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Microscopio a contrasto di fase : sfrutta al massimo le piccole differenze
nell’indice di rifrazione dei vari elementi cellulari, rendendoli visibili e
consentendo l’osservazione di cellule viventi non colorate. Le onde luminose,
durante il loro passaggio attraverso i nuclei delle cellule, il citoplasma o l'acqua,
vengono leggermente sfasate, perchè questi mezzi hanno indici di rifrazione
leggermente diversi. Quanto maggiore è l'indice di rifrazione di un mezzo, tanto
minore è la velocità della luce nel mezzo stesso. Come conseguenza, un'onda
luminosa passata attraverso un nucleo di una cellula è in ritardo rispetto alle
onde luminose che sono passate solamente attraverso l'acqua. L'importo di
questo "ritardo" viene definito differenza di fase. Prima di entrare nel preparato
le onde luminose sono ancora "in fase", ma non più dopo essere passate
attraverso i diversi materiali.
Microscopio a luce polarizzata: utilizza la luce polarizzata che vibra in un solo
piano e si può quindi distinguere un oggetti isotropo ( se trasmette la luce con
la stessa velocità in tutte le direzioni) da uno birifrangente.
Microscopio interferenziale di Nomarski: utilizza luce polarizzata che tramite un
prima viene scissa in due raggi divergenti.
Immunoistochimica: tecnica in grado di individuare specifiche molecole
basandosi sulla specificità della reazione antigene/anticorpo. Gli anticorpi
specifici vengono coniugati con una sostanza fluorescente o con una proteina, la
ferritina, o marcati con particelle oro. Le sezioni di tessuto sono poi esposte
all’anticorpo in modo che questo si leghi solo nei siti del tessuto in cui è
presente l’antigene il metodo indiretto consiste invece nel far reagire l’anticorpo
con un altro anticorpo non marcato e successivamente, una volta formato il
complesso antigene-anticorpo si fa reagire con un altro anticorpo ma questa
volta marcato. L’anticorpo secondario viene quindi identificato per mezzo
dell’enzima per ossidasi, questo enzima può essere coniugato con l’anticorpo
secondario e successivamente rivelato per mezzo di una reazione istochimica
usando come substrato la diaminobenzidina e acqua ossigenata. La rivelazione
avviene dopo la precipitazione del colorante.
Microscopio a fluorescenza: utilizza luce ultravioletta e la sorgente luminosa è
una lampada a vapori di mercurio che emette queste radiazioni UV. La
fluorescenza è quindi la proprietà di alcune sostanze di assorbire radiazioni UV
ed emettere radiazioni visibili. Poiché parte dell’energia assorbita viene ceduta
sotto forma di calore dagli elettroni instabili che tendono a ritornare al loro
punto di partenza, la luce emessa avrà un’energia minore di quella eccitante e
di conseguenza una maggiore lunghezza d’onda per questo rientra nel campo
del visibile. La fluorescenza può essere naturale se prodotta da sostanze
presenti nel tessuto ( ad esempio la vitamina A, la riboflavina, le porfirine e le
clorofilla) o secondaria se indotta da colorazione( l’arancio di acridina con cui il
DNA si presenta verde/giallo e l’RNA rosso/arancione). Un tempo la lampada a
vapori era essa sotto il condensatore per cui la luce attraversava il preparato
eccitandolo, la luce UV veniva fermata prima di arrivare agli oculari, questo
sistema veniva chiamato ipofluorescenza. Attualmente si usa la tecnica
dell’epifluorescenza nel quale il preparato viene eccitato dall’alto.
Nell’imunofluorescenza noi facciamo reagire un anticorpo con un antigene il
complesso che si crea è costituito da un anticorpo primario non marcato.
Successivamente l’anticorpo secondario ( questa volta marcato e che quindi
sarà quello visibile al microscopio) si lega al complesso precedentemente
creato. Se vogliamo distinguere due organelli diversi come ad esempio un
mitocondrio e un nucleo sarà necessario usare due anticorpi primari che
provengono da diversi animali (ad esempio uno di topo e uno di coniglio). In
questo modo l’anticorpo primario si lega al suo antigene e quello secondario
che non è più in grado di riconoscere l’antigene e quindi di distinguere i due
diversi organelli si lega al giusto anticorpo perché distingue i due animali diversi
da cui essi provengono. E quindi si crea un anticorpo secondario ad esempio
generato dalla capra ed è anticoniglio in questo modo siamo sicuri si leghi
all’anticorpo primario del coniglio.
Ibridazione in situ: per la localizzazione degli acidi nucleici si usa questa tecnica
che si basa sullla complementarietà tra le sequenza ed è svolto all’interno dei
tessuti in modo conservativo. Si parte dalla ricerca sul computer di una
sequenza che si possa legare a quella complementare a quella del mRNA che ci
serve. Anche in questo caso è possibile usare poi la fluorescenza.
Microscopio confocale: si usa un laser per scannerizzare l’oggetto, con questa
tecnica si ha una risoluzione molto più alta rispetto al convenzionale
microscopio ottico. Focalizza un solo piano per volta e dall’unione delle
immagini produce immagini in 3D ci permette di visualizzare specifiche proteine
e strutture all’interno delle cellule e vederle muovere. Questo microscopio
consente la visione di cellule e tessuti in vivo. Le tecniche utilizzate sono quella
del FRAP che misura la mobilità molecolare ( si avvale del fotosbiancamento
delle molecole fluorescenti di una definita zona tramite un’intensa
illuminazione) e quelle del FRET che invece studia le interazioni
molecolari(trasferimento di energia da una prima molecola fluorescente ad
un’altra che si trova fisicamente vicina al fluoro cromo eccitato. In altre parole la
tecnica FRET, che può essere usata solo per piccole distanze, permette di
studiare l’interazione tra proteine partendo dalla loro struttura. La FRAP si basa
sullo spegnimento locale della fluorescenza; se io spengo con un laser
un gruppo di proteine ed in seguito noto che la fluorescenza in quel punto è
tornata l’unica spiegazione possibile è che proteine prima fuori dalla zona
spenta si sono spostate.
Le fasi del processo di osservazione di cellule e tessuti uccisi sono:
Fissazione: serve a preservare la struttura protoplasmatica e si basa su un
trattamento chimico che uccide rapidamente la cellula attraverso fissativi
chimici che coagulano le proteine come ad esempio l’alcol etilico, l’acido
acetico, soluzioni di bicloruro di mercurio ed altri che non le coagulano come
l’acido osmico e la formalina. Altri sono invece i fissativi fisici che si basano sul
congelamento o riscaldamento.
Inclusione e sezionamento: tagliare il tessuto di sezioni di 10 micrometri con
l’uso del microtomo. Per effettuare sezioni così sottili si cerca di dare maggiore
consistenza con sostanze come la paraffina, la celloidina o resine plastiche.
Volendo effettuare sezioni senza fissazione è possibile congelare il tessuto.
Colorazioni istologiche: la più usata è l’ematossilina- esosina con la quale i
nuclei si colorano di blu scuro e il resto come ad esempio il citoplasma di rosa.
Un’altra tecnica è quella della colorazione tricomica secondo Azan che usa
l’arangio G per il citoplasma e il blu di anilina o di metile per le fibre di
collagene.
Microscopia elettronica: il campione in esame viene colpito da un fascio di elettroni
e non è in grado di esaminare il materiale vivente. La risoluzione è 2000 volte meglio
rispetto a quella del microscopio ottico (0.1 nm) .
Microscopio ad alto voltaggio: gli elettroni accelerati vengono utilizzati per
ottenere un’immagine ingrandita attraversando la sezione di tessuto. Immagine
in 2 dimensioni.
Microscopio a scansione:la superficie precedentemente fissata viene rivestita da
uno strato di metalli pesanti come l’oro. Ciò consente l’identificazione degli
elementi del campione. Ha una risoluzione minore ma l’immagine è visibile in
3D.
Allestimento dei campioni:
Fissazone: si utilizza principalmente il tetrossido di osmio e la glutaraldeide
Disidratazione: in concentrazioni crescenti di alcol etilico o acetone
Inclusione e sezionamento: per ottenere sezioni molto sottili si usano mezzi di
inclusione tra cui i monomeri acrilici o resine epossidiche
Colorazione o contrasto: si utilizzano sali di atomi pesanti come l’acetato di
uranile ed il citrato di piombo
Le caratteristiche molecolari possono essere valutate tramite specifici metodi d’analisi
biochimica-molecolari quali la Citochimica : utilizza tecniche per localizzare sostanze
all’interno della cellula per poi risalire alla composizione chimica e l’ Istochimica:
stesso tipo di analisi che prefigge di localizzare sostanze chimiche non solo nelle
cellule ma anche nei componenti extracellulari.
I metodi di colorazione utilizzati sono specifici:
l’identificazione dei lipidi avviene mediante alcuni coloranti liposolubili. Infatti i
lipidi si sciolgono totalmente nei solventi. I coloranti più usati sono Sudan nero
B, Sudan III, solfato di blu Nilo.
Per evidenziare i polisaccaridi si usa la reazione PAS ( acido periodico - Schiff).
In questa reazione di usa il reattivo di Schiff dato da fucsina basica (rossa)
ridotta e decolorata con acido solforoso. Tramite una preventiva ossidazione
con acido periodico, i gruppi glicolici vengono trasformati in gruppi aldeidici che
interagendo con la fucsina la riossidano portandola alla intensa colorazione
rossa. La metacromasia è la proprietà chimico-fisica di alcuni coloranti basici di
colorare tessuti con una tinta diversa dalla propria. Esistono infine le lectine
ovvero proteine che riconoscono specifici zuccheri, così le lectine coniugate a
specifici marcatori (fluorocromi, perossidasie oro) consentono la loro
localizzazione con diversi tipi di microscopi fornendo anche informazioni sulla
loro composizione.
Con la clorazione istochimica è possibile osservare il prodotto della reazione
substrano/enzima ma non l’enzima
Acidi nucleici: per la loro presenza di numerosi radicali fosforici presentano
spiccata affinità per i coloranti basici (azzurro B, blu di toludina ecc). Si ricorre
spesso alla reazione di Feulgem che è simile a quella di PAS: le sezioni di
tessuto fissato sono prima sottoposte idrolisi acida blanda con HCl ciò
allontana l’RNA e le purine del legame glucosidico del DNA smascherando i
gruppi aldeidici che reagiscono con il reattivo di Schiff, così le zone contenenti
DNA appaiono colorate in rosso mentre il nucleo e il citoplasma restano incolori.
Colture primarie:
sistemi artificiali in cui cellule singole o frammenti tessutali continuano a sv