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Didattica Laboratoriale
Il laboratorio come ambiente educativo
Nella Scuola moderna la domanda di educazione può essere soddisfatta quando la famiglia, la Scuola e le altre realtà formative cooperano costruttivamente fra loro in un rapporto di integrazione e di continuità. Tale continuità educativa consiste nel collegamento tra le varie esperienze che ciascun bambino vive nell'arco del suo sviluppo. Si tratta di una prospettiva che tende a valorizzare tutti gli aspetti della vita quotidiana del bambino: essi vanno considerati come un campo amplissimo di possibilità esperienze, potenzialmente ricco di stimoli e di occasioni e con un grande valore pedagogico sia sul piano cognitivo sia su quello affettivo e relazionale:
Insegnare con il laboratorio significa dare spazio all'espressione e valorizzare la soggettività.
In questi tempi di riforma la scuola è, o dovrebbe essere, sede di un dibattito appassionante sul concetto di personalizzazione che
è stato contrapposto a quello di individualizzazione, su cui poggiano molte delle migliori esperienze didattiche degli ultimi decenni. In questa logica appare arduo conciliare le idee di curricolo e di opzionalità, che pure in passato erano state considerate integrabili. In un'ottica di ricerca occorre superare ogni forma di contrapposizione aprioristica e ragionare, partendo dai risultati delle diverse esperienze didattiche, per indagare sulla possibilità di coniugare queste due dimensioni: quella cognitiva e quella progettuale. L'individualizzazione, in senso stretto, si riferisce alle strategie didattiche che mirano ad assicurare a tutti gli studenti il raggiungimento delle competenze fondamentali del curricolo, attraverso una diversificazione dei percorsi di apprendimento. La personalizzazione indica, invece, le strategie didattiche finalizzate a garantire ad ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva, attraverso la possibilità di potenziare.le specifiche capacità intellettive. Se da una parte l'individualizzazione ha lo scopo di far sì che certi traguardi siano raggiunti da tutti, dall'altra la personalizzazione è finalizzata a far sì che ognuno sviluppi i propri talenti personali; nel primo caso gli obiettivi sono comuni per tutti, nel secondo l'obiettivo è diverso per ognuno. Aprire spazi alla soggettività, cioè all'attenzione per le caratteristiche individuali, significa organizzare delle situazioni attive e stimolanti in grado di valorizzare le potenzialità e gli interessi dei ragazzi. In questa prospettiva è necessario modificare anche le prassi didattiche, intendendo l'insegnamento laboratoriale come una possibilità, da parte dei ragazzi, di inserirsi pragmaticamente, e non solo teoricamente, nei processi di apprendimento, attraverso la forma esperienziale, specifica di un laboratorio educativo che mira, per l'appunto, aOrientare l'elaborazione verso la formazione e lo sviluppo delle competenze cognitive ed espressive non solo teoriche. Proprio attraverso il terreno dell'esperienza partecipativa, come terreno di ricerca, volto a completare, arricchire e ampliare i percorsi svolti in aula, il laboratorio educativo offre una grande opportunità di innovazione della didattica, significativa non solo per il rapporto con i molteplici linguaggi della comunicazione che al suo interno si vengono a realizzare, ma soprattutto perché, essendo trasversale alle discipline, sposta il baricentro dell'azione educativa dall'apprendere, al fare concreto e pratico, rendendo gli alunni consapevoli dei loro percorsi di apprendimento. Il laboratorio diventa, in questo modo, l'ambiente ideale nel quale gli studenti si sperimentano, mettendo alla prova ciò che stanno imparando. In questa ottica il legame tra espressione e soggettività diventa un riferimento anche per riaprire
un confronto sia sul sapere che l'allievo sta accumulando a scuola, sia sugli obiettivi disciplinari e interdisciplinari. Si deve/dovrebbe puntare sulla ricerca di una unità metodologica capace di coniugare l'idea di obiettivi comuni, che tutti i ragazzi devono raggiungere (essenziale per garantire a ciascuno lo stesso grado di istruzione), con quella di potenziamento delle competenze e degli stili personali importantissimi per offrire a ogni allievo la possibilità di valorizzare le proprie aree di eccellenza. Nell'ambito delle attività espressive, ad esempio, la soggettività è valore contenuto dell'espressione, quindi appartiene alla sfera degli obiettivi personali, e allo stesso tempo la capacità di manifestarla è una competenza acquisibile, concernente la sfera degli obiettivi comuni. Il principale problema è quello di articolare l'organizzazione del laboratorio in contesti diversi, alcuni dei quali pensatiper ospitare e valorizzare le iniziative e le scelte dei ragazzi attraverso le quali far progredire l'esperienza. Un'idea capace di diventare metodo mediante la scelta del laboratorio, come ambiente educativo, al cui interno non solo esprimersi, ma anche provare a cimentarsi sul versante pratico quanto appreso nella teoria. A scuola occorre innanzitutto creare le condizioni migliori per incontrare l'espressione e ospitare la soggettività degli allievi. La programmazione dovrebbe aiutare, noi futuri insegnanti, ad andare verso i sentimenti, i pensieri, l'urgenza espressiva, l'elaborazione creativa; e non omologare questi segni dell'individualità, contenuto imprescindibile dell'espressione, ai modelli stereotipati che spesso si nascondono nelle richieste e nei traguardi previsti dai programmi scolastici. Lo strumento più adeguato per coniugare le dimensioni del "sapere, saper essere, saper fare" è il laboratorio.inteso come una metodologia dell'operatività: uno spazio privilegiato per studenti e insegnanti in cui condividere, daprotagonisti nella relazione, le esperienze personali. Operatività intesa come la forma che assume il coinvolgimento nel processo cognitivo, e non solo come prassi limitata alle azioni concrete o, peggio ancora, alla sola manualità. La metodologia operativa deve essere funzionale allo sviluppo delle competenze perché rappresenta un elemento di continuità verticale, intesa come rapporto tra evoluzione personale e curricoloscolastico, e di continuità trasversale, intesa come osmosi di esperienze tra vari ambiti dell'apprendimento, scolastici e non. La metodologia operativa materializza l'idea di laboratorio, nelle sue varie dimensioni, di contesto attivo per favorire le iniziative individuali e coltivare le inclinazioni personali, come spazio per le esperienze personali significative, attraverso l'esplorazione e la sperimentazione.L'organizzazione del contesto operativo e ambientale, nel quale, ovviamente, fondamentale risulta essere il ruolo dell'insegnante e le sue modalità di conduzione, nell'ambito di una situazione naturalmente interdisciplinare: "L'Apprendimento è un processo continuo che non conosce soste o fratture".
Il contesto laboratoriale si fonda sull'idea di proposta didattica, più che su quella di attività, che segna la situazione operativa in cui sono coinvolti, da protagonisti, i ragazzi. Semplificando, potremmo individuare alcune differenze principali tra proposta e attività: proposta intesa come contesto mirato a favorire l'esperienza individuale in cui i ragazzi sono stimolati a prendere iniziative personali - pervenendo a risultati riferibili a processi individuali; attività intesa come situazione mirante al raggiungimento di un risultato prestabilito, nella quale i ragazzi sono i destinatari di una
richiesta di prestazione specifica secondo una procedura determinata. Il laboratorio, come scelta metodologica che si traduce in una proposta organizzata, è uno strumento molto efficace per il potenziamento delle competenze attraverso l'esperienza diretta, che vede il ragazzo al centro dei processi cognitivi ed espressivi: "Il grande problema dell'educazione risiede nel rispetto della personalità del bambino e nel lasciarne libera l'attività spontanea anziché reprimerla e dominarla." (Maria Montessori) "Il laboratorio è luogo di ricezione e produzione di saperi e testi culturali. È anche luogo di elaborazione-costruzione delle identità personali dei protagonisti." (Marco Dallari) "Il soggetto conoscente costruisce l'oggetto della propria conoscenza mentre al tempo stesso costruisce i propri strumenti cognitivi." (Alberto Munari) Conoscere per scegliere Il laboratorio, come ambiente educativopuò attuarsi sia dentro la scuola, laddove è possibile agire e sperimentarsi, sia al di fuori dalla scuola, ovunque, cioè è possibile interagire con nuovi ambienti. Affinché un laboratorio costituisca un terreno di ricerca, al cui interno problematizzare contenuti (E. Frauenfelder) è necessario, infatti, che si crei un contesto particolarmente motivante e coinvolgente, anche per lo stesso docente, un contesto fatto di ricerca, osservazione, contatto diretto con la realtà e l'ambiente che coinvolge la percezione, il pensiero, i ricordi, l'immaginazione, l'interpretazione in un unico processo di apprendimento e di elaborazione, al fine di creare una dimensione dell'esperienza cognitiva, cioè una conoscenza attraverso la ricerca di senso. Fuori dalla scuola può essere inteso anche come in altri luoghi, ciascuno con le proprie caratteristiche; fra questi, ad esempio, il museo oppure le visite guidate presso resti archeologici.Particolarmente importanti per la formazione culturale dei ragazzi. Luoghi di incontri, di relazione partecipata con le opere d'arte che coinvolgono le emozioni, i sentimenti, la percezione, l'elaborazione razionale in un unico processo: è la dimensione dell'esperienza estetica, cioè della conoscenza attraverso i sensi (Dallari).
Il concetto di educazione, materializzato nella possibilità di coltivare l'esperienza estetica, offre ai ragazzi un potente stimolo ad esplorare per conoscere. L'incontro con l'opera d'arte vera, ad esempio, è di per sé una scoperta che sollecita la curiosità verso l'arte e l'interesse per il suoi linguaggi, osservati e studiata in aula e - in laboratorio - visti, e magari applicati, in maniera concreta.