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Niels Bohr elabora un nuovo modello atomico basandosi su altre ricerche e scoperte effettuate
da Planck nel 1900 e da Einstein nel 1905.
Planck riuscì a definire le energie consentite nei sistemi fisici, precedentemente di pensava
che i quantitativi energetici fossero di qualsiasi valore, ora, invece, le energie variano tra loro
in quantità definite. Dunque gli scambi energetici non avvengono in forma continua, come
sosteneva la fisica classica.
Un sistema esterno fornisce energia e lo spinge al livello successivo.
Se un sistema è a livello energetico E e salta al livello E , qualche agente
1 2
esterno ha fornito un quantitativo energetico necessario per il salto
E n ∆E=E -E .
2 1
E Il quantitativo energetico assorbito viene poi disperso e dallo stato
3 eccitato, il sistema torna allo stato a riposo. ∓
∆ E dE
∆E=E
Se -E , il sistema può fermarsi a E o E , non esiste .
3 1 2 3
E 2 L’energia non è continua , è in quanti.
1 quanto=∆ E=n ∙h ∙ ν
E 1 −34
h=6,626∙ 10 J∙s
dove
Einstein, nel 1905, effettuò un esperimento per la dimostrazione dell’effetto
fotoelettrico. Utilizzando una lastra metallica, essa viene colpita da un
raggio di luce. Se il raggio riesce a staccare un elettrone da un atomo, allora
la luce, oltre ad avere una natura ondulatoria, ne ha anche una
corpuscolare per poter interagire con le particelle. Cos’
dimostrato, la luce, come particella, è un quanto detto fotone.
{ ∆ E=hν 2
⟹ hv =mc
2
Δ E=mc
Bohr elaborò così la teoria degli stati stazionari:
• L’atomo di idrogeno esiste solo in stati energetici detti stati
stazionari, la cui energia varia per salti.
• Quando l’atomo di idrogeno assorbe o emette
energia, passa da uno stato stazionario ad un altro secondo
il quanto assorbito o ceduto.
• Quando l’atomo di idrogeno è in uno stato
stazionario, l’elettrone si muove di moto circolare uniforme
descrivendo un’orbita intorno al nucleo.
• L’orbita ha un momento angolare, cioè la forza che fa ruotare l’elettrone intorno al
h
mvr= n
nucleo, rappresentato dall’equazione 2π
Il modello atomico di Bohr permise anche di giustificare il fatto che lo spettro dell’atomo di
idrogeno si presentasse a bande piuttosto che come un fascio omogeneo: l’atomo è in grado
di cedere energia solo in determinate quantità, distinte. È possibile, allora, che in esso esista
una serie discontinua di stati, i livelli energetici e l’elettrone può possedere solo determinate
energie. Per il passaggio da un livello all’altro è necessario un fotone che la cui frequenza sia
ΔE
ν = h
1924-DE BROGLIE
Dopo la scoperta della duplice natura della luce, il francese de Broglie decise di considerare
l’elettrone come una particella dotata anche di una natura ondulatoria, dando vita alla
quantomeccanica. Ipotizzò, quindi, che la lunghezza d’onda fosse correlata alla massa e alla
velocità.
c m −¿
e h
−¿
e = ¿
λ ¿
1927-DAVISSON E GERMER
Tra i primi esperimenti finalizzati alla conferma di quanto previsto da de Broglie ci fu quello di
Davisson e Germer: preso un cristallo di nichel, venne bombardato da un fascio di elettroni,
ottenendo la diffrazione di questi. Tramite diversi esperimenti si ricavò la lunghezza d’onda
dell’elettrone, coincidente con quella presunta da de Broglie.
1927-HEISENBERG
Per descrivere il moto dell’elettrone intorno al nucleo, era necessario stabilire un’equazione in
grado di rappresentarlo. Per riuscire nell’intento, l’elettrone doveva essere colpito da un
fotone per poterne individuare la posizione. In questo modo, però, l’elettrone non era più nelle
condizioni che dovevano essere misurate per la formulazione dell’equazione. Heisenberg
enunciò il suo principio di indeterminazione: non possiamo conoscere con una certezza del
100% la posizione e la velocità dell’elettrone. Questa visione è di tipo probabilistico e tanto
più è corretta una misura, tanto più sarà grande l’errore nella misurazione dell’altra.
Δ x Δv ≥ h
1927-SCHRÖDINGER
Schrödinger propose una relazione per descrivere gli elettroni dal punto di vista
quantomeccanico.
L’equazione di Schrödinger, o equazione d’onda, è una funzione matematica nelle coordinate
x, y e z e con quattro parametri, detti numeri quantici, n, l, m e m .
l s
2
8 π m
2
∇ Ψ E Ψ
( )
+ −V =0
tot
2
h
2 2 2
∂ Ψ ∂ Ψ ∂ Ψ
2
∇ Ψ = + + Ψ 2 2 2
(derivata seconda di rispetto alla derivata parziale di x /y /z )
2 2 2
∂x ∂ y ∂z
E -V=E
tot cinetica
L’equazione d’onda di H riesce a trovare i valori associati (E,Ψ) che non hanno alcun valore
Ψ 2
fisico, ma è il valore che la funzione assume in un punto. rappresenta la probabilità di
Ψ
trovare l’elettrone con energia associata a in un punto di coordinate x, y e z.
I punti di isodensità elettronica sono i punti che hanno la stessa probabilità di contenere
l’elettrone e vengono uniti da una superficie solida, detta superficie di isodensità elettronica.
I quattro parametri n, l, m e m sono i numeri quantici:
l s
n
• è il numero quantico principale e rappresenta il numero dello strato in cui si trova
l’elettrone; esso può assumere solo valori interi 1, 2, 3… n
l
• è il numero quantico secondario che definisce la forma dell’orbitale atomico; può
assumere valori interi compresi tra 0 e n-1
m
• è il numero quantico che indica le possibili orientazioni dell’orbitale atomico nello
l
spazio; può assumere i valori interi compresi tra –l e +l
m
• è il numero quantico di spin e indica quanti elettroni con carica elettrica ruotano
s
intorno al proprio asse, esso può assumere i valori -1/2 se ruota in senso antiorario,
viceversa, +1/2 se ruota in senso orario.
n=1
l=0, orbitale atomi co 1s( sfera di raggio r )
m =0
l 1
m =∓
s 2 n=2
l=0, orbitale atomico2s sfera di raggio R>r
( )
l=1, orbitale atomico2p(doppio ellissoide dirotazione)
m =−1,2p
l x
m 2p
=0,
l y
m 2p
=+1,
l z
1
m =∓
s 2
Per passare da un semispazio
all’altro, l’elettrone si annulla in
corrispondenza del piano nodale.
n=3
l=0, orbitale atomico3s
l=1, orbitale atomico3p
l=2, orbitale atomico 3d
m =−2,3p
l xy
m =−1,3p
l xz
m 3p
=0,
l yz
m 3p
=+1,
l 2 2
x y
−
m 3p
=+2,
l 2
z
n=4
l=0, orbitale atomico 4s
l=1, orbitale atomico 4p
l=2, orbitale atomico 4d
l=3, orbitale atomico 4f
∓1,∓ ∓
m 2, 3
=0,
l 1
m =∓
s 2
s p d f
7
6 Livelli energetici di un
5 atomo di idrogeno
4 np orbitali degeneri
3 nd orbitali degeneri
nf orbitali degeneri
2
1
LA STRUTTURA DEGLI ATOMI MULTIELETTRONICI
Gli elementi multielettronici sono quelli che presentano due o più elettroni.
La configurazione elettronica degli atomi degli elementi multielettronici si basa sul principio di
costruzione a strati, o principio di Aufbau, aggiungendo uno alla volta gli elettroni presenti
nell’atomo, assicurandoci che non ce ne siano più di due per orbitale.
Per quest’ultimo punto è necessario tener conto del principio di esclusione di Pauli: non è
possibile che due elettroni occupino lo stesso orbitale, a meno che non abbiano spin opposti.
Inoltre, l’equazione di Schrödinger permette di stabilire la probabilità con la quale l’elettrone si
trovi in un dato orbitale ad una distanza r dal nucleo
Nel caso dell’orbitale 1s per l’idrogeno, la
probabilità è massima a 0,5 Å dal nucleo.
Per quanto riguarda l’orbitale 2s, la probabilità
maggiore è a circa 3Å dal nucleo; esiste tuttavia
una probabilità non zero che l’elettrone sia ancora
più vicino ad esso.
Gli elettroni, man mano che occupano ulteriori
orbitali, possono schermare la carica nucleare
rendendo gli elettroni più esterni maggiormente
liberi dalla forza di attrazione dovuta al nucleo.
La disposizione degli elettroni è fatta in modo tale
da garantire sempre più stabilità possibile
nell’atomo; più l’atomo è instabile più esso è radioattivo.
Per poter passare da un livello energetico all’altro, è necessario che l’elettrone assorba un
fotone il cui quantitativo energetico sia sufficiente per poter passare all’orbitale successivo.
Gli elettroni, una volta disposti negli orbitali atomici, andranno a costituire il nocciolo
dell’atomo: gli elettroni che occupano completamente uno strato (tutto lo strato 1, tutto lo
strato 2 (2s, 2p), etc.)sono gli elettroni del nocciolo e non verranno mai messi in gioco per la
chimica ,per esempio, non comparteciperanno nella formazione di legami con altri elettroni di
altri elementi, a differenza degli elettroni di valenza che invece verranno utilizzati
chimicamente.
A partire dall’elemento di numero atomico 3, il litio (Li), in gioco ci sono 3 elettroni: due
occupano l’orbitale 1s (e sono gli elettroni del nocciolo in quanto hanno completato
interamente lo strato 1), il rimanente si trova nell’orbitale 2s. Quest’ultimo sarà meno attratto
dal nucleo carico positivamente poiché i due elettroni , presenti nell’orbitale sottostante, lo
schermano dalla carica nucleare. Ciò può avvenire quando gli elettroni si trovano su orbitali
diversi, in caso contrario, la distanza elettrone-nucleo è la medesima e non avviene alcuna
schermatura tra di essi.
La carica nucleare che attrae gli elettroni più esterni è detta carica nucleare efficacie, indicata
*
con Z ed è pari alla differenza tra la carica del nucleo, dovuta ai protoni presenti in esso, e la
carica dello schermo, dovuta al numero di elettroni che schermano il nucleo.
¿
Z =Z−S
Li Be
2p
2s
1s
Nucleo
Elettroni
2p Orbitale 1s
Orbitale 2s
2s
Schermo
1s
B C
Nell’orbitale 2p del carbonio, la
2p coppia di elettroni poteva disporsi
secondo l’ordine