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Il nostro paese è in grado di difendersi
Può essere sicuro che il nostro paese è un paese in condizioni di difendersi, è un paese capace di avanzare fino a contrastare i funghi delle bombe nucleari. E quello succedè ieri. Non è un'invenzione della fantasia; è una realtà a cui tutto il paese presenziò, è una realtà che abbiamo dovuto pagare con dozzine di vite preziose, di uomini che caddero quando andavano a salvare i suoi compagni che diedero le sue vite spunta e serenamente per salvare le vite che erano imprigionate tra i ferri contorti di quella barca, o tra i rottami degli edifici, di pompieri che avanzavano senza alterarsi a spegnere edificazioni strapiene di esplosivi; chi abbia visto scene come quella di ieri chi sappia di un paese tanto degno e tanto virile e tanto generoso e tanto onesto come il nostro paese, ha diritto a sapere che è un paese che si difenderà da qualunque aggressione. Magari quelli che perturbati nel più elementare
BUONSENSO OSANOCONSIDERARE COME POSSIBILE QUALUNQUE GENERE DI INVASIONE AL NOSTRO SUOLO, COMPRENDANO LA MOSTRUOSITÀ DEL SUO EQUIVOCO, PERCHÉ C'EVITEREMMO MOLTI SACRIFICI. MA SE CIÒ SUCCEDESSE, SFORTUNATAMENTE, MA SOPRATTUTTO PER DISGRAZIA DEI CHEC'AGGREDISSERO CHE NON RIMANGA LORO DUBBIO CHE QUI IN QUESTA TERRA CHE SI CHIAMACUBA, QUI IN MEZZO A QUESTO PAESE CHE SI CHIAMA CUBANO, BISOGNERÀ LOTTARE CONTRO NOI FINCHÉ CI RIMANE UNA GOCCIA DI SANGUE, BISOGNERÀ LITIGARE CONTRO NOI FINCHÉ CI RIMANE UN ATOMO DI VITA. NOI NON AGGREDIREMO MAI NESSUNO, DI NOI NESSUNO AVRÀ MAI NIENTE DATEMERE, MA CHI CI VOGLIA AGGREDIRE DEVE SAPERE SENZA PAURA DI SBAGLIARSI CHE COICUBANI OGGI CHE NON STIAMO NELL'ANNO 1898 NÉ IN 1899 CHE NON STIAMO A PRINCIPIO DISECOLO CHE NON STIAMO NELLA DECADE DI 1910 O DI 1920 O DI 1930, COI CUBANI DI QUESTADECADE, COI CUBANI DI QUESTA GENERAZIONE, COI CUBANI DI QUESTA ERA—NON PERCHÉ SIAMOMIGLIORI,
BENSÌ PERCHÉ ABBIAMO AVUTO LA FORTUNA DI VEDERE PIÙ CHIARO, PERCHÉ ABBIAMO AVUTO LA FORTUNA DI RICEVERE L'ESTANTO INSIGNIFICANTE CHE NESSUNO AVREBBE CREDUTO POSSIBILE RESISTERE; TUTTAVIA, NOI CREDEVAMO CHE RESISTESSIMO ALLORA, COME CREEMOS OGGI CHE RESISTIAMO A QUALUNQUE AGGRESSIONE. E NON SOLO CHE SAPREMO RESISTERE QUALUNQUE AGGRESSIONE, MA SAPREMO VINCERE QUALUNQUE AGGRESSIONE, E CHE NUOVAMENTE NON AVREMMO UN'ALTRA ALTERNATIVA CHE QUELLA CON CUI INIZIAMO LA LOTTA RIVOLUZIONARIA: QUELLA DELLA LIBERTÀ O LA MORTE. SOLO CHE ORA LIBERTÀ VUOLE DIRE PIÙ ANCORA QUALCOSA: LIBERTÀ VUOLE DIRE PATRIA. ED IL NOSTRA ALTERNATIVA SAREBBE PATRIA O MORTE. E COSÌ UN GIORNO COME OGGI, LUTTUOSO E TRAGICO, DOLOROSO PER IL PAESE, DOLOROSO PER IL GOVERNO, DOLOROSO PER I PARENTI DEGLI OPERAI ED I SOLDATI, ED I CITTADINI CHE CADDERO; IN UN MOMENTO COME QUESTO, IMPORTANTE, È BUONO CHE LASCIAMO SEDUTE QUESTE COSE, E CHE LA NOSTRA DISPOSIZIONE DI RESISTERE NON È SOLA LA DISPOSIZIONE DI RESISTERE MILITARMENTE. CREDONO FORSE CHE ABBIAMO VALORE PER MORIRE, MA CHE NON ABBIAMO
VALORE PER RESISTERE LE PRIVAZIONI, E GLI UOMINI HANNO VALORE PER RESISTERE, PERFINO LE PRIVAZIONI CHE MENO SI IMMAGINANO.
SE QUEGLI UOMINI CHE COMINCIARONO LA LOTTA NELLE MONTAGNE NON AVESSERO AVUTO VALORE PER RESISTERE LE PRIVAZIONI, SAREBBERO STATI VINTI; MA, NON FU COSÌ, PERCHÉ EBBERO INTEREZZA PER RESISTERE LE PRIVAZIONI.
UOMINI DEBOLI SONO QUELLI CHE NON HANNO INTEREZZA PER RESISTERE LE PRIVAZIONI; UOMINI O DONNE FORTI SONO QUELLE CHE HANNO INTEREZZA PER RESISTERE LE PRIVAZIONI.
ED UN PAESE CHE HA IL VALORE DI QUALUNQUE SACRIFICIO NEL COMBATTIMENTO, DEVE AVERE ANCHE IL VALORE DI QUALUNQUE PRIVAZIONE.
PERCHÉ SI SBAGLIANO ANCHE QUANDO CREDONO CHE MEDIANTE RAPPRESAGLIE ECONOMICHE CI SCONFIGGONO.
E QUI CAPRINA DIRE CHE PIÙ VALE SOFFRIRE LA FAME IN LIBERTÀ CHE VIVERE SCHIAVIZZATI NELL'OPULENZA; CHE PIÙ VALE ESSERE POVERI MA ESSERE LIBERI, BENCHÉ CI COSTI MOLTO E BENCHÉ FOSSE LUNGO QUELLO VERSO LO SVILUPPO DELLE
NOSTRERICCHEZZE—QUALCHE GIORNO AVREMO RAGGIUNTO ANCHE QUELLA META—, MA PIÙ VALEESSERE POVERI MA ESSERE LIBERI CHE ESSERE RICCHI ED ESSERE SCHIAVI; MOLTO PIÙ QUANDOQUI ERAVAMO SCHIAVI E POVERI, ED ORA SIAMO PER LO MENO POVERI MA LIBERI, E QUALCHEGIORNO SAREMO LIBERI ED INOLTRE RICCHI.
COSICCHÉ A NOI NON C'È COMPRATO CON VENTAJISMOS ECONOMICI, E MOLTO MENOQUANDO I VANTAGGI ECONOMICI NON LI VIDE MAI NESSUNO PER NESSUNA PARTE; PERCHÉ QUIQUELLA CHE VIDE TUTTO IL MONDO FU MISERIA, INGIUSTIZIA, SFRUTTAMENTO. QUELLO È QUELLOCHE SI CHIAMA I CIENTOS DI MIGLIAIA DI BAMBINI CHE NON HANNO SCUOLA, O NON AVEVANOSCUOLA, E COSÌ È COME SI CHIAMANO LE MISERABILI CAPANNE, COSÌ È COME SI CHIAMANO I MESIDEL TEMPO MORTO, COSÌ È COME SI CHIAMA DISOCCUPAZIONE, COSÌ È COME SI CHIAMA L'AGONIAIN CUI VIVEVAMO. E CUBA, IL NOSTRO PAESE, NON HA FATTO UN'ALTRA COSA CHE LOTTARECONTRO QUELLI MALI,
è la causa dell'odio dell'oligarchia poderosa che ci combatte, quello è il motivo per cui siamo costretti a lottare ogni giorno per difendere ciò che è nostro. Non abbiamo fatto altro che cercare di superare quelle mali, non abbiamo fatto altro che reclamare ciò che ci spetta, non abbiamo fatto altro che difendere noi stessi e i nostri diritti. E tutto questo è considerato un crimine agli occhi della plutocrazia internazionale. Cuba ha commesso il "peccato" di difendere il suo popolo, di difendere se stessa dall'oppressione e dalla colonizzazione. Questo è il motivo per cui gli aerei arrivano, questo è sempre più la causa dell'insolenza audace, dei criminali protetti dalla plutocrazia. Questo è il motivo per cui, mentre in nessuna parte del mondo le barche esplodono, mentre in nessun altro luogo gli aerei bombardano, nella nostra patria gli operai sono minacciati sul posto di lavoro da una bomba da 100 libbre, o sono minacciati da un'esplosione apocalittica.è la causa della congiura contro lanostra patria. La comprendiamo bene perché è necessario che sappiamo comprendere i nostri problemi, è necessario chesappiamo comprendere queste verità, e è necessario che si proclamino, così come è necessario che quegli interessi equelli congiurati sappiano a che cosa attenersi e sappiano che qui non si tenta di fare piani, all'estero, sui problemi delpaese o busta le soluzioni, o sulle controrivoluzioni che per fare piani circa il nostro paese, in primo luogo, bisognacontare su noi, e se non contano su noi, perché credono che non esistiamo, allora che si attengano alle conseguenze.Oggi siamo venuti a finire un giorno dei più triste, sé ma dei più fermi della nostra patria e dei più simbolici.Chi c'andava a dire appena 14 mesi fa, quando attraversavamo coi soldati ribelli di Oriente per queste strade, in mezzoall'allegria straripante di quello
paese che un giorno oggi andavamo come a dovere percorrere quelle stesse strade, in mezzo alla tristezza ed il dolore di quello stesso paese, per dare sepoltura, tra un gruppo di operai, ad un gruppo di quegli soldati che qui attraversarono trasportando gli stendardi della liberazione nazionale?
Chi c'andava a dire che i causanti ed i complici di quegli assassini di tante migliaia e migliaia di cubani c'obbligherebbero un'altra volta - e chi sa quante volte più - a venire a piangere vicino alle tombe di nuove vittime, di nuovi cittadini annichiliti per gli stessi criminali e gli stessi alleati?
Ma per amaro che sia, è la cosa certa. E qui stiamo compiendo questo doloroso dovere, e lo compieremo quante volte sia necessario, lo compieremo un giorno come corteggio ed un altro giorno come feretro, se è necessario; lo sapremo compiere, perché dietro i che cadono vengono altri, dietro i che cadono altri seguono in piede!
Grande sei stato la perdita
in questi 14 mesi; compagni affettuosi ed indimenticabili che non stanno oramai tra quelli che veniamo dietro i feretri; compagni che nel compimento del dovere sono spariti delle nostre file; tuttavia, le file continuano ad andare, il paese segui in piede, e quello è quello che importa! E che spettacolo tanto imponente quello di un paese in piede, che spettacolo tanto meraviglioso e tanto impressionante lo spettacolo di un paese in piede, che spettacolo come questo di oggi, e vedere andare insieme a quelli che fa alcuni anni sarebbe sembrato un sonno vederli andare come andavano oggi, e chi avrebbe sognato almeno fa alcuni anni vedere andare le milizie operaio gomito a gomito con le brigate universitarie, gomito a gomito coi soldati dell'Esercito Ribelle, gomito a gomito coi membri della marina e della polizia; gomito a gomito con una colonna di contadini col suo cappelli mambises, le sue file marziali e compatte, i suoi fucili alla spalla; contadini cubani delle montagne chec'accompagnano oggi in questo minuto di dolore, affinché nessuno rimanesse senza rappresentazione; affinché là, dove si confondevano coi paesi ministri e cittadini, Lei unisse la nazione intera in quello che ha di generosa, di combattiva e di eroica. Chi andavo a sognare almeno che un giorno militari ed operai non sarebbero nemici che un giorno militari ed operai e studenti e contadini e paese non sarebbero nemici; che qualche giorno gli intellettuali andrebbero del braccio degli uomini armati; che qualche giorno il pensiero, la forza di lavoro ed il fucile andrebbero insieme, come sono andati oggi! Prima andavano separati, prima erano nemici, prima avevano fatto dei patri dissimile interessi, dissimile gruppi, dissimile istituzioni, ed oggi la patria è un solo sentimento, la patria è una sola forza, la patria è un solo gruppo. Oggi non combattono morendo tra sé contadini e soldati, o studenti e poliziotti, paese e forze armate; oggi,sorgiamotutti dallo stesso anelito e della stessa aspirazione; popolo e militare sono identica