Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Riassunto esame Teorie e tecniche, prof. Berni, libro consigliato Giornalismi, Agostini Pag. 1 Riassunto esame Teorie e tecniche, prof. Berni, libro consigliato Giornalismi, Agostini Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche, prof. Berni, libro consigliato Giornalismi, Agostini Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche, prof. Berni, libro consigliato Giornalismi, Agostini Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche, prof. Berni, libro consigliato Giornalismi, Agostini Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche, prof. Berni, libro consigliato Giornalismi, Agostini Pag. 21
1 su 25
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

1- PIAZZA INDIPENDENZA, IL GIORNALE PARTITO

14 Gennaio 1976 nasce LA REPUBBLICA, è un quotidiano con una ventina di

pagine. Nasce per iniziativa di Eugenio Scalfari ( già direttore del settimanale

l’Espresso). La nuova testata sceglie di collocarsi nell’area della sinistra, laica e

riformista. Durante i primi 2 anni crea il proprio pubblico. Ci sono firme famose

come Giorgio Bocca o Gianni Rocca.

Il 1978 è l’anno della svolta, a causa del sequestro di Aldo Moro, La Repubblica è

uno dei giornali della fermezza. Fermi contro le richieste delle Brigate Rosse.

Come altri quotidiani: esempio il Corriere. Respingevano sia le richieste di

pubblicazione dei comunisti BR, quanto le proposte di trattativa tra lo Stato e i

terroristi, sostenute con maggior forza proprio dal Psi di Craxi. Dalle 80-90 mila

copie dei primi 2 anni con il 1978 la Repubblica sale a 150.000 copie. Cosi il

quotidiano raggiunge il pareggio di bilancio. Poi arriva la scalata, 300-400-600 mila

copie nei 4 anni successivi. Più avanti, con la stagione dei premi e dei giochi, la

battaglia con il “Corriere” si disputa oltre la soglia del milione di copie.

Indipendentemente dalle fortune elettorali dei campioni appoggiati da Scalfari e dal

suo giornale, resta il fatto che “repubblica” fa davvero politica.

Secondo Edmondo Berselli molti italiani hanno cominciato a leggere questo

quotidiano perché non era un giornale neutro ma era esplicitamente di sinistra.

Repubblica si è subito mossa contro la tradizione del giornalismo quotidiano

italiano. Scalfari voleva che il giornale fosse un neutrale registratore dei fatti salienti

accaduti il giorno prima.

La repubblica è nata per essere un secondo giornale: un quotidiano di

approfondimento, per un pubblico che ha già letto altrove i fatti del giorno. Quindi

su questo giornale non c’era tutto: ma solo i temi o le notizie importanti, non aveva

più il compito di raccontare tutto quello che era successo il giorno prima. E quegli

stessi temi erano trattati con tecniche innovative: APPROFONDIMENTO.

La giustapposizione delle mille cose da sapere su quanto era accaduto nel mondo il giorno

prima, lasciava il passo alla costruzione esplicita di un’agenda delle priorità, quelle sulle quali

era necessario conoscere anche ogni minimo dettaglio.

9

Prima: il giornale non era altro che un contenitore di fatti, storie o notizie che

poco avevano a che spartire l’una con l’altra. Gli Interni, dedicati a cronache

politiche poco comprensibili ( pastoni). Le Cronache italiane, un cestone dove

finivano in ordine casuale fatti di cronaca nera o bianca. Gli Esteri, accomunati

solo dal fatto che le notizie erano oltre oceano. Unica isola in questo mare di

confusione era la Terza, la pagina della cultura.

Adesso: sapere tutto voleva dire avere 2,4,6 pagine sullo stesso argomento. Anche la

scrittura cambia: è piena di aneddoti, colori, retroscena, particolari sui personaggi.

Ricca di scrittura creativa. Repubblica non offriva più il quadro fedele degli eventi

del giorno prima ma raccontava e approfondiva ciò che non si poteva assolutamente

ignorare.

Con gli anni vengono: i dossier, gli inserti per il week end, i supplementi

sull’economia, la pagina della cultura posta al centro del fascicolo ( per dividere

l’attualità pesante da tutto quello che non si può non sapere di arte, cultura e

spettacolo). Ma la vera novità è la PAGINA TEMATICA.

Repubblica, inoltre, è vissuta nel tempo grazie alla sua IDENTITA’. Ed è lo stesso

Scalfari che la spiega: lui vuole ritagliare dalla massa del pubblico una fetta precisa

 la classe dirigente, non prendendo come esempio il reddito ma i ruoli esercitati

nella società. Potevano essere studenti, insegnanti, imprenditori.. In più, a differenza

degli altri giornali che riportavano oggettivamente i fatti, la Repubblica voleva

essere un giornale di sinistra.

2- VIA SOLFERINO, IL MIELISMO

Scalfari fonda Repubblica a 56 anni e Mieli arriva al Corriere ben prima. Il primo ha

immaginato, fondato e consolidato un’impresa, il secondo no.

Mieli rimane al Corriere dal 92 al 97 e in questo periodo ha tentato di svecchiare la

testata.

Il Corriere aveva già avuto una ventata di modernità alla fine degli anni 70 fino a

quando la casa editrice si era lanciata in oscure manovre finanziarie, che

emersero alla luce del sole nel 1981, quando scoppiò lo scandalo della loggia P2.

Nell’elenco dei personaggi affiliati alla loggia c’era anche il nome del suo

direttore: Franco di Bella. Nei due anni seguenti il Corriere, screditato, perse

100 000 copie.

Alla fine del 1986 il Corriere perse per la seconda volta il suo storico primato:

ad opera del quotidiano romano la Repubblica. La risposta di via Solferino

venne affidata ad una rivista settimanale, il cui numero 1 uscì sabato 12

settembre 1987 in abbinamento obbligatorio: Sette. Di grande formato, contava

ben 122 pagine ed era in carta patinata. Il lancio avvenne un mese prima

dell'uscita del magazine del giornale concorrente, Il Venerdì. L'iniziativa fu un

10 successo: per diversi mesi il numero del sabato del Corriere non scese mai sotto

le 900 000 copie di tiratura ed arricchì di molto la raccolta pubblicitaria.

Un nuovo capitolo della lotta per il primato si ebbe l'anno seguente:

"Repubblica" lanciò Portfolio, un gioco a premi; il Corriere rispose il 14

gennaio 1989 con Replay, che premiava ogni giorno quattro biglietti giocati

nelle lotterie nazionali con risultati vincenti. La trovata ebbe un grande successo

e le vendite del giornale in alcune città raddoppiarono. Entro l'anno il Corriere

raggiunse le 800 000 copie di media, ritornando ad essere il primo quotidiano

italiano. Dal 1986 al 1992 il quotidiano pubblicò l'inserto "Corriere cultura".

Quando arrivò Mieli quindi si trova davanti una testata non più ancorata alla

tradizione. Il suo periodo venne definito MIELISMO.

Alleggerì il giornale abbandonando la distinzione tra “parte seria” e “parte leggera”.

Ci sono state delle critiche riguardanti il fatto che la tv fosse diventata al centro degli

interessi del giornale a discapito delle notizie di cronaca. Esempio di fatto di

polemica: l’uso di immagini di film per illustrare casi di cronaca.

in pratica la nuova formula previde la collocazione nelle pagine iniziali degli

eventi importanti, anche non politici; maggiore spazio allo sport, agli spettacoli

(spesso uniti alle pagine della cultura), ma anche all'economia. Uniformandosi

agli altri quotidiani, soppresse la Terza pagina rinviando la cultura nelle pagine

interne. Il nuovo direttore decise che la stagione dei giochi a premi era finita e

lanciò un corso di inglese e francese su audiocassette. Successivamente spostò

"Sette" al giovedì, abbinandolo ad un supplemento sulla tv. Tali iniziative ebbero

successo e permisero al Corriere di consolidare il primato.

Comunque il “metodo Mieli” non avrebbe potuto consolidarsi senza 2 elementi

esterni:

il peso della tv nel campo giornalistico

- la stagione di “Mani Pulite”

-

come dice Mieli: “ la televisione era la scatola dentro la quale avveniva la

politica. E avveniva davanti a milioni di persone. Noi ne abbiamo preso atto”.

Spesso Aldo Grasso (giornalista e critico televisivo) fu messo in prima pagina,

con i suoi editoriali che partivano dalla tv e arrivavano a più vasti orizzonti. Nei

primi 2,3 anni dello scorso decennio la tv entrava nelle abitudini quotidiane di

consumo dell’informazione politica. Per questo, con il “Corriere” in testa, la tv

diviene oggetto di riflessione per tutti i quotidiani anche sul versante politico: la

televisione diventa luogo e strumento di approfondimento dei temi politici

di giornata. Ed è questo che comprende bene Paolo Mieli.

Il 17 febbraio 1996 è lo stesso Mieli a discriminare Berlusconi nella campagna

elettorale tra Prodi e Berlusconi. Nell’articolo si augura la non vittoria del

Polo ,se sarà guidata da Berlusconi, essendo coinvolto in vicende giudiziarie che

lo “costringerebbero a fare un’umiliante spola tra i Palazzi delle Istituzioni e

quelli della Giustizia”.

11 Da quel momento inizia, invece, una fase diversa. L’accusa è quella di

CERCHIOBOTTISMO (Indica l'atteggiamento di chi, trovandosi a dover

scegliere tra più alternative o ad esprimere una propria opinione, assume una

posizione non netta) .

Dopo la vittoria del centrosinistra, Mieli avrebbe iniziato a tirare un colpo al

cerchio e uno alla botte, uno a Prodi e uno a Berlusconi.

L’altra accusa è di DOPPIOPESISMO (Tendenza a valutare comportamenti e

opinioni in senso positivo o negativo, non in base ad argomentazioni valide, ma

a seconda della personalità o del partito politico che li esprime). Dopo la

stagione di Mani Pulite, i media e “Repubblica” in testa, hanno iniziato a

giudicare con 2 pesi diversi: uno più leggero per il centrosinistra e l’altro più

pesante per Berlusconi.

3- VENGO DOPO IL TIGGI’

Nell’inverno 1999-2000 c’è stata una svolta nell’informazione televisiva in

Italia: per la prima volta le notizie sullo spettacolo o sullo sport hanno superato

quelle sulla politica interna.

Aldo Grasso ha spiegato che per molto tempo il valore di una rete veniva

giudicato in rapporto alla completezza e all’obiettività del suo telegiornale. Ma

negli anni 80, con la diffusione delle reti commerciali, c’è stata una crescita di

importanza del genere di intrattenimento e, quindi, una sua progressiva

contaminazione con quello dell’informazione. Berselli ha aggiunto che la

televisione pubblica, inoltre, produce le stesse cose della privata.

Non sono tanto i singoli servizi di 96 secondi (media del Tg1 o Tg2) o di 56

( media di Studio Aperto) che si sedimentano nella memoria degli spettatori e

che possono orientare le scelte di voto. È più facile ritenere che lo sia il quadro

complessivo della programmazione televisiva.

Negli anni 90 la REALTA’ diviene un elemento fondamentale dei palinsesti.

Arriveranno anche programmi di creazione della realtà: Grande Fratello. Ma

all’inizio è la realtà vera che tiene stretti i telespettatori, la realtà politica,

giudiziaria, sociale e della cronaca italiana risultano più avvincenti della

fiction e si impongono sia sul fronte giornalistico sia su quello

dell’intrattenimento.

Un esempio di programma è Samarcanda, un talk show in diretta sulle questioni

di attualità e di cronaca, realizzato in collaborazione con il Tg3. Ma anche se

all’inizio era un’ innovazione divenne ben presto un c

Dettagli
A.A. 2014-2015
25 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.caimi.3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Berni Ivan.