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J’(D)<J(D)
Quindi le perdite di carico: hv=(J1-J1’)L1+(J2-J2’)L2
L’asse dei tubi interseca la nuova piezometrica traslata verso l’alto di 5 m per garantire almeno
mezza atmosfera di pressione.
5. Curve di possibilità pluviometrica e ietogrammi di progetto.
L’altezza di pioggia media osservata su una certa superficie in un dato intervallo di tempo dipende
dalla durata dell’evento hr=f(s).
Un singolo evento pluviometrico può essere descritto oltre che dall’andamento temporale anche da
relazioni intensità-durata-frequenza (IDF), anche dette curve di possibilità pluviometriche o curva di
caso critico.
Queste curve mettono in relazione le massime altezze di pioggia per le relative durate per un
assegnato tempo di ritorno (Tr), ovvero il tempo medio che intercorre tra il verificarsi di due eventi
successivi di entità uguale o superiore ad un valore si assegnata intensità.
Per calcolare le curve IDF si utilizza la legge a 3 parametri:
= ⁄
( + )
Per determinare i termini si seguono degli step:
Ordinazione del campione dei massimi annuali in senso decrescente, fatta per ogni durata
Regolarizzazione delle curve di caso critico, che avviene attraverso 2 passaggi:
passaggio per un’intensità molto breve, ipotizzando inizialmente un valore di b di primo
tentativo e calcoliamo il parametro m con il metodo dei minimi quadrati. Calcolando poi il
valore esatto di b attraverso la formula, utilizzando la funzione obiettivo.
+1
∗ 10 − ′10 = ( ) − ′10 = 0
+
Il parametro a dipende dal tempo di ritorno, è una variabile casuale che viene determinata
per via probabilistica, cioè, segue una certa legge di distribuzione di probabilità. Effettuiamo
l’adattamento di a con le distribuzioni di Gumbel e Frechet, utilizzando il metodo dei
momenti.
Per scegliere quale delle due è migliore per descrivere il campione introduciamo il metodo
che consente di calcolare le differenze tra il valore della frequenza empirica di non
superamento Fn(x) e la distribuzione di probabilità teorica Ft(x)
2
1 −
∑
1 = ( )
1 −
La distribuzione che presenta il valore medio della norma N1 è quella da utilizzare.
A questo punto per, per ogni assegnato Tr, si calcola la probabilità di non superamento di a
1
() = 1 −
Invertendo la formula della legge di distribuzione di probabilità migliore, si ricava il
parametro a per il dato Tr. Ora si può costruire una curva IDF per ogni Tr, variando la durata
δ.
Per ietogrammi di progetto si intende una certa distribuzione temporale delle precipitazioni da
utilizzare nella progettazione e nella verifica in condizioni estreme di alcune opere.
In generale, per la determinazione attraverso un modello afflussi-deflussi, della massima portata di
colmo che avviene nella sezione di chiusura di un bacino dovremmo avere a disposizione diversi
ietogrammi reali fino a trovare la migliore distribuzione probabilistica delle portate al colmo.
Quando però questi non sono presenti, si utilizzano degli ietogrammi teorici di progetto, creati a
partire dalle IDF. Esistono diversi tipi:
Ietogramma rettangolare: dedotto dalle IDF con l’ipotesi che l’andamento temporale
dell’intensità di pioggia sia costante in tutta la durata
Ietogramma triangolare: considera l’effetto di picco, posizionato a metà della durata
dell’evento. L’intensità massima è pari al doppio rispetto a quella calcolata con la legge a tre
parametri
Ietogramma sifalda: costituito da una parte critica, che è data dallo ietogramma
rettangolare a cui si aggiunge una parte iniziale e una finale per tenere conto della frazione
che non contribuisce all’altezza critica
Ietogramma chicago: distribuzione temporale delle altezze coincide con la relazione altezza-
durata.
6. Teoria del GIUH e relazione con la teoria dell’IUH.
Lo GIUH è un ideogramma unitario istantaneo geomorfologico a cui associamo una variabile casuale
secondo gli IUH per studiare la funzione di distribuzione.
Preso un bacino, noi vogliamo determinare il tempo che impiega una goccia per arrivare alla
sezione di chiusura senza subire interferenze (t*).
Analizziamo l’equazione di continuità a livello macroscopico, da cui ricaviamo:
7. Reti distribuzione idrica; schemi possibili, limiti piezometrici e ruolo serbatoi.
Le portate seguono un regime variabile in dipendenza alla domanda.
Sono composte da:
Opera di disconnessione idraulica tra l’acquedotto e la rete per impedire la propagazione
delle oscillazioni di portata e di pressione che si hanno nelle condotte
Utilizziamo il serbatoio o una torre piezometrica.
Serbatoio di compenso e riserva
Reticolo di condotte a maglie chiuse, questo serve per alimentare ogni utenza in caso di
rottura di un tronco
Le condotte si dividono in:
Alimentatrici: senza allacci portano l’acqua nelle varie zone (grande D)
Distributrici: con allacci, servizio antincendio (piccolo D)
Equilibratrici: senza allacci chiudono le maglie delle alimentatrici
Condizioni estreme di funzionamento:
Limite di pressione:
Nell’ora dei minimi consumi e livello massimo nel serbatoio abbiamo pressione massima 70
m sul suolo.
Nell’ora dei massimi consumi e livello minimo nel serbatoio abbiamo pressioni minime a 10
m sull’edificio più alto.
La massima oscillazione tra ρmin e ρmax è 15-20 m.
8. Dimensionamento degli spechi.
Gli spechi sono canali a superficie libera sotterranei.
Ipotizziamo che il moto sia uniforme e quindi possiamo ricavare la scala del deflusso del canale
come: 1 2/3
= Ω(ℎ) (ℎ) √
Il coefficiente di resistenza al moto è 100
=
1 + ⁄
√
(m=0,35)
Per averla adimensionale si opera una adimensionalizzazione (perché Q è espressa in altezza idrica)
Ipotizzando il contorno bagnato: Ω(ℎ ) Ω()/Ω
=
V(ℎ ) V()/V
=
Q(ℎ ) Q()/Q
=
La forma per il migliore scolo è quella ovoidale.
9. Variabili idrologiche; problemi, metodi, esempi applicativi.
Si intendono le decisioni progettuali soggette ad incertezza:
Incertezza sulla qualità e quantità dei dati disponibili
Incertezza di previsione degli ingressi climatici
Conoscenza inadeguata degli ingressi climatici
Conoscenza inadeguata del comportamento del sistema
Eterogeneità e anisotropie incognite
Approssimazione di calcolo
In funzione della fase progettuale si analizzano diverse caratteristiche dei dati:
Preliminare (valori medi): studio tecnico ed economico iniziale attraverso un modello statico
Definitiva ed esecutiva (valori estremi): si vanno a studiare e ad analizzare le situazioni
estreme attraverso un modello statico
Gestionale (storie temporali): come si sta comportando l’opera nel corso del tempo
attraverso un modello dinamico stocastico
Le variabili idrologiche intervengono nella progettazione di sistemi idrici (individuare forzanti
idrauliche di progetto) attraverso:
Interventi di mitigazione del rischio idraulico con:
misure non strutturali: attive con preannuncio manutenzione, passive con norme d’uso
territoriali
misure strutturali: attive con manutenzione straordinaria, passive con opere di ingegneria
Sistemi di approvvigionamento idrico con:
sistemi di regolazione: invasi naturali e artificiali
sistemi di derivazione: acque sotterranee e superficiali
Sistemi di drenaggio con:
urbano: canalizzazione fognarie e vasche di laminazione
rurale: bonifiche e drenaggi
Interventi di conservazione del suolo con:
sistemazione dei versanti: drenaggio, consolidazione e terrazzamento
sistemazione dei torrenti dei corsi d’acqua: onde trasversali e longitudinali
Sistemi di monitoraggio e controllo dell’inquinamento idrico:
deflussi fluviali: sorgenti puntuali e distribuite
deflussi urbani: inquinamento pluviale, dilavamento pluviale e smaltimento dei rifiuti
10. La trasformazione afflusso-deflusso: teoria dei sistemi lineari e stazionari.
Descrivono come gli afflussi diventano deflussi utilizzando modelli cinematici.
Possono essere completi, ovvero studiano il comportamento del bacino in ogni possibile situazione
metrorologica, oppure a equivalenza limitata, che studiano solamente il comportamento del bacino
in eventi di natura particolare. Questi modelli sono detti di piena e simulano il comportamento del
bacino solo in corrispondenza di piene tenendo conto solo dell’infiltrazione e non della
evapotraspirazione.
I modelli possono essere lineari e stazionari.
I modelli di piena simulano il comportamento del bacino con un insieme di canali e serbatoi lineari.
Il canale lineare produce un ritardo nell’idrogramma in uscita producendo un’onda di piena che si
propaga traslando senza deformazioni.
Il serbatoio lineare rappresenta un volume invasato legato alla portata uscente.
11. Approvvigionamento idrico: serbatoi e reti di distribuzione.
I serbatoi sono opere di accumulo che hanno tre funzioni:
Funzione di riserva: mantengono sempre un volume di acqua per emergenze
Funzione di compenso/richiesta: raccoglie acqua la notte e fa da compenso giornaliero, la
restituisce quando la domanda supera la media
Funzione di disconnessione: evita che il moto vario generato nel tratto di condotta a valle si
propaghi a monte
L’acqua viene conservata in diversi modi:
Interrata (caverna): costituita da più camere separate. C’è una camera di manovra costituita
da un cunicolo, in cui passano le tubazioni che competono alle camere e relative
apparecchiature. Modello economico.
Seminterrati: costituiti da 2 camere indipendenti, una è sempre libera per il compenso.
Sopraelevati: si utilizzano accompagnati ad un altro serbatoio, facendo fungere quelle
sopraelevato da vasca di carico. Questo modello è molto costoso
Le reti di distribuzione comprendono portate in regime variabile in dipendenza alla domanda.
Sono composte da:
Opera di disconnessione idraulica tra l’acquedotto e la rete per impedire la propagazione
delle oscillazioni di portata e di pressione che si hanno nelle condotte
Utilizziamo il serbatoio o una torre piezometrica.
Serbatoio di compenso e riserva
Reticolo di condotte a maglie chiuse, questo serve per alimentare ogni utenza in caso di
rottura di un tronco
Le condotte si dividono in:
Alimentatrici: senza allacci portano l’acqua nelle varie zone (grande D)
Distributrici: con allacci, servizio antinc