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Il contesto d'azione: l'assunto anarchico

Per i realisti lo Stato-nazione costituisce l'unica unità di riferimento dell'organizzazione politica, nonostante altri attori operino nel sistema internazionale. "Gli stati creano la scena in cui rappresentano i loro drammi e i loro affari quotidiani insieme agli attori non-stati. Benché possano decidere di interferire poco negli affari degli attori non-stati sono sempre gli stati a stabilire i termini delle relazioni,... quando giunge il momento critico, gli stati cambiano le regole che consentono agli attori di operare" (Waltz)2.

Il contesto d'azione: l'assunto anarchico. Gli stati coesistono in un contesto di anarchia internazionale, vale a dire in totale assenza di una autorità centrale e sovraordinata. Situazione in cui - secondo Waltz - tra Stati formalmente uguali tra loro "nessuno ha diritto di comandare e nessuno ha il dovere di obbedire". L'assunto dell'anarchia ha due implicazioni di

stampo realista:

a. Alla luce dell'assenza di una autorità sovraordinata su cui fare affidamento, gli Stati riconoscono di coesistere in un ambiente pericoloso.

b. L'assenza di tale autorità centralizzata implica il fatto che gli Stati siano per definizione agenti che provvedono autonomamente all'autodifesa. "Per raggiungere i propri obiettivi e conservare la propria sicurezza, le unità che si trovano in una situazione di anarchia, devono fare affidamento solo sui mezzi da essi prodotti e sugli accordi in proprio favore. L'autodifesa è il principio necessario all'azione in un ordine anarchico" (Waltz).

3. Gli attori: gli Stati come attori razionali, autonomi e unitari.

a. Gli stati sono attori razionali. Ciò significa che hanno degli obiettivi che ordinano in modo logico e coerente, e che escogitano strategie razionali per raggiungerli. Come corollario a questo primo assunto, i realisti suppongono che gli Stati siano

“sensibili ai costi” e possano modificare le proprie strategie in base a tale fattore.

b. Gli Stati sono sufficientemente autonomi dalle loro società nazionali per riconoscere e perseguire gli interessi della nazione nel suo complesso e non solo di gruppi particolarmente potenti all’interno della comunità.

c. Gli Stati possiedono la capacità di agire in modo coerente rispetto agli altri paesi.

“Proposizioni”

1. L’interesse dello Stato in materia di sicurezza: gli Stati come attori difensivi.

Per la teoria realista, il fatto che gli Stati riconoscano che la forza potrebbe essere usata contro di loro li rende particolarmente sensibili alla questione della sicurezza, che rappresenta dunque il loro interesse principale. In sostanza, nella misura in cui rispondono e sono forgiati dall’ambiente esterno, gli Stati sono attori profondamente difensivi.

“Nell’anarchia la sicurezza è il fine più alto. Solo se la

sopravvivenza è assicurata, gli stati possono cercare in modo sicuro di raggiungere altri obiettivi come la tranquillità, il profitto e il potere" (Waltz). La relatività del potere: gli stati come posizionalisti difensivi. Gli stati, oltre ad essere consapevoli che la propria sicurezza dipende esclusivamente dai propri sforzi, tendono a preoccuparsi della propria forza relativa, perché è proprio quest'ultima a determinare la capacità di potenza e di auto-difesa. Tale fattore li induce ad essere "posizionalisti difensivi". L'interesse dello stato per l'indipendenza e l'autonomia. In quanto posizionalisti difensivi sensibili al potere relativo, gli stati cercano di essere liberi di scegliere le strategie che più probabilmente promuovono la loro sicurezza e di intraprendere quelle azioni, sia all'interno che all'esterno, che più verosimilmente saranno in grado di garantire.

Il mantenimento della loro posizione di potere relativo e di contribuire dunque ad assicurare la loro sicurezza.

"Un giudizio sull'assunto dello Stato come attore unitario"

Molti hanno indagato direttamente la praticabilità e l'utilità di quello che è forse l'assunto più controverso del realismo, vale a dire l'idea che gli Stati agiscono come attori unitari, relativamente indipendenti dal carattere delle istituzioni nazionali o dalle preferenze di segmenti particolari della società. Krasner ha rilevato che una sostanziale autonomia governativa può essere osservata anche nel caso apparentemente difficile degli USA, dove uno Stato generalmente debole interagisce con una società statunitense forte. Tale scoperta è stata anche supportata dallo studio di Ikenberry sulla politica americana di liberalizzazione del prezzo del petrolio perseguita durante gli anni Settanta. (ved pag. 34)

"Le proposizioni realiste"

empiriche: verifiche empiriche ed estensioni”a. L’equilibrio . Gli studiosi di impostazione realista hanno formulato tre gruppi principali diprevisioni riguardanti il comportamento effettivo dello Stato e gli effetti internazionali diquesto. La prima e più importante previsione è quella del “balancing”. Stati sfidatidall’aumento di potenza di un altro Stato, risponderanno a tale sfida unendosi contro lapotenza in ascesa; per contrastarlo, non adotteranno un atteggiamento di“bandwagoning”, non si schiereranno dalla parte del più forte nella speranza di ricavarnei migliori accordi possibili e di sfruttare gli Stati che costituiscono l’obiettivo immediatodella parte in crescita. Negli ultimi anni Stephen Walt ha modificato l’ipotesi realistasuggerendo che gli Stati realizzano l’equilibrio contro uno sfidante nascente, identificatonon solo in base alla sua forza materiale, ma anche in base alla minaccia

politica che quello Stato può rappresentare. b. Polarità e stabilità del sistema. Per i realisti, la stabilità dell'ambiente internazionale può essere condizionata da fattori sistemici e in particolare dalla polarità del sistema, cioè dal numero degli Stati di maggior peso al suo interno. Waltz sostiene che i sistemi multipolari tendano ad essere più soggetti all'instabilità e al conflitto, e che siano quindi meno equilibrati, meno prevedibili e caratterizzati da maggior interdipendenza economica rispetto ai sistemi bipolari. c. Il realismo e il problema della cooperazione internazionale. La cooperazione è una caratteristica rilevante della politica internazionale. Tuttavia essa è molto difficile da raggiungere e da mantenere. I realisti hanno identificato tre impedimenti di natura sistemica che condizionano la volontà degli Stati di cooperare anche quando condividono interessi comuni. Il primo

Il vincolo è rappresentato dall'alta possibilità di essere ingannati. In secondo luogo, gli Stati, costretti ad auto-garantirsi la propria sicurezza, preferiscono svolgere in piena autonomia le proprie funzioni. Il terzo ostacolo è costituito dalla questione dei guadagni relativi: gli Stati tendono ad evitare la cooperazione quando hanno la consapevolezza che i loro partner otterranno guadagni sproporzionatamente maggiori.

Le condizioni per la cooperazione: la leadership egemonica. I realisti hanno sviluppato una spiegazione della cooperazione nel campo dell'International Political Economy attraverso la politica della leadership egemonica. Alla luce dell'incertezza e dell'instabilità, insite nelle relazioni economiche internazionali, una condizione necessaria per la formazione e il mantenimento di un'economia internazionale di impronta "liberale" è che vi sia un singolo Stato che svolga un ruolo egemonico sul sistema.

“La teoria realista internazionale: critiche tradizionali, nuovi problemi e prospettive per la ricerca futura”

Le teorie sistemiche delle Relazioni Internazionali che si presentano come alternative al realismo moderno, per esempio l’istituzionalismo neoliberale teorizzato da Keohane e il costruttivismo sociale proposto da Wendt, accettano ampiamente il ritratto della politica internazionale proposto dal realismo moderno come punto di partenza delle loro indagini. Questi approcci alternativi non si pongono quindi in maniera antitetica alla teoria che le precede.

“Le critiche tradizionali”

  1. La questione del cambiamento internazionale. Un importante e durevole filone di critica mossa alla teoria realista è che tale approccio non riconosce e non può spiegare il “cambiamento internazionale”. I realisti rispondono asserendo che le continuità nella politica internazionale, da loro individuate, sono più importanti dei
nelle relazioni interstatali. <2.> La questione delle variabili a livello delle unità. La seconda critica è che quest'ultimo non prende in considerazione l'impatto che i "fattori interni" (quali i processi politici, economici e sociali) esercitano sul comportamento estero degli Stati. I realisti replicano affermando che la loro scuola tiene conto dei fattori interni. Essi vanno oltre le critiche secondo cui il Realismo dovrebbe focalizzarsi su variabili di secondo livello e sostengono che sono le strutture interne ad essere modellate dalle dinamiche del sistema internazionale. <"Nuovi problemi per il realismo"> 1. L'Unione Europea e il continuo enigma delle istituzioni internazionali. La teoria realista ridimensiona notevolmente l'importanza delle istituzioni internazionali quali oggetto della politica statale o quali attori autonomi della politica internazionale. Gli studiosi di impostazione realista devono quindi spiegare.

Perché i paesi dell'UE hanno cercato di sviluppare in maniera significativa istituzioni europee e perché la costituzione di istituzioni internazionali può essere una strategia razionale per gli Stati. In questa prospettiva, una possibile linea di analisi potrebbe essere quella di suggerire che gli Stati più deboli possono scegliere di cooperare attraverso un'istituzione al fine di ottenere una "voice opportunity". Tale spiegazione lascia irrisolta la questione del perché i partner più forti si rendano persino promotori dell'istituzionalizzazione. L'ipotesi realista è che l'istituzionalizzazione consente allo Stato più forte di esercitare la propria egemonia in modo efficiente e sotto una copertura di uguaglianza tale da favorirne le intenzioni.

2. Il problema della massimizzazione della sicurezza contro la massimizzazione del potere. I critici del realismo si domandano: l'anarchia conduce

Stati cercano di massimizzare il proprio potere a discapito della sicurezza.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
16 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni Internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Parsi Vittorio Emanuele.