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EPITELIO PAVIMENTOSO STRATIFICATO CHERATINIZZATO
L’epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato costituisce l’EPIDERMIDE. Caratteristiche
principali di questo epitelio sono: la resistenza, e il continuo rinnovo degli strati superficiali a
seguito dell’accrescimento di quelli più profondi.
Nell'epidermide si riconoscono vari strati cellulari sovrapposti con caratteristiche citologiche
diverse, dall’alto verso il basso sono:
1. STRATO CORNEO è costituito da molti strati di cellule estremamente appiattite,
anucleate e embricate tra loro (disposte, cioè, come le tegole di un tetto), generalmente
morte e disposte su più strati. Vengono continuamente sostituite tramite un processo di
“microesfoliazione”.
2. STRATO LUCIDO è costituito da pochi strati di cellule acidofile prive di nucleo, presente
solo nel palmo della mano e nella pianta del piede, poiché conferisce resistenza.
3. STRATO GRANULOSO è così chiamato perché è pieno di granuli di una proteina basofila
che si chiama cheratoialina. Questo strato presenta anche una proteina che serve ad
aggregare i filamenti intermedi di cheratina che si chiama filaggrina, e poi un’altra proteina
che inizia a formare uno strato quasi corneificato (corazza corneificata) nel senso che le
cellule si stanno preparando per andare verso lo strato più superficiale che è lo strato corneo
4. STRATO SPINOSO formato da 4 -8 strati di cellule basofile e proliferanti legate tra di loro
tramite desmosomi, che si associano con microfilamenti di cheratina k1 e k10 formando le
tonofibrille. Osservando i desmosomi al microscopio appaiono come spine. Le cellule
producono una proteina che si chiama involucrina che costituisce un involucro all’interno di
questa cellula. Tra lo strato spinoso e quello granuloso sono presenti dei corpi lamellari che
contengono un lipide che si chiama idrossiceramide che viene rilasciato negli spazi
intercellulari, e per opera di un enzima che si chiama transglutaminasi viene scisso e forma
legami covalenti con la faccia esterna dell’involucro corneificato rendendo così la barriera
epidermica impermeabile all’acqua.
5. STRATO BASALE contiene i cheratinociti proliferanti di forma cubica o cilindrica bassa
che poggiano su una membrana basale e aderiscono tra loro con desmosomi e alla
membrana basale con emidesmosomi in cui terminano i filamenti intermedi di cheratina
(K5/K14). All’interno dello strato basale sono presenti anche le cellule staminali che sono
fondamentali per il processo di microesfolazione.
L’epidermide è costituita da tipi cellulari differenti: Cheratinociti, Melanociti, Cellule di
Langerhans, Cellule di Merkel.
I melanociti sono localizzati tra lo strato basale e lo strato spinoso, e anche in minor numero nel
sottostante derma. Derivano dalle creste neurali, e migrano durante lo sviluppo embrionale sino a
penetrare nell’epidermide. Essi sintetizzano una sostanza responsabile del colore della pelle che si
chiama melanina, la quale viene trasferita tramite dei corpi vescicolosi (melanosomi) ai
cheratinociti. I melanociti a differenza dei cheratinociti non presentano né desmosomi né filamenti
di cheratina. Se sottoposte alle radiazioni ultraviolette le cellule dello strato granuloso producono un
ormone MSH, che si lega al recettore MC1R di un melanocita che a sua volta stimola la sintesi di
melanina tramite trasduzione del segnale.
Le cellule di Langerhans sono delle cellule dendritiche sono chiamate così perché appaiono come
le cellule nervose con i dendriti, hanno forma stellata o dendritica, con esili prolungamenti che
s'insinuano tra le cellule circostanti, a formare quasi una rete continua. Nei preparati colorati con
ematossilina ed eosina queste cellule spiccano tra i cheratinociti per avere un nucleo intensamente
colorato circondato da un alone chiaro dovuto a un citoplasma poco colorato. Sono cellule deputate
anche alla difesa immunitaria in quanto, mediante una proteina transmembrana che si chiama
langerina, si legano ai complessi glicolipidici presenti sui microbi e presentano l’antigene alle ai
linfociti T (cellule del sistema immunitario).
Le cellule di Merkel, a differenza delle altre cellule hanno desmosomi e sono presenti nello strato
basale a contatto con la lamina basale. Hanno dei contatti con una fibra nervosa afferente e fungono
da meccanocettori, cioè sono dei recettori meccanici che ricevono gli stimoli e li trasmettono poi al
cervello.
riparo di una ferita
Il all’epidermide è un meccanismo che è caratterizzato da 4 fasi: una fase in
cui, quando la pelle viene ferita, si attiva la necrosi perché la ferita comporta la morte dei
cheratinociti; successivamente alla fase di necrosi, o di danno tissutale, segue la fase
infiammatoria, che serve a reclutare dal circolo sanguigno cellule infiammatorie: i primi che
arrivano normalmente sono i neutrofili, gruppo di cellule del sangue appartenenti ai globuli
bianchi e, specificamente, al gruppo dei granulociti. I neutrofili, anche in condizioni normali,
sono i più numerosi (circa il 65%). Quando c’è un danno questi non restano in circolo ma
vengono indirizzati verso la sede del danno. Dopo qualche ora (circa 24h), intervengono i
monociti e i macrofagi, di cui i macrofagi M1 sono quelli che, insieme ai neutrofili,
fagocitano le cellule morte o i batteri.
Subito dopo c’è una fase di riepitelizzazione perché si deve chiudere la ferita, quindi cominciano a
proliferare anche i fibroblasti del sottostante derma, ma le prime cellule che devono arrivare
sono i cheratinociti. Se non arrivassero questi per primi ma i fibroblasti, si forma la cicatrice,
ecco perché quando c’è un danno esteso si formi la cicatrice, perche laddove i cheratinociti
non sono in grado di chiudere la ferita, arrivano i fibroblasti. La fase finale è il
rimodellamento della matrice extracellulare.
Queste quattro fasi vengono controllate da una serie di fattori che vengono messi in gioco.
Normalmente la nostra pelle è nutrita da plasma, il cui principale costituente è l’acqua (70%) e
albumina. Quando arriva la ferita, tutte queste cellule infiammatorie producono segnali
(citochine, fattori di crescita) quindi proteine e di conseguenza il plasma diventa siero, non
più costituito da un’elevata percentuale di acqua ma di fattori proteici (sierici).
Nel momento in cui arriva la ferita, i fibroblasti tendono a proliferare ma devono essere tenute a
bada perché potrebbero prendere il sopravvento sui cheratinociti, andando a sostituire la parte
verde. Ciò non succede per la presenza di recettori per molecole specifiche. La differenza
principale tra i recettori legati ai cheratinociti e quelli legati ai fibroblasti sta nel numero, in
quanto sono di più nei fibroblasti. Sono i recettori per il fattore di crescita TGFβ3 che viene
prodotto dalle cellule infiammatorie. Normalmente è un fattore antimotogenico, cioè blocca il
movimento delle cellule, rispetto invece al TGFβ1 che è un fattore di proliferazione. Quindi
questo fattore va a legarsi ai suoi recettori che, essendo più numerosi sui fibroblasti, agiscono
prevalentemente su questi ultimi bloccandoli. La fase successiva è la fase del rimodellamento:
i fibroblasti ora, in assenza di TGFβ3, possono distribuirsi e riformare la matrice
extracellulare e si ritorna indietro al plasma, cioè l’infiammazione acuta si risolve e non c’è
più necessità di mantenere una risposta infiammatoria, perché se questa permanesse (risposta
infiammatoria da acuta diventa cronica) si andrebbe ad intensificare un fenotipo perché non è
una condizione fisiologica (ad esempio l’artrite reumatoide).
EPITELIO PAVIMENTO PLURISTRATIFICATO NON CHERATINIZZATO
Costituisce l’epitelio delle mucose che rivestono: bocca, faringe, esofago, vagina e retto. Le cellule
dell’ultimo strato non perdono nuclei, sono vive, ma vengono comunque eliminate. Nell’esofago
queste cellule nel giro di 2-4 giorni vengono rimpiazzate. Le cellule degli epiteli pavimentosi non
cheratinizzati possono contenere tracce di cheratina
EPITELIO PSEUDOSTRATIFICATO
È apparentemente formato da più strati ma in realtà ogni cellula ha un punto di contatto con la
membrana basale. Può essere sia con cellule cubiche sia con cellule cilindriche (trachea). Può
contenere le cellule mucipare caliciformi. Può presentare sulla superficie delle ciglia con
l’assonema 9+2 oppure può essere non ciliato, ma caratterizzato da protrusioni citoplasmatiche
dette stereociglia, al cui interno presentano filamenti di actina. Quello non ciliato è presente
nell’uretra maschile (quel condotto che porta l’urina all’esterno) e nel condotto o dotto deferente e
nell’epididimo (gli spermatozoi vengono prodotti nel testicolo e devono essere poi eiaculati
passando attraverso il dotto deferente; per acquisire la motilità gli spermatozoi passano per
l’epididimo). L’epitelio pseudostratificato ciliato invece lo troviamo nell’apparato respiratorio
(laringe e trachea) e serve ad espellere il muco prodotto in risposta all’ingresso di agenti estranei,
pulviscoli atmosferici etc.
EPITELI GHIANDOLARI
Le ghiandole sono cellule singole o organi specializzati nella produzione e secrezione di sostanze e
si formano per invaginazione dell’epitelio. Le unità secretorie insieme alle cellule dei dotti formano
il parenchima della ghiandola, mentre la parte connettivale ne costituisce lo stroma. In base alla
secrezione delle sostanze possiamo classificare le ghiandole in:
• Esocrine: riversano il loro contenuto all’esterno o in cavità comunicanti con l’esterno
• Endocrine: si formano per invaginazione dell’epitelio che perde il contatto con le cellule
epiteliali soprastanti. riversano il loro contenuto (gli ormoni) nello stroma circostante, e
dallo stroma dove viene elaborato e modificato, trasportato mediante vescicole e riversato
all’esterno in corrispondenza della membrana basale. Esso passa poi nel connettivo, dove
entra nel circolo sanguigno mediante trasporto attivo, passivo (lipidi) o di massa, e
raggiunge, infine, i vari distretti dove può agire a distanza dal luogo di produzione
(endocrina), o nelle vicinanze (paracrina), o autocrina.
GHIANDOLE ESOCRINE
A seconda della natura del secreto le vengono distinte in:
SIEROSE: Le sierose secernono delle sostanze proteiche, enzimi. Esse hanno quindi il
o reticolo endoplasmatico rugoso e il complesso del Golgi molto sviluppati perché è lì che
avviene la sintesi proteica. Quando la ghiandola fa il suo secreto, il suo prodotto vengono
ammassate tante vescicole sulla superficie della porzione apicale di queste cellule e dalla
superficie apicale vengono liberate all’este