Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL DEGRADO DEL LEGNO
Modificazione del legno per:
• Apparenza (non si vede più l’elemento ligneo)
• Struttura
• Composizione chimica
I fattori di degrado del legno si dividono in fattori intrinsechi ed estrinsechi (fattori abiotici)
Fattori estrinsechi
Fattori intrinsechi - Fattori abiotici
- Difetti del legno • Climatici
• Nodi • Meccanici
• Fibratura derivata • Chimici
• Cipollatura • Termici
• Fessurazione - Fattori biotici
- Igroscopicita’ • Batteri
• Ritiro • Funghi
• Rigonfiamento • Animali: insetti,
organismi marini
Difetti del legno:
Nodi: la parte residua del ramo dell’albero che è stata tagliata. Le fibre del tronco in questo punto deviano. La
resistenza meccanica della trave sarà ridotta.
Fibratura deviata: le fibre fanno una sorta di curva. Le sollecitazioni vengono in parte deviate perché le fibre
cambiano orientamento.
Cipollatura: separazione degli anelli di accrescimento. Si sviluppa all’interno delle travi già poste in opera, quindi
non si riesce a vedere molto spesso.
Fessurazioni da ritiro: si possono sviluppare dal midollo verso la corteccia e viceversa. Attraversano tutto il
diametro del legno. Posso provocare dei problemi all’interno degli edifici, soprattutto storici.
Igroscopicità: il legno acquisisce acqua e umidità molto velocemente. Ritiro o rigonfiamento che possono dare
origine ad una serie di effetti.
Fattori abiotici:
• Climatici
• Meccanici
• Chimici
• Termici
Fattori biotici
• Deterioramento: causato da funghi (carie bianca o bruna perché vengono a mancare parti di fibre da
parte dei funghi che si depositano sulla trave e mangiano la parte lignea. Bianca quando degradano
tutti i componenti, bruna quando non viene intaccata la lignina) o da insetti (coleotteri e isotteri che si
insinuano all’interno della trave creando delle gallerie quindi la trave è completamente cava).
Fino all’inizio del ‘900:
• Sostituire le parti danneggiate con altre sane in legno massiccio forte
• Affiancare nuovi elementi sani a quelli deteriorati
• Sostituire l’intero elemento compromesso con uno nuovo
Calettatura di un dente
dritta
Elementi sottoposti a COMPRESSIONE (puntoni capriate)
L’elemento scarica perpendicolarmente la forza dal legno sopra a quello sotto.
Calettatura a un dente
rovescia
Elementi sottoposti a TRAZIONE (catene capriate, travi solai)
I denti vengono realizzati trasversalmente alla trave. In questo modo si impedisce lo sfilamento tra elementi. La
trave riesce a lavorare a trazione. Il dente fa da elemento di ritenuta.
Calettatura denti
rovescia a 2
Venivano utilizzate chiodature. Si toglie la parte marcescente e si sostituisce con un elemento scanalato ad arco
di Giove e si chioda.
Fettonatura con tavole in legno
Elementi sottoposti a TRAZIONE o a flessione (catene capriate, travi solai). Oltre che con elementi lignei può
essere fatta con elementi metallici. Bisogna prestare attenzione alla dilatazione diversa dei materiali.
Remissaggio lamellare
Nel caso di marcescenza di una parte centrale dell’elemento ligneo. Viene tolta la parte marcescente e si
inseriscono delle tavolette lignee unite con della resina epossidica (mastoplastica). In caso d’incendio si ha una
resistenza diversa nelle diverse parti della trave. Viene aumentata la sezione della trave, il problema è che si
aggiunge resina che ha scarsa resistenza al fuoco.
Betoncino epossidico
La parte di trave ancora sana viene armata con barre in acciaio inox. Viene fatto un getto di Betoncino con un
cassero a perdere sull’elemento verticale. Si creano dei problemi: per esempio il legno però tende a dilatarsi
mentre il Betoncino no, i due elementi lavorano in modi diversi. Si creano continue tensioni nei punti di
contatto.
Barre longitudinali inghisate
Inserimento di barre in acciaio e resina nella parte inferiore della trave.
Bibliografia
Bibliografia generale
- S. F. Musso, Recupero e restauro degli edifici storici, EPC Editore, IV e pp 231-233, 276-289
- G. Carbonara (a cura di), Trattato di restauro architettonico, Vol 1, Vol II. Torino 1996
- G. Carbonara (diretto da), Atlante del Restauro. Tomo Primo, Torino, 2004
- U. Menicali, I materiali dell'edilizia storica Tecnologia e impiego de materiali tradizionali, NIS, Roma,
1992, pp 56-101
- G. Giordano, Tecnologia del legno. La materia prima ed.2, Torino, UTET, 1981 888 a 9
Bibliografia specifica
- C. Menichelli, M. Piana, O. Pignatelli, La dendrocronologia e l’edilizia storica primi risultati di una ricerca
sugli edifici gotica veneziana, in “L’ architettura gotica veneziana” (a cura di F Valcanover e W Wolters).
Atti del convegno istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2000
- M Piana, Le misure della carpenteria lignea veneziana dei secoli XIV-XVI, i Contributi" n' 5,1998, Atti
della giornata di studi "Metrologia e Tecniche Costruttive", Pescara 1999
- M. Piana, La carpenteria lignea veneziana dei secoli XIV e XV. in L’architettura gotica veneziana (a cura
di F. Valcanover e W Wolters), atti del convegno istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia
2000 Lezione 6
IL DEGRADO DEI MATERIALI LAPIDEI E LITOIDI
Cause, processi, nomenclatura, catalogazione
Per si intendono marmi, pietre graniti, nonché qualsiasi roccia impiegata in
materiali lapidei
architettura e presente in natura.
Per si intendono tutti quei prodotti ottenuti a partire da materiali presenti in natura,
materiali litoidi
attraverso processi particolari di lavorazione, quali stucchi, malte, prodotti ceramici (laterizi,
terrecotte).
LE CAUSE E I PROCESSI DEL DEGRADO
CAUSE INTRINSECHE: dipendono dal fabbricato stesso, dalla sua natura, dal modo in cui è stato
costruito. Sono legate alle caratteristiche insite nel manufatto stesso, che con il tempo possono
innescare alterazioni e degradi. Si dividono in:
• Errata scelta del sito
• Difetti di progettazione ed errori legati alla destinazione d’uso
• Errori legati alla scelta dei materiali, alle tecniche costruttive e al cantiere
• Errori di materiali che non “vanno d’accordo” (S. Giorgio: strato bituminoso al di sotto
dell’intonaco. L’umidità non potendo fuoriuscire a livello del piede della muratura sale e si
manifesta più in alto)
CAUSE ESTRINSECHE: agenti esterni. Cause dovute a fattori verificatasi successivamente alla
costruzione del manufatto ed indipendenti ad essa, connessi all’aggressione ambientale, alle
mutazioni climatiche e ad azioni antropiche. Si dividono in:
• Cause naturali prolungate nel tempo o ad azione improvvisa
• Cause antropiche (es. danno bellico come a Palazzo Valmarana a Vicenza)
PROCESSI DI ALTERAZIONE E DEPERIMENTO DEI MATERIALI
A seconda della natura dei processi di degrado, si possono distinguere quattro tipi di meccanismi:
• meccanico: sono meccanismi dovuti a fenomeni fisici che
Meccanismo di degrado fisico e
esercitano un’azione meccanica di disgregazione e frammentazione del materiale lapideo o
litoide. Azione dell’insolazione-sbalzi termici: facciata esposta a sud (irraggiamento continuo)
o Azione del gelo/disgelo: più è microporosa la struttura più assorbe; l’aumento di
o volume dell’acqua all’interno dei pori comporta micro frazioni ecc.
Sollecitazioni da carico: maggior peso rispetto a quello pensato per la struttura
o Cristallizzazione dei sali solubili: cloruri, nitrati, solfati ecc.. nel momento in cui l’acqua
o evapora si depositano nei pori e cristallizzano. Ad un certo punto l’acqua è satura per
cui i sali si cristallizzano, aumentando di volume esercitando una pressione cristallina
dando luogo alle cosiddette effluorescenze. Si distinguono in cripto effluorescenze o
effluorescenze normali.
Azione delle acque meteoriche e del vento: continua micro abrasione
o
• chimico: comportano un’alterazione chimica del materiale
Meccanismo di degrado di tipo
lapideo che si trasforma. Sono due:
Carbonatazione: se l’acqua meteorica discioglie gli inquinanti presenti nell’aria come
o l’anidride carbonica, allora diviene acida ed in grado di solubizzare i cristalli di calcite e
di dolomite, presenti in rocce carbonatiche come i calcari, le dolomie, i marmi, rocce
sedimentarie a cemento carbonatico.
Solfatazione: processo di deterioramento che si instaura in presenza di ambienti
o inquinati, dove l’uso di combustibili contiene zolfo, determina la formazione nell’aria di
anidride solforosa, combinandosi con l’ossigeno diventa anidride solforica che in
presenza di acqua diventa acido solforico che in presenza di rocce di calcite crea solfato
di calcio bi-idrato: gesso. Quest’ultimo agisce come legante portando alla formazione
delle cosiddette nere. Si formano nei punti dove non c’è un dilavamento della
croste
superficie, dove la superficie lapidea non viene lavata.
• Meccanismo di degrado di tipo chimico-fisico
• Meccanismo di degrado di tipo biologico
DIAGNOSI DEL DEGRADO: Esame visivo e raccolta dati storici
Prove in situ
Prove in laboratorio su campioni mirati
Commissione NorMal (Normativa Manufatti
Lapidei)
Lessico per la descrizione delle alterazioni e Esame critico e comparativo dei dati
delle digradazioni macroscopiche rilevabili
ad occhio nudo nei materiali lapidei e litoidi. Diagnosi
• NorMal1/88
• UNI_NorMal 11182:2006
E’ possibile classificare i fenomeni a seconda dell’azione che essi esercitano sui materiali nelle
seguenti categorie:
• Senza peggioramento delle condizioni
Alterazione cromatica: variazione naturale, a carico dei componenti del materiale, dei
o parametri che definiscono il colore. E’ generalmente estesa a tutto il materiale
interessato; nel caso l’alterazione si manifesti in modo localizzato è preferibile utilizzare
il termine macchia.
Macchia: variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di
o determinati componenti naturali del materiale (concentrazione di pirite nei marmi) sia
alla presenza di materiali estranei (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici,
sostanze organiche, vernici, microrganismi per esempio)
Patina: modificazione naturale della superficie non collegabile a fenomeni di degrado e
o percepibile come una variazione del colore originario del materiale.
Fronte di risalita: limite di migrazione dell’acqua che si manifesta con la formazione di
o efflorescenze (generalmente di colore biancastro) e/o perdita di materiale. E’
generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona
sottostante.
Efflorescenza: Formazione di sosta