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CLASSIFICAZIONE DEL TESSUTO CONNETTIVO
tessuto connettivo propriamente detto (morfologia classicamente riconducibile a
quella del tessuto connettivo, con cellule separate da sostanza intercellulare
anista):
• forme lasse -> le fibre sono sottili e meno abbondanti rispetto alle cellule e alla
S.F.A. (funzione trofica);
• forme dense -> le fibre sono spesse e più abbondanti rispetto alle cellule e alla
S.F.A. (funzione meccanica);
tessuto connettivo specializzato per funzioni di sostegno:
- cartilagine,
- tessuto osseo,
- cemento,
- dentina;
sangue, annoverato nei tessuti connettivi per due motivi:
- deriva dal mesenchima,
- tutte le cellule del connettivo derivano da cellule circolanti.
Il sangue è costituito da cellule e da una “sostanza intercellulare” che in realtà è
una soluzione, il plasma sanguigno. 18/03/16
TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI: hanno principalmente la funzione di
collegare i tessuti tra loro. Come abbiamo visto, si distinguono in due grandi categorie:
lassi:
- • tessuto mucoso (maturo ) -> scarsamente rappresentato nell’adulto, si tratta di
un tessuto molto lasso con fibre collagene molto fini e non argirofile (rare fibre
elastiche) inframmezzate da abbondante sostanza intercellulare anista, molto
densa perché ricca di GAG e proteoglicani. I fibroblasti hanno forma stellata
perché sono dotati di lunghi prolungamenti visibili al microscopio. Il tessuto
mucoso maturo nell’adulto è presente ad es. nel corpo vitreo (o umor vitreo)
dell’occhio, tessuto connettivo dotato di pochissime fibre e costituito quasi
esclusivamente di acqua e acido ialuronico (le cellule sono i vitrociti); si trova
inoltre nella polpa dentaria, dotato di molte fibre nervose e piccoli vasi
sanguiferi, e nel funicolo ombelicale, dove prende il nome di gelatina di
Wharton -> il cordone ombelicale è infatti un punto di passaggio di diversi vasi
venosi e arteriosi fondamentali per il feto; il muco serve a fasciare questo
funicolo mobile e pieghevole in modo da garantire sempre, quando il cordone si
flette, che i vasi formino angoli tondi, in modo da non bloccare mai il flusso del
torrente sanguigno;
• tessuto reticolare -> è costituito essenzialmente da fibre reticolari (collagene di
tipo III) che formano un’intelaiatura tridimensionale. La sostanza intercellulare
anista aderisce molto strettamente alle maglie del reticolo (le “vernicia”), infatti
esse all’interno originalmente sono vuote: vengono poi riempite da vari tipi di
cellule che vi si annidano, tra cui i fibroblasti e cellule mesenchimali staminali,
ma anche cellule proprie da precursori ematogeni (linfociti T e B, plasmacellule,
macrofagi, cellule dendritiche interdigitate [accessorie dei linfociti T]) e cellule
proprie da precursori locali (cellule dendritiche follicolari [accessorie dei linfociti
B]) -> questo tipo di tessuto – che talvolta viene definito anche tessuto linfoide –
è infatti particolarmente presente negli organi linfoidi (milza, linfonodi) ma anche
nello spessore della tonaca mucosa degli apparati digerente e respiratorio (ad
es. nelle placche di Peyer, situate nell’ileo).
Il tessuto reticolare lamellare è quello che costituisce la lamina reticolare della
membrana basale (la lamina è comunque composta da un fitto ordito di filamenti
che creano un reticolo tridimensionale); il tessuto reticolare che non si organizza
in lamine è quello propriamente detto o tridimensionale;
• tessuto adiposo -> funge da:
> riserva nutrizia (deposito di trigliceridi),
> isolante termico (adipe sottocutaneo),
> imbottitura, per difendere l’organismo da compressioni e urti o per mantere in
posizione organi (adipe sottocutaneo, capsula adiposa renale -> mantiene i reni
in posizione; il dimagrimento provoca infatti spesso un loro spostamento dalla
posizione fisiologica, grasso orbitario -> impedisce che il globo oculare sbatta
contro lo scheletro della cavità orbitaria),
> funzione fisiognomica (caratteri sessuali secondari -> l’uomo ha il tessuto
adiposo più concentrato sulle spalle, la donna nelle mammelle, nei glutei e nelle
cosce; caratteri individuali -> il tessuto adiposo rende unica la fisionomia di
ciascuna persona),
> funzione endocrina: tramite alcuni enzimi prodotti dagli adipociti, il tessuto
adiposo è in grado di presiedere alla regolazione dell’assunzione di cibo, e
quindi del peso corporeo, e del metabolismo glucidico (le adipochine, tra cui
leptina e adiponectina, regolano le sensazioni di fame e di sazietà e sono
coivolte nel diabete); tramite altri enzimi gli adipociti sono in grado di interagire
con alcuni ormoni steroidei -> ad es. l’enzima aromatasi trasforma il
testosterone (androgeno) in estradiolo (estrogeno), contribuendo in parte a
ridurre la sintomatologia post-menopausa.
Il tessuto adiposo può essere sottocutaneo o viscerale. Quello viscerale per
es. va anche a circondare i grossi vasi sanguigni (funzione poco chiara).
Esistono inoltre un tipo di tessuto adiposo facilmente mobilizzabile
(sottocutaneo, perineale) e un tipo di tessuto adiposo difficilmente mobilizzabile
(palmo delle mani, pianta del piede, volto, orbita).
Per osservare il tessuto adiposo al microscopio ottico è necessario utilizzare la
formalina, che fissa i lipidi sul vetrino.
Il tessuto adiposo si distingue inoltre in:
- monovacuolato o bianco (di colore giallo nell’uomo) -> la sua funzione è
principalmente quella di riserva energetica tramite l’accumulo di trigliceridi;
- plurivacuolato o bruno (nell’adulto presente in scarsa quantità, localizzabile a
livello aterocervicale, inguinale, ascellare, toracico ecc.) -> la funzione di questo
tipo di adipe è quella termogenica (centrale di termogenesi extramuscolare);
infatti non si limita a conservare i trigliceridi ma ne promuove l’ossidazione per
ottenere calore.
Il metabolismo ossidativo inizia nei mitocondri in cui entra l’acetato, che va
incontro al ciclo di Krebs: i prodotti del ciclo di Krebs sono anidride carbonica,
ATP e 8 protoni, che vengono scissi in 8 elettroni e 8 protoni. Gli elettroni
passano alla catena di trasporto degli elettroni che, come fase finale, riduce
l’ossigeno molecolare ad acqua. L’energia liberata durante questo trasporto
viene sfruttata per spingere i protoni nel comparto intermembranale del
mitocondrio, in modo da creare un gradiente elettrochimico: il ritorno dei protoni
secondo gradiente nella camera interna del mitocodrio attraverso il canale
creato dalla ATP-sintetasi induce la produzione di ATP. Gli adipociti plurivacuolati
sono dotati di una proteina transmembrana, la uncoupling protein (UCP) o
proteina disaccoppiante o termogenina, la cui funzione è quella di aumentare
la permeabilità della membrana mitocondriale interna, permettendo ai protoni
che sono stati spinti nello spazio intermembranale di tornare nella matrice
mitocondriale, inibendo l’azione dell’ATP sintetasi. In questo modo il passaggio
degli elettroni nella catena respiratoria viene disaccoppiato dalla produzione di
ATP e l’energia viene dissipata sotto forma di calore. La UCP è un marker degli
adipociti bruni.
Anche se nell’adulto la concentrazione di adipociti plurivacuolati è scarsa, ci
sono dei fattori (come ad es. l’esposizione costante a temperature rigide) che
possono modularne la produzione;
• tessuto fibrillare lasso -> in questa categoria vengono inseriti tutti quei tessuti
connettivi dotati di una scarsa concentrazione di fibre connettivali che, per le
loro caratteristiche, non sono assimilabili a nessuno dei tessuti appena descritti;
è infatti una categoria molto eterogenea;
densi:
- • tessuto fibroso denso -> è costituito prevalentemente da fibre collagene riunite
in fasci di notevoli dimensioni. La componente amorfa della matrice
extracellulare è scarsa e anche le cellule sono presenti in numero limitato
(prevalentemente fibrociti). La prevalenza della componente fibrosa – in specie
delle fibre collagene – rende il tessuto molto adatto a resistere a stimoli di tipo
meccanico.
In base alla disposizione delle fibre collagene, il tessuto fibroso denso viene
distinto im varie categorie -> a fasci paralleli, a fasci incrociati, a fasci intrecciati,
capsulare e lamellare.
Un caso a parte di questo tipo di tessuto è rappresentato dal derma della cute:
qui le fibre collagene si organizzano in fasci di varie dimensioni, frammisti a fibre
elastiche. I fasci di fibre collagene appaiono variamente intrecciati e continuano
direttamente con quelli dello strato sottocutaneo;
> a fasci paralleli: è il tipo di tessuto che forma principalmente i tendini e i
legamenti. Le fibre infatti, decorrendo tutte parallele tra loro a formare grossi
fasci, forniscono un’ampia resistenza alla trazione. I tendini sono a loro volta
avvolti in un tessuto connettivo denso irregolare dotato di poche fibre elastiche.
Le cellule tendinee o tenociti (fibrociti) sono allineati parallelamente alle fibre
collagene e sono disposti in file. Vengono detti anche cellule alate perché dal
loro corpo allungato (anche il nucleo è allungato) si staccano sottili espansioni
che si addentrano negli interstizi tra i fasci;
> a fasci intrecciati: formato da fasci di fibre collagene con decorso ondulato che
si intrecciano in tutte le direzioni. Questa disposizione offre una notevole
resistenza alla pressione oltre che alla trazione. Sono infatti presenti in parte nei
legamenti, nel derma cutaneo, nell tonaca sottomucos dei visceri, nella sclera. I
fasci sono immersi in una scarsa sostanza fondamentale che presenta anche
delle fibre elastiche. In genere l’orientazione dei fasci è in relazione alla diversa
direzione delle sollecitazioni meccaniche;
> a fasci incrociati -> i fasci di fibre di collagene formano lamelle che si
sovrappongono tra loro (nelle lamelle le fibre collagene sono disposte alcune in
senso parallelo, alcune in senso ortogonale); i fibrociti (corneociti nella cornea)
hanno forma allungata e appiattita e sono per lo più situati nei punti in cui le
lamelle si incrociano tra loro. Questo tipo di tessuto è tipico della cornea: al m.e.
sono ben visibili le fibre “impacchettate” tra loro organizzate in una disposizione
molto regolare, paracristallina, che rende lo stroma corneale trasparente;
> capsulare -> il tessuto fibroso denso capsulare è costituito da fibre collagene
disposte irregolarmente che, nel loro insieme, costituiscono la capsula esterna
di molto organi (fegato, rene, milza, linfonodi, capsula articolare). Questo
tessuto presenta caratteristiche simili a quello a fasci intrecciati e continua con il
connettivo lasso che penetra nel