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ZOROASTRISMO

Non sappiamo quando visse Zoroastro ma di certo almeno una generazione prima di Dario. Secondo alcune

iscrizioni del sovrano (la migliore fonte di informazione sulle ideologie reali dell’impero persiano), Dario I (VI-

V secolo a.C.) fu zoroastriano. Non sapere quando visse di preciso Zoroastro non ci permette di ricostruire i

primi momenti di vita del culto. Quello che possiamo dire è che i primi insegnamenti furono diffusi da genti

che si definivano ariane.

Secondo la tradizione Zoroastro era originario della Media (Iran orientale) e probabilmente visse nella prima

metà del I secolo a.C. In particolare le fonti lo collocano 258 anni prima di Alessandro (VII-VI secolo a.C.) e

questo farebbe di Zoroastro un contemporaneo di Ciro il Grande. Alcuni storici invece preferiscono collocarlo

nel X-IX secolo a.C. Non ci sono infatti nell’Avesta riferimenti sull’impero degli Achemenidi (VI secolo a.C.).

Non è in discussione comunque la storicità del personaggio. Nell’Avesta abbiamo addirittura riferimenti ai

nomi della famiglia e della sua cerchia. Si tratta quindi di una figura prettamente umana e calata in un

ambiente famigliare, con un rapporto diretto con il suo Dio. Solo in un secondo momento la figura di

Zoroastro assunse caratteristiche mitiche e miracolistiche, che lo posero all’inizio dell’ultimo tri-millennio

della storia del mondo (avvento della “buona religione”).

Dato che si pose in aperto conflitto con il clero, venne costretto all’esilio (come testimoniato nella Gata) e si

dedicò alla predicazione della “buona novella” ad una ristretta cerchia di discepoli.

Le fonti non descrivono un culto religioso univoco ma un sistema complesso. In particolar modo la letteratura

greca e latina sono preziosissime per conoscere il mondo iranico e le sue religioni fino all’epoca medievale.

Man mano che si procedette con l’ellenizzazione le fonti greche si fecero sempre più precise.

1. Erodoto: nelle Storie afferma che i Persiani credevano empio erigere statue agli dei e allo stesso

modo non costruivano templi, ma sacrificavano sulla cima delle montagne. Ahura Mazda è

identificato con Zeus e i sacrifici sono descritti con tratti fortemente grecizzati. Erodoto sottolinea

come i sacrifici non erano celebrati per l’individuo ma per il re e l’intera comunità.

La materia del sacrificio era la carne, che veniva in seguito consumata. Era usata inoltre la

scarnificazione dei cadaveri. I magi si distinguevano per la loro astensione dall’uccidere animali buoni

ma consideravano pio sacrificare creature demoniache.

2. Strabone: il Sole veniva invocato come Mitra e la Luna come Afrodite. Sottolinea che le divinità non

avevano bisogno della carne della vittima, ma solo della sua anima. Traccia una distinzione tra i

sacrifici in presenza di acqua e quelli in presenza del fuoco. Il popolo, a differenza dei magi, seppelliva

i cadaveri coperti di cera. Strabone si concentrò sulla Cappadocia, regione fortemente iranizzata nel

periodo achemenide.

3. Plutarco: De Iside et Osiride: ci sono due divinità, una creatrice di cose buone e l’altra malvagia. Il

primo creò sei dei e 24 divinità per porle in un uovo cosmico che corrisponde alla creazione terrena.

4. Letteratura ebraica: riferimenti al mondo iranico si hanno per la tradizione dei magi, in Geremia e nel

libro di Esther. Anche nel libro di Tobia si hanno riferimenti all’epoca partica.

5. Di alcuni testi pahlavi (medio persiano) si è salvata una traduzione araba.

a. Frammento della liturgia mazdaica scoperto in un manoscritto sogdiano (Asia Centrale) manicheo

manifesta l’esistenza di testi zoroastriani (es. Inno al vento) diversi da quelli attestati nell’Iran

occidentale. Il mazdeismo orientale ci viene mostrato anche con cicli pittorici nei palazzi sogdiani e

in alcune tombe dell’Asia Centrale.

b. Fonti epigrafiche: hanno il pregio di non presentare problemi di cronologia anche se la maggior parte

di esse non hanno carattere religioso.

Il termine Zoroastrismo rimanda quindi alla figura di Zaratustra, Zoroastro (forma greca), mentre il termine

Mazdeismo rimanda alla divinità suprema, Ahura Mazda (Saggio Signore). La cultura mazdaica è la più antica

tra quelle del mondo etno-linguistico iranico.

La comparazione con la religione vedica è di grande utilità in quanto tutto ciò che si ha in comune può risalire

ad un’origine condivisa indo-iranica o anche aria. La religione vedica apparteneva a popoli indoeuropei

chiamati Arii che nel XV secolo a.C. migrarono verso l’India e si divisero poi tra Iran e Afghanistan.

Non è certo che il nome Mazda non fosse preesistito a Zoroastro ma è la sua concezione ad essere originale.

Si tratta di un dio unico, creatore, in relazione con Asa, la Verità, sua emanazione.

La lingua della liturgia zoroastriana è l’Avestico, con il suo lessico tecnico estremamente vicino a quello della

ritualistica vedica. L’avestico si distingue in antico e recente. Secondo alcuni la distanza tra i due è di 4 secoli

e data la vicinanza tra avestico recente e persiano cuneiforme, si sarebbe originato il tutto all’inizio del I

millennio a.C. Altri invece sostengono che le due lingue potrebbero semplicemente avere origine comune ma

non essere in discendenza diretta. In questo caso il quadro si farebbe complesso, probabilmente il clero fece

da mediatore per una sintesi linguistica, e si eliminerebbe la distanza di quattro secoli che ci rimangono

oscuri. Saranno i magi (magoi delle fonti greche), il clero occidentale, a canonizzare e mettere per iscritto la

lingua.

Da testi in antico-persiano (lingua delle più antiche tribù iraniche occidentali) si evince il culto di Ahura Mazda

ma non quello zoroastriano.

Il canone mazdeico è chiamato Avesta e si compone di testi per lo più liturgici. I più antichi sono le Gata

insieme con alcune preghiere. Nella tradizione pahlavi (medio iranico) sono stati tramandati dei commentari

(Zand o Zend). In partico e in medio persiano sono conservate anche altre fonti manichee.

La composizione delle Gata era attribuita a Zoroastro. Si tratta di cinque canti e sono il nucleo sacro

dell’Avesta. Lo stile è prettamente poetico e sacro. È un trattato teologico sul dualismo e sulla sorte

dell’anima dopo la morte, con metafore ed allegorie.

Con la caduta dell’impero sasanide le fonti mutano e si ampliano. Vengono salvati un numero eccezionale di

opere dottrinali per la comprensione del culto.

Nei testi antico-avestici le divinità indo-iraniche sono praticamente nulle mentre è centralissima la figura di

Ahura Mazda. L’opposizione tra i principi cosmico di ordine/verità e disordine/menzogna si concretizza nel

diretto antagonismo di due Mainiiu gemelli, uno benefico e l’altro malefico. Nelle Gata il Pensiero Ostile

(Angra Mainiiu) non si contrappone direttamente ad Ahura Mazda ma al suo diretto gemello (Spenta

Mainiiu).

Nell’avesta recente invece non solo troviamo venerati gli antichi dei ma la figura di Spenta Mainiiu viene

quasi assorbta da Ahura Mazda. Si viene così a creare un dualismo radicale confermato dalle fonti classiche.

Una soluzione potrebbe essere quella di considerare lo zoroastrismo gatico come un vero e proprio

monoteismo religioso in cui sarebbero stati rigettati gli antichi dei. Il ritorno al culto precedente potrebbe

essere poi il frutto di una mediazione. Secondo Pettazzoni non è il monoteismo ad essere in contrasto con il

dualismo, ma il politeismo. A questa interpretazione non sono mancate critiche in quanto vi sarebbe la

presenza di un numero non definito di Benefici Immortali che accompagnano l’azione di Ahura Mazda.

Abbiamo inoltre mogli di Ahura Mazda oppure ad esempio il dio del vento o dell’ascolto. Per prudenza si può

solo ribadire che Ahura Mazda è al centro della venerazione zoroastriana e che la sua volontà è senza limiti.

Avesta antica > 5 poemi in metrica detti Gata a cui si aggiungono le “Yasna dei sette capitoli”, in prosa, di cui

non è chiara l’origine. Vi sono altri testi brevi problematici dal punto di vista cronologico. I Benefici immortali

vengono citati solo nello Yasna. Il materiale più antico ha carattere teologico-filosofico.

Nei testi recenti l’organizzazione liturgica prevedeva sette diversi sacerdoti con a capo lo zaotar, specchio del

pantheon mazdaico.

I due Mainiiu sono primordiali e antagonisti nella triade fondamentale “pensiero parola azione”. In un passo

particolare si pone Ahura Mazda come generatore del Mainiiu positivo, ma data la gemellarità dovrebbe

essere il padre di entrambi i Mainiiu. In realtà però il termine padre per come è usato è problematico. Il

Mainiiu negativo non rappresenta la morte ma l’opposto della vita, quindi la non-vita.

Il tema della scelta è centrale, anche se in un secondo momento pare che ci sia stato il tentativo di limitare

l’arbitrio a qualcosa di già stabilito.

Nell’Avesta recente sono presenti anche sei demoni (es. demone della furia).

Sappiamo che il clero decise di mettere al centro della liturgia dello Yasna in avestico recente una serie di

preghiere composte in un altro dialetto, da una classe sacerdotale che sarebbe potuta essere quindi diversa.

Abbiamo lo Yasna, come liturgia solenne, diurna e standard, e lo Yasna i Raphihwin, più breve, notturna

d’estate. I capitoli dello Yasna sono però intercalati in modo differente a seconda del tipo di cerimonia con

l’intersezione di capitoli de Windewdad e Wisperad.

Windewdad > 22 capitoli > legge di ripudio dei demoni, considerata una sorte di Levitico degli zoroastriani.

Rituale notturno che ha come scopo la protezione dell’ordine cosmico. Il primo capitolo prevede sedici

regioni create da Ahura Mazda. Il secondo è relativo al ciclo di Yima, il gemello primordiale, eroe civilizzatore.

Yast > 21 inni ad Ahura Mazda e ad alcune divinità del pantheon. Un gruppo è moralistico, l’altro epico-

storico. Prosa ma con ritmo metrico di otto sillabe. Ogni inno si apre e si chiude con formule liturgiche. I nomi

sono in relazione con i giorni del calendario zoroastriano.

I rituali minori sono contenuti nella “piccola Nell’Avesta” > sacerdote di rango minore o laico purché iniziato

alla religione.

In epoca sassanide probabilmente era sentito il bisogno di rivendicare un libro sacro scritto e andato distrutto

da Alessandro. Non si hanno però tracce di alcun testo scritto.

Due principali categorie di divinità: Daeva, positivi in Iran ma negativi in India, e Ahura, negativi in Iran ma

positivi in India (Asura) > matrice comune. In realtà la negatività con cui venivano visti gli Ahura non era altro

che simbolo della condanna di Zoroastro per le antiche divinità. Le divinità più importa

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
13 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/14 Filologia, religioni e storia dell'iran

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lelamic di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e religioni dell'Iran antico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Terribili Gianfilippo.