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Il frontespizio definisce l’opera come una commedia in 5 atti e in prosa con la vera storia
dell’opera . Il testo è corredato da ben 3 dialoghi riguardanti il testo stesso, ed è introdotto da
alcune svelte pagine di premessi in cui Diderot racconta che era andato a riposarsi in campagna
dopo l’uscita del 6° volume dell’Enciclopedia e che qui aveva conosciuto Dorval, il quale gli aveva
raccontato le prove della vita sua e di suo padre che aveva dovuto superare.
Diderot fissa due punti basilari del nuovo discorso della cultura borghese: il valore pedagogico
del teatro, ma anche la qualità dei contenuti drammaturgici, che vanno estratti dalla vita reale e
non dal repertorio della convenzione classicista.
Il dramma è il genere nuovo inventato dalla borghesia europea di metà Settecento, che però
impone la propria drammaturgia facendo valere prima di tutto il proprio spazio, la propria casa.
Il palcoscenico coincide con il salotto della casa borghese.
Invece, nelle opere di Carlo Goldoni, non c’è mai il sapore di vita vissuta che c’è nelle opere di
Diderot, ne tantomeno l’ambientazione definita del salotto borghese. In Goldoni l’ambiente
conserva ancora qualcosa di aperto, indeterminato.
Soltanto nei Rusteghi (1760), c’è uno spunto straordinario e intensissimo, quando 2 dei 4 rusteghi
(rustici), Lunardo e Simon, si confessano reciprocamente il proprio culto di un eros da coltivare
nel chiuso dell’interno domestico, nella penombra dell’intimità familiare.
Goldoni sa cogliere l’insicurezza dell’interno borghese, sotto la pressione delle forze esterne, date
per nemiche , per ostili. Lo spazio goldoniano, si arricchisce di un elemento fondamentale, le
porte, luoghi di passaggio, che dovrebbero difendere l’intimità dell’interno e che invece si
rivelano oggetto di violenza esterna.
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Trilogia della villeggiatura, è stata composta nel 1761 da Goldoni.
Trama: Giacinta, fidanzata a Leonardo, si innamora di Guglielmo, ma il suo disordine morale è
l’altra faccia del disordine economico della propria casa e della casa di Leonardo. Leonardo vuole
sposare Giacinta perché è pieno di debiti e conta sulla di lei dote di 8000 scudi, ma anche il padre
di Giacinta, all’ultimo, deve scoprire amaramente di non avere questi soldi. Alla fine Giacinta è
costretta a sposare senza amore Leonardo perché non è possibile rifiutare a Leonardo il duplice
frutto di una duplice promessa: gli 8000 scudi ed il cuore di Giacinta. Come dire insomma che
Giacinta è costretta a dare il suo cuore a Leonardo perché il padre non può dargli i soldi promessi.
Giacinta è un grande personaggio, di inedito spessore psicologico. Il linguaggio di Giacinta
• rivela l’adesione automatica, convinta, ai valori del mercante: non si può rinnegare la parola
data, tanto più se la parola data è scritta. La scrittura matrimoniale coincide in qualche con la
scrittura contabile.
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Tra Diderot e Goldoni si definisce un filo destinato a portare alla piena individuazione del
dramma borghese, che avrà la sua piena realizzazione a fine ‘800 con Ibsen.
Il teatro moderno, nasce storicamente come divertimento di corte ,nel Rinascimento italiano ma
poi anche in quello di Parigi e di Londra, e la classe borghese si appropria del mezzo teatrale solo
attraverso lacerazione e psicodrammi di grande entità.
A metà del ‘700, come osserva Rousseau, a Parigi non si riescono a mantenere tre teatri, a Ginevra
nemmeno uno.
E’ un momento fondamentale anche per il consolidarsi della critica teatrale come professione
nuova, nata con il diffondersi della carta stampata periodica.
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Barbara Somma 12
Riassunto Manuale
Il testo drammaturgico nell’800
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La borghesia ha faticato ad assimilare il teatro, e giungi all’altezza cronologica degli ultima
decenni dell’800, superato l’intermezzo romantico, la linea puritana è stata battuta. Ma si
determina a questo punto un’altra divaricazione importante all’interno della borghesia: quella
che contrappone il divertimento all’istruzione, lo svago alla riflessione intellettuale.
Gli ultimi decenni dell’800 vedono insomma una battaglia importante ingaggiata da un’ala
minoritaria della borghesia, determinata ad investire il teatro di una funzione che storicamente la
cultura borghese 800esca ha riservato semmai al romanzo, quella cioè di cogliere e di comunicare
i segni dei mutamenti epocali che il trionfo del capitalismo ha comportato a livello europeo.
L’infittirsi della popolazione urbana nelle metropoli dell’Occidente crea le condizioni di un
mercato per la vendita dei prodotti dell’industria dello spettacolo assolutamente inedito, e i teatri
si moltiplicano.
Tutto il teatro 800esco è dominato dalla logica del visuale, il piacere di vedere. Domina ovunque
la sala all’italiana, e lo spettacolo è ormai consolidato nella sala, nei palchetti: gli spettatori sono
attori che si offrono alla vista di altri spettatori.
Bisogna sottolineare che la produzione drammaturgica di un Ibsen, di uno Strindberg o di un
Cechov (e poi di Pirandello nel ‘900), rappresenta un piccolo settore della realtà spettacolare del
tempo.
Henrik Ibsen, norvegese, è il principale rappresentate di un teatro che si pone come momento di
alta e sofferta riflessione sulla condizione borghese. E’ lui l’inventore di quello che possiamo
chiamare il teatro del salotto borghese.
Con Ibsen, le didascalie diventano significative , cominciano a raccontare la vita dei personaggi
prima ancora che i personaggi siano entrati in scena. I protagonisti di Ibsen, possono stare solo
nelle loro case, che sono solo loro, con caratteristiche determinate.
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Una casa di bambole (1879) si apre con una didascalia che descrive un salotto accogliente e pieno
di gusto ma arredato senza lusso. Ciò ci fa capire che in questa casa non si può spendere come si
vorrebbe. Torvald Helmer lavora in banca, e di fatto la biblioteca di casa è piccola, perché lui non
è un intellettuale, ed è sua moglie, Nora, l’artefice della grazia di quel salotto.
Il dott. Rank, amico di famiglia malato terminale, introduce la figura del terzo escluso, che è
funzionale alla felicità della coppia. Rank è un perfetto cavaliere, che rinforza il matrimonio
(desiderando anch’esso un focolare accogliente come quello di casa Helmer), senza minacciarlo.
Lo spazio del salotto si dilata, si articola in una molteplicità di tende, tappeti, portiere che
attutiscono i rumori, che attenuano l’accesso della luce, per fornire privacy all’habitat borghese.
Ma tutte queste premure finiscono in realtà per creare origliamenti, oltrepassamenti di spazi; le
porte sono fatte per garantire l’intimità, ma le stesse porte possono aprire ad orecchie indiscrete.
Ciò che va tenuto celato può sempre essere spiato.
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Nel teatro di Ibsen si origlia moltissimo, e solitamente non sono i servi ad origliare i padroni, ma i
padroni ad origliare i padroni.
Con Ibsen il teatro diventa lo specchio critico della società, il luogo deputato a dibattere
seriamente le grandi questioni della famiglia, del lavoro e della carriera. Egli sottrae al teatro la
dose tradizionale di sentimentalità e di amore, e introduce la novità della discussione, l’analisi dei
problemi. Nasce la cosiddetta Tecnica analitica dei drammi ibseniani e di tutto il teatro moderno.
Quando i personaggi sono più comodi e rilassati, sono anche più disponibili a tirar fuori i
problemi e a dire l’indicibile.
Sono i mostri dell’inconscio che Ibsen evoca sulla scena; i personaggi hanno scheletri dentro gli
armadi e il dramma ibseniano si incarica di aprirli, di metterli allo scoperto.
La drammaturgia ibseniane nasce nell’800 come peraltro la psicanalisi di Freud, ma esattamente
come quella, si prolunga ben oltre l’800.
Barbara Somma 13
Riassunto Manuale
August Strindberg è un altro drammaturgo importante dell’800. I suoi primi capolavori risultano
incentrati sullo scontro dei sessi. Ne Il padre (1887) abbiamo un marito e una moglie che litigano
per il tipo di educazione da dare alla figlia, e la moglie pure di averla vinta, insinua il dubbio che
non sia il marito il padre bio della figlia, fino a farlo spingere alla follia.
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La signorina Julie (1888). Qui la lotta dei sessi s’intreccia con la lotta di classe. Nella notte di San
Giovanni, si confrontano la contessina Julie e il suo servitore Jean. Lei è eccitata e coinvolta dal
clima di disordine della ricorrenza, e invita a ballare il servo. Strindberg ci informa del fatto che
lei abbia le mestruazioni in corso, ed è un modo per sottolineare la carica passionale ed istintuale
della sessualità della donna, che non arretra di fronte a nulla. Il dramma erompe all’alba, dopo la
notte di furia erotica, quando la contessina vuole fuggire, ed anche Jean è disposto a farlo. Egli si
illude per un attimo di fare la scalata sociale che sogna da sempre, ma la distanza sociale è troppa
e l’attrazione fisica non prevale sulle diverse sensibilità e sui risentimenti di classe che dividono i
due. Jean continua a darle del lei e Julie protesta. Julie si accinge a partire con Jean, portandosi
però nel viaggio in treno la gabbietta del suo amato uccellino. Il servo, si rifiuta di viaggiare con
quell’ingombro per l’Europa e mette l’uccello sul ceppo della cucina e lo decapita.
Strindberg non esita a dichiarare in quest’opera che il linguaggio dell’eros è anche il linguaggio
della violenza, e non solo della tenerezza.
Siamo di fronte ad un insistente richiamo del sangue: il mestruo, la decapitazione, ed infine il
sangue suggerito dal rasoio che Jean consegna a Julie perché si tagli la gola, unica soluzione
all’impossibile fuga d’amore. Il sangue è una ferita, una mutilazione, morte.
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Il russo Anton Cechov descrive il salotto in maniera antisettica, ma lo sottopone a tensioni
inaspettate. Nel salotto di Il gabbiano (1895) c’è un divano alla turca che funge da letto. Anche la
camera del protagonista di Zio Vanja (1897) presenta in primo piano un letto. La materialità dei
bisogni fisiologici invade a poco a poco lo spazio sublimato della casa in cui la borghesia era solita
autorappresentarsi e autocelebrarsi nelle sue attitudini più nobili e più spirituali. La camera
privata di Zio Vanja è in realtà il suo ufficio.
Il salotto tende a porsi come una sorta di paradossale luogo pubblico in cui la gente circola
liberamente.
Il salotto da interno si fa esterno, perché Cechov sembra attratto fortemente dalla dimensione del