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In certi casi, lo abbiamo visto nel caso della violenza citofonica, le parole
del testo possono non esprimere in modo completo il tipo criminoso. Visto
che l'interpretazione coinvolge molti fattori, le parole sono solo uno degli
ingredienti. La Cass. dice proprio questo. Interpretazione letterale non è
essenziale. E' il punto di partenza ma non anche il punto di arrivo. Ci sono
fattori a volte più importanti.
Regola che vieta di introdurre veicoli nel parco e la usiamo per introdurre
la teoria hartiana dell'interpretazione: ci sono casi facili e poi casi difficili.
Per ricondurre i casi nell'area di penombra ci dice che occorre fare
riferimento non solo agli usi linguistici ma anche ad altri elementi e
considerazioni e in particolare lo scopo della norma. E mentre l'operazione
che porta il caso al nucleo semantico della regola è un'operazione logico-
produttiva, mentre se si riconduce ad area di penombra è attività
ricreatica-discrezionale. Ricondurre fatto a regola, in questo caso esige
assunzione della responsabilità della decisione. Sicuramente automobile è
ricorrenza del caso della regola. Qui non ho attività ricreativa. Nel caso dei
pattini a rotelle, se il giudice riconducesse questi nell'alveo della regola si
assumerebbe la responsabilità di questa riconduzione ermeneutica. Si
dissipa l'alone di incertezza. C'è un po' di teoria formalistica ed un po' di
teoria scettica.
Abbiamo detto poi che questa teoria di Hart, secondo Fuller (altro filosofo),
dice che in realtà anche per i casi paradigmatici che rientrano nel nucleo
semantico occorre fare riferimento allo scopo della regola. La teoria
Hartiana rimane ancora legata ad una concezione semantica e
meramente linguistica dell'interpretazione. Non rileva importanza la sfera
contestuale. Anche Kelsen lo diceva: la teoria ermeneutica ci dice che non
si può interpretare senza applicare. Gadamer afferma che interpretare
vuol dire applicare. Cosa vuol dire? Per comprendere il significato di un
testo e in tal caso normativo, occorre sempre applicarlo ad un caso
particolare. Sempre in riferimento ad un contesto. I confini semantici della
norma si ricostruiscono alla luce delle categorie di senso e valore del
contesto. Da un lato il fatto, il caso e dall'altro il contesto più ampio della
forma di vita e della cultura. La teoria moderna dell'interpretazione ha
separato interpretazione e applicazione. Per Kelsen ritiene diversamente
dalla dottrina tradizionale che con i metodi interpretativi cogliere i
significati corretti. Il compito della scienza è quello di mettere in luce tutti i
significati e il giudice ne sceglie uno. La scienza del diritto non fornisce
alcun criterio per scegliere quello giusto. Per Kelsen non ci sono valori
oggettivi. Ermeneutica ci dice che interpretare è sempre applicare. Si
interpreta un testo alla luce del contesto particolare. Si studia a storia a
partire da domande del presente.
Hart rimane legato al fatto che il momento applicativo sia centrale. Non
considera il fatto che il sapere ci permette di comprendere il significato per
l'azione e per l'agire. Il giudice in tal caso deve fare necessariamente allo
scopo della regola, sempre e non solo per ciò che riguarda i casi che
rientrano nell'area di penombra. Se valutiamo in astratto la parola
autoarticolato noi dovremmo ricondurre tale ricorrenza nel nucleo
semantico della regola, in quanto veicolo. Quindi dovremmo impedire
introduzione dell'autoarticolato nel parco. Ovviamente non lo
sanzioneremmo perché ci interrogheremo sullo scopo del mezzo nel
parco: serve a mantenere la pace nel parco. Interprete ricostruisce lo
scopo e in ogni applicazione e interpretazione della regola bilancia valori.
Si fa ogni volta che si applica la regola. Il bilanciamento che viene
attribuito come compito del legislatore, secondo Fuller, in ogni momento
applicativo ci vuole un bilanciamento. Si sacrifica il valore della quiete del
parco per costruire un monumento ai caduti.
Si deve quindi interrogare sullo scopo e sulle categorie di senso e di
valore della comunità. Si deve far riferimento alla forma di vita della
comunità. Quindi un caso è facile non tanto dall'aspetto semantico-
sintattico ma dipende dalla condivisione da parte della comunità linguistica
dello scopo della regola. C'è un accordo sul valore e la dignità di quello
scopo e circa la data occorrenza di quel valore. Lo stesso Hart riconosce
la critica di Fuller e che l'indeterminatezza delle regole giuridiche dipende
non solo dall'indeterminatezza delle parole, allo stesso modo la facilita dei
casi non dipende dalla chiarezza del testo ma dipende dal consenso (che
quel fatto rientri nello scopo della regola). Consenso della comunità
interpretativa. O anche detta comunità dei giuristi. Es. orchestra che fa un
concerto in un parco e di nuovo, l'ingresso dei camion che trasportano i
materiale del parco determinano un sacrificio della quiete del parco.
Comunque è momentaneo perché poi ci sarà il concerto. Non si tratta
tanto di un valore che prevale sull'altro ma di bilanciare che tra i vari valori
non c'è un valore che prevale in assoluto ma occorre farli convivere in
modo ragionevole.
Idea quindi di convivenza del pluralismo dei valori rispettando i valori di
tutti. L'attenzione che si deve prestare allo scopo della regola, discende
dalla lettura pratica del sapere giuridico. Deve orientare l'agire verso il
giusto. Il linguaggio non ha la finalità di rappresentare uno stato di cose.
Non ha una funzione rappresentativa ma orientativa e pratica. Il compito
del giudice non è quello di limitarsi ad accertare gli usi linguistici, non
scrive dizionari, non deve fare sondaggi per verificare quali sono gli usi
linguistici di una parola nella comunità. Alle volte ce ne possono essere
diversi di significati. Il compito del giudice è quello di decidere
giustamente. E' quindi molto diverso. Deve avere in mente le
conseguenze pratiche che si intendono raggiungere tramite l'enunciato
normativo. Non si parla di somiglianza di tipo lessicale. Il citofono è simile
al telefono? Non come oggetto ma ciò che deve verificare l'interprete è se
ci sia somiglianza valoriale cioè appartenenza al medesimo tipo dei due
oggetti.
E' l'affinità valoriale che conta. Il giudice deve tener conto degli usi
linguistici diffusi. Sono tutti concetti normativizzati che hanno una loro
autonomia. I significati alle regole vanno attribuiti alla luce degli affetti
pratici che si intendono seguire.
La domanda che si deve porre l'interprete è questa: cosa devo fare con la
regola (non il significato della singola parola nel testo), nella situazione
concreta e tenuto conto degli usi linguistici diffusi perché la mia azione sia
conforme al diritto? Il sapere giuridico è pratico!!!! Il giurista moderno
voleva farci dei teoreti, ma i giuristi sono pratici. Ci sono ampi margini di
autonomia del giudice.
Uno dei giuristi tedeschi fondamentali per lo sviluppo dell'ermeneutica
giuridica è Esser (?), che scrive un libro difficile.
Barberis è un pragmatista ma aperto. Anche per applicare le norme
giuridiche occorre seguire le regole linguistiche. Quando la mera
applicazione di regole linguistiche produrrebbe risultati indesiderabili,
come auto della polizia che deve entrare nel parco, i giuristi si permettono
di eludere la norma dicendo che l'auto della polizia non è affatto un
veicolo. Il compito del giurista non è chiedersi se l'auto della polizia è un
veicolo o no, ma di risolvere un caso pratico. Per risolvere il caso,
l'interprete deve guardare la regola nel suo insieme. Il significato
convenzionale del termine veicolo è solo una delle spie che illumina il
percorso dell'interprete. Non nega che quell'occorrenza sia un veicolo,
perché non è quello che gli interessa, ma si limita a dire che la regola
linguistica non si applica al caso di specie. Il giurista non dice, al termine
del suo lavoro ermeneutico, che l'auto della polizia non è un veicolo (come
dice Barberis), ma afferma che la regola del divieto di introdurre veicoli nel
parco non si applica al caso dell'auto della polizia pur essendo essa un
veicolo. Il problema è che la domanda è mal posta. La domanda è: quel
fatto alla luce di tutto può o no essere una occorrenza della regola? La
domanda non è se quel dato oggetto sia un veicolo o no ma se esso è o
no occorrenza della regola. Il giudice è un agente che deve decidere
giustamente. Deve decidere se auto giocattolo turba o no la quiete del
parco, facendo quindi riferimento allo scopo. Sono tutte considerazioni di
carattere persuasivo. Sono una serie di ulteriori considerazioni.
In un saggio di Viganò, dedicato alla tutela penale della libertà individuale,
Viganò era ancora vicino all'impostazione di Marinucci. Vogliotti critica
questa impostazione.
Analizziamo la posizione di Viganò e poi leggere il paragrafo due per la
prossima volta. La sua argomentazione non è facilissima.
Approccio descrittivo: in quel testo Viganò vuole accertare o meglio
ricostruire un significato del concetto penalistico di violenza che sia
indifferente ai contesti linguistici in cui occorre, Un significato del concetto
di violenza che sia costante in tutti gli usi fatti del legislatore di tale
termine. Già il modo di impostare il lavoro in tal maniera non è coerente
con il legame testo-contesto. Viganò ha un approccio molto descrittivo.
Attribuisce quindi un significato descrittivo e non normativo. Il termine
violenza, nella storia del diritto penale ha subito un processo di
spiritualizzazione. La violenza è una energia fisica, una forza che si
manifesta con una aggressione fisica alla persona, viene ridotto il concetto
a "ogni atto che produce un effetto di coazione della volontà". Si ha
violenza quando c'è coartazione della volontà del soggetto passivo. Si
perde la tipicità della condotta, non è più necessario perché vi sia
violenza, il contatto fisico. Infatti la jp riconduce all'interno del reato di
violenza privata condotte tipiche di aggressività fisica. Una protesta
pacifica, senza l'uso di violenza fisica, come anche il picchetto? Vanno
comunque a ledere la volontà altrui. Viganò cerca un significato che sia
efficace in tutti i contesti a prescindere dalle fattispecie incriminatrici, vuole
recuperare il concetto classico di violenza per evitare che le coartazioni
pacifiche non vi rientrino. Ragiona proprio come un giurista moderno. Il
problema