vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
UN METODO STORICO E INSIEME TEOLOGICO
- Dalle forme storiche di esistenza della chiesa a un criterio generale
- Dal criterio ecclesiologico al giudizio delle forme storiche di esistenza della chiesa
A CHE COSA SERVE LA RIFLESSIONE TEOLOGICA SULLA CHIESA?
Due esempi:
- La riforma della chiesa: fino a che punto si può cambiare?
- L’unità della chiesa: che cosa è assolutamente necessario per l’unità delle chiese e che
cosa può rimanere diverso?
CHIESA E MODERNITÁ
Tre problemi:
- Modernità e tradizione
- L’opzione per il futuro
- Il pluralismo dei valori e la validità universale della fede
La dissoluzione dell’ambiente sociale confessionale
- La mobilità
- Il cambiamento della coscienza dei valori
- La differenziazione funzionale della società
1. La chiesa, istituzione competente per la religione
2. L’identificazione parziale
3. Un cristianesimo “culturale”
4. Un cristianesimo ridotto a “etica”
Reazioni problematiche:
- Una chiesa elitaria, che seleziona in modo rigoroso i propri membri (ammissione ai
sacramenti)
- La nostalgia del passato: tradizionalismo, fondamentalismo, integralismo
La modernità, una sfida per la chiesa:
- Comunione di destino
- Luoghi di autentica esperienza di fede
- Coraggio del contrasto
- Molteplicità delle vie della fede
LA CHIESA NEL NUOVO TESTAMENTO
Tre livelli di indagine:
1) La riflessione esplicita sulla chiesa
2) Gli scritti del Nuovo Testamento come documenti ecclesiali
3) L’intenzione di Gesù in rapporto alla chiesa
Due teorie opposte:
- Gesù ha fondato la chiesa e ne ha stabilito la struttura essenziale
- Gesù ha annunciato il regno di Dio e non c’è spazio per la chiesa
Quale ermeneutica dei testi del Nuovo Testamento? È essenziale non isolare l’intenzione di
Gesù, ma coglierla nel contesto di ciò che la precede (l’ambiente giudaico) e di ciò che è
seguito (la nascita della comunità cristiana).
1. Il regno di Dio è per il popolo di Dio: Gesù rifiuta un’interpretazione politica del suo
messaggio (zeloti), ma si rivolge all’Israele storico
2. La chiamata dei Dodici è segno dell’inizio dell’Israele rinnovato
La predicazione di Gesù entra in relazione con le attese e le speranze di Israele
- I farisei: fedeltà alla legge
- Qumran: i figli della luce
- Sadducei: la discendenza e il tempio
- Giovanni Battista: la conversione nell’imminenza del giudizio
Particolarismo o universalismo nella missione di Gesù?
1. “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 15, 24)
2. “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande [come quella
del centurione]” (Mt 8, 10)
Un universalismo “concreto”
1) La missione di Gesù a Israele non vuole separare un “resto”, ma accogliere nel popolo di
Dio quelli che se ne sono allontanati
2) Questa dinamica “inclusiva” si sviluppa con la missione ai pagani
- Il rifiuto della missione di Gesù e la sua morte
- Il significato della morte di Gesù anticipato nell’ultima cena con i Dodici
1Corinti 11, 23-26: “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho
trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso
grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è per voi: fate questo in memoria di me.
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: questo calice è la nuova
alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta
infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del
Signore finché egli venga”.
Gesti e parole di Gesù nell’ultima cena mettono in rilievo tre aspetti:
- Un gesto di dono
- L’espiazione dei peccati
- La nuova alleanza
La morte di Gesù interrompe la sua comunione di mensa con i discepoli, segno della raccolta
di Israele. Ma nell’ultima Cena egli guarda oltre: ”non mangerò più questa Pasqua, finché essa
non si compia nel regno di Dio” (Lc 22, 16).
1. La risurrezione di Gesù rivela il senso definitivo della sua storia e rinnova la missione di
annunciare a Israele la conversione
2. È stato necessario un tempo relativamente lungo perché maturasse la consapevolezza
della distinzione della chiesa rispetto a Israele
1. A Gerusalemme nasce e si sviluppa una comunità cristiana che mantiene profondi legami
con la tradizione di Israele
2. La missione rivolta ai pagani porta alla nascita di comunità cristiane nelle città ellenistiche.
Modelli per le chiese cristiane in ambiente ellenistico:
- La famiglia
- Le associazioni volontarie
- La sinagoga della diaspora
- La scuola filosofica
“A conti fatti, dobbiamo dire che la domus fu il contesto di base in cui si formarono molti (se
non tutti) i locali gruppi paolini, mentre la vita molteplice delle associazioni volontarie, il
particolare adattamento della sinagoga alla vita urbana, e l’organizzazione dell’istruzione e
dell’esortazione presente nelle scuole filosofiche, si pongono come altrettanti esempi di
gruppi intenzionati a dare soluzioni a problemi che anche i cristiani non potevano eludere. Ma
volendo esaminare le strutture messe in atto dalla missione paolina, strutture che in definitiva
possono apparirci come qualcosa di unicum, è giocoforza rifarci alle fonti originarie che quella
missione ci ha lasciato” (W. A. Meeks, I Cristiani dei primi secoli, Il Mulino, Bologna 1992, pp.
230-231).
Il nome chiesa deriva dal termine greco «ekklesia», il cui significato si definisce in una duplice
direzione:
- Il vocabolario dell’Antico Testamento per indicare il popolo di Dio
- L’assemblea pubblica della città ellenistica
LA CHIESA IN PAOLO
Israele e la chiesa (Romani 9-11)
La questione: “Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà
testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei
consanguinei secondo la carne” (Rm 9, 1-3).
La scelta di Dio: “Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di
Israele sono Israele, né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No,
ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della
carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa. Queste infatti sono
le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio” (Rm 9, 6-9)
Il resto d’Israele: “Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno
raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; mentre Israele, che ricercava una
legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. E perché mai? Perché
non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la
pietra d’inciampo, come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un
sasso d’inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso” (Rm 9, 30-33).
Israele e la salvezza dei pagani: “Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per
sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per
suscitare la loro gelosia. Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro
fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale!” (Rm, 11,
11-12).
La salvezza finale di Israele: “Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché
non siate presuntuosi: l’indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate
tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli
toglierà le empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i
loro peccati. Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla
elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!”
(Rm 11, 25-29).
Il corpo di Cristo: “Come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non
hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in
Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri” (Rm 12, 4-5).
Il battesimo: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra,
pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati
battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci
siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte
membra” (1Cor 12, 12-14).
L’eucaristia: “il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il
sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo
dell’unico pane” (1 Cor 10, 16-17).
Le lettere ai Colossesi e agli Efesini
- Il corpo mortale e il corpo glorioso (cfr. Col 2, 11-15).
- La chiesa universale (cfr. Ef 1, 22-23).
- Cristo capo del corpo ecclesiale
Le lettere pastorali
- I dissensi sull’insegnamento apostolico
- Il ministero pastorale: i presbiteri e gli episcopi
- Una comunità ormai stabilmente insediata nella società
“Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede,
dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già
bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi
da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da
quanti conoscono la verità” (1Tim 4, 1-3).
“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua
manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non
opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno,
infatti, in cui non si sopporterà più la sana