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Prove strutture vestigiali Strutture vestigiali: strutture
ereditate da antenati non più
utilizzate, che negli organismi
attuali possono essere mantenute
come “rimanenze” (se esse non
creano particolari svantaggi).
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dell’evoluzione –
Prove prove oggettive Uno degli esempi più
famosi è quello sulla Biston
l’adattamento
betularia:
all’ambiente è stato
indispensabili per la
sopravvivenza di questa
falena. Questo perché
durante la rivoluzione
industriale, in Inghilterra
vennero bruciate altissime
quantità di carbone che
uccisero i licheni sugli
alberi di betulle,
precedentemente bianchi (e
quindi adatti alla
sopravvivenza del tipo
bianco), rendendoli neri (e
Questo è anche un evidente caso di speciazione oltre favorendo quindi il tipo
che di evoluzione, uno dei pochi verificabili scuro).
dall’uomo (poiché generalmente impiegano migliaia 9
di anni a verificarsi).
dell’evoluzione –
Prove prove molecolari Le prove molecolari sono prove
molto più recenti, che permettono la
creazione di alberi filogenetici
confrontando una proteina o una
molecola comune a tutti gli organismi
per testare le somiglianze.
Per far questo, la proteina selezionata
un’emoproteina
è il Citocromo C,
impegnata nella respirazione cellulare
(e quindi comune a tutte le creature).
Grazie a questa similitudine si
possono ricostruire i rapporti
evolutivi fra I vari tipi di organismi.
Per stabilire somiglianze, si possono osservare anche i genomi, che in specie
filogeneticamente vicine sono molto simili (numero e tipo dei cromosomi,
numero di geni, somiglianza stretta nella sequenza del DNA dei vari geni). 10
Preadattamenti
Il processo di preadattamento è la comparsa di un tratto che successivamente avrà
una funzione del tutto diversa. Per Archaeopteryx, infatti, le penne avevano la
funzione di catturare gli insetti mentre correva ad ali spiegate, mentre diventeranno
necessarie al volo solo in seguito; per Oviraptor, ancora, lo stimolo alla cova non
derivava dalla necessità di tenere le uova al caldo, elemento che diventerà
indispensabile negli uccelli, ma dall’istinto di proteggere il nido. 11
–
Quando la selezione naturale non sembra funzionare anemia falciforme
L’anemia falciforme è una malattia del sangue su base genetica dovuta ad un allele
che codifica per l’emoglobina: i globuli rossi circolanti, in condizioni di bassa
tensione di ossigeno o di circolazione lungo i capillari, assumono una forma
irregolarmente cilindrica, spesso ricurva, simile ad una falce.
La maggior parte degli individui ereditano da
entrambi i genitori un gene normale A, e di
conseguenza definiamo questi individui AA.
La loro emoglobina è normale.
Gli individui affetti da anemia falciforme
ereditano da entrambi i genitori un gene
anormale S. Definiamo quindi questi
individui SS. Tutta la loro emoglobina è di
tipo anormale, e per questo motivo i loro
globuli rossi assumono la forma a falce.
Alcuni individui, ereditano invece da un genitore
un gene A, e dall’altro un gene S. Definiamo
quindi questi individui AS. La maggior parte
della loro emoglobina è normale, ma una
percentuale risulta anormale. 12
–
Quando la selezione naturale non sembra funzionare anemia falciforme
L’anemia falciforme è
ovviamente
considerata una
malattia, che però in
un caso permette di
avere un vantaggio:
sul planisfero è
indicata la
distribuzione
equatoriale della
malaria, una malattia
polmonare, che a
causa del trasporto
difficoltoso di
ossigeno da parte dei
globuli rossi, è in
ottima parte
contrastata.
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Tipi di selezione
• Selezione stabilizzante / conservativa: agisce quando vengono selezionati
negativamente gli individui che presentano una espressione estrema di un carattere;
• Selezione divergente / distruttiva: fattori intermedi vengono selezionati negativamente
e sono favoriti i fenotipi estremi (il che porta alla diversificazione di due pools
genetici);
• Selezione direzionale: agisce contro gli individui ad uno dei due estremi della curva
fenotipica e questo fa evolvere la popolazione verso un estremo o un altro. 14
Variabilità
Sulla base di solo un tratto non si può definire una specie. Alcune specie sono
dette specie criptiche e si indicano come “specie nel complesso” poiché non si
è a conoscenza del loro numero. Non si può dire se questi individui siano
tutti di una stessa specie o di specie
diverse riferendosi ad un tratto estetico. 15
Fattori che mantengono e
riducono la variabilità genetica in
una popolazione
• Mutazioni geniche (riguardanti una minima parte del DNA) e cromosomiche
(differenze evidenti);
• Riproduzione sessuata e meiosi;
• Selezione naturale (solo quando favorisce gli eterozigoti) che può aumentare la
variabilità genetica.
• Deriva genetica (effetto collo di bottiglia o effetto fondatore), un aspetto
casuale dell’evoluzione;
• Selezione naturale. 16
–
Deriva genetica effetto collo di bottiglia
L’elefante marino settentrionale è stata Per gli stessi motivi, un caso simile è
una specie quasi completamente stato quello dei leoni del Ngoro-Ngoro:
sterminata per la caccia: casualmente un evento casuale (la caccia) li ha spinti
sono sopravvissuti elementi molto forti ad una quasi totale estinzione, con la
che hanno in breve ripopolato il proprio sopravvivenza di gruppi forti che hanno
territorio. Molti degli alleli della ripopolato, ma con la perdita totale di
popolazione ancestrale però sono andati alcuni alleli.
perduti per via della quasi estinzione.
Un esempio simile è anche quello dell’acromatopsia: gli individui affetti da
questa malattia, a causa di una catastrofe naturale, si sono ridotti ad un numero 17
minimo e riprodotti con la moltiplicazione di questa malattia genetica.
Prove dell’evoluzione
L'effetto del fondatore è un processo che, ad esempio in seguito ad un prolungato
periodo di isolamento, determina lo sviluppo di una nuova popolazione a
partire da un piccolo numero di individui che portano con sé solo una parte
della variabilità genetica della popolazione originale. La nuova popolazione
può quindi differenziarsi sia geneticamente sia fenotipicamente; in particolare,
questo fenomeno può determinare la fissazione di alleli rari, inizialmente
portati soltanto da uno o più individui, con l’effetto di far permanere tali alleli
nella nuova popolazione formatasi.
La nuova popolazione è di norma molto poco numerosa, per questa ragione spesso
mostra una maggiore sensibilità alla deriva genetica anche a causa della scarsa
variabilità genetica, dovuta anche ai numerosi accoppiamenti fra consanguinei.
Provenienti dalla Svizzera, gli Amish della Pennsylvania nel 1770 erano un
gruppo di circa 200 individui; nel 1964 erano aumentati a 8000 con il 7% di
frequenza dell’allele Ellis-van Creveld (portatore di polidattilia ed ereditato da
una coppia per consanguineità) 18