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NB
Per quanto riguarda la viabilità di servizio interna da riqualificare e di nuova formazione essa sarà
definita in sede di Piano Operativo Temporale.
Inoltre, il PSC deve prevedere:
▪ classificazione del territorio in urbanizzato, urbanizzabile, agricolo e forestale.
▪ aree per i Piano di Protezione Civile;
▪ classificazione dei nuclei di edilizia abusiva ai fini del recupero.
La verifica di coerenza accerta che i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali siano
definiti in modo coerente con quelli già individuati dalla pianificazione vigente ad altri livelli,
riguardando, in particolare, gli obiettivi della pianificazione strutturale ed operativa che deve
mirare:
− alla tutela ed alla conservazione del sistema naturalistico-ambientale;
− all’equilibrio ed alla funzionalità del sistema insediativo;
− all’efficienza ed alla funzionalità del sistema relazionale;
− alla rispondenza con i programmi economici.
La verifica di compatibilità accerta invece che gli usi e le trasformazioni del territorio ammessi
dalla pianificazione siano compatibili con i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e 47
relazionali per come definiti in base ai principi e alle procedure fissati dalla legge regionale
urbanistica.
Documento Preliminare
Il Documento Preliminare contiene:
1. Quadro Conoscitivo (Scenario di riferimento)
È una rappresentazione e una valutazione del territorio che contiene:
− l’analisi delle risorse territoriali, naturali e antropiche;
− la lettura interpretativa del territorio come premessa al progetto di Piano;
− la verifica dello stato di pianificazione comunale vigente, dei vincoli e dei limiti di uso delle
risorse.
Il Quadro conoscitivo a sua volta si articola in:
• Quadro di Riferimento Normativo e di Pianificazione, contiene le analisi necessarie a
verificare la coerenza del Piano con la pianificazione sovraordinata;
• Quadro Ambientale, contiene le analisi necessarie alla valutazione della compatibilità
ambientale;
• Quadro Strutturale Economico e Sociale, contiene le analisi necessarie a definire un
modello di sviluppo sostenibile;
• Quadro Strutturale Morfologico, consente una visione di sintesi delle condizioni
insediative, secondo un approccio sistematico dell’assetto territoriale.
2. Schema di massima del Piano
➢ Scenari obiettivo e Scenari strategici
➢ Bozza del Regolamento Edilizio e Urbanistico
3. Valutazione di sostenibilità
➢ Verifiche di coerenza
➢ Verifiche di compatibilità
Ambiti territoriali Unitari
Sono delle aree territoriali o urbane che presentano caratteristiche unitarie (morfologiche, storico-
identitarie, localizzative…), nelle quali possono esistere o essere localizzate attività d’uso a
carattere misto.
Esse possono comprendere:
• Gli ambiti a carattere storico, individuando per ognuno le caratteristiche principali
valutando le possibilità di recupero, riqualificazione e salvaguardia;
• Le porzioni di territorio urbanizzato:
− Dove è possibile un intervento diretto per l’elevata dotazione infrastrutturale, sia di
urbanizzazioni primarie che secondarie;
− Da sottoporre a intervento di riqualificazione per lo stato di degrado delle strutture
edilizie e di carenza di urbanizzazione primarie e secondaria; 48
• Gli ambiti da destinare a nuovi insediamenti, definendo i valori standard ottimali e i limiti
massimi dell’utilizzazione edilizia e della popolazione insediabile;
• Le aree eventualmente interessate da edificazione abusiva, indicando quelle in cui
procedere a specifico Piano di recupero;
• Gli ambiti di tutela del verde urbano e periurbano;
• Gli ambiti destinati alle attività industriali, ovvero all’insediamento di impianti produttivi;
• Le aree necessarie ai fini della protezione civile;
• Gli ambiti a valenza paesaggistica e ambientale;
• Gli ambiti agricolo-forestali.
Per ognuno di tali ambiti il Piano deve indicare gli strumenti attuativi e/o operativi con cui
intervenire e deve definire i parametri e gli standard a cui attenersi per orientare la successiva fase
di pianificazione.
Ambito agro-forestale
L’obiettivo generale è di valorizzare le vocazioni produttive agricole nel rispetto dell’ambiente, di
assicurare la permanenza degli addetti all’agricoltura e al presidio delle aree rurali, di favorire il
recupero funzionale del patrimonio edilizio esistente. A tal fine il territorio viene suddiviso in sei
sottozone (art. 50 comma 3):
Sottozona E1: Aree caratterizzate da produzioni agricole e forestali tipiche vocazionali e
specializzate.
Sottozona E2: aree di primaria importanza per la funzione agricola e produttiva in territori di
buona qualità, ad ampia base territoriale, con aziende aventi una solida organizzazione economica
e produttiva.
Sottozona E3: aree che, caratterizzate da preesistenze insediative, sono utilizzabili per
l’organizzazione di centri rurali o per lo sviluppo di attività integrate con l’attività agricola.
Sottozona E4: aree boscate o da rimboschire.
Sottozona E5: Aree marginali, a scarsa produttività fondiaria e scarso valore agricolo, ma di altro
valore paesaggistico e ambientale ai fini della difesa del suolo, spesso a forte pendenza e rischio di
erodibilità e di forte instabilità idrogeologica.
In queste aree potrebbero attuarsi attività agro-ambientali (colture biologiche), colture e
allevamenti a carattere molto estensivo, quali allevamenti avifaunistici, apicoltura ecc., ed
iniziative di recupero in termini forestali.
Sottozona E6: aree assoggettate a usi civici, o di proprietà collettiva, di natura agricola o silvo-
pastorale.
L'uso civico nasce come diritto feudale, caratterizzato dall'utilizzo che una determinata collettività
locale può fare di determinate aree nell'ottica tipica di un'economia di sussistenza: con l'uso civico
di legnatico, ad esempio, i membri di una determinata comunità godevano del diritto di
raccogliere legna in un particolare bosco, considerato (impropriamente, ma non sempre o non del
49
tutto) come di proprietà collettiva, con quello di pascolatico era previsto il pascolo delle greggi e
delle mandrie mentre con quello di fungatico la raccolta dei funghi.
Studio geologico del PSC
La fattibilità geologica delle azioni di Piano si determina dalla valutazione incrociata degli
elementi contenuti nelle cartografie di analisi:
▪ Carte tematiche di analisi (geologica, geomorfologica, delle pendenze, delle altimetrie, delle unità
di paesaggio, dei bacini idrografici, idrogeologica);
▪ Carta dei vincoli PAI;
▪ Carta di sintesi delle pericolosità geologiche;
▪ Carta delle fattibilità delle azioni di Piano.
La Carta delle fattibilità delle azioni di Piano valuta i diversi tipi e livelli di pericolosità geologica
formula proposte per suddividere il territorio in classi di fattibilità geologica. In tale ottica, si
individuano quattro classi di fattibilità:
1. Fattibilità sena particolari limitazioni;
2. Fattibilità con modeste limitazioni, si rendono necessari accorgimenti e opere di sistemazione
e bonifica;
3. Fattibilità con consistenti limitazioni, per la natura e l’entità dei rischi individuati l’uso
dei terreni è sconsigliabile;
4. Fattibilità con gravi limitazioni, l’alto rischio esclude qualsiasi nuova edificazione tranne
per le opere di consolidamento o per la sistemazione idrogeologica e di messa in sicurezza
dei siti.
Iter di approvazione
I tecnici incaricati dal Consiglio Comunale elaborano il Documento Preliminare del Piano e del
Regolamento Edilizio e Urbanistico, e il Rapporto Preliminare Ambientale. Il consiglio
Comunale adotta il Documento Preliminare e il Rapporto Preliminare Ambientale. Il Sindaco avvia
la Conferenza di Pianificazione e la Consultazione ambientale inviando gli atti agli Enti chiamati a
esprimere un parere (tra cui anche il Genio Civile per il nulla osta); dopo 45 giorni, dall’invio si
convoca la prima seduta della CdP.
Contestualmente viene avviata anche la procedura di VAS attraverso l’invio del Rapporto
Preliminare Ambientale.
La Conferenza Pianificazione e la VAS si concludono entrambe entro il termine di 150 giorni dal
primo incontro, entro i quali gli Enti e i soggetti interessati possono presentare proposte e
osservazioni che il Consiglio Comunale deve valutare in sede di adozione del PSC.
Si elabora una prima stesura del PSC e del Rapporto Ambientale che viene adotta dal Consiglio
Comunale e trasmessa alla Provincia, alla Regione e agli Enti indicati dalla legge (tra cui ancora il
Genio Civile se ci sono state modifiche sostanziali).
In questo momento scattano anche le misure di salvaguardia. Il PSC viene depositato alla segreteria
del Comune per 60 giorni dalla data di pubblicazione sul BUR. 50
Entro la scadenza dei 60 giorni possono presentare osservazioni gli Enti e gli organismi interessati.
I competenti uffici provinciali e regionali, entro il termine di 90 giorni dal ricevimento del PSC,
devono formulare osservazioni ed individuare eventuali difformità. Decorso il termine di 90
giorni, i tecnici predispongono la versione definitiva del PSC, adeguandola a eventuali
osservazioni. Dopo l’approvazione del Consiglio Comunale, una copia integrale del PSC e del
parere ambientale viene trasmessa alla Regione e alla Provincia e depositata presso il Comune per
la pubblica visione.
Il PSC entra in vigore dalla data di pubblicazione sul BUR.
Elaborati
o Relazione del Documento Preliminare;
o Relazione di Piano;
o Regolamento Edilizio e Urbanistico;
o Tavole di analisi e di progetto definitive;
o Studi di settore: geologici, agro-forestali, storici;
o Rapporto ambientale (valutazione di coerenza e di compatibilità);
o Atti amministrativi.
Sostanziali differenze tra PRG e PSC
PRG PSC
Sistema gerarchico Sistema cooperativo
Processo autoritativo Processo Partecipato
Norme prescrittive Norme, Indirizzi e Azioni (P.O.T.)
Assetto del territorio Governo del Territorio-sviluppo sostenibile
Nessuna valutazione Valutazione in itinere
Principio di Conformità Compatibilità e Coerenza
Zone territoriali omogenee Ambiti Territoriali Unitari
Doppio regime dei suoli Regime perequativo
In sostanza i principali elementi innovativi sono:
✓ Cooperazione con la pianificazione di livello regionale e provinciale;
✓ Principi di partecipazione, concertazione e sussidiarietà;
✓ Pianificazione del territorio agro-forestale.
Piano Strutturale in forma Associata
Uno degli obiettivi della pianificazione regionale è quello di “unire” i piccoli Comuni creando
sistemi territoriali in grado di