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DIDEROT

, a Ginevra i cittadini non permettevano rappresentazioni teatrali o

si era lamentato che

di avere un teatro perchè: • etica del lavoro > etica del divertimento; • tollerava spettacoli

improvvisati; • perchè il teatro elevava il valore dell’arte; • per il calvinismo; • pregiudizi contro le

attrici; • timore del gusto del lusso, della dissipazione e del libertinaggio che le compagnie teatrali

sostiene che è assurdo questo rifiuto contro il teatro perchè esso

diffondono fra i giovani;

equivale ad avere una cultura e ad aumentare il rilievo morale della vita (pov illuministico).!

D’ALAMBERT partendo da questi pregiudizi valorizzava illuministicamente l’utilità degli

spettacoli, che formavano il gusto dei cittadini e davano por una delicatezza di modi ed una

sensibilità difficili da acquisire; lancia a favore del riscatto degli attori - “uomini necessari al

progresso” - rispetto allo stato di umiliazione in cui versavano; gli attori erano infatti o pensionati

dal governo o oggetto di anatemi e di disprezzo sociale, confinati ad un’esistenza precaria e

!

libertina.

ROUSSEAU , appassionato di teatro, nella compilazione dal titolo De l’imitation thèâtrale scioglie

Questo esercizio va posto in reflazione alla

la forma dialogica dei testi platonici avversi al teatro.

Lettera a d’Alambert sugli spettacoli (1758) in cui afferma che il teatro è un maleficio che eccita

le passioni (aggiunge un invettiva contro le attrici) in cui gli attori commerciano se stessi e

ingannano gli spettatori, in cui la ragione non ottiene alcun effetto e s’indulge solo a favore del

ma aggiunge che ci vuole uno spettacolo nella

pubblico, censura danze e spettacoli oltre il teatro

Repubblica, ce ne vogliono molti perchè essi sono nati nella repubblica. Rousseau attiva una sorta

di doppio sistema, contestando l’istituzione di un teatro a Ginevra ma accettando la sua presenza nelle

grandi città, dove diventava una sorta di male necessari e di calmiere di vizi sociali peggiori. Nella Lettera

a d’Alambert, Rousseau difende le istituzioni e i costumi ginevrini e si affanna a rivitalizzare i tradizionali

pregiudizi contro gli effetti malefici del teatro e la professione degli attori, condizione licenziosa e

immorale, perché fan commercio di se stessi. Rousseau non accusa tanto l’attore di essere un ingannatore

quanto di coltivare l’arte di ingannare gli uomini e di avere delle abitudini che, innocenti solo sulla scena,

servono altrove solo per delinquere. Paradossalmente concede che i grandi attori si giustifichino da se

stessi mentre vengano disprezzati quelli scadenti. Sostiene quindi che mentre è impotente a correggere i

costumi, il teatro fa molto per peggiorarli. Deprime il lavoro a favore del piacere e fa sprecare tempo e

denaro, innesca una discriminazione classista fra ricchi e poveri. Potevano esserci occasionali forme

semplici di spettacolo ma Rousseau conferma la netta separazione tra questi divertimenti che non hanno

conseguenze e vengono subito dimenticati, e il teatro professionale. Fa però una proposta rivoluzionaria: è

necessario avere uno spettacolo in una repubblica, anzi ce ne volino molti perché essi sono nati nelle

repubbliche ed è li che devono risplendere nell’atmosfera autentica di festa, perchè non sono esclusivi né

Egli è contro il

in un luogo oscuro né obbligano a stare immobili ed in silenzio, dove tutti sono attori.

teatro che tiene le persone chiuse al buio per ore, è favorevole solo alle feste (riprende la teoria

➝ ➝

giatta di Platone) collettività/festa a cui devono partecipare tutti. Si parla quindi di teatro

sociale (sfruttato dalle dittature)! BOSSUET

Il pensiero di Rousseau si avvicina a quello del teologo che nelle Massime e

riflessioni sopra la commedia (1694) si chiede perchè Gesù e i suoi apostoli non si fossero mai espressi

che il popolo

in termini espliciti contro un male così contagioso come il teatro e giunge alla conclusione

di Cristo non aveva il teatro ma le sue ricreazioni erano nella famiglia.!

Entrambi (Rousseau e Bossuet) delineano l’utopia di una società semplice che si aggrega in un

cosmo di divertimenti sociali pre-drammatici e che ne rispecchiano ed esaltano i valori

essenziali.!

17 Il modello di Sparta

La società alla quale i paradossi di Rousseau appaiono più ideali è quella spartana.

(contro Atene, ricca di arti, teatri e filosofi) ha una cultura di guerrieri, gare militari e ginniche,

molto virile in grado di costruire società più forti e autonome.!

[2.5] Rousseau condivideva con Diderot l’approccio morale all’arte. In entrambi spirava il soffio delle

future fêtes civiques a partecipazione popolare volute da Robespierre e animate da David che

caratterizzavano la rivoluzione francese. Nel Theathre du peuple, Rolland sostiene di non essere contrario

Per Rolland il teatro sono le piazze

alla scenografi o ai costumi, ma al loro lusso inutile e scandaloso.

piene di persone Anche Appia, nel 1918, scrive

facendo del popolo e le sue azioni il protagonista.

che non abbiamo bisogno del teatro ma servono sale che accolgano le manifestazioni della nostra vita

sociale e artistica in uno spazio vasto e libero, luogo per eccellenza in cui l’arte drammatica fiorirò, con o

Queste sale servono per recuperare un senso collettivo (tutti sono attori). Anche

senza spettatori.

J. Beck, nel 1963 scrive, nel Living theatre (programma anarchico): per far sì che vi sia

partecipazione non deve esserci una divisione tra classi e tra attore - spettatore e che non renda

passivo il corpo.!

13/03: *[3.1 - 3.] ARISTOTELE (e commenti su)

!

La Poetica di Aristotele fonda il teatro occidentale. Essa risponde a Platone: Il teatro è un

dramma (che include commedia, tragedia e generi intermedi) che se fatto in un determinato

modo ottiene coinvolgimento (positivo) teatro giusto e praticabile. Il teatro secondo Aristotele

è svolto in sala, con degli attori e dà molta importanza ai testi.!

KOTT: “il teatro è una bocca” perchè l’attore esprime con la bocca i testi.!

Prima distinzione: teatro drammatico (quello di Eschilo&co) e “il prima”:!

↳ parla di mimesi: fin da piccolo gli uomini vedono imitazioni e imparano (imparano a parlare,

etc..) con piacere; questo perchè la mimesi è antropica, tipica dell’uomo.

- per Platone la copia vale meno dell’originale!

↳ prima del teatro si compivano i riti dionisiaci (religiosi) (ad Aristotele però non interessano);

dalle improvvisazioni si sono consolidate delle forme (elementi pre-teatrali)

↳ capacità d’improvvisazione dell’uomo che fonda l’arte!

↳ DISCORSO TELEOLOGICO: data una cosa, questa evolve e matura fino ad arrivare ad una

forma che ha una finalità. Ciò avviene con l’improvvisazione che matura in dramma (sua

forma consolidata) ad Aristotele non interessa il processo ma la tappa finale.!

Critica alla mimesi di Platone: ➝

l’arte non mostra le cose come sono ma idealizza le figure

il discorso di Platone non tiene perchè l’arte non è parassitaria della realtà ma mette in evidenza

un elemento non realistico. !

① : trascende l’artista e diventa autonoma. L’artista non emerge come soggettività nell’opera,

segue forme e regole, non esiste un io o un genio (solo nel Rinascimento), è come un

artigiano, fa un lavoro di coerenza e razionalità.!

↳ esistono diverse forme e generi ma la migliore di tutte è la tragedia (la prima e la

fondamentale.!

!

19/03: *

20/03: *

!

18

30/04: [riassunto cap 1-2] Teatro nel Rinascimento [4]

2 filoni: dramma scritto dà conoscenza (aristotelico) - teatro teatrale, per cui il testo è una

variante della rappresentazione (Bar…?).!

Nel clima della società tecno-elettronica non abbiamo più idea dei valori forti, di cui fa parte il

!

teatro-performance.

ORAZIO

[3.4-3.5] e i romani hanno mediato il mondo greco verso di noi. La Poetica di

Aristotele veniva studiata nelle scuole (per pochi eletti). L’Ars poetica di Orazio riassume il

pensiero del filosofo. L’idea fondamentale che Orazio ci ha trasmesso è che il dramma deve

ammaestrare e divertire, deve avere un fine morale (questo non lo ha detto Aristotele) [ex: di

fronte alla Sindone traggo l’idea che un grande sacrificio ha riscattato la mia vita]. Questo

accade anche nelle trasmissioni moderne. Deve essere verosimile con sentimenti accettabili,

deve avere 5 atti e deve seguire delle regole precise (➝ consigli di carattere moderato). Il valore

morale diventa così importante nel Rinascimento che finisce con l’eclissare le idee aristoteliche

(già andate perse durante il Medioevo). Nel Rinascimento Aristotele viene interpretato non solo

tramite Orazio ma anche Cicerone che dice che il teatro deve essere specchio della vita e che

nel teatro debba esserci una forma di diletto ed educazione, che servono anche a tappare la

bocca della polemica della Chiesa che avevano idee platoniche nei confronti del teatro, pieno di

riti pagani dove la passione amorosa regna, e non piaceva l’idea dell’attore mascherato che

ricorda il demonio. Dire che il teatro è morale/ammaestra e diverte permette di sdoganare il

cristianesimo in ambiente cristiano in un periodo in cui il mondo cristiano si rompe per la

Controriforma. Si comincia a dire che il teatro, nel momento in cui educa, può essere accettato.

Maggi, un ecclesiastico, dice che nel momento in cui il teatro è morale e insegna, il teatro può

essere sdoganato. Quando si riscopre tutto questo (Cicerone/Orazio), avere questi elementi ci

porta ad accettare il teatro. Vanno chiariti due elementi: • (storico) verso la fine del ‘400-‘500,

viene rivalutata (ripresa) l’idea (antica) del teatro (che nel Medioevo non esisteva se non come

cerimonia) (l’edificio, la teoria, dramma);!

[4.1] Nel Medioevo l’approccio ai temi dello spettacolo e della rappresentazione andrebbe preferiti in una

chiave antropologica o attenta a taluni aspetti eminentemente celebrativi, ma ciò non significa che, a

livello di tradizione intellettuale, mancassero nozioni di genere retorico e drammaturgico. Nel 1256, la

versione latina di Alemannus del commento alla Poetica di Averroè, privo di riferimenti teatrali, e nel

1278, una versione latina dal greco di un collaboratore di san Tommaso, Guglielmo di Moerbeke

dimostrano che il Medioevo restò dominato dalle definizioni dei grammatici latini. L’epistola di Dante a

Cangrande della Scala descrive i generi drammatici: la commedia differisce dalla tragedia per il suo

contenuto, perchè la traged

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
41 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rig_Ce di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del teatro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Perrelli Franco.