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POLITICA FISCALE ESPANSIVA

Durante il XX secolo ci sono moltissime crisi di panico finanziario che generano quindi crisi di liquidità. Risposta trovata dagli economisti alla grande depressione è la politica economica attiva, politica dei governi che decidono di intervenire nel sistema per contrastarne le fluttuazioni cicliche, in particolare quelle negative. È l'idea di fondo di Keynes: intervento dei governi usando la politica fiscale espansiva, irrorando risorse, sostenendo la domanda aggregata, invertendo la tendenza dell'economia mondiale a una domanda effettiva sempre minore, per spezzare il ciclo vizioso. Idea suggerita è l'aumento della spesa pubblica, che a parità di imposizione è lo strumento più efficace. Si usa in questo modo il meccanismo del moltiplicatore della spesa, generando nel breve periodo una forte espansione del reddito nel sistema. Per finanziare queste espansioni fiscali ci sono varie tecniche, scelte.sulla base di tanti elementi da ciascunoStato: alcuni Stati europei adottano il mix fiscale monetario, altri paesi, come gli Stati Uniti, decidono digenerare deficit rispetto ad altri Stati.Il mix fiscale monetario messo in campo dalla Repubblica di Weimar porta a una monetarizzazione deldebito esasperata; a causa di ciò, per la prima volta si assiste ad iperinflazione, cioè tassi di inflazione ancheal 100%.Il mix fiscale monetario genera una spirale esplosiva: sempre più debito, sempre più moneta per coprirequel debito e un'inflazione fuori controllo.Proprio da questa crisi finanziaria poi nasce il nazionalsocialismo, che fa leva sul malumore creato inseguito all'iperinflazione e al fallimento dell'economia nazionale.A seconda delle diversità, la soluzione con la quale gli Stati nazionali più importanti escono dalla crisi sonoespansioni fiscali e aumento della spesa pubblica, dunque una politica fiscale espansiva, ofinanziata conuscite di moneta o in nessun modo, cioè finanziata creando disavanzo del debito.

NEW DEAL

Esempio migliore di come si esce dalla crisi di quegli anni è il New Deal americano; essendo gli Stati Uniti l'amministrazione più ricca, in avanzo dal punto di vista finanziario alla fine del conflitto, il suo modo per uscire dalla grande depressione è emblematico.

Politica anticrisi americana è il New Deal. È la prima teoria di politica pubblica di intervento esplicito del governo nell'economia; essa è basata su una serie di interventi organici volti a inaugurare un nuovo corso, in cui il lasciar fare è finito, al suo posto c'è una politica economica attiva, i governi devono fare misure attive dell'economia per contrastare la crisi.

Tra i pilastri del New Deal ci sono i principi cardine di quelli che oggi si chiamano Stati sociali; non si parla di Welfare State fino alla fine degli anni '40 e non si

realizza fino alla fine degli anni '50. In un certo senso il New Deal è una sorta di precursore dello Stato sociale. Pilastri della politica di amministrazione americana 51 Noemi Ammirati Spesa sociale: il governo federale interviene finanziando la spesa sociale, con assistenza sociale, intervento a sostegno delle famiglie più povere ed elargizione e pagamento di sussidi per la disoccupazione. Programmi di sicurezza sociale: programmi volti a tutelare il lavoratore rispetto a infortuni, malattia, e vecchiaia. Prima del New Deal i meccanismi di sicurezza sociale sono o mutualistici, cioè fatti dalle corporazioni, o dalla Chiesa: nessuno Stato si occupa di sicurezza sociale. Viene ora introdotto per la prima volta un fondo sociale per la sicurezza sociale. Controllo dei prezzi: per la prima volta il governo americano interviene per calmierare alcuni prezzi di beni ritenuti cruciali per il benessere delle popolazioni; in particolare interviene per amministrare i prezzi agricoli.fondamentali per sostenere l'accesso al cibo e migliorare lo status nutrizionale delle famiglie. Controllo dei mercati: viene rinforzata la Federal Trade Commission, creata nel 1890 dallo Sherman Act, attraverso il Clayton Act, che le dà la possibilità di intervenire contro oligopoli, monopoli, abusi di posizioni. Il Clayton Act ultima la legislazione antitrust americana: da quel momento gli Stati Uniti hanno un'autorità a tutela del mercato. Investimenti pubblici di natura infrastrutturale: l'idea è acquisire impianti e stabilimenti di produzione tramite la finanza pubblica e darli in uso alle principali corporation americane; sono investimenti a sostegno della scala dimensionale del sistema produttivo nazionale: solo una volta finita la crisi vengono trasferiti alle imprese private. Mettendo insieme tutti questi elementi si ottiene uno Stato molto attivo nell'economia: le due grandi istituzioni economiche delle nazioni, cioè governo.

e Banca Centrale, diventano soggetti attivi nelle dinamiche economiche.

POLITICHE DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE

La grande depressione viene risolta in modo definitivo dalla seconda guerra mondiale: in tutte le nazioni si viene a creare il compatto militare industriale, ossia una serie di grandi imprese che presidiano i settori cruciali per lo sviluppo industriale, e allo stesso tempo il settore militare, cioè la produzione di strumenti, tecniche e tecnologie bellici.

Questo si crea in particolare negli Stati Uniti, in cui ci sono già i trust, grandi imprese produttrici di armi e da un po' di decenni si sta diffondendo la prassi per cui il grande banchiere diventa ministro delle finanze e il grande dirigente dell'industria diventa ministro della difesa.

Questa integrazione progressiva tra settori industriali strategici e settori militari, finanziata anche dal governo, avviene più o meno in tutti i paesi; ciò succede perché tra le due guerre tutti

hanno paura che scoppia un altro conflitto.

Quando scoppia la seconda guerra mondiale, il PIL schizza verso l'alto, i tassi di crescita sono notevoli, e la crisi termina; i sistemi nazionali sono messi a produrre per il conflitto, in termini di capacità produttiva cominciano a tornare abbastanza simili a quelli prebellici.

Il secondo conflitto è un colossale affare economico, persino per le nazioni sconfitte: lo sviluppo industriale che hanno nazioni come Germania, Italia, Giappone tra il 1931 al 1945 è incredibile; la crescita del PIL e delle capacità di produzione viene per lungo tempo trainata dalla produzione militare.

EUROPEAN RECOVERY PROGRAM

Rispetto alla fine del primo conflitto, lo scenario al termine del secondo è completamente diverso: la prima guerra mondiale schianta e distrugge il sistema monetario internazionale.

La stessa cosa non può succedere alla fine della seconda guerra mondiale: occorre pensare a qualcosa.

Per evitare gli errori commessi, di cadere nuovamente in una grande depressione mondiale. Vengono fuori diverse idee. Tra queste, vi è l'idea che gli Stati Uniti non possono più chiudersi nel loro isolazionismo politico: non possono solo lamentare il non pagamento dei loro crediti, abbandonare le nazioni europee che avevano comprato le loro armi; questo sarebbe pericoloso per la stessa economia americana.

Per tale motivo il ministro dell'economia Marshall annuncia l'European Recovery Program (o piano Marshall): è un piano di trasferimento di reddito, di risorse finanziarie ai governi dei paesi europei. Le due condizioni che permettono agli Stati europei di accedervi sono che decidano di non soggiacere all'imite del blocco sovietico, e che introducano regimi democratici largamente maggioritari, cioè a largo consenso popolare.

La partecipazione al piano Marshall viene suggerita anche ai paesi orientali che però decidono di non aderire, dunque

riguarda sostanzialmente solo i paesi dell'Europa occidentale. Questi trasferimenti massivi di risorse sostengono la domanda delle nazioni, soprattutto quella estera; la domanda estera viene direzionata verso i prodotti, tecnologie, beni degli Stati Uniti, i quali riescono in questo modo a trasferire tecnologia in Europa e vendere tutta quella vecchia. Il Piano Marshall viene reso efficace da un'altra idea dell'amministrazione americana durante la guerra: quando il ministro delle finanze si accorge che i debiti dei paesi europei verso le banche americane stanno aumentando enormemente, introduce la cosiddetta Lend&Lease policy, cioè politica del presta e lascia. Invece di fare in modo che gli Stati europei si indebitino con le banche per comprare armi, i prestiti vengono direttamente organizzati in natura; alla fine solo i beni più rilevanti, di maggior valore, devono essere ripagati e restituiti, quelli di poco valore, poco fungibili no. Questo evita una

crisi finanziaria, facendosì che i debiti non crescano troppo.Gli Stati europei escono dalla loro eventuale risacca recessiva usando fondi provenienti dal piano Marshall;esso sostiene la domanda effettiva, aggregata e permette alle imprese americane di continuare a produrrebeni e tecnologie, riversando quelli in eccesso nel continente europeo.Questo è il modo con cui si fa ripartire quasi subito l’economia mondiale dopo la guerra, per questo non c’èuna depressione.

GOLD EXCHANGE STANDARDInsieme all’European Recovery Program e alle nuove politiche innovative americane, altra decisionerilevante è la ricreazione di un Gold Standard, cioè un regime internazionale di natura valutaria emonetaria che sostiene lo scambio di risorse tra nazioni.Tutti i governanti delle principali nazioni si riuniscono a Bretton Woods nel 1946; per il governo britannico ildelegato della regina è proprio John Keynes, che è l’ideatore degli accordi.

Gli accordi di Bretton Woods vogliono creare un nuovo Gold Standard. Tale sistema deve fare conto con due novità strabilianti. Non ci sono più tante riserve auree, l'oro è divenuta una risorsa scarsa; se per i primi decenni del '900 la scoperta di nuovi giacimenti aumenta l'offerta mondiale di oro, nel 1946, sia per i comportamenti delle banche centrali, che per l'esaurimento di miniere, c'è scarsità di risorsa aurea. Noemi Ammirati Gli Stati nazionali dunque non hanno una quantità d'oro sufficiente per garantire la convertibilità della moneta. L'unica Banca Centrale che può garantire ciò è la riserva federale del piano, tutte le altre hanno coefficienti di copertura molto più bassi del 50%. Improvvisamente, la principale potenza mondiale non è più l'Inghilterra, il principale impero coloniale non è più quello inglese, la principale valuta.

Non è più la lira sterlina: la valuta principale e moneta più usata negli scambi internazionali è il dollaro americano.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
75 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ammiratinoemi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Lanzi Diego.