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Il primo oggetto per il bambino è il seno della madre e egli cerca il contatto con esso per assicurarsi
lo sviluppo e la sopravvivenza sia biologici che emotivi. Per Fairbairn è cruciale e primaria la
capacità di intimità e la possibilità di un funzionamento genuinamente genitale è una conseguenza
di tale capacità di stabilire una relazione di intimità e di reciprocità. Per fairbairn sono primarie tutte
le relazioni con gli oggetti significativi, le zone sono semplicemente canali e strumenti per queste
relazioni. Non è l'atteggiamento libidico che determina la relazione oggettuale ma è la relazione
oggettuale che determina l'atteggiamento libidico.
Esiste una sequenza di maturazione che si svolge in modo naturale, dei bisogni di vari tipi di
relazioni con altri, sequenza che va dalla dipendenza infantile all'intimità matura dell'amore adulto.
Le relazioni con gli altri, in particolare i primissimi bisogni di dipendenza infantile dagli agenti
delle cure materne, diventano insoddisfacenti, cattive. Il fattore importante in questa generale
deprivazione è stato l'interferenza della civilizzazione nel legame madre figlio.
In conseguenza di quella che Fairbairn vede come una separazione innaturale, le prime relazioni
con oggetti diventano cattive o deprivanti. Diventa troppo doloroso desiderare intensamente o
dipendere da un oggetto che per parte del tempo è assente emotivamente o fisicamente. Il bambino
quindi stabilisce dentro di sé oggetti interni che agiscono come sostituti e soluzioni di rapporti
insoddisfacenti con oggetti reali esterni. Tanto maggiore è il grado di interferenza e di deprivazione
nelle relazioni con i suoi oggetti naturali, cioè la gente reale, tanto maggiore sarà per l'io il bisogno
di stabilire relazioni con oggetti interni. Gli oggetti interni sono strutture psicopatologiche.
Qual è il ruolo dell'aggressività nella teoria motivazionale di Fairbairn?
L'aggressività non è esattamente una componente o una trasformazione della libido ma attinge da
essa la propria distinta energia. L'aggressività si serve di superfici strumenti corporei come i denti
per elaborare le sue mete. Fairbairn riteneva che l'aggressività non fosse un fattore motivante
primario, ma piuttosto che nascesse spontaneamente, fosse una reazione alla frustrazione della
meta motivante primaria, lo sforzo per il contatto con gli oggetti.L’aggressività non è espressione di
una distruttività innata, ma è il risultato di una mancanza di relazioni oggettuali soddisfacenti.
Teoria dello sviluppo
Nella visione di Fairbairn la caratteristica centrale dello sviluppo emotivo è una sequenza
maturativa naturale di relazione con altri. La psicopatologia è caratterizzata da disturbi in questa
sequenza naturale di relazioni, cioè da una proliferazione di relazioni con oggetti interni
compensatori e da una conseguenza frammentazione interna. Quello che cambia non è la parte del
corpo che funge da punto focale della tensione sensuale ma la qualità e la complessità delle
relazioni con altri. Secondo fairbairn questa sequenza è composta di tre grandi fasi: il primo periodo
di dipendenza infantile, una fase di transizione e uno stato di maturità che chiama dipendenza
matura. Lo sviluppo normale consiste essenzialmente in un grande processo, tramite il quale una
modalità infantile, dipendente, di relazione con altri, viene sostituita da una capacità di reciprocità
adulta. L'elemento chiave in questa transizione è il processo di separazione.
Dipendenza infantile
La descrizione di Fairbairn dello stato psicologico dei primi mesi di vita del bambino è imperniato
sull' esperienza di fusione con la madre. La modalità relazionale attraverso la quale il bambino
piccolo sperimenta contatti con gli altri durante questo periodo, identificazione primaria, è
definita come l'investimento di un oggetto che non è stato ancora differenziato dal soggetto che
investe. La tendenza a fondersi con la madre deriva dalla totale e incondizionata dipendenza del
bambino. La sua sopravvivenza dipende dalla presenza ed alle cure della madre, ed egli sperimenta
o se stesso in armonia con sua madre o se stesso che tenta di esserlo, attraverso le principali
modalità relazionali di cui può disporre ovvero succhiare, prendere e incorporare. Poiché l’elemento
caratteristico di questa fase è l’identificazione con l’oggetto e la sua incorporazione, di
conseguenza, l’angoscia centrale è l’angoscia di separazione e la paura di perdere l’oggetto.
Questa fase si suddivide in 2 sottofasi:
- Fase orale precoce : il bambino si rapporta a un oggetto parziale, il seno materno. In assenza di
esso, il bambino attribuisce la mancanza ad un suo eccesso di amore (ha “svuotato” il seno
materno). La credenza che il proprio modo di essere causi dolore all’oggetto amato è l’angoscia
schizoide
- Fase orale tardiva : il bambino si rapporta a un oggetto intero, la madre. In assenza della madre, il
bambino attribuisce la mancanza al suo odio, alla sua distruttività. Questa è l’angoscia depressiva,
che culmina con la paura di rimanere totalmente isolati dagli altri
Il bambino, angosciato dalla presenza di questi oggetti cattivi interni, ricorre ai meccanismi di
rimozione primaria (che opera sia sull’oggetto cattivo rifiutante che su quello eccitante) e di
rimozione secondaria, la quale elimina le parti dell’Io che si sono libidicamente connesse a questi
oggetti interiorizzati.
Fase di transizione
La fase di transizione fa da ponte tra le due relazioni oggettuali basate sulla dipendenza infantile e
quelle basate sulla dipendenza matura. Questo implica una rinuncia ad attaccamenti compulsivi ad
oggetti, basati su identificazione e fusione primarie, in favore di relazioni basate su differenziazione
e scambio. Questo rappresenta un gradino evolutivo estremamente difficile da raggiungere in realtà
non lo si raggiunge mai del tutto, la grande paura è quella della sperimentazione della perdita totale
degli oggetti. Perché questo processo possa avere luogo il bambino deve sentirsi amato in quanto
persona e credere che il proprio amore sia ben accolto e apprezzato.
Se manca il senso di fiduciosa possibilità, se il bambino sente che la rinuncia all' attaccamento
infantile ai genitori e ai suoi oggetti interni non sfoci in nuove, più ricche, relazioni, ma in
isolamento e mancanza di contatto, l'attaccamento rimane e la fase di transizione non viene mai
portata a compimento.
Le dinamiche anale e fallica sono ridefinite da Fairbairn nel suo schema evolutivo: non sono più
considerate organizzazioni a pieno titolo ma veicolo per i conflitti del bambino durante la fase di
transizione, tra il desiderio di abbandonare gli attaccamenti agli oggetti interni dell'infanzia e la
spinta a rimanere legato ad essi.
Durante il periodo di transazione, il bambino è posto davanti a un conflitto e, per gestirlo, ricorre a
4 tecniche (tecniche transizionali), rappresentanti meccanismi di difesa per gestire oltre il conflitto
in questione anche le relazioni con gli oggetti interni:
- Paranoide: Esteriorizzati oggetti cattivi e interiorizzati oggetti buoni
- Isterica: Esteriorizzati oggetti buoni e interiorizzatti oggetti cattivi
- Ossessiva: Interiorizzati oggetti cattivi e buoni
Paura da parte del soggetto di fare qualcosa di sbagliato
- Fobica: Esteriorizzati oggetti cattivi e buoni
Paura di essere inghiottito e paura di essere isolato
Stato di dipendenza matura
Gli adulti sani sono emotivamente dipendenti l'uno dall'altro, contrariamente alla situazione di
dipendenza quasi completamente unilaterale dell'infanzia. Nella dipendenza matura l'accento si
sposta dal prendere al dare e scambiare, con la capacità da parte di individuo differenziato di
relazioni di cooperazione con oggetti differenziati.
Strutturazione psichica
Fairbairn immagina un io unitario, integrato, con una propria energia libidica che cerca relazioni
con oggetti esterni reali, se questi contatti sono soddisfacenti l'io rimane integrato e intero.
Relazioni insoddisfacenti con oggetti esterni reali rendono necessario che l'io costruisca oggetti
interni compensatori.
Nella visione di Fairbairn la relazione con la madre ha due caratteristiche fondamentali: una
componente gratificante e una componente non gratificante.
L'aspetto non gratificante è ulteriormente divisibile perché non consiste semplicemente in un rifiuto,
ma in un rifiuto successivo a un senso di speranza o promessa.
Così il bambino nei confronti della madre ha tre diverse esperienze: la madre gratificante, la madre
allettante e la madre deprivante. Quando la relazione originale con la madre reale, esterna, diventa
insoddisfacente viene internalizzata. Il risultato quindi non è una singola relazione interna ma tre,
che corrispondono alle tre caratteristiche della relazione esterna con la madre.
I tre distinti oggetti interni vengono chiamati da Fairbairn l'oggetto ideale (ovvero gli aspetti
gratificanti della madre), l'oggetto eccitante (ovvero gli aspetti promettenti e allettanti della madre)
e l'oggetto rifiutante (ovvero gli aspetti deprivanti e di negazione della madre).
Man mano che ciascuna di queste caratteristiche della madre viene internalizzata e stabilita con
l'oggetto interno, una parte dell'io integrata diretta all'esterno è scissa dalla sua unità originaria
per essere legata ad essa in una relazione oggettuale interna.
La parte dell'io che viene legata ed identificata con l'oggetto eccitante e che in perpetua e avida
ricerca dell'allettante promessa dalle relazioni viene chiamato io libidico.
La parte dell'io che è legata all'oggetto rifiutante e s'identifica con esso ed è quindi ostile e ironico
nei confronti di qualsiasi contatto o gratificazione è chiamata io antilibidico (sabotatore interno).
Quello che resta dell'io originale ovvero l'io centrale, è collegato e identificato con l'oggetto ideale
ossia con gli aspetti gratificanti e confortanti della relazione con la madre. L'io centrale è anche
quella parte dell'io ancora utilizzabile per relazioni con persone reali del mondo esterno.
L'oggetto eccitante e l'oggetto rifiutante sono oggetti cattivi, in quanto non sono gratificanti.
L'io mantiene relazioni con questi cattivi oggetti interni in uno sforzo di controllarli e di conservare
incontaminate da frustrazioni, rabbia e desideri insoddisfatti, le sue relazioni con la madre reale.
Il bambino internalizza anche un oggetto buono, l'oggetto ideale, che è composto da quelle
caratteristiche della madre che rimangono dopo che le parti troppo eccitanti e tr