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LE TRE VIRTÙ DIVINE
La virtù della religione, a livello naturale, non è in grado di dare una risposta
definitiva ai quesiti ultimi dell’uomo, da cui la stessa domanda religiosa prende
conoscenza
inizio. È la grazia che rende l’uomo capace di partecipare alla (nella
all’amore
Verità) e di Dio tramite le virtù teologali: fede, speranza, carità. Ciò che
invece fa la religione è disporre l’uomo all’apertura verso un aldilà che Dio riempie
gratuitamente col suo amore redentore, come un “preambolo” della fede.
Fede Dio come somma Verità (intelletto)
Speranza Dio come Sommo Bene per noi (volontà)
Carità Dio come Sommo Bene in sé
Incarnazione
L’Incarnazione è l’espressione piena e radicale dell’essere religioso. A Cristo, infatti,
appartiene in senso proprio il culto religioso di adorazione. In questo modo la chiave
cristologica della religione acquista un fondamento trinitario.
Giovanni approfondisce l’argomento della comunione di vita del cristiano con Cristo
tramite due immagini: l’identificazione che si realizza tramite la comunione con Lui
nella conoscenza (conoscere Xto: chi conosce me conosce il Padre che mi ha
mandato); e la necessità di vivere innestato in Cristo sa cui riceve la linfa vita
(vivere con Xto: la parabola della vita e dei tralci). Da ciò non si può separare il dono
dello Spirito Santo e il suo carattere relazionale: lo S S si appropria della persona
umana per condurla nel Figlio al Padre e la fa partecipare anche alla sua essenza
divina.
La vita delle virtù teologali
Dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno Dio
come origine, motivo e oggetto, Dio conosciuto mediante la fede, sperato e amato
per se stesso (CCC).
- L’intelletto conosce (mosso dalla grazia è in grado di conoscere come Dio
conosce): Fede
- volontà
La ama (elevata dalla grazia è in grado di amare come Dio ama):
Carità
- volontà
La desidera (nella sua condizione storica tende fiduciosa verso Dio):
Speranza
Il debito religioso di adorazione e culto verso Dio, che provengono dalla naturale
recezione del dono creativo, si devono realizzare tramite questi atti di conoscenza e
amore, rendendosi espressione esatta della vita della grazia e dell’inabitazione,
nonché manifestazione della risposta libera dell’uomo inabitato.
Quindi, fondano, animano e caratterizzano l’agire morale del cristiano; informano e
vivificano tutte le virtù morali; sono infuse da Dio nell’animo dei fedeli per renderli
capaci di agire come figli.
Si rivolgono a Dio in maniera diretta e immediata, orientando l’intelletto e la volontà
verso di Lui e permettendo di indirizzare ogni azione propriamente umana verso di
Lui come fine.
I doni dello Spirito Santo sono essenziali perché la debolezza intrinseca
dell’uomo e la sua condizione temporale implicano il bisogno di un sostegno:
l’habitus, (Intelletto,
affermare e rendere perseveranti Intelletto speculativo
profonda conoscenza delle verità divine e più perfetta percezione e penetrazione
Scienza,
delle stesse; giusto giudizio sulle cose create secondo il volere di Dio;
Sapienza, giudicare secondo volontà divina nella vita pratica del credente);
Intelletto pratico (Consiglio, agire secondo Dio); Volontà verso Dio e gli altri (dono di
Pietà); (Fortezza); (Timor di Dio).
retto uso dell’appetito irascibile concupiscibile
LA FEDE veramente
Credere è un atto autenticamente umano molte delle verità che
riteniamo tali, non provengono dalla deduzione o dalla capacità analitica, e neanche
dalla propria esperienza, ma sono state apprese dagli altri: sono frutto dello
scambio e condivisione della verità.
Siamo gli unici in grado di mentire, senza fede gli uni negli altri non ci sarebbe
società né cultura.
La fede, dunque, è un atto dell’intelletto che passa a conoscere qualcosa che prima
non conosceva in base a una testimonianza personale. Non è essenziale il sapere,
ma il sapere ricevuto da un altro in cui si ha fiducia Due elementi determinati:
- l’acquisizione di una verità testimoniata (dovuta unicamente al fatto che si
vuole credere a qualcuno; chiaro il ruolo della libertà)
- l’adesione affettiva ed effettiva al testimone (di cui ci si fida, che si presenta
come credibile, perché ha l’autorevolezza del sapere)
La crisi della modernità (scienza come la nuova divinità, a cui si accede tramite
una nuova religione, cioè la tecnica) fa il paio con la riscoperta postmoderna della
relazionalità
persona come fondamento ultimo della aprendo una via verso
l’importanza antropologica del credere:
il sistema filosofico e culturale si è mostrato insicuro e incapace di dare una
risposta agli interrogativi radicali dell’uomo: dolore, colpa, morte.
Fides et ratio: la razionalità puramente scientifica non può arrivare alla verità delle
cose, che non può essere racchiusa in asserzioni universali e assolute; conoscere
non significa dominare, ma partecipare alla realtà, e questa conoscenza deve essere
incontrante, appellante e rispondente, creatrice di vincoli. Quindi la ragione ha
bisogno di essere “accompagnata”: il centro è il vincolo ralazionale,
un’autorealizzazione donale. risposta
Sacra Scrittura: AT – La fede è la dell’uomo alla promessa di JHWH di
essere Signore, Salvatore e Creatore della storia; alla libera iniziativa divina che si
manifesta nell’elezione e nell’Alleanza (Abramo, Mosé, Samuele). È impegno
dell’uomo tutto intero: intelletto e volontà, non solo sentimento, rispondendo con
libertà e obbedienza, nelle dimensioni pubbliche e private.
NT – Principio nuovo e nuova prospettiva data dalla radicale novità della presenza di
svela il mistero
Gesù, che della santità divina: risposta di fede a Dio che si rivela.
Sinottici – Mc 1,15: “il tempo è compiuto e il Regno di Dio è qui: convertitevi e
credete al Vangelo”: il Regno si realizza pienamente in Cristo, ed è una fede di tipo
escatologico, non in una verità astratta ma in una persona. La santità di Dio si
manifesta rivelando la dinamica di amore della vita intratrinitaria (Figlio che mostra
il Padre e la loro unione è data dallo Spirito Santo). Lc 1,26: l’annunciazione a Maria,
che è in questo modo modello della fede del Nuovo Testamento. Vedi anche i
racconti dei miracoli.
San Paolo – Fede nella resurrezione come via di salvezza; 1Cor 15: se Cristo non
fosse risorto vana sarebbe la nostra fede; è l’obbedienza che rende simili al
crocifisso-risorto; atto umano che trova fondamento nella nostra naturale apertura a
Dio “nelle opere da lui compiute” (Rm 1,20).
Giovanni – Conversione e sequela, non solo sentire ma anche simultaneamente
“vedere” la persona in cui si crede; il fondamento è sempre il Verbo incarnato
inviato dal Padre.
Natura teologica (Nozione – Atti – Esigenze morali)
La Fede è apprensione spirituale della verità fondata sul dialogo interpersonale, per
cui è un conoscere come Dio conosce e aderire con atto di volontà a questa
conoscenza. soprannaturale
Siamo di fronte a una virtù (non è possibile credere senza la grazia);
cristica (è Cristo colui al quale ci si affida, sia intellettualmente che vitalmente);
ecclesiale (la grazia di Cristo e il dono dello Spirito illuminano l’intelletto e la volontà
attraverso l’agire storico della Chiesa).
* Cognizione soprannaturale: siamo in grado di accettare la Rivelazione come vera
non solo come oggetto di fiducia ma come vera, propria e concreta verità acquisita,
grazie all’iniziativa divina che dona al nostro intelletto ala verità intima di Dio e la
possibilità stessa di contemplarla.
- ciò che viene creduto,
Oggetto materiale della fede: la Rivelazione
- il perché crediamo,
Ragione formale del credere: la volontà mossa dalla
grazia.
Siamo di fronte a un credere in cui la credibilità del testimone fa parte della stessa
fede creduta!
Adesione personale:
* In quanto inizio della vita teologale, la fede comporta la
scelta esistenziale fondamentale di adesione a Cristo, l’unico testimone a cui si
crede e da cui si apprende la verità contenuta nell’atto di fede soprannaturale
Parola che viene creduta e testimone: crediamo a Lui, Verbo incarnato, e crediamo a
Lui, Parola che rivela il Padre.
Accettare questo richiede una comunione vitale con Lui, che si realizza mediante
l’azione dello Spirito Santo, che ci predispone con i suoi doni.
in atto
Il vero credente crede tutto ciò che Dio ha rivelato indipendentemente dal
L’habitus
fatto di conoscerlo o di averlo presente in un determinato momento. è
invece presente per grazia nell’anima. L’atto è richiesto per la perfezione dell’abito:
esplicita, implicita, formale, espressa.
fede liberi
Gli atti della fede devono essere: da qualsiasi condizionamento che non sia
l’autorevolezza del testimone, perché una fede non libera non sarebbe fede; per cui,
Pienamente certi:
atto volontario che accoglie la Verità rivelata. con l’adesione
formale dell’intelletto sull’autorità di Dio che si rivela e sull’autorità della Chiesa
Fermi,
(mediazione) che propone le verità che devono essere credute. per quanto
riguarda l’adesione della volontà, fermo restando che da p.v. umano credere sarà
sempre difficile perché ci sarà sempre troppa luce nella verità abbracciata tanto da
non poterla guardare di fronte. I dubbi diventano sprone nell’impegno per conoscere
Operativi:
sempre meglio (catechesi, lettura della Sacra Scrittura, studio personale).
si devono manifestare in tutto l’agire del credente, sapendo che la fede senza le
opere è morta; l’operosità è concomitante e antecedente, perché la fede stessa è
informata dalla carità e non si dà se non preceduta dall’agire dello S S. Ogni
conoscenza di fede è di per sé una chiamata alla santità in atto, impegno di
identificazione con Cristo nella storia; coinvolgimento globale della persona, unità
sostanziale anima-corpo.
Le esigenze morali derivano dal fatto che dal momento in cu