Teoria e storia del restauro
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ESTRATTO DOCUMENTO
CAP 2
SAN GIOVANNI IN LATERANO – ROMA
Chiesa fondata da Costantino sulle
caserme dei soldati Imperiali dismesse.
In origine dedicata a Cristo salvatore, poi
sede del Vescovo di Roma.
Ha un impianto basilicale a 5 navate
posta in una zona lontana dal centro, a
ridosso delle mura a sud di Roma.
Con le invasioni barbariche e la
conseguente decadenza del tessuto
urbano, la popolazione se ne allontanò
isolandola. A fronte di questa decadenza
si decise di restaurarla per il giubileo del
1650.
Il committente è Innocenzo PANPHILI
che diede l’incarico a BORROMINI che
affronta il restauro con una forma
progettuale autentica (come si intende il
restauro moderno), mantenendo una
gran cura dei dettagli.
Borromini iniziò con il rilievo accurato
delle tessiture murarie, venne poi
replicata la decorazione pittorica, redatta in
varie stesure tre il 300 e il 400 da molti
pittori.
Il problema maggiore era quello di contenere le 5 navate perché i muri perimetrali
avevano subito un processo d’imbarcamento a causa della spinta delle capriate superiori.
Sarebbe stato più semplice, come per S. Pietro, distruggere e rifarla da capo, ma il Papa
voleva che venisse mantenuta l’autentica forma e i “sacrati elementi” che conservavano
impresso il passaggio del potere avvenuto all’epoca di Costantino.
Borromini consolidò la struttura, mantenendo la pianta e inserendo un nuovo ordine
gigante di paraste che contenessero al suo interno i pilastri della navata centrale.
Cambiò la facciata che non era più Paleocristiana, riutilizzò le colonne delle navate minori
nei tabernacoli della navata centrale.
All’epoca esistevano delle aperture ovali rimaste fino al 700 ed oggi affrescate, che
facevano vedere le antiche mura che proseguivano al di sotto dell’intelaiatura moderna .
Borromini aveva concepito questo restauro come una placcatura che permetteva di
vedere “i sacramenti” per cui la chiesa nuova era una prosecuzione di quella antica,
senza però entrarvi in conflitto.
Il soffitto del tardo 500 non poteva essere toccato: il solaio era appeso alle capriate che
sorreggevano il tetto.
Furono sfruttate le testate del tetto (che nelle costruzioni medievali sporgevano
leggermente dalle murature per evitare che marcissero) e costruì al di sotto delle
capriate dei pilastri esterni alla navata centrale per il solo periodo di su cui poggiò le
capriate. CAP 2
Staccò così il tetto dalla struttura sottostante e con una reintegrazione parziale, reintegrò
il muro antico, fece riappoggiare le capriate antiche sul muro nuovo restaurato e
decorato e infine distrusse i pilastri.
PANTHEON - ROMA
Il restauro fu affidato al BERNINI che opera in
maniera attenta ai particolari, ma anche in
maniera ironica e distaccata.
Costruì sul pronao anteriore due campanili, poi
rimossi nell’800 – le orecchie d’asino- che
servivano per raccordare il vano d’ingresso del
pantheon con la piazza antistante e riprendevano
la tipologia della doppia torre campanaria
progettata dallo stesso Bernini anche per S. Pietro
- poi demolita - sulla base della chiesa di S. Agnese in Agone di Rainaldi e Borromini.
Questo intervento è il tentativo di rendere il monumento analogo alle altre chiese del
periodo senza cambiare le preesistenze.
All’esterno restaura alcuni capitelli del pronao (con un corinzio molto ricco) e aggiunge,
in asse al capitello, tra le volute, lo stemma del pontefice CHIGI (3 monti) omaggio al
papa che finanziò l’opera (significato apologetico).
CAP 3
3.1 LA NASCITA DEL RESTAURO MODERNO: il ‘700.
Presupposti culturali nell’età dell’illuminismo.
Nel ‘700 assistiamo alla nascita del RESTAURO MODERNO. Il 700 è anche il “
SECOLO DEI
”, della ragione: l’illuminismo riguarda tutta Europa ma in particolar modo in Germania
LUMI
e Francia.
In questo secolo nasce la Modernità ovvero quella mentalità che giunge fino ai giorni
nostri ed è caratterizzata da eventi come la e
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE LE SCOPERTE SCIENTIFICHE
che generano grossi cambiamenti sociali.
Cambia anche il modo di vedere il passato e di conseguenza anche l’idea di restauro (cioè
di considerazioni e valutazioni delle opere del passato).
I cambiamenti filosofici e storiografici del 700 riguardano il diverso ruolo attribuito all’arte
che in precedenza era vista come imitazione della natura, riproduzione imperfetta e quindi
attività inferiore.
Alla fine del 600, PASCAL (scienziato Francese) parlò di 2 strade per arrivare alla verità
e conoscenza :
1. esprit de geometrie (ragione, della razionalità)
2. esprit de finesse (raffinatezza, dell’irrazionalità).
L’arte appartiene alla seconda, alla fantasia, intuizione, per cui l’arte diventa uno
strumento per conoscere la realtà.
Anche Gianbattista VICO parla di avvicendamento tra epoche barbarie e epoche colte.
Nelle seconde prevale la conoscenza razionale, nelle prime quelle della fantasia e
poesia: entrambe le epoche sono valide.
La “conoscenza” nell’uomo avviene sia per via filosofica che per via poetica e l’una
esclude l’altra ma la fantasia prevale perché permette di conoscere la realtà con
slancio.
Nel ‘700 l’arte non deve più imitare la natura, diventa un fatto creativo autonomo e
cioè, non deve presupporre l’imitazione della realtà. A tal esempio la forma più estrema
fu il che propose forme inesistenti in natura.
CUBISMO
Questo ruolo dell’arte viene ancor più chiarito con Emanuel KANT che nella “critica del
giudizio” parla dell’arte come quell’attività che realizza una sintesi, parallela a quella
della conoscenza scientifica, dei due aspetti della realtà:fenomeno (per le apparenze) e
noumeno (per le sostanze).
In questo modo l’arte si distacca dalla metafisica cioè dallo studio dell’esistenza di Dio
e diventa un’attività che può essere studiata scientificamente.
Con DIDEROT e DALAMBERT nel 1730 nasce l’enciclopedia: “dizionario ragionato delle
arti, scienze e mestieri”.
[E :dal greco, educazione circolare , permanente]
NCICLOPEDIA
Per la prima volta, con l’enciclopedia, tutti potevano sapere e capire tutte le cose,
mentre prima la scultura era un segreto di bottega da tramandare. Ora si può studiare
analiticamente ogni processo formativo.
CAP 3
3.2 IL RESTAURO DELLA PITTURA E DELLA SCULTURA: il
problema della patina, il concetto di autenticità, la reversibilità
dell’intervento.
La figura del restauratore e il ruolo degli eruditi: Crespi,
Cavaceppi, Winckelmann, Edwards.
L’arte quindi diventa un processo produttivo alla pari di altre attività.
Assistiamo alla laicizzazione dell’arte che non è più un’attività religiosa, bensì
esclusivamente produttiva che quindi riesce a conoscere meglio la realtà.
Decade l’idea rinascimentale dell’arte come imitazione e perfezione della realtà (o natura)
ripresa dai modelli classici (arte romana e greca).
Nel ‘700 nascono altri modelli estetici per i quali non si parla più di bellezza classica ma di
.
BELLEZZA SUBLIME
Un altro cambiamento importante è la nascita della storia dell’arte in senso moderno.
La nuova storia viene fatta confrontando le varie opinioni e fonti e non affidandosi ai
racconti tramandati CRITICA DELLE FONTI
Ludovico Antonio MURATORI è il primo che pubblica una serie di atti originali del
medioevo sulle invasioni barbariche.
Il primo rappresentante è WINCKELMANN: storico tedesco, studioso di filosofia e legge.
Protestante, si converte al cattolicesimo per poter entrare in vaticano e studiare le
antichità romane.
Qui assume la carica di ISPETTORE DELLA BIBLIOTECA VATICANA e CURATORE DEL
MUSEO VATICANO diventando massimo conoscente di questo campo. Capì che le
antichità romane avevano avuto una loro storia ed evoluzione a partire dagli originali
greci. Purtroppo W. Non riuscirà ad andare in Grecia per approfondire i suoi studi e le
antichità.
W. scrive una storia dell’arte non più organizzata per biografie sui singoli artisti, come fece
Vasari, bensì risalì, per ogni singolo oggetto artistico alle sue caratteristiche formali e
quindi al legame tra il periodo precedente e successivo alla sua nascita.
Nel 1738 cominciano i primi scavi archeologici su un terreno tra Napoli e Salerno (all’epoca
sotto la dominazione Austriaca e poi Spagnola) dove fu ritrovata una città Romana
perfettamente conservata dopo l’eruzione del Vesuvio del 70 a.C.
Sono le città di POMPEI (1748) ed ERCOLANO (1734) e poco prima erano iniziati gli scavi
al FORO ROMANO, in precedenza usato come campo vaccino.
l’archeologia ottiene un impulso diverso e da questo momento in poi il rilievo
archeologico diviene studiato sistematicamente e scientificamente.
L’arte assume una funzione didattica con la nascita dei grandi musei, come le collezioni
private dei Medici e dei papi che già esistevano , ma che ora vengono aperte al pubblico
CAP 3
Vi furono conseguenze più dirette sul restauro per la pittura e scultura (ma non ancora per
l’architettura).
Nasce la figura del RESTAURATORE: cioè un tecnico che è a conoscenza delle tecniche
degli antichi. Nel 1776 a Venezia venne aperto il primo laboratorio di RESTAURO MODERNO
Uno dei più famosi restauratori nel campo della PITTURA è Pietro EDWARDS: lavorò a
Venezia dove gli affidarono molte opere da restaurare a seguito di concorsi.
Stilò un regolamento per tutti i restauratori in 14 che superano le idee seicentesche
PUNTI
sul restauro.
In breve…
- viene sconsigliato di ritoccare il dipinto (dipingere sopra)
- ogni ritocco dev’essere removibile e non durevole
- manutenzione giornaliera
- conservazione delle cornici perché nello stesso contesto del quadro.
Nell’epistolario di Luigi CRESPI si trovano 2 lettere scritte ad Algarotti che trattano della
conservazione degli affreschi: scrive dell’importanza di mantenere la dei dipinti
VELATURA
che non è solo segno del tempo, ma una precisa scelta del pittore che pone una velatura
(vernice trasparente) per smorzare i colori forti.
Questa patina, che con il tempo ingiallisce, in questo periodo viene apprezzata e solo più
avanti sarà valorizzata , proprio perché “segno del tempo”.
La velatura era sempre presente sui dipinti ad olio ma mai sugli affreschi e ne nacque una
discussione per il restauro della cappella Sistina perché alcuni sostenevano che
Michelangelo aveva trovato il modo di dare anche agli affreschi l’effetto della velatura.
S :
TRAPPO DEGLI AFFRESCHI : opera pittorica stesa con tempere sull’intonaco ancora
AFFRESCO fresco. il colore si imprigiona nell’intonaco
(calce+malta+pozzolana) impasto che , seccato, ha la
stessa umidità dell’ambiente circostante.
Per preservare un affresco da cambiamenti climatici si usa la
tecnica dello strappo, tecnica già in uso dal ‘600 ma approfondita
dallo studioso PICAULT.
Si prende un telo grande che si attacca all’affresco con colle
animali. Una volta asciugato, lo strappo del telo consente il
distacco del primo strato di intonaco con il colore che così può
essere portato in laboratorio e posizionato su un pannello di gesso
rigido. Infine l’affresco si ottiene levando la colla con acqua calda.
E’ una tecnica molto difficile che traumatizza l’affresco ma che ha
salvato molti dipinti come quelli ritrovati a Pompei ed Ercolano
CAP 3
L’attenzione scientifica era usata anche nella SCULTURA :con molta facilità pezzi
sconosciuti diventavano “statue famose”.
In tali occasioni il restauro avveniva ripulendo lo strato superficiale e riportando il marmo
al biancore con farine fossili, sabbie o soda caustica.
Oppure le statue venivano pulite e poi ri-invecchiate con un composto di urina e cenere.
Bartolomeo CAVACEPPI era il restauratore preferito da Winckelmann; scrive un trattato:
“raccolta di statue antiche” dove parla delle statue studiate e restaurate e indica i
procedimenti per il restauro di una scultura.
Nel trattato fu il primo a mettere in dubbio l’esigenza di dover usare la “tripoli”, una farina
fossile che rendeva lucido il marmo, poiché in questo modo si perdevano i processi di
coloritura della nel tempo.
PATINA
Altro aspetto importante è l’ dei pezzi nuovi ai bordi delle parti rotte delle
ADATTAMENTO
statue senza tagliare nettamente l’originale: se si rende necessario aggiungere del
nuovo,ad esempio per mantenere in piedi l’opera, va fatto senza alterare il materiale
antico, inserendo una “protesi” che non si debba adeguare perfettamente alla frattura, ma
che la lasci intatta.
Sostiene inoltre che il restauratore deve porsi sotto la o un archeologo.
GUIDA DI UNO STORICO
In ARCHITETTURA non si riscontrano segni di cambiamenti evidenti , c’è solo una
maggiore attenzione per i problemi di carattere statico per cui, più che di interventi di
restauro, si può parlare di interventi ingegneristici.
ARCO di COSTANTINO - ROMA
Fu restaurato nel 1733 rispettando la struttura e le
lastre di marmo originali.
Le reintegrazioni delle lacune furono effettuate
con lo stucco (quindi senza effettuare sostituzioni)
dove possibile, mentre furono rifatti ex-novo alcuni
pezzi, seguendo il linguaggio antico dove non
erano possibili integrazioni.
Con questo criterio furono rifatte le 4 statue dei
Daci, imitando quelle esistenti sul lato opposto.
Furono inoltre utilizzate catene metalliche (tutt’ora esistenti) per tenere le lastre di
marmo ferme. CAP 3
CUPOLA S.PIETRO – ROMA
La cupola fu realizzata da Giacomo DELLA PORTA,
che portò a compimento il progetto di
Michelangelo.
Già durante il 600 la cupola inizia a dare segni di
cedimento nel tamburo e si richiede l’intervento di
vari architetti (BERNINI E FONTANA) i quali però
non ritennero necessario l’intervento.
Nel 1748, Papa Benedetto XIV si accorge della
gravità del problema e altri segni di cedimento nei
piloni.
Chiamò, quindi, 2 commissioni di architetti, i quali, ancora una volta, non riscontrarono
l’urgenza ad intervenire. Al Papa, a questo punto, non interessava che la cupola venisse
restaurata, ma si decise di chiamare degli scienziati, che la preservassero così per
lasciare inalterata la sua autenticità.
Fu questa la prima volta che per un problema di natura strutturale vennero interpellati
degli scienziati e non degli architetti.
Dei matematici di Napoli effettuarono analisi dei carichi e si accorsero che il lanternino
era troppo pesante e doveva essere eliminato.
Viene chiamato POLENI, un altro matematico che collaborava con VANVITELLI :
effettuarono un quadro fessurativo, rilievo accurato dell’intera cupola con tutte le lesioni.
Poleni applica modelli matematici dimostrando che la cupola non stava crollando e che
non c’era bisogno di levare il lanternino, ma era necessario contenere le lesioni con delle
cerchiature e delle catene.
Poleni e Vanvitelli iniziarono a studiare dei cerchi di metallo che circondano la cupola e
delle catene metalliche nascoste dentro il paramento del travertino che aiutano il
tamburo a sostenere le spinte. Vengono poste 5 cerchiature costituite da settori arcuati
che hanno una terminazione a forchetta e un’altra a occhiello legate da 2 zeppe.
In questo modo la forma perimetrale era costretta a controllare le spinte della cupola.
DUOMO DI MILANO
Vanvitelli, nel restaurare quest’opera, torna al modo di agire
rinascimentale infatti immagina un progetto goticizzante con
portico con archi a sesto acuto staccati dalla facciata e
colonnine tortili, mentre per la parte superiore riprende i
motivi dei grandi finestroni intorno all’abside.
Nella parte centrale c’è un cupolino a gradoni che ricorda
quello di S. Carlino alle 4 fontane di Borromini considerato
appunto un arch gotico e quindi bizzarro.
Tutto l’intervento è valutato in modo sproporzionato in quanto
l’architetto intende proprio enfatizzare lo stile gotico nella sua
bizzarria.
Assistiamo quindi ad un certo impaccio nel maneggiare forme
senza una adeguata coscienza storica che permette di
inquadrare un tempo ben preciso. CAP 3
SANTA MARIA MAGGIORE – ROMA
L’intervento risale al 1740 circa ad opera di
Ferdinando FUGA.
L’architetto si limita a costruire una facciata
nuova a portico la cui parte superiore è ricoperta
di marmi del 1200, staccata dalla facciata
esistente, secondo il gusto settecentesco.
Dietro il loggiato superiore, la facciata medievale
mantiene ancora i mosaici originali che
raffigurano le storie della vergine.
Da questo è evidente la necessità di lasciare leggibili i segni del passato.
SAN PIETRO IN VINCOLI – ROMA
L’intervento è di Francesco FONTANA, figlio di
Carlo, il quale si limita a costruire una volta
ellittica col solo scopo do collegare visivamente le
due facciate e quindi creare quella continuità non
avuta dalla chiesa; assistiamo in questo caso ad
un’operazione molto invadente (quindi non di
restauro) che comunque non
intacca le mura.
SAN CLEMENTE - ROMA
Essendosi conservata intatta la parte presbiterale, il restauro
consiste nella ridecorazione delle pareti ed in una riorganizzazione
spaziale dove esistevano dei pilastri che interponevano il ritmo dei
colonnati.
L’architetto inserisce delle paraste moderne con colonne binate che
sostengono una trabeazione la quale regolarizza l’andamento delle
arcate stesse.
E’ questa una sorta di intelaiatura nuova applicata sul muro antico
che rimane; era necessario mantenere il pavimento cosmatesco
ma anche inserire forme che attualizzassero l’opera.
SANTISSIMI GIOVANNI E PAOLO - ROMA
Esistevano la navata centrale ed una laterale separate da colonne
(quindi metà pianta). Nel 700 si cerca di trasformarla da chiesa a
navate a chiesa a cappelle secondo i dettami del ‘500 (Vignola)
Vengono lasciate intatte le colonne originarie tra cui sono inseriti
dei setti murari per distinguere le cappelle. Il risultato è che l’alzato
diventa una sequenza di archi antichi intelaiati da una muratura
moderna. Tentativo di esporre le colonne antiche.
CAP 3
PANTHEON – ROMA
Il Pantheon era la chiesa di Santa Maria ad Martires, anche
se in passato era un edificio pagano, quindi il papa decide
di farla restaurare.
Particolare attenzione era rivolta all’anello tra il soffitto e la
cupola e al colonnato: l’anello contiene un ordine piccolo
che non è in asse col colonnato sottostante e che segue un
ritmo diverso.
Il Papa finanzia per il restauro di questa parte effettuato da
Paolo POSI che si inventa delle grandi edicole ridando la
scansione ritmica e regolare all’anello. Inoltre ripulisce la
chiesa.
Tolti i ponteggi si scatena il putiferio perché per nessuna
ragione l’edificio doveva essere corretto, anzi, l’edificio
bisognava accettarlo per come era e doveva essere
mantenuta l’autenticità storica.
Nel 1930 una parte dell’edificio viene fatta riemergere.
CHIESA di SANTA CROCE IN GERUSALEMME – ROMA
Questa è una delle 7 chiese dove i pellegrini dovevano
recarsi per ottenere il perdono.
Accoglie il legno della Croce di Cristo e la Corona di Spine
che la mamma di Costantino, Santa Elena, avrebbe portato
da Gerusalemme a Roma.
Il problema era il collegamento tra questa chiesa e quella
di S. Giovanni in Laterano, che insieme a S. Maria
Maggiore formava un triangolo.
Tra le prime due vi era l’anfiteatro Lastrense a ridosso
delle mura Aureliane che impediva il collegamento diretto.
Il restauro fu affidato agli architetti Domenico GREGORINI
e Pietro PASSALACQUA, discepoli di Iuvarra, nel 1744.
La chiesa ha un impianto basilicale con abside e arco
trionfale.
Il papa voleva metterla in evidenza perché la chiesa era
indietreggiata rispetto la strada, quindi gli architetti costruiscono una nuova facciata
semiellittica e per l’interno progettano su carta colorata giallo per l’esistente, nero per la
chiesa e le modifiche e rosso per l’esterno (che non sarà realizzato).
All’interno si conserva l’esistente come per S.Giovanni in Laterano ma si costruiscono dei
setti che inglobano le colonne lasciandole però visibili.
CAP 3
SAN FRANCESCO – SULMONA
Anch’essa danneggiata gravemente dal terremoto era una chiesa a
tre navate.
Le viene dato uno schema a croce greca con una grande abside e
due altari.
Tale schema però non occupa tutto il perimetro della vecchia
chiesa, ma lascia libero il presbiterio.
Alla fine del ‘700 vi furono insediate delle pubbliche botteghe per la
vendita di carne, vengono assecondate, quindi, esigenze funzionali,
non più liturgiche
CHIESA FRANCESCANA- TERAMO
La chiesa medievale venne lasciata intatta all’esterno mentre all’interno venne introdotto
uno schema di cappelle laterali con un presbiterio ed un abside adattandosi alle nuove
esigenze liturgiche
Nel 1703 e 1706 l’abruzzo viene colpito da fortissimi teremoti (Aquila e Sulmona).
Si procede ad un grande rinnovamento soprattutto delle chiese Abruzzesi.
CHIESA S.FRANCESCO – LORETO APRUTINO
L’intenzione è sempre quella di mantenere la scatola muraria dell’edificio per mantenere
intatto il corpo storico e della memoria della chiesa medievale.
Inizialmente era ad una unica navata con presbiterio e tetto piano. Nel Barocco vengono
inseriti altari laterali separati da pilastri addossati alla struttura precedente su cui si
inseriscono cupole e volte a vela che non sono vere ma fatte con un sistema detto ‘a
canna’. CAP 4
4.1 RESTAURO, ARCHEOLOGIA, NEOCLASSICISMO:
le esperienze sui monumenti antichi a Roma e in Italia nel
primo ‘800.
A partire dalla fine del ‘700 è importante analizzare ciò che accade in ambito europeo ma
soprattutto francese, che influirà notevolmente lo sviluppo italiano.
In Francia la RIVOLUZIONE FRANCESE cambierà il clima culturale e ovviamente anche
quello del campo artistico: nasce il sentimento di conservazione dei monumenti antichi.
Questo nuovo modo francese di concepire le antichità avrà un riverbero in tutta Europa e
soprattutto influirà gli architetti italiani, in questo periodo concentrati a Roma.
In Italia alla fine del ‘700 c’è un grande fervore nei confronti delle antichità iniziato con le
scoperte di Pompei ed Ercolano e continuato durante la metà del secolo con le scoperte
dei templi greci in Sicilia e con le conseguenti campagne di restauro.
Ma gli architetti si trovano nell’incapacità di usare gli strumenti fino ad allora usati per
avvicinarsi ad un edificio antico: molti monumenti vengono maltenuti e mal custoditi
subendo altri processi di deterioramento
[ a Pompei gli affreschi venivano “strappati” e portati altrove con enormi problemi di
comprensione del testo antico e di esposizione al pubblico ]
I francesi cercavano di evitare di cambiare le destinazioni d’uso degli edifici antichi, invece,
sotto SISTO V si era ipotizzato di trasformare il Colosseo in una fabbrica di panni di lana e
come questo anche molti altri ruderi erano usati come botteghe.
Se per gli italiani tutto questo era accettabile, per i francesi era importante riconoscere il
valore di ogni singola opera.
Venne istituita la COMMISSION DES EMBELLISSEMENTS che decideva i
miglioramenti da apportare a Roma e per cominciare si pensò a procedere alla
rimozione di tutti i cumuli di terra da tutte le rovine antiche
[ il foro romano era coperto e trasformato in un grosso spazio sterrato chiamato
campo vaccino, e anche gli altri monumenti – campidoglio palatino – erano ruderi
inseriti in paesaggi quasi agresti ]
Fu adottato lo schema dei parchi francesi per rivalutare le rovine con viali alberati
che conducessero ai monumenti e demolendo tutte le case ad esse addossate,
creassero viste prospettiche costruendo quindi una cintura verde.
[ era stato previsto un parco del campidoglio che si prolungava nel foro romano e si
collegava al palatino e a tutti gli altri resti. Qualcuno vide in questo l’anticipo degli
sventramenti operati a Roma alla fine dell ‘800 ma la situazione urbanistica era ben
diverso in quanto le aree interessate erano più libere e con poche case da
abbattere ] e con queste modifiche per molte città era previsto una rinascita
urbanistica ad opera di architetti francesi.
I resti antichi assumono una funzione estetica
: non più utilitaria o funzionale; c’è un
intento di liberazione, ad esempio venne tolta una bottega di un fornaio a ridosso
del Pantheon. CAP 4
4.2 La legislazione e l’organizzazione della tutela negli stati
preunitari italiani.
Nell’ultimo anno del XVIII sec. Venne eletto Papa Pio VII, pontefice liberale.
I suoi predecessori avevano instaurato una politica di riscoperta dei monumenti che arriva
al culmine durante la dominazione francese fino al 1814.
Prima della dominazione ci furono modifiche legislative:
- Lo stato si dota di leggi estremamente moderne sull’argomento CONSERVAZIONE
dei ruderi antichi. Il più importante è quello del 1802 che stabilisce in maniera
evidente l’ingerenza dello stato nella gestione delle opere antiche (primo tentativo
di creare una struttura culturale preposta alla tutela).
- Il papa riscopre la carica di COMMISSARIO alle ANTICHITÀ che Leone X aveva
conferito a Raffaello e ora, tale carica viene affidata all’archeologo Carlo FEA
- Viene istituita la figura dell’ISPETTORE DELLE BELLE ARTI affidata allo scultore
Antonio CANOVA.
Il loro compito era quello di vigilare , sia le proprietà private che il suolo pubblico, su tutte
le attività di scavo, trasformazione e conservazione.
EDITTO CHIROGRAFO 1802 (dal greco: scritto a mano)
Legge promulgata dall’autorità dello stato che impone che gli scavi siano notificati ai
commissari o ispettori e le chiese non potevano vendere i quadri arbitrariamente. Si cerca,
inoltre, di controllare gli scavi italiani dall’esportazione degli oggetti artistici.
EDITTO DI PACCA 1820
Tale legge, che prende il nome dal cardinale che la emanò, rimase in vigore fino ai primi
del ‘900. Riprende l’editto del chirografo e limita ulteriormente i diritti del privato sui beni
artistici ora definiti BENI PUBBLICI.
Venne introdotto un principio tutt’ora valido: il DIRITTO di PRELAZIONE secondo cui, in
caso di scavi di terreni privati e ritrovamento di oggetti artistici, il privato è tenuto a
notificare il ritrovamento e qual’ora voglia vendere il bene rinvenuto dovrà chiedere prima
allo stato se vuole acquistare e, solo dopo il rifiuto di quest’ultimo, potrà venderlo o
spatriarlo.
Con tale editto, gli stati preunitari conoscono il limite della PROPRIETÀ PRIVATA.
La legge analoga, successiva,fu quella dell’ESPROPRIO PER PUBBLICA UTILITÀ del
1865 a seguito del risanamento della città di Napoli dal colera.
CAP 4
TEMPIO DI ANTONINO E FAUSTINA - Foro Romano
Anch’esso trasformato in chiesa, si pone in questo periodo il
problema della compatibilità del livello contemporaneo con
quello antico; si realizza una balconata circolare che
permette di conservare quanto emerso dal terreno.
Con i francesi si toglie tuta la terra, intaccando così il
rapporto con gli altri edifici che rimangono sospesi a
mezz’aria.
TEMPIO DI VESTA - ROMA
La scissione tra conservazione ed uso funzionale dell’opera
architettonica si riscontra in questo tempio circolare di età
repubblicana dedicato ad Ercole vincitore.
Infatti non lo si usava come tempio, bensì venne
trasformato in chiesa, murando gli intercolunni.
Con l’arrivo dei francesi vengono aperti gli intercolunni,
inizia così il restauro, che continua anche dopo la fine della
demolizione; con un metodo nuovo tutte le pietre che
compongono la cella circolare vengono numerate, così
come le colonne; vengono studiate le fondazioni e il risultato fu la ruderizzazione del
tempio.
Viene applicato un nuovo tetto (oggi in restauro), e i cancelli tra gli intercolunni per
limitare i danni. A queste operazioni di studio scientifico si accompagnano spesso
operazioni di sterro.
sterro di terra: la terra è asportata tutta insieme per raggiungere il livello originale;
Scavo: la terra è asportata per parti, porzioni, per analizzarla; in questo caso si parla di
archeologia stratificata.
PALAZZO DEL TÈ – MANTOVA
Possiamo riscontrare un uso della rovina che il
manierismo inizia a strutturare.
Infatti, caratteristico, è un concio del cornicione che
sta per cadere (concio cadente)
“Gusto della rovina” CAP 4
IL COLOSSEO – ROMA
Aveva subito nel ‘700 gli effetti di un terremoto col conseguente crollo di una parte del
perimetro esterno; rimanevano in piedi 2 arcate che però presentavano dei problemi
statici.
A causa dell’indebolimento del piedritto esterno, inoltre cominciarono a manifestarsi
delle grosse lesioni.
C’erano dei cancelli nelle arcate inferiori perché già nel 1750 il papa aveva devoluto il
Colosseo alla gioventù dedita allo studio delle belle arti, per cui erano state tolte tutte le
attività commerciali ivi stabilitisi ed erano stati chiusi i fornici con i suddetti cancelli.
Per rendere ancor più forte il carattere autonomo, di valore intangibile del Colosseo, il
papa aveva aggiunto al valore archeologico quello sacro, in quanto nel Colosseo fu
ricostruita la via crucis restaurando l’arena interna a creando delle edicole come stazioni.
Sotto il pontificato di pio VII, nel
1806, si propone il restauro dello
sperone sud: la prima ipotesi
fu quella degli architetti del vaticano
che proposero di demolire tutto e
ricostruire secondo lo stile antico; ad
essi si opposero Giovanni Stern e il
figlio Raffaele i quali proposero la
conservazione delle arcate nella loro
autenticità, sostenendole con una
costruzione trapezoidale alta quanto il
Colosseo.
Stern nell’inserire lo sperone non ha
raddrizzato i conci ma li ha conservati
nella loro posizione di crollo
apparente (effetto di congelamento),
inoltre il materiale utilizzato per lo
sperone era diverso dal travertino del
Colosseo in quanto era realizzato con
Mattoni e malta. Sullo sperone c’è una targa che datava l’intervento.
Sperone nord Colosseo
Questo intervento si è svolto tra il
1823 e il 1826.
[ poco dopo la morte di pio VII con
cui si chiude il periodo liberale ed
inizia il periodo involutivo
dell’ambiente culturale che comporta
un maggiore accademismo]
Valadier ha l’opportunità di applicare
il suo metodo allo sperone nord del
Colosseo. Predispone prima una
puntellatura lignea che fa da telaio
ad un sistema di contrafforti in CAP 4
diagonali. Nasce un progetto che aggiunge altre due campate più una parte al piano
inferiore, una più una parte al livello intermedio e una parte al livello superiore. Il
progetto continua con una serie di arcate che riproducono l’impostazione architettonica
del Colosseo.
Mentre lo sperone di Stern limitava il partito architettonico con questa soluzione Valadier
crea una sorta di continuità.
L’intervento era differenziato poiché realizzato in mattoni che si contrapponevano al
travertino del colosseo.
Si può notare che alcune basi dei capitelli sono in travertino, quindi si ipotizza che la
“cortina laterizia” un tempo era intonacata con un sottile strato di calce (scialbata) per
raccordare il colore con la parte vecchia. Se tale ipotesi di restauro (l‘intonaco) fosse
vera l’atteggiamento di Valadier sarebbe diverso da quello applicato all’arco di Tito quindi
un restauro più “francese” (cioè tendente ad imitare forme e materiali) che “italiano”.
Il Colosseo è formato da giri concentrici uniti da cunei su cui si posava la cavea.
L’intervento interno ha più uno spirito scientifico che creativo in quanto era necessario
riportare la volta che collega i 2 giri.
Viene lasciata la muratura a rustico con ammorsature libere che testimoniano l’aggancio
dei cunei. Questi vengono rinforzati con delle catene metalliche simili a quelle utilizzate a
S. Pietro formate da barre orizzontali collegate in testata da barre trasversali con lo
stesso sistema ideato dal Vanvitelli.
Questo restauro è finalizzato a consolidare ciò che esiste.
ARCO di TITO - ROMA
Durante la dominazione francese ci fu il restauro
dell’arco così come oggi si presenta ai nostri occhi.
Quest’ arco ricorda la vittoria di Tito a Gerusalemme
sugli ebrei e si trova sulla Via Sacra nel foro romano.
Subì una serie si escoriazioni, nel medioevo fu inserito
in un muro eretto dalla famiglia Frangipane come
fortificazione diventando così l’arco di accesso alla
cittadella di questa famiglia. In seguito la cittadella
venne demolita ma l’arco rimase inglobato nel muro;
nell’eliminazione del muro fu distrutto parte dell’arco e
rimasero i fornici originari e parte degli ordini
architettonici laterali.
Il restauro iniziò nel 1816 ad opera di STERN che
sistema i conci autentici e rifà la parte mancante con
materiale diverso. Nel 1817 muore Stern, a lui subentra
Valadier che concluderà il restauro nel 1819.
VALADIER cominciò a studiare cosa poteva esserci di autentico nel basamento, studiò
l’ordine architettonico, ricavandone tutti i dettagli; a questo studio analitico si associa
una ricostruzione grafica. Il cantiere di restauro era costituito da centine utilizzate per
depurare la struttura di tutti gli interventi susseguiti all’età imperiale.
Valadier lascia il fornice centrale in marmo, mentre le parti aggiunte erano in travertino.
Le parti antiche mantengono le loro decorazioni; le nuove vengono ricostruite
semplificate.
Il nuovo riprende le forme classiche senza però fare uso delle decorazioni.
CAP 4
Questa metodologia è detta per inviluppo o “en block”.
BASILICA DI S. PAOLO FUORI LA MURA – ROMA
Di età costantiniana, è rimasta fino all’800 con
il suo schema basilicale (1 navata, 1 transetto,
1 abside molto sporgente, 1 grande
quadriportico dal quale si accedeva).
Nel 1823 un incendio. Crolla la navata centrale
e rimane solo il transetto.
VALADIER ha l’incarico del restauro, si muove
secondo la logica della conservazione. Propone
due soluzioni per il restauro:
Propone di conservare il transetto come
1. chiesa costruendo una nuova corte
d’ingresso trasformando poi le 4 navate laterali della chiesa antica come
quadriportico di quella moderna, lasciando le colonne danneggiate a ruderi con un
effetto di spostamento notevole tra antico e nuovo.
2. In un progetto successivo rovescia l’abside antico sull’altro fronte creando un effetto
di riverbero, di risonanza, operando poi un ingresso sul lato del transetto lasciando la
parte esterna a rudere.
Il progetto di Valadier fu bocciato dal commissario alle antichità Carlo Fea ed approvato
quello di BELLI (1865) che prevedeva la distruzione completa della chiesa e la
ricostruzione sugli stessi muri della basilica originale. Nell’intervento del Belli si
riproducono i medaglioni; il pavimento fu reinventato con stile classico in marmo;l’ordine
delle paraste è di tipo classicista; finestre senza vetro.
Ci troviamo di fronte ad una basilica di tipo purista, non più paleocristiana.
La chiesa fu poi completata da Luigi POLETTI arch. Modenese.
CAP 5
5.1 TUTELA e CONSERVAZIONE in FRANCIA.
Nel 1789, a Parigi, avviene la presa della Bastiglia: i rivoltosi contro la monarchia si
impossessarono del carcere (la Bastiglia: castello trecentesco a base ottagonale) liberando
i rivoltosi.
Questo perché l’aristocrazia e il clero vivevano in grande agiatezza con palazzi e chiese.
Durante la rivoluzione francese, per reagire all’ancient regime si distruggono i simboli
strutturali propri della monarchia come palazzi, chiese e castelli.
Nel 1794 si riunisce una commissione per capire come portare avanti la Francia.
In particolare, un certo HENRY GREGOIRE condanna tutti gli atti di distruzione
dichiarandoli atti di vandalici: nasce in Francia il primo decreto contro gli atti di vandalismo
per cui tutti i responsabili saranno perseguiti.
Nascono dei nuovi concetti:
- VANDALI : popolazioni barbare che vivevano incolti,fuori dalle città.
- Questi edifici (chiese, palazzi e castelli) erano PROPRIETÀ PRIVATE che ora
vengono DIFESE DALLO STATO borghese e liberale comincia ad essere
l’unico depositario dei beni culturali e architettonici.
- Il decreto di Gregoire condanna tutti quelli che deturpano le opere e prende
la difesa di questi monumenti.
Nei primi anni dell’800 lo Stato inizia una fase di CATALOGAZIONE DELLE
OPERE. Da qui l’esigenza di creare un servizio di tutela e di restauro che si
possa definire scientifico.
Con l’avvento di NAPOLEONE BONAPARTE si porta a termine la parte più feroce della
rivoluzione francese e inizierà un periodo di controllo e di studio dei monumenti antichi
perché molti di questi erano sconosciuti.
In particolare, in Normandia, un gruppo di archeologi studiosi iniziò a catalogare gli edifici
rinvenuti dopo la caduta dell’Impero Romano.
Molti antiquari scrissero libri come ARCISSE DE CAUMONT, a capo di una società
archeologica-antiquaria, che fu il primo a dividere la storia dell’architettura in stili (Romano
Bizantino, Carolingio, Romanico)e a classificare gli ordini architettonici (“abecedario
architettonico”).
In questo periodo si guardano con occhi nuovi gli edifici medievali: il passato è visto
romanticamente come epoca migliore del presente.
CHATEAU BRIANCE, scrittore, sostiene l’importanza del medioevo come periodo di
incubazione del Cristianesimo per la società Europea: la conservazione delle rovine è
importante perché l’uomo moderno possa identificarsi e contemplare il passato in quanto
epoca migliore (il passato non più inteso come età classica, ma come medioevo dove la
coscienza cristiana è molto forte).
Un altro scrittore, VICTOR HUGO, racconta lo stato di rovina della cattedrale di Parigi
Notredame de Paris nell’omonimo romanzo, che di li a poco sarà restaurata.
Molti studiosi vengono mandati in Italia a studiare le antichità.
CAP 5
IL MUSEO di Alexandre LENOIRE.
5.2
In questo periodo nasce l’esigenza di un sistema scientifico per organizzare le opere
artistiche e per catalogarle.
Il primo a datare cronologicamente le opere fu LENOIRE in un ex convento dei piccoli
Agostiniani a Parigi (Petit Augustins, XIII sec). La sua attività inizia nel 1786 e nel 1791
apre il LOUVRE.
Lenoire propone di creare una sistemazione museale in modo che i frammenti recuperati
vengono restaurati e possano essere esposti in saloni specifici per ogni periodo storico:
quello del ‘300, del ‘400 e del ‘500.
Ad esempio la sala del 13° sec., voltata a crociera e dipinta di scuro, rappresenta la sala
del Medieoevo. Le statue sono montate in maniera pressappochista e disposte in modo
suggestivo ma non proprio corretto.
La sala del 14° sec. riproduce la Saint Chappelle con grandi finestre che la illuminano; le
statue della sala sono disposte verticalmente ma provengono da tombe inizialmente
disposte orizzontalmente in quanto sepolcri.
Pur tentando di analizzare tutto scientificamente, Lenoire commetterà molti errori
storiografici.
Il Louvre che formerà molti architetti francesi, rimarrà aperto fino al 1816 fino a quando il
dibattito tra Lenoire e Quatremére de Quincy porterà alla chiusura del museo.
LE POSIZIONI di Antoine-Chrysostome QUATREMERE DE
5.3 QUINCY.
QUATREMERE DE QUINCY era il direttore dell’accademia delle belle arti di Parigi,
fedelissimo di Napoleone, aveva studiato molto in Italia.
La sua posizione era contro lo spoglio delle opere, operazione con la quale si danneggiava
non solo la singola opera ma lo stesso contesto in cui è inserita.
Analogamente sosteneva che l’opera d’arte non è un oggetto da vendere, ma un
documento che ha valenza nel suo contesto.
Sostiene, quindi che è importante non rompere la rete di relazioni tra l’
opera e il
contesto e leggere il passato secondo un indirizzo storiografico
.
CAP 5
LA FASE EMPIRICA del RESTAURO .
(1790-1830)
5.4
La catalogazione di tutte le opere sarà curata da personaggi formati con il mito dell’età
classica e del passato per i quali il medioevo viene visto come un periodo buio e oscuro.
Il periodo empirico è un periodo durante il quale si cerca di studiare il MEDIOEVO, gli
architetti, entusiasti delle scoperte sui nuovi materiali, li utilizzano aggiungendoli alle
strutture, ma non sapendo come, si commettono molti errori.
Nella tomba di Eloisa e Abelardo, ad esempio, Lenoire si inventa una tomba che è in realtà
la mescolanza di numerosi frammenti posti a ricordare la loro storia (storia di 2 amanti che
però vivono un amore impossibile: amore romantico).
I primi restauri del periodo empirco riguardano ad esempio, l’abazia di Saint Denis.
CHIESA DI S. DENIS
(RESTAURO DEL PERIODO EMPIRICO)
È l’abbazia in cui sono sepolti i re di
Francia; L’abate Sauger è il primo che fa
costruire in questa chiesa il coro con i
costoloni ad arco ogivale.
Durante la rivoluzione francese fu
bersagliata dai vandali.
L’esterno della chiesa (facciata romanica
composta da archi strombati a sesto acuto
e torri) era stato rovinato perché un
fulmine aveva colpito la torre scardinando
i conci e creandogli problemi statici.
Una commissione del ministero dei lavori
pubblici inviò un architetto incaricato di
studiare il restauro: DE BRÉT, studioso di
arch. classica era stato anche a roma, ma non conosceva la scienza delle costruzioni.
Sulla torre interviene in modo simile a quello di Stern:come se si trovasse di fronte ad una
colonna con l’aggiunta di materiali, ingrandimento della base e conseguente aumento dei
carichi che insistendo sulla torre compromettono la sua statica.
La commissione (Commission Des Monuments Historique) reputa sbagliato l’intervento di
De Brét per cui la torre viene demolita. Per dimostrare come si sarebbe dovuto intervenire
verrà incaricato Le Duc per un nuovo progetto di restauro nel 1839 in cui rifà le torri
simmetriche e completa in stile i pennacchi.
CAP 5
L’ATTIVITÀ della COMMISSION des MONUMENTS
5.5 HISTORIQUES
L’intento classificatorio si sviluppa anche in campo legislativo dove, negli anni ’30, nasce
l’idea di un inventario dei monumenti (idea che napoleone aveva già avuto nel 1810) per il
quale si giungerà all’istituzione della una nuova figura di ISPETTORE AI MONUMENTI
STORICI: un funzionario di stato al quale è demandato il controllo del patrimonio artistico
e architettonico. Il primo incaricato fu LUDOVIC VITET (1802 – 1873) che avrà il compito
di informare Parigi delle condizioni di edifici sparsi per tutta la Francia e far concorrere lo
stato nel restauro.
Vitet, storico molto vicino ad Arcisse De Caumont, sostiene che è necessario fondare un
nuovo sistema di restauro degli edifici poiché non si può più abbellire con gusto
contemporaneo ma, partendo dai frammenti, “bisogna risalire all’intero organismo con un
metodo di severa INDUZIONE” (metodo scientifico con il quale io posso risalire dal
frammento alla globalità dell’opera).Fonda così il restauro MIMETICO.
Nel 1837 viene formata una commissione che si assume l’onere di decidere
operativamente come applicare il metodo di Vitet.
Dopo Vitet nel 1843 diverrà ispettore PROSPERE MERIMEE (1803 -1870 ) che sosterrà che
un buon restauro deve passare inosservato (critiche da parte dei francesi all’opera di
restauro sullo sperone del Colosseo applicata da Stern).
Alla commissione parteciperà anche VIOLLET LE DUC.
CAP 6
La FORMAZIONE dei PRINCIPI del RESTAURO STILISTICO.
6.1 VIOLLET–LE–DUC. LA PRODUZIONE TEORICA. Il Dictionaire.
VIOLLET LE DUC (1814 - 1879)
Di famiglia agiata, amico di Hugo e Merimèè; la sua formazione avviene per passione
personale. Gira la Francia disegnando e studiando edifici antichi e producendo una mole
enorme di scritti e di opere. Viaggiò molto anche in Italia e fu chiamato per il concorso di
Santa Maria del Fiore a Firenze.
Lui era un autodidatta non formatosi nelle scuole: ha una conoscenza approfondita
dell’architettura medioevale, dai materiali, alla lavorazione, fino alla statica.
Molte delle nostre conoscenze derivano da lui attraverso il “Dizionario Ragionato
Dell’architettura Francese” (1856) dove raccoglie le principali caratteristiche dell’arch.
francese nel medioevo descritte e disegnate nelle parti costruttive (volte, pilastri, tetti,
fondazioni).
Nel dizionario scritto da lui troviamo la voce
restaurare che dice: “ il restauro non è tutto ciò
che si è fatto fino ad oggi ’800. Non è riparare un
edificio, non è curarlo giorno per giorno, non
consiste nell’abbellirlo. Restaurare significa
ristabilire in uno stato-condizione preciso che
potrebbe non essere mai esistito ma di cui esistono
delle tracce che l’edificio porta al suo interno.
Ristabilire dunque l’unità di stili, lo stile è dunque
la manifestazione di un ideale formale basato su
un principio costruttivo. Dove c’è una forma che
realizza un principio costruttivo, c’è uno stile. Lo
stile è una sorta di DNA secondo il quale un
monumento è concepito”.
Nel 1860 compone “Colloqui Sull’architettura ”: in questa opera mostra la possibilità di
continuare il gotico dell’architettura contemporanea in quanto perfetto rapporto tra forma
e funzione.
Con Viollet nasce il concetto secondo il quale la storia dell’architettura è storia di forme
che si evolvono.
Non bisogna conservare ciò che resta ma bisogna riportare l’edificio ad un aspetto che
poteva anche non aver mai avuto ma che possa ridare UNITÀ STILISTICA.
(Restauro stilistico).
Un altro principio fondamentale è il PRINCIPIO DELL’ANALOGIA. La conoscenza storica e
geografica è fondamentale per lo studio degli stili, infatti poiché ogni epoca e ogni area ha
una propria conformazione, nella ricostruzione di un monumento devo attenermi all’unità
stilistica tipica di quell’area geografica.
Per spiegarsi Viollet diceva: “dobbiamo restaurare un edificio ponendoci nella mente
dell’architetto progettista per riproporre l’unità stilistica”.
CAP 6
6.2 I PRINCIPALI INTERVENTI DI RESTAURO.
In Italia ci fu molta diffidenza all’inizio verso questo modo di restaurare.
Nei primi anni della sua vita professionale è affiancato a LASSUS, architetto e archeologo,
il quale ebbe la funzione di stemperare le passioni stilistiche di Viollet e con il quale vinse
un concorso per intervenire su Notre Dame a Parigi.
In questo primo intervento emerge il modo restaurare alla maniera stilistica.
Nel periodo finale della sua vita le sue opere furono caratterizzate da una sorta di
involuzione (Carcassonne e Pierrefonds).
Dopo la caduta di Napoleone 3 nel 1870, Viollet viene visto come uomo del regime e si
ritira in svizzera dove si dedicherà allo studio di nuove realtà componendo la sua ultima
grande opera di restauro: la cattedrale di Losanna.
CHIESA DELLA MADELEINE - VEZELAY
Era in uno stato avanzato di degrado che faceva pensare ad un
crollo.
Il restauro fu affidato a VIOLLET LE DUC.
ll corpo della chiesa era di origine romanica, tutta l’evoluzione è
gotica. Questa duplicità si rispecchia in facciata.
A causa del degrado raggiunto una torre crollò e la facciata ad
essa sottostante era compromessa.
Viollet fece un rilievo. Non ricostruì la torre mancante bensì un
tetto a padiglione sul frammento, cercando di equilibrare il
prospetto.
Il portale riprese il suo apparato scultoreo, decorativo sulla
base del principio di analogia.
All’interno le dieci campate della navata romanica furono tutte
rifatte con l’arco a tutto sesto.
Tutto ciò denota la maturità sistematica di creare, di far
corrispondere l’intervento di restauro alla collocazione storica
del monumento. CAP 6
NOTRE DAME – PARIGI
La cattedrale di parigi era fortemente danneggiata
dalla rivoluzione per cui era crollata la guglia ed erano
state distrutte le sculture della facciata.
LASSUS e VIOLLET avevano previsto un progetto per
il restauro della cattedrale più la ricostruzione della
sagrestia.
La relazione: ogni parte aggiunta deve essere fatta
nello stile che è proprio.
Fu ricostruita la guglia centrale situata sull’incrocio tra
la navata centrale e il transetto.
Fu ripartita la chiesa in tre navate.
Durante i lavori si scoprirono delle vecchie aperture
circolari, rosoni risalenti al XII sec. Queste servivano
per creare il sottotetto delle navate laterali. Erano
anteriori alle finestre rettangolari. Viollet le ricostruì e
le interpretò erroneamente come bucature per far
entrare luce.
L’altare interno a 3 livelli del XIII sec fu sostituito dal
primo a 4 livelli del XII sec. La facciata era stata
danneggiata dalla rivoluzione, furono ripristinate tutte
le sculture, le statue della galleria dei rei.
Fu distrutto anche il pilastro centrale che reggeva
l’architrave scolpito del portale.
Per questo restauro Viollet si attenne a dei documenti
(incisioni).
Nel ‘700 c’erano stati dei lavori all’interno e delle
aggiunte che vengono cancellati.
L’intento di Viollet era ridarci la chiesa come doveva essere in origine (cancellando così
secoli di storia). CAP 6
IL PALAZZO SINOIDALE DI SENS
Viene rimaneggiato nel ‘400, ‘500, ‘600. Originariamente presentava una grande sala, al
piano nobile con i vari rimaneggiamenti questa viene frazionata; le finestre rimangono
inalterate solo nella parte centrale delle 3 campate, le altre vengono chiuse e sostituite
da aperture più piccole. Il tutto aveva un orientamento difensivo con delle torrette
angolari. L’intervento di viollet le duc: riapre la grande sala e riporta le prime aperture
confermando l’aspetto militaresco con dei merli.
CARCASSONNE
Centro storico:complesso
urbanistico fortificato nel
medioevo
Cittadella: è composta da due
cerchia di mura separati da lizze
ed al centro vi era il castello.
Viollet diresse i lavori. Essendo
stata costruita in epoche diverse
egli cercò di conservare questa
caratteristica; rivestimenti alla
romana e bugnati tondi.
Nel castello propose camminamenti difensivi, balconi con feritoie da cui si facevano
piombare i proiettili; sceglie l’ardesia per le coperture.
La città aveva un forte verticalismo ed è stato accusato viollet di aver nordicizzato
carcassonne.
CASTELLO DI PIERREFONDS
Era la dimora di caccia di Napoleone 3, una fortezza in
parte demolita, ma monumento nazionale.
Viollet ricostruisce le parti mancanti inventando particolari
che non c’erano ma che contribuiscono a rendere l’idea di
dimora.
Lavori molto costosi CAP 7
INDIRIZZI ESTETICI E LETTERARI DELL’INGHILTERRA DEL
7.1 700: il giardino e il rudere.
La situazione Inglese tra il ‘700 e l’800 è ben diversa da quella Francese.
In Inghilterra dominavano forti valori etici e religiosi e le testimonianze del passato sono
resti di una spiritualità: conservare i resti significa conservare valori religiosi fondamentali.
Si ha quindi una sorta di “SURVIVAL” -sopravvivenza- del medioevo.
Gli architetti inglesi hanno sempre avuto una forte conoscenza del gotico e del medioevo,
ma, nella prima metà del 700, degli studiosi iniziano ad approfondire la conoscenza in
questo campo in maniera scientifica.
Inoltre questa riscoperta del gotico viene portata avanti anche dalla società degli antiquari
oltre che dagli architetti, e dai romanzieri di inizio secolo.
BATTY LANGLEY si è occupato di una classificazione di stili.
Il CONCETTO di SUBLIME deriva dall’estetica europea del ‘500 (poesia neoplatonica): il
sublime è la lotta per arrivare alla bellezza [
già i greci conoscevano il concetto di sublime per i
].
quali era una bellezza fondata sul contrasto, sulla lotta per arrivare alla bellezza stessa
Il sublime viene riscoperto dai filosofi del ‘700 inglese uno fra tutti BURKE che scrive
“L’Inghilterra filosofica sulla nostra idea di bello e sublime”. Il bello secondo Burke è ciò
che si nasconde dentro di noi.
Dal sublime deriva la categoria estetica del pittoresco (visualmente bella che merita di
essere dipinta) che veniva inizialmente utilizzato per i giardini inglesi;
Molti romanzieri si interessano al gotico fra questi WALPOLE che ambienta i suoi romanzi
in cripte di chiese gotiche o in castelli medievali; importante è l’opera “il castello di
Otranto” del 1747.
Il gusto del tempo portava a commissionare agli architetti case in stile gotico e medievale
(Walpole, il marchese Bechkford…)
Nel 1818 venne emanata un’apposita legge sulla costruzione delle chiese a causa della
mancanza di chiese.
Nell’800, in Inghilterra cambia anche il mondo sociale e da una economia di sussistenza si
passa ad una economia capitalistica e di conseguenza la società inglese si laicizza: ci si
rende conto che solo conservando i resti del passato si può tenere in vita la società
inglese.
J. SOANE progetta chiese neogotiche partendo da piante neoclassiche, molte chiese
neoclassiche vengono dunque trasformate.
CAP 7
FONDAMENTI ETICI NELLA RIVALUTAZIONE del
7.2 PASSATO:A.W.PUGIN
Un personaggio molto importante fu PUGIN, capo del movimento di riscoperta del gotico.
A 33 anni si converte al cattolicesimo quindi subisce un ritorno alla religione antica.
Scrive molte opere che esaltano l’architettura del medioevo tra cui “veri principi
dell’architettura cupsidata e cristiana”.
Per Pugin, la religione cristiana ha portato al gotico che è da considerarsi il vero stile
costruttivo dei cristiani (e non lo stile classico).
Scrive poi l’opera “contrasti” parallelo tra le città inglesi del 15° secolo e quelle moderne.
Pensa che le città inglesi moderne non hanno niente a che vedere con quelle antiche: la
città antica è in giusto rapporto con la natura mentre non è così per la città
contemporanea.
Lui partecipa alla decorazione della Parlament House, manifesto del neo-gotico Europeo.
Il suo ruolo di architetto ha un forte impatto pubblico fino a portare il restauro a caricarsi
di valori che la società moderna stava perdendo.
Altro aspetto storico molto importante in Inghilterra è la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE con
la quale si passa da una situazione di sussistenza ad una economia capitalistica.
Pugin avverte il pericolo che la rivoluzione possa distruggere le testimonianze del passato.
Dunque conservare le testimonianze del passato sarà una sorta di ribellione, di azione di
protesta nei confronti del presente.
E’ proprio in questo periodo che si sviluppano diverse ideologie politiche. Del 1848 è il
manifesto del partito comunista. L’utopia politica si confronta con l’utopia estetica di Pugin.
Si prefigura una utopia di tipo estetico retrospettiva che nutre cioè attenzione nei confronti
del passato.
Negli anni ‘30 e ’40 si formò un gruppo di intellettuali a Cambridge che volevano
concretizzare gli insegnamenti di Pugin (scuola di cambderiani) per dare grande sostegno
al gotico fino ad immaginare il ritorno della religione cattolica. Ma la ripresa del
cattolicesimo in Inghilterra non era vista di buon occhio.
Questo gruppo aveva dato vita ad un giornale ” ecclesiologist”.
CAP 7
IL PENSIERO di JOHN RUSKIN e la sua DIFFUSIONE
7.3 EUROPEA.(Restauro romantico)
L’eredità di Pugin è raccolta da J. RUSKIN. Questo personaggio non era un architetto né
un letterato, può essere considerato un esteta con una personalità eclettica e con una
percezione del bello molto forte.
Vive tra il 1819 e il 1900; è da tutti considerato il patriarca della cultura inglese dell’epoca
vittoriana, è conosciuto soprattutto come critico di letteratura e pittura.
Due le opere fondamentali:
“le pietre di Venezia”: esse sono i fondamenti della città veneziana, le qualità che hanno
permesso ai veneziani il grande potere che hanno, testimonia l’interesse di Ruskin per
l’Italia (considerata come sua seconda patria).
“le sette lampade dell’architettura” nel quale descrive i sette principi fondamentali che
devono ispirare l’agire dell’architetto: molto importanti sono la lampada della verità per cui
non si deve produrre falsa architettura, della bellezza, quindi dell’ornamento e della
MEMORIA, principio su cui si basa l’architettura.
L’architettura del passato deve continuare a trasmettere il senso del tempo che passa e
portare un carico di memoria che non bisogna distruggere.
L’architettura del passato deve mantenere la sua PATINA DEL TEMPO, il suo carico di
storia, un fattore di bellezza aggiunta all’edificio, sublimità parassitaria che rappresenta
l’invecchiamento della materia nel tempo.
Ruskin non parla di restauro ma di MANUTENZIONE, di CONSOLIDAMENTO.
Il restauro non mantiene la veridicità dell’edificio, è sostanzialmente una falsificazione
dell’edificio. A quel punto sarebbe preferibile l’abbandono.
Bisogna invece CONSERVARE giorno per giorno un edificio.
Ruskin appare come personaggio opposto a Viollet-Le-Duc, contrario ad ogni forma di
restauro.
RESTAURO e REVIVAL DELL’800 INGLESE: G.G SCOTT,
7.4 W.MORRIS e L’OPERA DELLA SOCIETY FOR PROTECTION OF
ANCIENT BUILDINGS
Ruskin viene seguito da molti allievi, lui stesso fonderà un’associazione di artigiani per
riscoprire il lavoro artigianale. Ma questo tentativo andrà fallito.
Il suo principale allievo sarà William MORRIS, che si può ritenere l’inventore del DESIGN.
Morris fu il fondatore del partito socialista inglese. Sosteneva che per superare il lavoro
alienato bisognava tornare all’artigianato.
Nel 1877 fonda la “società per la protezione degli edifici antichi”: SPAB.
Il gruppo interviene per arginare i cattivi restauri (in italia si mobilita contro il restauro di
S. Marco a Venezia).
A differenza di Ruskin, la SPAB pubblicò un manifesto in cui si sosteneva la necessità di
tenere in considerazione tutti gli edifici di qualsiasi epoca.
Il restauro deve assumere tramite la divulgazione un valore anche didattico.
DESCRIZIONE APPUNTO
Appunti di Teoria e storia del restauro. Nello specifico gli argomenti trattati sono i seguenti: L’EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI MONUMENTO: rapporto con l’estetica e la storiografia, QUESTIONI TERMINOLOGICHE: restauro, conservazione, ripristino, recupero, manutenzione, ecc.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e storia del restauro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Gabriele D'Annunzio - Unich o del prof Civita Mauro.
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