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Caratteristiche ridondanti degli allievi alle prime "armi"

Sono ansiosi, avendo scarsa esperienza di incontri con più di una persona

Sono cortesi

Procedono con grande cautela

Non sapevano tacere o usare il silenzio

Sentivano di fare qualcosa per dimostrare la loro competenza e finivano per rispondere ai problemi della famiglia prima ancora di conoscerla

Si concentravano sulla patologia del singolo ignorando le risorse del sistema e le capacità di recupero

Non includevano se stessi nel processo terapeutico

Descrivevano bene le dinamiche familiari senza però alcun cenno alla loro partecipazione nel produrre quei comportamenti

Le loro domande sono spesso del paziente, degli incoraggiamenti a spiegarsi meglio, dei tentativi di riprendere il filo del discorso

Spesso tali domande spiegano, sostengono, perfezionano il dramma familiare senza essere stimoli a "nuove esplorazioni"

Il centro

focale del sé del terapeuta sembra meno importante di quelle che vengono definite "competenze di base" come ad es. la definizione concettuale dei casi, la strutturazione delle sedute. Ci si aspetta che rifletta su cosa fare anziché su chi è. come la borsa degli attrezzi che l'operaio porta con sé in I ferri del mestiere: La "valigetta del terapeuta" è vista dei lavori più frequenti. Ci sono strumenti che servono a riorganizzare le relazioni: Principi fondamentali + Tecniche + Lavoro con i sottosistemi + Il sé del terapeuta. Principi fondamentali Associarsi è l'elemento essenziale: L'associarsi del terapeuta è un atteggiamento mentale fatto di rispetto, empatia, curiosità e impegno per la guarigione. Il terapeuta è in grado di coinvolgere la famiglia sia sostenendola, sia mettendola in discussione. Il terapeuta entra in contatto con la famiglia (joining), individuale e

regole e le rispetta (mantenimento) e in certo modo le assume (mimesis).

Tutte le famiglie che vengono in terapia partono da presupposti sbagliati: i pazienti quando vengono in terapia hanno una visione ristretta della situazione. Le famiglie sbagliano perché sono certe di conoscere la propria realtà e pensano che il modo in cui la descrivono sia l'unico possibile. L'idea radicata in loro è che il problema sia un fatto individuale, non un'esperienza alimentata e mantenuta dall'intero gruppo.

Le certezze della famiglia sono nemiche del cambiamento: quanto più i clienti mantengono le loro certezze circa la natura del problema, tanto meno aperti sono a guardare la situazione in un'altra ottica, per cui è poco probabile che modifichino il reciproco modo di essere. Il terapeuta può non sapere esattamente qual è il problema, ma sa che può essere guardato attraverso un'ottica più ampia di quella.

ravvicinatissima, usata dai membri della famiglia. Tecniche:
  1. Mettere in discussione le certezze della famiglia: Ciò comporta seminare dubbi, incoraggiare curiosità, presentare alternative, offrire speranze. La "ridondanza" spesso conduce a "stallo" cioè ad una interazione ripetitiva e patologica. Un terapeuta deve offrire un messaggio congiunto di sfida e sostegno.
  2. Esplorare le alternative: Via via che il terapeuta continua a mettere in discussione le certezze della famiglia, la polemica tra le verità della famiglia e le indicazioni del terapeuta dovrebbe rivelare nuove vie da esplorare. Il terapeuta mette in evidenza le alternative, incoraggiando percorsi in cui i familiari possano svolgere una funzione reciproca di cura. Uno degli strumenti più utili ed efficaci per queste esplorazioni è l'enactment. L'enactment è un processo durante il quale il terapeuta agisce come regolatore del traffico, indirizzando

I membri della famiglia a inscenare in sua presenza un dialogo. Il terapeuta qui funge da pubblico, osservando in silenzio i loro modi di rapportarsi. I modelli relazionali messi in atto vengono discussi più avanti nella seduta, come materiale di osservazione che i partecipanti riconosceranno, seppure L'enactment non mira tanto a ricostruire i fatti di cui parlano i clienti, ma piuttosto le regole familiari che hanno preparato la scena per le loro interazioni. Usare il 'contenuto' delle comunicazioni fra i membri della famiglia per accedere al 'processo' delle dinamiche familiari: Per lo più le famiglie, arrivando in terapia, non fanno che parlare dei dettagli del problema denunciato. Sono idee che i membri di una famiglia, prima di allora, hanno espresso innumerevoli volte, concordando o dissentendo fra loro. Se il terapeuta rimane al livello della narrazione, tutto resterà alla superficie dell'esperienza.

Se invece ascolta quel contenuto come un segnale delle dinamiche familiari, ricercando il contenuto emotivo della transazione, può condurre la famiglia in territori inesplorati, incoraggiando una conversazione sulle dinamiche relazionali, cosa mai avvenuta prima, e aprendo nuovi percorsi di pensiero, percezione e comportamento. Usare l'umorismo e il linguaggio metaforico:
  1. Umorismo, metafore, immagini poetiche sono ottimi mezzi per avviare un'intesa con la famiglia, oltre che un modo per metterne in discussione le certezze. Presentare un'immagine inattesa può permettere alla famiglia di vedersi in maniera diversa.
  2. Introdurre temi specifici a livelli diversi: In momenti particolari della seduta il terapeuta può ritenere utile fornire nuovo sapere, discutere indirizzi futuri o accennare a responsabilità etiche. Temi del genere aiutano i membri della fam a vedersi e comportarsi diversamente.
Lavorare con i sottosistemi:
  1. Rivelare
le identità dei membri della famiglia: Gli individui sono sottosistemi complessi nel più ampio sistema familiare e compito del terapeuta è in parte ampliare la portata di ogni singola identità personale. Quando i singoli membri diventano più di quello che pensavano di essere, e più di come gli altri erano rigidamente abituati a vederli, si aprono modi alternativi di essere e di vedere. Ogni membro della famiglia è un sottosistema del più ampio sistema famigliare e ha molteplici identità. Compito del terapeuta è facilitare l'espansione dell'identità di ogni singolo membro. Aprire modi alternativi di relazione reciproca dopo aver "tirato fuori" i ruoli diversi con cui ogni membro della famiglia può essere visto dagli altri componenti. 2) Utilizzare i sottosistemi per ampliare la comprensione e favorire il cambiamento: Le famiglie hanno una varietà di sottosistemi, sebbene spesso nonne comprendano la realtà né il complesso funzionamento. Quando i terapeuti mettono in luce questi aspetti, i singoli membri del gruppo possono essere spinti al di là dei rigidi schemi che continuavano a ripetere. Il terapeuta deve decostruire la totalità della famiglia e lavorare sui sottosistemi (rapporto di coppia, genitori e figli, relazioni tra fratelli). Rappresenta un processo fondamentale per evidenziare le regole implicite ed esplorare le alternative nelle relazioni. 3) Squilibrare i sottosistemi: promuovere e mettere in discussione i diversi elementi: Il processo che consiste nello squilibrare o sostenere i vari sottosistemi è uno strumento importante. Facilita il cambiamento, creando a turno tensione per alcuni elementi e sostenendone altri. Strumento che facilita il cambiamento, produce tensione perché rompe gli equilibri del sistema familiare. Difficile per il terapeuta alle prime armi che cerca sempre di mantenere l'equilibrio di una famiglia.

Tuttavia, creare squilibrio e tensioni fa parte di un'importante funzione terapeutica.

Il sé del terapeuta: Il terapeuta efficace entra in seduta con un compagno invisibile, appollaiato sulla sua spalla sinistra: una sorta di homunculus, e riflette sui suoi interventi. L'Homunculus è una versione miniaturizzata di se stessi che non partecipa all'azione ma osserva, pensa e pone domande.

  1. Scegliere la distanza ottimale: Il terapeuta è costantemente consapevole della sua distanza dalla famiglia, e considera quando e come cambiarla col procedere della seduta. Può essere una posizione vicina, lontana o intermedia. Quanto più ravvicinata è la posizione, tanto meno il terapeuta può soffermarsi a riflettere; quanto più è distante, tanto minore è il suo coinvolgimento con la famiglia.
  2. Riconoscere la propria competenza lavorando con le famiglie: I terapeuti

Sono degli esperti e devono denunciare apertamente questa loro competenza quando lavorano con una famiglia. Le principali competenze riguardano:

  1. Riconoscere i modelli disfunzionali del sistema familiare
  2. Guidare il processo di esplorazione delle alternative possibili
  3. Affidare alla famiglia stessa la funzione di cura

Il più grande strumento del terapeuta è la sua stessa persona. I terapeuti principianti tendono a considerarsi intermediari fra una tecnica terapeutica e una famiglia in trattamento, ma il loro ruolo è ben più globale. Il terapeuta deve considerare se stesso come lo strumento centrale durante la terapia. Il terapeuta non è semplicemente un intermediario tra la tecnica terapeutica e la famiglia. Deve obbligare le famiglie a rispondere alla sua presenza.

Contrastare le certezze delle famiglie. Il terapeuta deve sempre contrastare le certezze delle famiglie mediante i 3 strumenti:

  1. Esternalizzare il sintomo
  2. Rivelare le identità dei
membri della famiglia + Esplorare i sottosistemi Polemica sul punto focale della terapia: bisogna contrastare l'idea che il sintomo Esternalizzare il sintomo: sia localizzato in un membro della famiglia (paziente designato o portatore del sintomo) => superare una prospettiva individualistica. Il terapeuta alle prime armi si sente in dovere di intervenire su quel sintomo localizzato. Tuttavia, il terapeuta sa che i comportamenti sono solo "contestuali" e che i sintomi disfunzionali in cui l'individuo è inserito. Far comprendere alla corrispondono alle relazioni familiari famiglia che il suo modo di localizzare il problema è sbagliato ma riuscire allo stesso tempo a creare un'alleanza terapeutica (impegno terapeutico). Non agire sul sintomo perché altrimenti si diventa un pezzo della famiglia (i problemi fanno parte di un contesto relazionale). Esplorare il sintomo in maniera sistemica, considerare il sintomo come frammento di un puzzle e comeL'espressione di una disfunzione all'interno delle relazioni familiari. Scoprire le regole relazionali che tengono in vita quel comportamento disfunzionale.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
10 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AliceDP97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della genitorialità e delle relazioni familiari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Baiocco Roberto.