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IPOTESI DEGLI USI E GRATIFICAZIONI
Tale approccio si è occupato innanzitutto delle scelte, della ricezione e del tipo di risposta del pubblico dei media. Si sostiene che le cause del consumo dei media stiano in circostanze sociali o psicologiche, vissute come problemi, e che i media siano usati per risolverli. Il membro del pubblico fa una scelta cosciente e ragionata tra i canali e i contenuti disponibili, agisce sull'informazione, quindi emittente e ricevente sono entrambi partner attivi nel processo di comunicazione. Già Lasswell aveva anticipato l'ipotesi degli "usi e gratificazioni" definendo come funzioni principali svolte dalla c.d.m. quelle di fornire informazioni, fornire interpretazioni per rendere coerenti le informazioni ed esprimere i valori culturali e simbolici della società. Wright individua invece cinque classi di bisogni che i mass media soddisfano:
- bisogni cognitivi (acquisizione e rafforzamento delle conoscenze)
- bisogni...
- affettivi- estetici (rafforzamento dell’esperienza emotiva)
- bisogni integrativi a livello della personalità (rassicurazione, stabilità emotiva)
- bisogni integrativi a livello sociale (rafforzamento dei contatti interpersonali, con la famiglia, con gli amici, ecc.)
- bisogni di evasione (allentamento delle tensioni e dei conflitti).
Un esempio di ricerca sugli “Usi e Gratificazioni” applicata alla fruizione televisiva è fornito da alcuni dati su come gli adolescenti e i ragazzi si espongano in misura elevata alla tv per trarne divertimento e intrattenimento. Il ruolo ascritto alla tv da parte del pubblico è quello dell’intrattenimento, anche se la tv è ritenuta una fonte di notizie. Gli spettatori, di solito, decidono prima SE guardare e poi decidono COSA. L’ipotesi degli “usi e gratificazioni” tende ad accentuare un’idea di audience come insieme di individui scissi dal contesto sociale, che invece modella.
Le loro stesse esperienze, e quindi i bisogni attribuiti al consumo dei diversi generi comunicativi.
TEORIA CRITICA (1970 circa)
Fu elaborata da alcuni sociologi dell'Istituto di sociologia di Francoforte (Horkheimer, Marcuse, Adorno). Con l'avvento del nazismo, l'attività dell'istituto cessò e i suoi componenti si rifugiarono negli Stati Uniti. Dopo la guerra H. e Adorno tornarono a Francoforte e ripresero il lavoro interrotto.
L'intento della Scuola di Francoforte è adoperare gli strumenti della ragione per capire la società e migliorarla, rendendola razionale, cioè a misura d'uomo. Si ispira a Marx soprattutto per il concetto di alienazione e tende a dimostrare che il sistema capitalistico distorce la personalità della gente, costringendo gli individui a vivere, senza accorgersene, in condizioni disumane. La gente, in cambio del consumo di beni materiali, rinuncia alla libertà di dissentire e ogni tentativo
Di protesta viene così stroncato prima ancora di nascere. Il mondo è sotto il dominio di un grande ordine totalitario che ha reso gli uomini esseri a una sola dimensione, quella del consumo, e Fromm, nella sua opera "To have or to be", sostiene che, nella società capitalistica, prevale la dimensione esistenziale dell'avere, a scapito di quella dell'essere. La loro è una macro analisi sociologica, per cui essi criticano le scienze settoriali, perché si occupano solo di ambiti ristretti e non riescono a interpretare i fenomeni sociali nella loro complessità, e ciò vale anche per gli studi sui mass media, svolti in quel periodo. Le idee sulle comunicazioni di massa furono espresse per la prima volta nel 1947, in "Dialettica dell'Illuminismo", in cui i due autori parlarono di industria culturale. Non è vero che i media fanno informazione, né tantomeno arte; si tratta solo di un'attività economica.
Come realtà commerciale, i media sono integrati nel meccanismo economico, stanno alle leggi del mercato, ne rispettano le logiche e rispondono ai potentati più forti, e da cui dipendono. E' evidente la standardizzazione. Gli spettacoli sono prodotti in serie e hanno finali scontati. I film poi riproducono sempre più fedelmente la vita reale, e non richiedono un grande impegno cognitivo, e il risultato è l'istupidimento. I mass media consistono anche in vari significati sovrapposti l'uno all'altro. La struttura multistratificata dei messaggi riflette la strategia di manipolazione dell'industria culturale: quanto essa comunica è volto ad incantare simultaneamente gli spettatori a vari livelli psicologici; il messaggio nascosto, infatti, può essere più importante di quello evidente poiché sfugge ai controlli della coscienza. La manipolazione del pubblico passa mediante effetti latenti e manifesti. Si capiscecosì il senso ultimo dei media, essi sono uno strumento di dominio nelle mani di chi detiene il potere. Si tratta di uno strumento che controlla psicologicamente le persone, svuotandole interiormente. Per la scuola di Francoforte, il controllo psicologico è in linea col modo tipicamente moderno di asservire le masse ingannandole e distruggendone l'individualità. Tuttavia, essi non credevano che dietro i media ci fosse un disegno premeditato di assoggettare la gente ma, dovendo andare incontro ad un pubblico vasto e diversificato non si poteva che tirare fuori cose standard e di livello mediocre. Ma ciò altera anche l'individualità del fruitore: egli è come un prigioniero che cede alla tortura e finisce per confessare anche ciò che non ha commesso. D'altro canto la gente, percependo quanto sia complicata la vita moderna, tende ad attaccarsi a cliché che sembrano darle un ordine, perdendo così la dimensione.stabilire una connessione tra cultura e società. Secondo questa teoria, la cultura è un elemento centrale nella formazione e nella trasformazione della società. La cultura influisce sulle idee, i valori e i comportamenti delle persone, e quindi ha un impatto significativo sulla struttura sociale e sulle dinamiche di potere. La teoria culturologica si concentra sull'analisi dei simboli, dei significati e delle pratiche culturali, e cerca di comprendere come queste influenzino la vita sociale.il messaggio. Inoltre, la cultura di massa è caratterizzata dalla produzione in serie di oggetti di consumo che vengono diffusi e consumati da un vasto pubblico. Questo processo crea una relazione tra il consumatore e l'oggetto di consumo, in cui il consumatore viene influenzato e plasmato dalle idee e dai valori veicolati dall'oggetto stesso. La cultura di massa ha anche un aspetto antropologico, in quanto riflette e influisce sulle dinamiche sociali e culturali di una società. Gli oggetti di consumo diventano simboli di status e di identità, e il loro possesso e consumo diventano parte integrante della vita quotidiana delle persone. È importante sottolineare che la cultura di massa non riguarda solo i media e i loro effetti, ma è il risultato di trasformazioni storico-sociali più ampie. I media sono solo uno dei fattori che contribuiscono alla formazione della cultura di massa. In conclusione, lo studio della cultura di massa implica l'analisi dei suoi aspetti antropologici e del rapporto tra consumatore e oggetto di consumo. Questo ci permette di comprendere meglio la società contemporanea e le dinamiche culturali che la caratterizzano.Ciò che il mittente voleva dire, perché ha una possibilità illimitata di interpretazioni. L'autore è e il testo che ha inaugurato questo filone è Morin e il suo "L'Esprit du temps". Tra le nozioni più fortunate introdotte da Morin c'è quella di immaginario. Si tratta di una sfera di conoscenze illusorie in cui le cose vengono trasfigurate, fino a creare rappresentazioni che sono simili alla realtà ma in effetti ne sono lontane. Infatti, l'opposizione tra processi di standardizzazione produttiva e le esigenze di individualizzazione si temperano creando una sorta di sincretismo, e Informazione e Fiction si compenetrano. Nell'informazione assumono grande rilievo i fatti di cronaca, cioè quegli avvenimenti reali che hanno qualcosa di particolare, che hanno dell'incredibile, mentre la finzione si colora di realismo. Da ciò deriva un'unica identità in cui il pubblico si identifica.
ed è quella dei valori di consumo, legata al mercato e alla sua dinamica. L'efficacia della cultura di massa si basa sul suo adattarsi alle aspirazioni e ai bisogni derivanti dal pubblico. Essa è considerata un'etica del loisir, puro divertimento. Procura in forme fittizie ciò che estrae dalla vita reale, rendendo irreale una parte della vita dei consumatori e indebolendo gli istituti intermediari, primo fra tutti, la famiglia. I CULTURAL STUDIES Sviluppatosi attorno agli anni 60 a Birmingham, lo studio dei Cultural Studies si occupò di giustificare come le strutture sociali e il contesto storico influenzassero l'azione dei media. Una delle matrici di questo filone fu lo strutturalismo. L'interesse dei Cultural Studies è rivolto soprattutto ad analizzare il processo sociale legato all'attribuzione di senso alla realtà, e lo sviluppo di una cultura popolare, condivisa. Per cultura popolare si intende quella della società di massa.La cultura di tutti. La quotidianità diviene così oggetto di rappresentazione, per cui essere integrati con la realtà significa essere artificiali, non spontanei. I Cultural Studies si differenziano dall'analisi economica dei media e delle produzione culturale, poiché quest'ultimo pone maggiore attenzione alla dimensione economica, considerata come spiegazione necessaria per comprendere gli effetti culturali-ideologici dei media (Cultura = Merce). I primi, invece, cercano di analizzare sia le diverse pratiche di produzione della cultura, sia le forme del sistema a cui esse danno vita. Inoltre tendono a specificarsi in due "applicazioni": da un lato i lavori sulla produzione dei media, ritenuti capaci di elaborare la cultura e l'immagine della realtà sociale; dall'altro gli studi sul consumo della comunicazione di massa, in quanto luogo di pratiche comunicative differenziate.
LE TEORIE COMUNICATIVE
Modello informazionale
L'origine di tale modello si rintraccia nei lavori di ingegneria delle telecomunicazioni, finalizzati a migliorare la trasmissione dei messaggi. Quindi la teoria matematica è essenzialmente una teoria sulla