ANTICA ROMA
Nell'antichità l'approccio della cultura greca nei confronti della tradizione era disinteressato, al contrario, la cultura romana si considera come 'una sorta di satellite della cultura greca', poiché si assiste ad un processo di apertura e assimilazione delle culture colonizzate.
Nella civiltà romana la traduzione ricopre un ruolo fondamentale: fini politici, militari, commerciali, ma soprattutto traduzione di testi sacri e opere letterarie. La società romana è bilingue, quindi non vi è vera necessità di tradurre dal greco, ma rivela un grande interesse letterario.
Le prime opere romane non ci sarebbero state se non ci fosse stata la cultura greca e la sua traduzione, i primi letterati latini fecero della traduzione la fonte primaria della loro scrittura in proprio.
La prima opera epica latina è l'Odusia del poeta Livio Andronico (uno schiavo greco che viveva a Roma), che tradusse in versi l'Odissea di Omero.
Viene considerato il primo poeta romano o primo traduttore europeo della storia. Andò a ricalcare l'opera greca, attraverso un processo che fu definito vertere, una via di mezzo tra una scrittura e una traduzione, concentrandosi maggiormente sul testo di arrivo. [-> opere originali latine ma con un riferimento alle opere greche (anche più di una) -> capiremo come ogni creazione originaria non sia mai originale al 100%, ma interconnessa con opere precedentemente scritte. Non si tratta di plagio, ma di aemulatio, vista come una tecnica positiva.] Andronico si preoccupa della leggibilità del testo nella cultura di arrivo:- Ad esempio, la Mòusa greca viene resa con Camena, una divinità italica -> traduzione di tipo addomesticante.
- Essendo la prima traduzione artistica della storia romana, tenta di riproporre anche lo stile dell'opera originale creando così una poesia latina e non una poesia greca in lingua latina.
- Anche le
Ad esempio, negli Annales, non c'è più Camena ma vengono
introdotta dalle Muse. Plauto, commediografo, attinge ai materiali dei principali autori della commedia nuova greca per trovare materia delle proprie opere in latino. Si parla di contaminatio, a metà tra la traduzione e l'imitazione dell'opera, ovvero una traduzione dell'opera greca che viene arricchita di scene e personaggi di altre opere straniere per realizzare un'opera originale, con il tentativo di superarla e di appropriarsene a fini creativi. Plauto definisce questo approccio "vertere barbare", ovvero tradurre, volgere, nel senso di trasformare dal greco al latino. Cicerone è il primo riferimento teorico sul tradurre di cui si abbia testimonianza, "De optimo genere oratorum" -> frammento di testo dedicato all'eloquenza oratoria, che segnerà le diverse riflessioni, in quanto fornirà un modello, una chiara via per tradurre le opere. Cicerone non fa che teorizzare e mettere nero su bianco un modo di tradurre che era in voga.Una traduzione che non sia letterale ma che tenga conto del senso complessivo dell'opera originaria. "…con le espressioni stesse del pensiero, con gli stessi modi di rendere questo, con un lessico appropriato all'indole della nostra lingua, non ho creduto di rendere parola per parola, ma ho mantenuto ogni carattere e ogni efficacia espressiva delle parole stesse".
Ammette una duplice funzione del tradurre:
- Può arricchire chi ne fa ricorso, facendogli conoscere l'opera dello straniero e assimilarne alcuni caratteri.
- Funzione più didattica e divulgativa per gli studiosi.
Dice di aver tradotto da oratore, non già da interprete e utilizza il verbo 'convertere' curando la forma del testo in dirittura di arrivo, e non da interprete di un testo, non parola per parola ma in grado di rendere la forza comunicativa di cui le parole sono dotate, per rendere, quindi, il senso e l'efficacia espressiva delle parole -> traduzione
libera e bella verso la cultura latina. (quasi ventisecoli dopo Newmark la definirà 'traduzione comunicativa') Predilige tra i due metodi, parola per parola o traduzione libera, l'approccio dell'orator, rispetto a quello dell'interprete. Non promuove del tutto una traduzione libera, ma dice che lui ha reso i testi greci in latino come un oratore, in antitesi a come avrebbe lavorato un traduttore -> bisogna ottenere una purezza, una correttezza e un'eleganza dei termini, privilegiando la lingua di arrivo. Quintiliano e Orazio riprenderanno la posizione di Cicerone, ribadendo l'importanza di essere fedeli ai contenuti piuttosto che a una traduzione letterale. Cicerone realizza anche una riflessione riguardante la traduzione interlinguistica, praticata come esercizio creativo per perfezionare le proprie abilità. Racconta che come esercizio di scrittura lui leggeva un'opera in latino fino a quando riusciva a tenerla a
La parafrasi è una tecnica di traduzione che consiste nel riscrivere un testo utilizzando parole diverse. La storia della Bibbia è strettamente legata alle traduzioni che nel corso dei millenni hanno comportato cambiamenti nella fede e nella pratica religiosa, nonché fondamentali per la transizione tra culture (semitica-ellenica-latina).
La parola "Bibbia" deriva dal latino "Biblia" e dal greco "Biblion", che significa "i libri", e comprende l'Antico e il Nuovo Testamento. L'Antico Testamento fu scritto in ebraico prima dell'anno zero, mentre il Nuovo Testamento fu scritto in greco dopo l'anno zero. Entrambi si basano sulla tradizione orale del popolo giudaico e successivamente furono trascritti su rotoli.
La Torah, che comprende i primi cinque libri, noti come il Pentateuco per i cattolici, fu tradotta per la prima volta dall'ebraico al greco intorno al 300 d.C. su richiesta di Tolomeo il Filadelfo. Questa traduzione è conosciuta come la Bibbia dei Settanta (Septuaginta) perché si ritiene sia stata scritta da settanta studiosi.
settanta studiosi che lavorarono individualmente a tradurre da sé la bibbia. Una volta finito, si ritrovarono per consultarsi, e tutti settanta si accorsero che tutte le loro traduzioni corrispondevano -> emblema della traduzione collaborativa (si dice che, appunto, l'ispirazione divina avesse guidato l'operazione), ma paradossale, in quanto ognuno lavorò individualmente. Questa traduzione dei settanta e la sua leggenda ebbe un duplice effetto:- Le traduzioni della Bibbia sono a lungo state ritenute ispirate dal Divino;
- Ha avviato una pratica traduttoria caratterizzata da lavori collettivi -> responsabilità condivisa che avrebbe protetto il singolo traduttore dalla condanna.
Dove studiò greco ed ebraico. Quando torna a Roma, viene scelto come segretario personale, interprete e consigliere spirituale del papa Damaso I che gli commissiona la traduzione della Bibbia. Alla morte del Papa viene accusato di infamia, non venne scelto come successore del papa e si allontanò, raggiungendo Betlemme. (oggi le sue spoglie si trovano a Roma). Dopo aver fatto una traduzione del Vecchio Testamento, una sorta di revisione della Vetus Latina decide di ritradurlo partendo dall'originale ebraico. Definì menzogna la leggenda del processo di traduzione della bibbia dei settanta e ritenne la Septuaginta imprecisa e scritta in una lingua greca non convincente. -> "Una cosa è esser profeta, un'altra è essere traduttore." 5 Sara Barcella - IULM Quando rese pubblica la sua traduzione/revisione della Bibbia, non sempre fu accolta in modo favorevole. Sant'Agostino nel 405 d.C. scrisse a Girolamo criticando la sua traduzione.
nfrontano sulle differenze tra i testi ebraici e la traduzione greca della Bibbia. Durante la discussione, si affrontano anche temi come l'autorità delle Scritture e l'interpretazione dei testi sacri. Alla fine, i due studiosi non riescono a raggiungere un accordo, ma la loro conversazione offre spunti interessanti per approfondire lo studio della Bibbia e delle sue traduzioni.Scarica il documento per vederlo tutto.
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Teoria e prassi della traduzione
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