Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL NATURALISMO, UN’AVANGUARDIA NEOCLASSICA
In un saggio del 1968, MARTIN ESSLIN considerava il Naturalismo la 1° avanguardia
moderna. Ha contribuito a forgiare nel teatro quelle opere aperte che sono i drammi
ibseniani; a sperimentare con i caratteri senza carattere dalla psicologia composita che si
presenta nei personaggi di Strindberg, Cechov e Pirandello. Il naturalismo riporta in teatro
l’essenzialità delle unità pseudoaristoteliche, la conseguente semplificazione dell’azione e
talvolta anche una certa limitazione del numero degli attori. La nouvelle formule del
naturalismo doveva basarsi attraverso la Triade faire vrai, faire simple e faire grand.
IL TEATRO DEL GRANDE ATTORE TRA
OTTOCENTO E 1° NOVECENTO
Capitolo dodicesimo
DAL PUNTO DI VISTA TEATRALE L’Ottocento è un periodo di svolta e di modificazioni
molto complesso, in cui si intrecciano fili diversi: la drammaturgia, ma anche gli attori.
L’architettura delle compagnie italiane prevede: 1° attore, 1° attrice, il brillante, il
caratterista, l’attor giovane, l’attrice giovane, la 2° donna, il promiscuo, il generico. Il ruolo
non va confuso con la parte, semmai il ruolo comprende la parte.
1° ATTORE e ATTRICE: maggior importanza, hanno diritto di scelta prioritaria sulle parti,
sono protagonisti, devono esseri belli come Tommaso Salvini e Adelaide Ristori
( dell’Ottocento entrambi).
IL BRILLANTE: è un ruolo maggiore che introduce una nota più leggera nei testi seri e
determinante nei testi comici.
IL CARATTERISTA: è legato ai personaggi della drammaturgia molieriana e goldoniana,
corporatura goffa e obesa, una variante è il tiranno.
ATTORI GIOVANI: giovani per età, ruolo che riassorbe quello cinque-seicentesco degli
innamorati.
LA 2° DONNA: rivale della prima donna, magari vedova maliarda. Amante.
IL PROMISCUO: ruolo minore ma importante, passa dal patetico al comico ( Eduardo de
Filippo).
I GENERICI: parti abbozzate.
I ruoli non sono tuttavia categorie fisse. I giovani sono destinati a diventar primi attori; il
primo attore può diventar caratterista invecchiando; il promiscuo può salire di grado e
diventare caratterista.
Dal punto di vista economico la compagnia ottocentesca è di proprietà del CAPOCOMICO
( 1° attore): stipula i contratti , supporta le spese, dirige le prove, cura della scenografia
( fatta di carta pinta). Per arredare il palcoscenico si usavano mobili approssimativi,
spesso non coordinati in stile e il compito di predisporli spettava al DIRETTORE DI
SCENA, solitamente un attore fallito. Accanto a lui c’è il TROVAROBE, che viaggia con la
compagnia, trasportando cianfrusaglie. I costumi sono a carico dell’attore. L’illuminazione
era fatta da luci in basso alla ribalta e fila di lampadine in alto dette la bilancia. L’anno
teatrale per la prosa dura dalla prima domenica di Quaresima fino all’ultimo giorno del
successivo Carnevale; per l’opera lirica dal 10 dicembre al 10 dic. Successivo.
È un mondo stratificato: ci sono le COMPAGNIE PRIMARIE, che percorrono capitali; LE
SECONDARIE, limitano la provincia; LE TERZIARIE che sono le compagnie di guitti, in
paesini e paesetti.
ADELAIDE RISTORI (1822-1906) diventa una celebrità internazionale rappresentando a
Parigi, nel 1855, la “Mirra” di Alfieri.
ERMETE ZACCONI (1857-1948) diventa celebre con “Spettri”.
ELEONORA DUSE (1858-1924) interpreterà “spettri” come la mamma di Osvald.
HENRY IRVING (1838-1905) interpete shakesperiano e SARAH BERNHARDT (1844-
1923), protagonista delle “signore delle Camelie” tenderanno al divismo.
IL MELODRAMMA ITALIANO. IL GRANDE ATTORE è UN TENORE
A metà dell’Ottocento il teatro italiano non esiste. Non esiste il teatro di prosa, ma piuttosto
il teatro d’opera, il melodramma. Nato come divertimento di corte nell’800 non è più solo
esibizione di bel canto ma è anche scuola di sentimenti, laboratorio di modelli di
comportamento. Nella gerarchia di valori il teatro di prosa vale meno di quello d’opera
lirica.se utilizzano lo stesso edificio, il melodramma ha il privilegio di avere i giorni della
settimana considerati migliori, per avere più pubblico; i giorni morti sono riservati alla
prosa.
SUCCESSI COMMERCIALI NELL’EPOCA DEL GRANDE ATTORE
Nel 1889 lo scrittore Henry James si lamentava che nei teatri scenografie attraenti fossero
in fondo pìù frequenti di buoni interpreti in grado di evocarle con il dialogo. Il più grande
successo del XIX secolo fu “il giro del mondo in ottanta giorni” di JULES VERNE che
debuttò nel 1874.
EMOZIONALISTI ED ANTIEMOZIONALISTI
Nell’Ottocento si è affermata in merito al metodo di recitazione una sorta di dicotomia
traducibile nei termini di emozionalismo contro antiemozionalismo: i primi, cui si allearono i
naturalisti e gli psicologisti, stimano necessario che l’attore attinga per la propria creazione
alle fonti dell’esperienza e della memoria individuale; i secondi, protestano che ridurre i
sentimenti del personaggio poetico a quelli personali e pratici dell’attore significa
immeschinirne la potenza fantastica e condurre il processo creativo alla falsa ricerca di
una sincerità extrartistica. Per ambedue, è necessario immedesimarsi nel personaggio
cancellando l’identità dell’attore. I grandi attori italiani erano per lo più emozionalisti: la
Ristori sosteneva che fosse impossibile recitare dei sentimenti mai provati.
IL TEATRO DEL REGISTA TRA 800 E PRIMO 900
Capitolo tredicesimo
Si dice che un notevole impulso alla regia moderna si deva al piccolo ducato tedesco di
SASSONIA-MENINGEN che ha nel DUCA GIORGIO ii (1826-1914) un appassionato di
teatro il quale, insieme al regista LUDWIG CHRONEGK (1837-1891), organizza una
straordinaria compagnia, i << MENINGER>>, attiva dal 1866 al 1874 nel teatro ducale, e
poi in continue tournees in Europa e in America dal 1874 al 1890. Per questa compagnia è
fondamentale il rispetto del testo, la pratica di prove lunghe e rigorose, l’adozione di nuove
tecniche d’illuminazione elettrica, la massima cura nelle scene di massa. Mentre in genere
le compagnie erano costituite di non troppi attori, il duca di Meningen, poteva contare su
una 70ina di persone alle sue dipendenze, pagate da lui.
Dal 24 Giugno al 1° Luglio 1888 ANDRè ANTOINE (1858-1943) è a Bruxelles per seguire
alcune rappresentazioni dei Meninger. È anche lui un dilettante del teatro ma con una
geniale capacità di innovazione. Il suo punto di riferimento è ZOLA, che dopo aver
rinnovato in senso naturalistico il romanzo, si era improvvisato per 4 anni, dal 1876 al
1880, quale critico teatrale, al fine di sollecitare anche la scena a una riconversione
naturalistica. Il primo obiettivo è la riforma del decor. Ciò che deve emergere è tutto il
quadro d’insieme, la totalità. Lo spazio, la scenografia, non sono più un dato secondario,
trascurabile. Gli attori devono essere collocati in uno spazio credibile, reale, non ridicolo.
STANISLAVSKIJ (1863-1938) è una specie di padre del teatro moderno. Nel giugno del
1897 fonda con NEMIROVIC DANCENKO (1858-1943) il Teatro d’Arte di Mosca dove
confluiscono da una parte il gruppo di dilettanti di Stanislavskij e dall’altro i migliori allievi di
Dancenko. Il teatro di Mosca intraprende una battaglia contro tutti i guasti di certa
tradizione attorica ottocentesca; il pathos e la declamazione affettata di marca tardo-
romantica; la teatralità come sinonimo di falsità scenica, di convenzione approssimativa, di
costumi sommari. La possibilità di non mostrare sempre il viso al pubblico, di recitare
anche di spalle. La collocazione di alcune scene in un quadro di oscurità, abbandonando
la consuetudine della recitazione in piena luce. Il nucleo centrale è la scenografia, i
costumi, gli arredi: le invenzioni registiche.
Si è soliti porre Stanislavskij a MEJERCHOL’D, cioè il suo allievo più geniale: il
rivoluzionario canore del teatro del gesto, del corpo. Al primo il teatro dei personaggi e
della psicologia; al secondo il teatro delle azioni acrobatiche e delle abilità corporali
( Biomeccanica).
A partire dal 1913 Stanislavskij apre via via una serie di studi autonomi in cui sperimenta le
sue riflessioni sull’arte attorica. È qui che si definisce il << Sistema >>: codice recitativo;
insieme delle proposte, dei suggerimenti, delle tecniche di allenamento per far essere
grazioso l’attore attraverso uno scavo interiore, attingendo al patrimonio del proprio
vissuto, delle proprie emozioni.
Negli anni Trenta, Stanislavskij rovescia il Sistema e comincia a parlare di << metodo delle
azioni fisiche >> : si è reso conto che è difficile fissare i sentimenti ed è più facile fissare le
azioni fisiche. Gli attori che conoscono la scena devono improvvisare una serie di azioni
fisiche poiché è la dimensione fisica a stimolare quella spirituale.
Un discorso decisivo per la regia è quello che presenta il regista come semplice servo
d’Autore, fedele al testo di contro all’interprete infedele che è l’attore. L’attore è più
importante del regista, ma meno dell’Autore.
L’idea stessa di regista fatica a imporsi in Francia, che esita a lungo su due termini :’metter
en scene’ e ‘regisseur’.
In pieno 900 il regista taglia e modifica il testo. La macchina della regia invoca ed esige la
macchina del testo. I registi hanno la necessità non più di un copione sul quale poi l’attore
improvviserà, ma una struttura d’insieme, dell’interazione fra personaggi.
Per alcuni specialisti, la regia è un fenomeno da attribuire sia a Stanislavskij e Mejerchol’d,
sia ai teorici come ADOLPHE APPIA e EDWARD GORDON CRAIG. La forza dello
spettacolo del grande attore non è fondata sul testo, bensì sul proprio corpo; la forza dello
spettacolo del regista ottocentesco è fondata invece sul testo, sul suo rispetto.
Il regista non fa azione creativa, ma duplicativa: “l’Otello” di Stanislavskij deve essere per
forza tutto diverso da quello di Antoine, in questo è la creatività del regista-artista.
LA RIVOLUZIONE SCENOGRAFICA: DALL’ILLUSIONE ALL’ALLUSIONE
Il grande compositore tedesco RICHARD WAGNER (1813-1883) fece erigere, fra il 1872 e
il 1876, un teatro che intendeva contrastare l’impianto della tradizione italiana: il
Festspielhaus di Bayreuth. Wagner vuole che l’orchestra non sia visibile più all’occhio dello
spettatore, che deve percepire senza distrarsi dalla scena.
Le riforme