per determinare l’eccesso enantiomerico è necessario trovare un
A
oss
δ diverso nei due casi, grazie alla diversità di chemical-shift degli addotti siccome
quello degli enantiomeri è identico.
Si ha quindi un fenomeno dinamico, che oltre alla diversità di chemical shift può
essere accentuato da diverse costanti di stabilità. Utilizzando un agente solvatante
chirale si hanno piccole differenze di chemical shift date le blande interazioni. Siccome
le differenze sono piccole occorre osservare segnali facilmente osservabili (stretti e
ben risolti), quindi generalmente si cerca un singoletto. Queste diversità si
manifestano bene in solventi apolari (CCl4, CS2, CDCl3), che non competono con
l’agente solvatante chirale. Il vantaggio di questa tecnica è che non è necessario che il
solvente chirale sia enantiomericamente puro, infatti eventuali impurezze attenuano
leggermente la separazione dei segnali.
Chiral Lanthanide Shift Reagent:
I reagenti di shift sono complessi di lantanidi (il più utilizzato è l’europio) con β-
dichetoni. Sono deboli acidi di Lewis che complessano basi di Lewis (ammine, ammidi,
esteri, chetoni…) in solventi apolari. Il soluto organico è in rapido scambio tra le forme
complessate e non complessate. Nei reagenti di shift chirali si ha la sfera di
coordinazione del metallo permanentemente occupata da un legante chirale (β-
dichetone). Metodi che prevedono l’utilizzo di CLSR sono utilizzati per determinare
l’e.e. di composti in grado di complessarsi a centri metallici per cui devono contenere
un eteroatomo. Vengono utilizzati β-dichetoni come leganti essendo in equilibrio
cheto-enolico sono in grado si salificare, generando anioni. CLSR più comuni
prevedono come leganti derivati della canfora, come il trifluoro-canforato (tfc) o
l’eptafluoro-canforato (hfc).
L’analita deve avere N o O per potersi complessare con il lantanide. Si forma un
complesso labile in rapido equilibrio con l’analita libero. È una tecnica molto comoda
per sintesi asimmetrica con struttura dell’analita giusta.
B-dichetone in forma enolica stabilizzata dalla formazione del sale di europio. Il CO
completa la sfera di coordinazione dell’europio (o ciascun altro dei lantanidi). L’europio
va a scansare il legante, statisticamente uno dentro rimane -> formazione complessi
diasteromerici
I leganti possono anche essere scalzati completamente, l’importante è che ne rimanga
uno siccome presentano chiralità. In questo caso le interazioni che si manifestano
sono sufficientemente diverse per dare due segnali distinti. Siccome siamo sempre nel
settore della complessazione, non avrò mai tutto il reagente complessato dal CLSR.
Infatti, il CLSR viene aggiunto in quantità inferiori a quelle stechiometriche, il giusto da
indurre uno splitting dei segnali. Il rapporto CLSR/substrato è compreso tra 0.5 e 1,
siccome si fanno aggiunte successive di piccole quantità di CLSR fino ad avere una
buona separazione dei picchi (Δδ ~ 0.1-0.5ppm), per permettere una analisi
quantitativa. Il reagente di shift è un solido giallo cristallino, per cui siccome se ne
aggiungono poche quantità è necessario frantumarlo, poi lo si aggiunge direttamente
nel tubo NMR. Una maggior aggiunta del reagente di shift aumenta il Δδ osservato
siccome diventa sempre più preponderante il chemical shift della specie complessata.
Il motivo per cui non viene aggiunto in eccesso è legato al fatto che la canfora
(legante) può dar segnali NMR che possono coprire l’analita di interesse. Inoltre, la
presenza dell’Europio causa un allargamento delle bande, man mano che il segnale si
sposta verso campi bassi. Questo non rende possibile ottenere una risoluzione di
picchi, ma se le separazioni sono buone (non alla linea di base) esistono programmi
che li rendono più sharp. L’allargamento delle bande è direttamente proporzionale
all’intensità del campo magnetico.
Vantaggi:
Fornisce spostamenti maggiori rispetto a CSA
Migliore rispetto a CDA perché non serve preparare il derivato e non è
necessario che sia enantiomericamente puro (vedi CSA)
Limiti:
- Non sempre si osservano shift diversi con discriminazione diastereomerica
- Insufficiente risoluzione dei picchi 3+
- Allargamento dei segnali dovuto allo scambio chimico ed Eu
- Compaiono anche i segnali del legante
Sintesi estere di Mosher e perché meglio di Fischer
Oltre all’e.e. permette in molti casi anche la determinazione della configurazione
assoluta dell’enantiomero prevalente. Lo scopo dell’esperienza era utilizzare un
agente derivatizzante chirale enantiopuro (CDA) per la determinazione dell’eccesso
enantiomerico via 1H-NMR. La sostanza da analizzare era
α-trifluoro-metilbenzilacol, prodotto mediante riduzione con lievito di birra.
La reazione prevede la trasformazione dell’acido di Mosher nel suo cloruro, che deve
essere conservato sotto atmosfera protetta.
La derivatizzazione deve essere quantitativa per cui si utilizza (DMAP catalizzatore,
Et3N elimina l’acido cloridrico). Et3N neutralizza HCl che potrebbe fungere da agente
racemizzante per l’alcol di partenza.
“DMAP&rdquo