Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il Rinascimento - La traduzione come imitazione
Moltiplicazione delle traduzioni: grazie al ruolo influente della nascita della stampa a caratteri mobili e alla sua diffusione (metà del XV sec), grazie alla quale i testi si diffondono velocemente.
Alle lingue un tempo definite volgari viene riconosciuto uno status di lingua ufficiale nei diversi ambiti della cultura (amministrativo, diplomatico, giuridico, letterario, scientifico). Aveva contribuito a ciò la riforma protestante, democratizzando il testo sacro, tradotto verso il volgare, concorre anch'essa al riconoscimento e all'emancipazione dei volgari.
Sulla scia dell'Umanesimo, diventa più feconda l'imitazione delle opere classiche e dei modelli del passato, anche se non mancano importanti traduzioni di opere più recenti.
Nel XVI sec.: le traduzioni sono maggiormente rivolte verso la lingua volgare, degna ormai di sostituire la produzione in latino. C'è quindi un
Ribaltamento rispetto all'umanesimo. A Venezia viene pubblicato nel 1556 il Dialogo del modo de lo tradurre d'una lingua in altra seguendo le regole mostrate da Cicerone di Sebastiano Fausto da Longiano che (essendo trattati umanisti in latino) è ritenuto "il primo trattato in italiano (antico) sulla traduzione". Secondo lui il lettore dovrebbe essere condotto verso il testo di partenza e non il contrario. I volgari si diffondono anche grazie ai sovrani, ad esempio in Francia l'impulso importante per le traduzioni in volgare è da imputarsi anche a Re Francesco I che nel 1539 obbliga a far redigere in francese gli atti ufficiali e i documenti pubblici, accelerando così lo sviluppo di una letteratura nazionale. Dolet è proprio in Francia che una figura come va a redigere un trattato. All'apice della sua fortuna, fu arrestato e condannato per eresia ed ateismo. La censura lo accusò di blasfemia e lo condannò al rogo nel 1546 per aver
Modificato una frase sull'immortalità dell'anima in una traduzione di un'opera di Platone: laddove l'originale recita "dopo la morte non sarai più", Dolet aveva tradotto "dopo la morte non sarai più assolutamente nulla". Ciò dimostra come il trasportare o meno una singola parola da un testo a un altro, sia pure spinti semplicemente da motivi di sensibilità linguistica, potesse diventare a quell'epoca una questione di vita o di morte. Prima di essere bruciato fece un gioco di parole con il suo nome "la gente se ne duole molto più di Dolet per quello che state facendo". Quando nel 1540 viene pubblicata La manière de bien traduire d'une langue en aultre, l'opera suscita subito molto interesse tanto che ne verranno pubblicate diverse edizioni in pochi anni. Secondo Dolet una buona traduzione dovrebbe rispondere ad una serie di principi simili a quelli di Bruni:
- ...
Rivolta ampiamente agli scrittori romani e greci dell'antichità che rispondevano all'interesse nei confronti di testi di tipo storico, epico, morale o filosofico del passato. Negli ambienti più colti la lingua di arrivo rimane il latino, ma la traduzione verso il volgare acquisisce sempre più importanza.
Tra le opere contemporanee che vengono tradotte, un certo successo è riservato a quelle sul modo di comportarsi in società, e soprattutto quelle che provengono da società "avanzate" come ad esempio, l'Italia rinascimentale.
La ragione di una tale predilezione è da ricondurre anche al fatto che la scelta delle opere tradotte era spesso influenzata dalle autorità, preoccupate del potenziale sovversivo di queste. Tra queste Il libro del Cortigiano (1528) di Baldassarre Castiglione.
Ai nuovi lettori sono spesso indirizzate le prefazioni e le premesse che sempre più spesso corredano le traduzioni insieme alle
Dediche rivolte ai mecenati (utili per definire approcci e ricezione delle traduzioni). Chi traduce sente di rivestire un ruolo importante all'interno della società e, nella consapevolezza di contribuire al bene pubblico, talvolta reclama un maggiore riconoscimento, anche in termini materiali. Se i lettori iniziano ad essere i mercanti o i proprietari terrieri, o anche le donne (a giudicare dalle introduzioni attraverso le quali i traduttori si rivolgono ai lettori), non di rado anche i traduttori sono persone senza una preparazione universitaria.
Pubblicato nel 1559 un interessante trattato di traduzione da Lawrence Humphrey, Interpretatio linguarum. L'Interpretatio, in oltre seicento pagine ripercorre la storia delle traduzione e, muovendo dal presupposto che l'arte ("via") della traduzione possa essere insegnata, presenta un'interessante suddivisione della traduzione in tre modi: "la letterarietà che egli condanna come puerilis-
infantile et superstitiosa, l’adattamento troppo libero è eccessivo, e la giusta via media». Una traduzione fedele ma elegante e pura.
IL SEICENTO – CLASSICISMO E NEOCLASSICISMO
Nel XVII secolo il centro più dinamico per gli studi sulla traduzione è la Francia. Da un lato è piena di ammirazione per le lingue e le culture classiche, dall’altro è convinta di aver raggiunto il più alto livello di civiltà, vivendo tra l’idealizzazione dell’antico e il senso della propria superiorità. La Francia diventa dunque fautrice di una traduzione che si concentri sulla cultura di arrivo, che si adegui al principale criterio stilistico dell’epoca, che sia cioè agréable ed élégante, e non offenda les délicatesses della lingua francese. Sono questi i principi che devono seguire le traduzioni dell’epoca, denominate metaforicamente (per la prima volta da Mounin) belles.
infidèles (genere di traduzione che domina per circatrent'anni): la traduzione è considerata re-invenzione, il traduttore un co-scrittore. Lo scopo è quello di ottenere lo stesso effetto che aveva in mente l'autore, adattandolo però al gusto della propria cultura e del proprio tempo. Ideale supremo è la bellezza che giustifica ogni intervento sul testo in nome del buon gusto. L'elemento dominante nell'ambito della storia della traduzione nell'età del classicismo: l'affermarsi del gusto francese, che con il suo razionalismo tenderà per un secolo e mezzo verso il tipo di traduzione che è stato definito "la bella infedele".
DIFFERENZA TRA I DUE TIPI DI TRADUZIONE:
Traduzione orientata al testo di arrivo: (TARGET ORIENTED)- addomesticante "Traduzione che consiste nella produzione di un testo di arrivo conforme agli usi e alle convenzioni della lingua e della cultura di arrivo.
traduttore che adotta questo approccio pone l'accento sul senso del discorso che deve essere reso con risorse proprie della lingua e della cultura a cui il testo è destinato; privilegia le aspettative linguistiche, stilistiche e socioculturali dei destinatari e cerca di dare vita a una traduzione idiomatica che non crei spaesamento". Traduzione orientata al testo di partenza:(SOURCE ORIENTED) - "Traduzione che consiste nella produzione di un testo di arrivo in cui viene riprodotta il più possibile la lettera del testo di partenza e in cui vengono importati elementi linguistici e culturali presenti nel testo di partenza. Il traduttore che adotta questo approccio, concentra l'attenzione sui significanti della lingua del testo di partenza che è detta lingua di partenza". "A mio avviso, di tali vie ce ne sono soltanto due. O il traduttore lascia il più possibile in pace lo scrittore e gli muove incontro il lettore, o lascia ilpiù possibile in pace il lettore e gli muove incontro lo scrittore. Le due vie sono talmente diverse che, imboccatane una, si deve percorrerla fino in fondo con il maggiore rigore possibile". F. Schleiermacher
ROMANTICISMO
Il passaggio dal tardo Settecento al primo Ottocento segna un'epoca di grande fermento filosofico e letterario per la Germania, che diventa anche centro di dibattiti sul tradurre. I tedeschi aprono il secondo periodo della fase prescientifica.
La traduzione è studiata sotto l'aspetto filosofico oltre che linguistico, con la tendenza a valorizzare questa attività come fonte di accrescimento della propria lingua e della propria cultura.
Dal 1750 in poi si affermano due possibili approcci: quello universalistico, per il quale tutte le lingue si differenziano solo in superficie mentre alla base hanno degli universali linguistici comuni, e quello relativistico, che considera invece irriducibile la diversità delle lingue, giungendo al
Il concetto ultimo dell'intraducibilità si riferisce ai principi universali linguistici, che sono principi generali che si ripetono in ogni lingua. Questi principi sono caratteristici di ogni variante del linguaggio verbale umano. Secondo questa corrente di pensiero, il pensiero umano si manifesta allo stesso modo in tutte le persone del mondo. Nonostante le notevoli differenze tra le lingue, esistono degli universali comuni a tutte le lingue del mondo. Filosofi come Pascal, Descartes, Arnault e Leibniz li hanno chiamati "idee semplici", mentre i linguisti moderni li chiamano "universali semantici", che sono elementi universali comuni a tutte le lingue. Questo concetto si oppone al relativismo, secondo il quale le lingue sono profondamente diverse e la distanza tra le lingue è inconciliabile, portando a volte al concetto di intraducibilità. Gli universalisti, al contrario, sostengono che le lingue sono traducibili tra loro.
Ne sono stati individuati circa 60 universali semantici che fungono da principi comuni a tutte le lingue.
concetti universali, ovvero i mattoni base per comporre una miriade di significati complessi.
Primitivi semantici universali:
- Sostantivi: IO, TU, QUALCUNO, GEN