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In questo clima ha preso corpo il teatro elisabettiano e di William Shakespeare.
Proposta eccezionale di drammaturgia, politica, cultura del tempo libero e
aggregazione dei cittadini.
Il teatro: forma circolare o poligonale, notevole altezza, assetto interno determinato da
poche testimonianze.
Due disegni descrivono tale teatro:
1. Disegno dell’interno del teatro Swan di Aernout van Buchel copiato da un
disegno di Johannes de Witt, 1596 ca.:
a. Parte centrale (planities sine arena) dello spazio vuoto, come le gallerie;
b. Scena occupata da tre figure, probabilmente gli attori, proscaenium,
parte rettangolare che si protende nell’arena;
c. Loggia sovrastante la scena, la aedes mimorum, occupata da una fila di
spettatori privilegiati e un suonatore di tromba.
d. Ingressus entrata;
e. Orchestra = prima galleria, sedilia = seconda galleria, porticus = terza
galleria.
Il disegno permette di formulare ipotesi su:
Ingressi nell’area centrale e nella galleria;
Funzionalità del tetto sopra la scena per l’uso di macchine teatrali;
Presenza di due porte nella tiring house (= deposito per costumi e attrezzeria e
lo sfondo dell’azione);
Ridimensionamento delle teorie sul discovery space o inner space e sull’upper
stage;
L’esistenza dei Lord’s Rooms (= spazi corrispondenti a palchi che erano
destinati a spettatori privilegiati nel piano superiore della tiring house)
Due problemi:
Affidabilità come fonte diretta sulla forma del teatro elisabettiano;
→ Corrispondenza dello Swan Theatre a un modello standard delle scene londinesi.
→
2. Disegno raffigurante una scena teatrale con trascrizione di parti del testo del
Titus Andronicus di Shakespeare, di Henry Peacham, 1594-95:
sottolinea che nell’assenza di impianto scenico e nell’attrezzeria simbolica che
plasma la scena elisabettiana, il costume era l’elemento dominante dell’impatto
visivo.
Il fatto che le battute possano essere state aggiunte in seguito al disegno
rafforza la difficoltà di collocare il momento e il criterio di raffigurazione; tuttavia
è importante perché sottolinea la circolazione di testi e l’elaborazione dei
drammi in quel periodo.
Spagna
Corral: patio interno di locande, alberghi, edifici privati o edifici di associazione che lo
affittavano a compagnie di teatranti per la rappresentazione di commedie. Soluzione
di origine sivigliana che si diffonde in tutta la Spagna con la seconda metà del ‘500.
Siviglia centro in cui i luoghi dello spettacolo esprimeranno soluzioni architettoniche
più ambiziose e complesse.
Progressivo consolidamento del rapporto tra compagnie professionali, feste religiose e
commercio dello spettacolo profano nei corrales de Commedias urbana.
Siti controllata e gestiti dalle confraternite e dalle associazioni ospedaliere che ne
sfruttavano i proventi per le attività assistenziali (più importanti corrales madrileni nel
XVII secolo erano Corral de la Cruz e Corral del Principe.
Esistono soltanto alcune piante che documentano la struttura del teatro, nel secolo
successivo.
Assetto del corral:
Cortile all’aperto con due ali di edifici laterali;
o Tablado: il palco eretto sul lato opposto all’ingresso;
o Area centrale: posti in piedi e progressivamente destinato a panche;
o Cazuela: zona destinata alle donne, sopra l’entrata;
o Gradas: tribune con i posti a sedere, ai lati dell’area centrale;
o Aposentos: stanze degli edifici prospicienti, dalle cui finestre coperte da
o inferiate o tende si assiste alla rappresentazione. Posti dati in affitto alla nobiltà.
I più ambiti e costosi sono i posti delle balconate dell’angolo del patio.
Francia
Oltre alle sale dei castelli per le recite destinate alla democrazia, venivano usati come
luoghi di spettacolo le locande e i tripots adibiti nei centri di gioco della pallacorda,
che dalla pratica sportiva prendevano il nome di jeux de paume.
Attività di spettacolo condizionata da una serrata dialettica di proibizionismo e
deroghe concernenti la rappresentazione della Passione, e dall’esclusiva per altre
iniziative di rappresentazione.
Dal 1598 la confraternita abbandonò le sue attività recitative tradizionali e la gestione
della sede dell’Hotel de Bourgogne si trasformava nella conservazione del privilegio,
nella lucrosa concessione dell’affitto alle compagnie che intendono utilizzare la sala e
nell’imposizione di una penale alle compagnie che intendevano rompere l’esclusiva
rappresentando in altri spazi parigini.
Nel 1629 la troupe des comédiens du roi ottenne grazie all’intervento di Luigi XIII la
concessione esclusiva della sala e una condizione agevolata di affitto a lungo termine.
Nel 1634 la compagnia di Henri Le Noir e Mondory si installa in un jeu de paume, nel
quartiere di Marais – tale compagnia conquista autonomia e prestigio grazie all’audace
scelta di nuovi repertori e linguaggi e ingaggia un conflitto pluridecennale con l’Hotel
de Bourgogne.
Dal punto di vista della struttura del teatro, la concorrenza delle due sale determina
una convergenza nel loro assetto.
1644 incendio del Marais seguito da una ricostruzione che dà alla sala una
sistemazione e una fisionomia funzionali permanenti sala lunga quasi 40 m,
palcoscenico profondo e duplice, caratterizzato da una seconda scena sovra elevata.
Parterre centrale fiancheggiato da due gallerie di palchi, dette loges sovrapposte, sulle
quali si trovano le gradinate laterali del paradis. L’altra tribuna dell’anfiteatro sovrasta
il lato opposto della scena, sopra la porta d’ingresso.
La ristrutturazione del Marais viene utilizzata per la ristrutturazione dell’Hotel de
Bourgogne Fisionomia del suo spazio scenico come scena simultanea, multipla o
laterale. Adozione limitata del livello prospettico.
Adozione dello sfondo architettonico: palais à volontè.
L’evoluzione delle sale parigine entra progressivamente in contatto con le soluzioni
italiane.
Si fronteggiano due convenzioni della scena moderna:
• L’infinito illusionistico della prospettiva;
• La concentrazione che comprime l’estensione e la durata nelle dimensioni dello
spazio e del tempo della rappresentazione.
L’evoluzione che la scena francese conosce tra il 1630 e il 1660 vive questo contrasto
come una progressiva delimitazione dei generi di spettacolo in relazione ai generi e ai
linguaggi della drammaturgia tragedia e commedia adottano le tre unità e un
assetto scenico fisso, chiuso e concentrato nello spazio dell’interlocuzione.
L’apporto degli artefici italiani porta alla sperimentazione sui generi misti, nel balletto
e nella lenta trasformazione dell’opera in musica italiana nella tragedia lirica francese.
Molte illustrazioni testimoniano che gli incroci, le ibridazioni e i generi misti sono delle
eccezioni alla separazione dei generi.
Del teatro inglese della prima metà del Seicento non possediamo riflessi diretti.
Immagine che racchiude i fattori dell’alterazione e della ricomposizione del repertorio
drammatico di un’epoca incisione del 1662 intitolata The Wits, or Sport upon Sport:
Palcoscenico conserva la caratteristica proiezione dello spazio pubblico; galleria
dietro lo spazio dell’azione riprende l’assetto dei teatri pubblici prerivoluzionari;
L’immagine asseconda e riproduce la ricomposizione dei generi di spettacolo e
delle strutture drammatiche in un’epoca in cui le funzionalità della produzione
drammatica si sottomette a mutate esigenze organizzative e circostanze
materiali di emergenza.
Composizione delle figure: immaginaria assemblea delle attrazioni dominanti
durante i regni di Elisabetta I e Giacomo I che si proiettano nei teatri clandestini
e sugli spettacoli dei primi anni della Restaurazione.
L’immagine stampata riflette, fissa e moltiplica la presenza pubblica dell’attore.
Richard Tarlton: l’attore totale, improvvisatore, danzatore, acrobata e cantante della
giga (= dialogo grottesco ed erotico che conclude i pomeriggi di spettacolo nei teatri
pubblici). Rappresenta una cultura attorica distinta, per formazione e prestazioni,
rispetto agli attori organizzati attivi nelle compagnie contemporanee. Soprattutto
personificazione del clown e dell’eccellenza del teatro comico in epoca elisabettiana,
la sua celebrità è testimoniata dalla forte diffusione della sua immagine in stampe e
disegni.
Anche le immagini degli attori fissate nella produzione pittorica dell’epoca sono
stratigrafie e simboli.
Il rinnovamento del Settecento fra attori e autori
L’apparizione di David Garrick nel ruolo shakespeariano di Riccardo III al teatro
londinese di Goodman’s Fields il 19 ottobre 1741 è entrato nella leggenda una
rinascita del teatro, inizio della modernità teatrale: prima di questo evento, l’attore e
l’azione fisica erano considerati minimi e da molti anche volgari. Sotto Garrick il teatro
divenne il più grande passatempo della borghesia.
Garrick con il suo uso espressivo degli occhi, delle mani, della forza espressiva dei
gesti sembrava riportare il teatro alla verità della vita. Non dava l’impressione di
essere un eroe bensì un uomo qualunque introdurre nel teatro il naturale: al fisso
succedeva il mobile, al monocorde il modulato, alla maschera l’espressione individuale
dell’interprete che diventava carattere psicologico.
Garrick non si accontentava di enfatizzare l’azione bensì utilizzava tutte le risorse
espressive del volto e del corpo facendo ricorso alla pantomima.
Si avviò a una folgorante carriera: il successo lo portò presto al Drury Lane, che
insieme al Convent Graden era uno dei principali teatri londinesi.
Egli diede vita al culto di Shakespeare che preannunciava il Romanticismo. Incarnava
un’idea di natura intesa come varietà, movimento e verità.
Fu anche un fortunato direttore di teatro e seppe imprimere al mondo della scena
disciplina, puntualità, serietà, professionalità, contegno in scena, salari regolari, bei
costui, organizzazione, efficienza. Grazie a lui il lavoro del teatro e dell’attore furono
riconosciuti come arte.
Garrick influì sullo spettacolo del suo tempo anche fuori dai confini del suo paese
attirando anche l’attenzione degli enciclopedisti Diderot: vede Garrick in Inghilterra
e tra il 1750 e il 1770 si dedica alla riflessione sul teatro:
Critica all’accademismo che segna troppo spesso al produzione dei teatri;
Teoria del dramma borghese come fusione fra commedia e tragedia;
Proposta di sostituire ai tradizionali coups de théatre i tableaux, cioè la
disposizione dei personaggi sulla scena