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Organo sensoriale dell’udito: orecchio interno abbiamo un padiglione auricolare, condotto uditivo e
membrana timpanica, orecchio medio (timpano, martello, incudine, staffa) finestra ovale e la laringe,
orecchio interno comprendente la coclea o chiocciola con gli anelli semicircolari. La coclea si trova racchiusa
nella struttura a piramide dell’osso temporale. All’interno della coclea vi è il dotto interno e l’organo di
Corti, sede dei recettori uditivi. Gli anelli semicircolari sono sede di cellule che ci permettono di avere
segnali temporali per poterci orientare e muovere nello spazio.
Umberto Eco descrive il linguaggio come un codice di codici, cioè costituito da diversi codici. Il 1°codice è
quello che passa attraverso le vibrazioni dell’aria. I suoni linguistici battono sul timpano e l’aria si ferma
qua, non va oltre il timpano. Le vibrazioni che sbattono sul timpano producono una serie di movimenti che
si trasmettono attraverso la catena dei tre ossicini e passa all’orecchio interno. Dalle vibrazioni al
movimento. Il secondo codice riguarda la coclea che ha all’interno l’organo di Corti che ha una membrana
tettonica da cui si originano le cellule ciliate fluttuanti in un liquido detto endolinfa, nella membrana basale
vi sono dei dendriti che creano terminazioni nervose. Il movimento dunque si trasforma in stimolazione
nervosa. Dal movimento alla stimolazione nervosa. Lo stimolo sensoriale uditivo si verifica nell’orecchio
interno. Una qualsiasi lesione a una di queste strutture, determina diversi tipi di sordità. Le diverse forme di
sordità sono dovute a lesioni di diverso livello. Le lesioni più importanti sono quelle che riguardano
l’orecchio interno o il nervo acustico perché compromettono gli impulsi nervosi.
TEORIE E TECNICHE DELLE SCIENZE LOGOPEDICHE
Il processo di trasduzione è tipico di ogni organo sensoriale, trasforma uno stimolo in segnale
elettrochimico. La patologia è una lesione a carico della struttura, si riferisce al danno che si ripercuote sulla
funzione fisiologica svolta dalla struttura. Più grande è il danno più si perde la funzione, questa perdita si
chiama disturbo. I disturbi del linguaggio dunque non sono patologie. Le strutture che permettono il
linguaggio sono sia centrali (1 aree del cervello) che periferiche (2strutture, udito e tratto vocale sopra
laringeo). Una lesione a queste strutture da luogo a diversi disturbi. I disturbi centrale generano afasie e
disturbi dislessici. Indirettamente anche l’autismo, perché in questo caso il disturbo del linguaggio è
secondario rispetto al deficit cognitivo che c’è alla base. È il deficit cognitivo a generare il disturbo
linguistico. Nella lesione del tratto vocale sopra laringeo i disturbi possono essere o disfonie, quando la
lesione riguarda le strutture che frappongono l’ostacolo all’aria che esce dai polmoni e che produce il
suono linguistico, o disartrie, in cui la lesione impedisce l’articolazione dei suoni linguistici. La sordità, cioè
la perdita della sensibilità uditiva, impedisce che l’impulso nervoso arrivi al cervello, e si crea oltre che un
disturbo percettivo, un disturbo produttivo e nell’articolazione vocale. I 5 decibel sono la soglia minima di
udibilità. Abbiamo una sordità lieve, sordità moderata, moderatamente severa, severa e profonda. Una
volta valutate le abilità residue il logopedista mette in atto il protocollo riabilitativo. Per quanto riguarda la
sordità i sordi non sono muti, non parlano perché manca la sensibilità uditiva, e non producono linguaggio.
Dibattito tra oralisti e artificialisti: davanti al sordo che non è muto, si prova a dar loro voce. Arman (‘600)
pensava che per gli uomini fosse naturale comunicare con il linguaggio (oralista), mentre per il sordeo il
metodo naturale per comunicare sono i gesti. Gli artificialisti ritengono che il linguaggio è una forma di
comunicazione arbitraria. Arman sa che il sordo può percepire le vibrazioni molto intense dell’aria tramite
la punta del mastoide ma non ha una percezione chiara perché se no non sarebbe sordo. Arman sfrutta
questa possibilità e mette in atto una riabilitazione del linguaggio per il sordo, attraverso un esercizio
individuale e lungo e riesce alla fine del ‘600 a dar voce al sordo. Ma la voce del sordo è diversa dalla nostra
perché noi oltre a percepire le parole, ascoltiamo l’elemento ritmico, dunque gli accenti e la componente