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LO STUDENTE DI ITALIANO
Durante i primi anni della nostra vita, il cervelletto riesce ad immagazzinare molti elementi della
lingua madre (o delle lingue madri) in modo da renderle incancellabili. Se lo studente straniero di
italiano non ha interiorizzato la lingua prima dei quattro anni, essa si stabilizza nella corteccia
cerebrale, più lenta nel processo di acquisizione.
Il cervello è diviso in emisfero destro ed emisfero sinistro, le quali percepiscono il mondo esterno in
maniere differenti. Ciò sta a significare che entrambe le funzionalità (globale per la parte destra e
analitica per la sinistra) sono coinvolte nella comunicazione e devono collaborare in modo tale da
utilizzare tutti e due gli emisferi nel processo di acquisizione. Altro principio è quello della
direzionalità del cervello, ovvero che il percorso di stabilizzazione degli input deve seguire una
direzione ben precisa, dall’emisfero destro al sinistro, dalla globalità all’analisi.
Importante è anche il contributo della psicolinguistica, che stabilisce l’esistenza di una facoltà di
linguaggio nella nostra specie ed è innata. I percorsi acquisizionali si possono applicare anche al di
fuori della madrelingua in quanto esiste una grammatica universale, comuni a tutte le lingue. È
necessario considerare sempre lo studente come soggetto attivo, predisposto all’acquisizione,
dotato di LAD (Language Acquisition Device) che deve essere supportato e facilitato. Il percorso è
diviso in cinque fasi: osservazione, creazione di ipotesi, verifica delle ipotesi, fissazione e
riflessione(guidata dal docente).
Esistono diversi tipi di memoria: a breve termine che elabora la struttura di superficie degli
enunciati e appoggia le nuove informazioni sulla base di quelle già possedute; memoria semantica
elabora le strutture profonde e le interpretazione ; a lungo termine, la conoscenza del mondo. I
nuovi input vengono immagazzinati in quest’ultimo tipo di memoria solo se non si presenta il filtro
affettivo.
Si possono inoltre individuare sette diversi tipi di intelligenza presenti in ogni individuo ma in
percentuali diverse. L’intelligenza linguistica che riesce a cogliere le sfumature di significato e che
riesce a raccogliere la sensibilità lessicale; logico-matematica che sviluppa il pensiero analitico e
complesso, deve capire ogni meccanismo della lingua prima di parlarla; spaziale ricostruisce o
modifica la disposizione di oggetti in uno spazio, utile per il lessico; musicale che memorizza la
lingua con canzoni o filastrocche; intrapersonale scopre i propri punti di forza e quelli critici, evita le
cose facili; interpersonale si sa mettere facilmente nei panni degli altri.
Le conoscenze vengono memorizzate nel sistema cognitivo per poi essere recuperate. Ogni
individuo si distingue nel percorso di memorizzazione( analitico o globale) e nel recupero degli
elementi acquisiti, come ognuno possiede un proprio stile di apprendimento; c’è chi si basa sulla
teoria, chi impara dai propri errori. Anche le caratteristiche della personalità possono contribuire ad
stabilire il proprio profilo di studente, come l’introversione o l’estroversione, ottimismo e
pessimismo, etc. Fondamentale è inoltre il fattore dell’età in quanto determina la rapidità e facilità
nel processo di stabilizzazione nella memoria a lungo termine degli input. Nei primi anni di vita, fino
ai 7-8 anni, c’è il picco di velocità di acquisizione della lingua. Dopo questa fase, fino ai 18-22 anni
si è ancora in grado di imparare molto bene la lingua straniera, ma con l’avanzare degli anni si fa
sempre più fatica e la possibilità di pronunciare in maniera perfetta diminuisce. Con l’aumento degli
anni d’età diventa importante la motivazione per cui si vuole frequentare un corso di lingua, è
necessario tenerla viva per non far subentrare il filtro affettivo e bloccare l’acquisizione.
CAPITOLO IV
L’INSEGNATE DI ITALIANO
La figura del docente varia in base al ruolo dell’italiano per lo studente, se è L2, LS o LE. Nel
primo caso, è fondamentale per l’inserimento degli stranieri; il docente di LS insegna la lingua e
deve promuoverla; in LE segue studenti che pensano già di conoscere l’italiano, quindi non
ammettono errori e incolpano l’insegnante. In tutti i casi, il docente deve fungere da guida, da
facilitatore dell’apprendimento, da collegamento tra lingua e studente. La comunicazione didattica
è importante per determinare se l’insegnamento è di qualità o meno. Il primo punto critico è il
Teacher’s Talk , in cui il docente cerca di farsi capire nella propria lingua dai suoi alunni stranieri 3
usando terminologia basilare, il secondo è il Teacher’s Talking Time (TTT) , ossia quanto parla il
docente durante una lezione.
L’insegnante deve svolgere un compito fondamentale prima di iniziare le lezioni: la progettazione
del corso e delle attività.
Nella programmazione, esiste una teoria che stabilisce delle unità di acquisizione, ovvero delle
unità di lavoro che seguono il processo della fase globale, analitica e conclusiva; gli input vengono
percepiti, recepiti e se vi sono delle fondamenta, acquisiti. Vi sono delle strategie avere la prima
visione globale, come la ridondanza, ricerca di analogie con elementi già conosciuti, formare delle
ipotesi per poi verificarle, fino ad aver compreso globalmente l’input. A questo punto si analizzano
atti comunicativi, aspetti linguistici, culture e linguaggi non verbali. Più complessa, è l’unità
didattica, che si fonda su un tema situazionale o culturale che serve a collegare le varie unità di
acquisizione. Nei manuali sono già presenti delle sequenze possibili di tali unità, il modo più
semplice è seguirle, non fedelmente, bensì apportando qualche modifica quando necessario.
Infine si raggiunge la fase di verifica e di valutazione, che hanno due significati differenti. Nel primo
caso si guarda il raggiungimento degli obiettivi di una data unità d’acquisizione; il secondo termine
giudica il progresso di ogni studente tenendo conto del punti di partenza. È importante segnalare
che la valutazione risulta inutile se condotta dal docente, diventa utile quando vengono discussi gli
errori in classe assieme agli alunni. Nel caso in cui in una classe vi siano degli studenti che non
riescono a raggiungere un livello sufficiente, è necessario un rinforzo o un recupero. Esso diventa
più facile da preparare se è mirato su uno specifico argomento, diventa un problema se si hanno
lacune sulla lingua intera. In ogni caso, possono essere date delle attività da svolgere a
casa(sottolineando che non devono essere viste come punizione ma come supporto) o fare delle
attività estemporanee da fare con tutta la classe, cercando di inserire nella memoria stabile dello
studente quell’i+1 che gli manca. CAPITOLO V
LA COMPETENZA COMUNICATIVA
L’insegnamento dell’italiano (o di una lingua in generale) contribuisce al cosiddetto “pursuit of
happiness” se è in grado di garantire dei livelli di competenza comunicativa adeguati agli standard
che lo studente si è prefissato. Vi sono quindi delle mete educative: culturalizzazione(io, il mondo e
gli altri), socializzazione(io e i tu con cui convivo) e l’autopromozione (io con me stesso). Si è
arrivato a comprendere che il focus delle lezioni non debba più essere lo studio esclusivo di come
essa sia fatta, bensì a cosa serva, ossia a comunicare. La competenza comunicativa è una realtà
mentale che si verifica nel mondo in eventi comunicativi realizzati in contesti sociali dove si usa
l’italiano. Nella nostra mente ci sono tre nuclei di competenze che costituiscono il sapere la lingua:
competenza linguistica, extralinguistica, contestuale. Altre sono le competenze mentali che si
trasformano in azione comunicativa, nel saper fare lingua quando esse vengono utilizzate per
comprendere e produrre testi.
È molto importante anche la costruzione di un modello, per definire in maniera vera e non
approssimativa che cosa insegniamo quando spieghiamo italiano, è quindi una struttura
concettuale. CAPITOLO VI
LA COMPETENZA LINGUISTICA ED EXTRALINGUISTICA
La competenza comunicativa comprendere vari ambiti. il lessico ad esempio. Impararlo significa
collocare parole e locuzioni nella memoria semantica in modo tale da poterli poi recuperare,
insegnarlo è però molto più difficile. Si può accoppiare la memoria verbale con quella visiva,
cinestetica o musicale per rendere più facile la memorizzazione, oppure con delle mappe lessicali,
in quanto è più semplice ricordare per universi completi, non per singole parole. Bisogna tenere in
considerazione che è più importante la qualità del lessico rispetto alla quantità. È importante
iniziare sempre con una definizione semplice e poi crescere con la il livello di difficoltà,
aggiungendo definizioni. La traduzione non serve per l'acquisizione morfosintattica ed è inutile per
le verifiche e valutazioni in un livello di studenti principianti. Tuttavia a livelli alti, tradurre
dall'italiano alla lingua madre risulta utile per delle riflessioni sugli impliciti culturali presenti in ogni
discorso. Si deve tener conto che è meglio svolgere questo tipo di lavoro in gruppo in quanto lo
scopo non è tanto il risultato della traduzione, bensì analizzare in profondità il lessico dell'italiano e
la cultura che si può ricavare dal testo.
Si può suddividere quella che comunemente chiamiamo grammatica in diversi ambiti: fonologica,
grafemica, morfosintattica, testuale, sociolinguistica, pragmalinguistica e extralinguistica. La
fonologica e grafemica riguardano la pronuncia e l'ortografia; sapendo questo, bisogna spiegare
agli studenti adolescenti in poi che sarà quasi impossibile raggiungere un livello di madrelingua in
quanto a pronuncia. Per quanto riguarda la morfosintassi , si segue il percorso del LAD:
osservazione, ipotesi, verifica delle ipotesi, fissazione e sistematizzazione. Perché questo
avvenga, è importante eseguire esercizi strutturali per fissare questo tipo di grammatica. La
testuale tiene in considerazione che il testo sia un “tessuto”, costituito da trama, struttura logica,
sinonimi, pronomi. Si deve tener conto anche delle varietà della lingua italiana, tutte le varietà
sociali devono essere presentate allo studente in modo più o meno approfondito in base al livello
dell'alunno. La dimensione pragmalinguistica rappresenta i modi in cui si raggiungono gli scopi
sociali attraverso l'italiano. La grammatica extralinguistica infine è l'in