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In Past future split attention (1972) due persone si trovano nello stesso spazio.
Mentre la prima predice continuamente il comportamento futuro dell'altra, la
seconda racconta il comportamento passato della prima.
Entrambi sono nel presente, così è necessario che il passato sia conosciuto per
dedurre continuamente il comportamento futuro. Poiché il comportamento di
ciascuno dipende da quello dell'altro, l'informazione sulle mosse di ciascuno
viene vista in parte come riflesso dell'effetto che il comportamento
immediatamente precedente di uno ha avuto. Perchè la performance proceda,
il primo attore deve conservare un'attenzione simultanea ma raddoppiata del
proprio sé in relazione all'altro. Questo influenza la direzione del principio di
causa-effetto. L'attività di entrambi viene collegata da numerosi circuiti di
feedback e di feedhead delle parole e del comportamento. Di questo viene
fatta registrazione video.
Joan Jonas
Muescolando liberamente elementi come danza, disegno, musica, video e
installazione, Jonas ha sviluppato un modo particolare di fare arte.
Jonas considera le sue performance opere, i suoi video film, e se stessa
un'artista. Anzitutto è una creatrice di immagini, che trae metodi da media
diversi e soggetti da culture differenti,per esplorare le possibili costruzioni
dell'identità. I suoi lavori hanno a che fare con l'elemento temporale, in quanto
incorporano danza, testo, musica, film, video a circuito chiuso, video registrati,
disegni, e i suoi personaggi inventati. Tutta la produzione di Jonas è ispirata
alla de-sincronizzazione di solito congiunta con la frammentazione e la
ripetizione.
Fin dal 1968 le azioni di Jobas sono state presentate in luoghi agresti e urbani,
compi erbosi, spiagge ventose, nelle palestre e nei loft.
La prima retrospettiva è del 1980 allo University art museum di Berkeley.
Jonas cancella il suo sé dalle performance magicamente. Vede se stessa come
un mezzo: l'informazione la attraversa. Le informazioni e gli argomenti
derivano da una vasta serie di fonti letterarie e musicali: poesie di musica
irlandese, saghe di lingua islandese, fiabe e fatti contemporanei. Ha usato i
suoni dei cucchiai contro gli specchi, l'abbaiare dei cani, canzoni folk italiane, il
reggae, il blues di Chicago, il richiamo dei cervi. Usa attrezzi di scena e costumi
eclettici, provenienti dai ricordi di infanzia, frugati nei negozi di seconda mano.
Uno specchio è il suo tipico attrezzo di scena che favorisce la trasmutabilità:
fornisce la chiave di lettura della sua produzione.
Le sue performance sono ricche di aspetti effimeri e mutabili: nelle sue opere
sparge informazione a strati, riempiendo ogni stanza di informazioni, cercando
di dar vita ad un'esperienza sensoriale, perfino se il visitatore fosse rimasto per
pochi minuti.
Wind (1968) è il suo primo film: è tratto dalla prima performance in pubblico,
un matrimonio greco che vide a Creta. Jonas qui filma dei performer che
passano rigidamente lungo una spiaggia, con un vento di contorno che crea
una coreografia mistica e psicologica attraverso le vesti dei performer. Essi
funzionano come danzatori e come sculture: Jonas porta qui la sua esperienza
del guardare lo spazio pittorico illusionistico e del camminare intorno a
sculture.
Smise presto di fare sculture, che considera poco interessanti, per passare a
muoversi nello spazio e ad usare se stessa come materiale scultoreo.
Era attratta dalla possibilità di mischiare suono, movimento, immagine per fare
una composizione unica. Scoprii un modo per fare qualcosa che implicasse
molti e diversi livelli della percezione, molti strati di illusione ad anche una
storia. Le performance erano tutte basate su strutture poetiche: prese spunto
da immaginisti americani, come Pound, o Borges.
Organic honey's visual telepathy (1972) è incentrato sull'identità: Jonas si
esibisce come se stessa e come il suo doppio mascherato. Vestita con un
copricapo di piume e costumi, l'opera è l'incarnazione dell'artificio, della
maschera e del narcisismo - una femmina alter-ego la cui veste è il volto di
una bambola congelato. Questa performance ellittica e non lineare nella
narrazione esplora temi che sono emblematici del primo lavoro video di Jonas:
lo studio dei gesti e archetipi femminili, sia personali e culturali; l'uso del
travestimento e maschere, oggetti rituali. Gli elementi del lavoro formali - la
stratificazione di specchi e immagini riflesse, manipolazioni di spazio riflessivo
e ambiguità spaziale, e l'uso del disegno - sono anche le firme di Jonas.
Nel vederla si attraversa un'illusione: un muro di carta che è sospeso
parallelamente e a pochi passi dal muro anteriore della galleria. Lo spettatore
poteva vedere gli operatori andare dietro al telo, senza che relazionassero ciò
che vedevano con il fatto che alcune delle immagini viste sui monitor nello
spazio della performance venivano trasmesse da dietro il telo.
Organic honey è il nome del suo alter ego. Immaginò se stessa come una
maga elettronica che fa giochi di prestigio con le immagini.
In Organic Honey si vedono due persone distinte, due diversi narratori. La
donna che indossa abiti da lavoro, e OH ingioiellata e mascherata.
L'opera nasce in un periodo un cui le donne si domandavano che cosa fosse il
femminismo per una donna. Ciò la spinse ad esplorare il ruolo delle donne,
anche nell'interpretare il ruolo dell'androgina.
Qui stava esplorando la psiche femminile e la possibilità di un linguaggio visivo
che non fosse banale nel trattarla. Nei primi lavori video stava ricercando i ruoli
che poteva interpretare come donna. Più tardi scelse storie di donne.
“La presenza dello spettatore fa accadere sempre qualcos'altro che non ti
aspetti. C'era qualcuno che diceva che era interessante. Io non potevo dirlo;
qualche vola lo sapevo, e qualche volta no.”
Iniziò ad avere a che fare con la videocamera portatile dal 1970. ciò che ha
portato nei suoi video non era teatro, né danza, ma qualcosa più simile ai film,
data la sua passione per i primi cineasti russi. Cercò di uscire dal mondo
dell'arte per trovare la sua ispirazione. Si avvicinò al video lavorando con il
mezzo e le sue qualità peculiari. Da questo venne fuori Vertical roll (1972).
È un video a scorrimento verticale che somiglia ad una serie di frame del film
che passano nel monitor, nel quale viene mostrato il busto di una donna,
ennesima ricerca sul tema del femminismo.
Con Volcano Saga cerco invece di fare un balzo in avanti. Negli anni '80
attraversò una crisi, dovuta alla sua carriera in declino ed al mondo dell'arte
che cambiava e smetteva di essere interessato alla performance ed al video.
Il testo è tratto dalla saga islandese di Laxdaela del XIII secolo, un poema
epico che traccia la discendenza di tutte le persone della storia. Voleva trovare
qualcosa al di là delle fiabe e della loro rappresentazione unidimensionale delle
donne. Qui c' una donna che sogna, che poi incontra il saggio, un interprete dei
sogni. Non ci sono molti dialoghi, ed il linguaggio è molto semplice.
Il video è strutturato in 4 parti. La donna si lava le mani per quattro volte,
racconta quattro sogni, e ci sono quattro interpretazioni. Il paesaggio è come
un protagonista, una presenza viva. Cerca di rappresentare come il paesaggio
potesse mostrare uno spazio psichico.
All'inizio del video racconta la storia di ciò che le accadde mentre stava
guidando in Islanda: durante una tempesta era spinta fuori dalla strada dal
vento, ed in un posto così non ci si può separare dalla natura, dagli elementi,
dall'infinito. Trovò affascinante nell'Islanda la vicinanza tra presente e passato.
In The juniper tree c'è una divoratrice di uomini, un'immagine negativa. È
interessata alla rappresentazione di donne forti, come le donne islandesi, che
avevano alcuni diritti di base, anche se le loro scelte erano ancora limitate.
Vito Acconci
Acconci esordisce come scrittore: le cose a cui era interessato erano cose come
“come mantenere le parole in movimento?”, “come fermarle?”. Ma la scrittura
declinò presto nella poesia, e quando capitò l'occasione di farne delle letture,
cominciò ad usare strumenti come il registratore.
Oltre alla scrittura, il suo lavoro fu motivato dalla politica. Negli anni Settanta
in America c'era un grande coinvolgimento, ma lui esitò ad introdurvi qualsiasi
riferimento. Molto tempo dopo, l'unico lavoro a cui era interessato era quello in
cui poter far entrare la politica. Nel parlare dei suoi primi lavori fa riferimento a
Buster Keaton. Niente mondo intorno, nessun contesto sociale. I suoi primi film
si svolgevano contro uno sfondo bianco o nero. Si trattava sempre di una
persona sola circondata dal vuoto.
Il contesto artistico si mostrava come un mondo aperto. L'arte si proponeva
come un non-territorio, privo di caratteristiche proprie: perciò vi si potevano
introdurre elementi provenienti da altri campi.
Agli inizi cercava di prendere un sistema esistente ed adeguarsi ad esso. Se
l'opera d'arte non doveva essere un oggetto, allora doveva diventare qualcosa
di simile al pettegolezzo, o al reportage. Lui dipendeva dalle riviste d'arte e
dalle gallerie per rendere accessibili le cose che realizzava.
Following piece nasce per una mostra dal titolo “street works”, che richiedeva
dei lavori che riguardassero le strade di New York. Per un mese scelse le
persone a caso per la strada e le seguiva il più a lungo possibile, fino a quando
la persona entrava in un luogo privato. Questo inseguimenti variavano dai
pochi minuti alle otto ore. Acconci sostiene che senza la mostra l'opera non
sarebbe mai esistita.
Following Piece è un lavoro di varia durata che si svolge nelle strade di New
York e consiste nello scegliere a caso una persona in una strada, e seguirla
dovunque vada, ovunque si rechi o viaggi, fino a che non entri in uno spazio
privato. Un contatto che non è più invenzione di immagini o di discorsi, non ha
più l'idea di arte e di vita, ma di vitalità. in cui non c'è rito, ma tensione tra due
poli energetici, non c'è sublimazione artistica, ma istintualità, e non c'è nessun
processo di elevazione dal quotidiano al mondano. Un rapporto tra corpi che
elimina gli elementi "riflessi", e produce elementi che non dipendono altro che
da se stessi.Un incontro fisico e concreto tra due superfici, in uno scambio di
energia, violenta e immediata, in cui ciò che conta è il dialogo diretto tra due
corpi.
Un a